Un -1 che rievoca i fantasmi della scorsa stagione

Bonanno e Pitino, dirigenti durante la stagione 2015/16

Bonanno e Pitino, dirigenti durante la stagione 2015/16 

Approfondimento sulla sentenza del TFN che ha anche inibito l’ex amministratore unico Micena e prosciolto Pippo Bonanno

Il punto di penalizzazione inflitto oggi dal TFN al Catania riguarda il deferimento dello scorso 8 luglio, avente ad oggetto le inadempienze legate agli stipendi dei giocatori (non furono versate entro il 18 aprile, data prevista per la scadenza, le ritenute Irpef e i contributi Inps relativi agli stipendi dei mesi di gennaio e febbraio). Il -1 era noto da tempo in società tant’è che fu anticipato alla stampa dallo stesso ad Lo Monaco durante la conferenza stampa tenuta il 9 giugno a seguito del suo rientro da dirigente del sodalizio etneo.

La Procura Federale aveva deferito Nicolò Micena e Pippo Bonanno, all’epoca dei fatti rispettivamente amministratore unico e direttore generale del club, entrambi (secondo la ricostruzione della stessa procura) rappresentanti legali pro-tempore. Per questo motivo era stato deferito anche il Catania, chiamato a rispondere a titolo di responsabilità diretta per le condotte poste in essere dai propri rappresentanti e a titolo di responsabilità propria per la violazione.

I fatti si riferiscono ad un periodo particolarmente complesso per la società (scossa, in particolar modo, dall’arresto del patron Pulvirenti del 29 gennaio per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento Wind Jet), come confermato da Marcello Pitino, all’epoca ds del Catania, il quale durante l’intervista concessa a CalcioCatania.com lo scorso 14 luglio ha affermato: ”Se paghi gli stipendi all’ultimo minuto è perché c’è qualche difficoltà, abbiamo deciso di privilegiare i tesserati”. Evidentemente la disponibilità economica non era sufficiente, in quel momento, a coprire sia gli stipendi che le ritenute ed i contributi.

Proprio il 18 aprile, data fatidica ai fini del punto di penalizzazione subito, le cose stavano però per cambiare. Il giorno seguente, infatti, l’assemblea dei soci si riunì e nominò il nuovo CdA, con gli insediamenti di Davide Franco (presidente), Pippo Bonanno (ad) e Pierluigi Mancuso (consigliere) che furono propedeutici al rilancio programmato a inizio giugno col ritorno di Lo Monaco. Questo è uno dei passaggi più importanti della vicenda, in particolar modo per quanto riguarda la posizione di Bonanno, il quale attraverso una memoria difensiva ha fatto rilevare che soltanto a partire dall’assemblea del 19 aprile, con la sua nomina ad amministratore delegato, ha assunto la rappresentanza legale del club, che fino al 18 aprile era di pertinenza esclusiva dell’amministratore unico Micena. Come si evince dal testo della sentenza, il TFN ha accolto, ritenendola fondata, la tesi difensiva di Bonanno, che è stato quindi prosciolto per difetto di legittimazione.

Durante il dibattimento ”la difesa degli altri deferiti (Sig. Micena e Calcio Catania Spa) ha concluso per il proscioglimento, ovvero, in subordine, per l'applicazione della sanzione minima.” Di contro, il TFN ha ravvisato che ”La violazione amministrativa, evincibile per tabulas, risulta pacificamente documentata in atti e la sua effettiva contezza viene ribadita dalla circostanza che i deferiti non hanno addotto concludenti difese a discolpa, confermando l'inesistenza di motivazioni esimenti e la congruità del rilievo amministrativo svolto dalla Procura Federale e degli Organi accertatori. Il perpetrato comportamento merita quindi adeguata sanzione essendosi realizzato attraverso la condotta omissiva formale e sostanziale ascritta in seno al deferimento, contravvenendo in tal senso al precetto normativo contestato dalla Procura Federale”. Ragion per cui sono state inflitte le seguenti sanzioni:

al Sig. Nicolò Micena: mesi 2 (due) di inibizione;

alla Società Calcio Catania Spa: 1 (uno) punto di penalizzazione in classifica da scontare nella stagione sportiva in corso, oltre all’ammenda di € 500,00 per la contestata recidiva.