Udinese-Catania: presentazione della gara

Gonzalo Bergessio, al rientro dopo un turno di squalifica

Gonzalo Bergessio, al rientro dopo un turno di squalifica 

La presentazione della gara tra bianconeri ed rossazzurri.

Volere è potere
Lunedì 31 marzo, ultimo giorno di un mese, pazzo per definizione, che ha portato agli etnei appena un punto (il pareggio interno col Cagliari) e tante amarezze (4 sconfitte, rispettivamente con Genoa, Sassuolo, Juve e Napoli). Un marzo disastroso che ha fatto sprofondare il Catania di Rolando Maran dal penultimo all’ultimo posto, portando il distacco dalla zona salvezza da 2 a 6 lunghezze. Ad otto giornate dalla conclusione un quadro disarmante che concede poche speranze. E già, la speranza. Da sempre l’ultima a morire. Nonostante le tre sconfitte di fila e, soprattutto, la batosta interna rimediata contro il Napoli (4 gol nel primo tempo il Catania non li prendeva dal novembre 2006 contro la Roma) i rossazzurri numeri alla mano coltivano ancora speranze di salvezza.

Incredibile ma vero. I risultati della trentunesima giornata, infatti, sorridono ancora alla formazione di Rolando Maran: Chievo sconfitto a Milano, Sassuolo e, soprattutto, Bologna sconfitte a domicilio rispettivamente da Roma ed Atalanta. Ancora dei risultati favorevoli, che mantengono raggiungibile quel treno salvezza che non vuol schiodarsi dai binari etnei. Come se la serie A non volesse privarsi del Catania, dandole ancora speranze nonostante un’annata disastrosa.

Ma se la serie A vuole il Catania, i rossazzurri vogliono rimanere in serie A? Si tratta di un “amore reciproco” o no? Alla luce di alcune prestazioni degli etnei, in primis il primo tempo col Napoli, sembrerebbe un amore non corrisposto. Troppe le occasioni fallite dal Catania, troppe. Gli infortuni a raffica, i “legni colpiti” (due col Parma, due col Cagliari, uno col Sassuolo, due col Napoli) lasciano il tempo che trovano. Sono aspetti che incidono negativamente in una stagione ma che, allo stesso tempo, non possono esser presi come alibi per una retrocessione “silenziosa”. Si può retrocedere, fa parte del gioco, ma mai senza combattere. Vietato adagiarsi passivi su di un mare intriso di innumerevoli sfortune. Vietato sciogliersi come neve al sole dinnanzi alla prima difficoltà incontrata in una gara. Le dirette concorrenti continuano ad annaspare e non provarci fino in fondo sarebbe un atroce delitto. Imperdonabile ed ingiustificabile.

Per non vanificare l’ennesima occasione d’ora offerta dalle rivali occorre espugnare il “Friuli” di Udine, storicamente il campo “preferito” dagli etnei. In passato, infatti, il terreno di gioco dei friulani è stato espugnato dagli etnei per ben 3 volte. Precedenti positivi che, comunque, non sminuiscono le difficoltà di questa trasferta. L’Udinese di Guidolin, a +11 dalla zona retrocessione, attraversa un periodo abbastanza positivo: lo 0-0 imposto all’Inter, al di là delle sfortune nerazzurre, lo dimostra. Come accaduto nelle ultime stagioni, soprattutto nella scorsa, l’arrivo della primavera riesce a mettere le ali alla formazione del mister di Castelfranco Veneto. Vento primaverile che non porterà l’Europa, traguardo pressoché irraggiungibile, ma che potrebbe spirare copioso regalando qualche soddisfazione in un campionato deludente.

Udinese in salute, apparentemente priva di stimoli ed obiettivi di classifica; Catania ultimo e disperato, con una nuova chance di salvezza offerta dal destino. Nessun alibi sarà accettato. Nessuno. Volere è potere e se il Catania vuole davvero rimanere in serie A lo dimostri, adesso! Verso l’Alba: “Siate folli, siate affamati, siate umili, siate elefanti!”