Tifosi unica Potenza...

Manneh, migliore in campo...

Manneh, migliore in campo... 

Max Licari sul pari con il Potenza. Primo tempo scialbo, ripresa arrembante. Bene Manneh e Di Piazza, male Angiulli e Curiale.

Imperativo categorico: ricomporre la “ferita”
La prestazione etnea, e soprattutto il risultato finale, ci dicono che dovremo con buona probabilità prepararci ad affrontare playoff “lunghi”, non le ipotetiche quattro partite di cui si parlava un mese fa, quando ancora rimaneva viva la speranza di poter risolvere in parte i problemi e raggiungere almeno il secondo posto, obiettivo minimo per chi partiva con ampi favori del pronostico a inizio campionato. I rossazzurri si ritrovano, meritatamente, al quarto posto (a -7 dal Trapani secondo, seppur con una partita in meno rispetto agli uomini di Italiano), sebbene l’inopinata sconfitta del Catanzaro a Bisceglie mantenga a diretto contatto i calabresi a quota 51 (ma con una partita in più per il Catania), e da questa “certezza” sarà obbligo ripartire. Bisognerà adesso mostrarsi più realisti del re, prendere atto che questa squadra presenta “buchi” difficilmente colmabili nel breve periodo e tentare, insieme al nuovo mister, di creare le condizioni affinché, con la determinazione, la grinta e qualche accorgimento tattico, si possa sperare di compiere un piccolo miracolo negli spareggi. Parlo di “piccolo miracolo” perché comunque il Catania ha delle individualità importanti per la categoria e, nel calcio, tutto è possibile se ci si crede fino in fondo. Certo, sarà necessario sanare al più presto il profondo “vulnus” creatosi tra società e tifoseria, altrimenti tali speranze rimarranno solo corrispondenza inevasa. Ritengo che ciò sia forse più rilevante rispetto al raggiungimento di quel “minimo sindacale” in fatto di fisionomia tecnico-tattica che, a oggi, nemmeno si intuisce. Si dovrà fare di tutto per ricomporre la cesura, giacché un “Massimino” come quello visto (o non visto) contro il Potenza non potrà mai e poi mai presupporre un Catania vincente in qualsiasi categoria. Curve deserte, incitamento assente, stadio abbandonato ai cori di un settore ospite mai così pieno. Onore ai supporters potentini, in tal senso, per la capacità di mobilitazione in direzione di una trasferta in ogni caso logisticamente difficile e per la correttezza mostrata sugli spalti. Triste, molto triste, in chiave rossazzurra, assistere a spettacoli del genere. Per tali motivi, pensiamo che alla società in primis sia demandato il doveroso compito di rasserenare i rapporti. E lo dovrà fare nel più breve tempo possibile, ne va dello stesso futuro della squadra in questo finale di torneo e, più ancora, nei playoff. Diciamocelo papale papale, al di là dell’insufficiente primo tempo disputato, il Catania avrebbe meritato la vittoria, per numero di occasioni create, dal rigore clamorosamente fallito da Lodi al 13’ alle tre-quattro palle gol create nell’arrembante ripresa; tuttavia, la strada appare lunga. Per questo, è necessario l’aiuto di tutti, tifosi in primo luogo. Il primo passo, però, lo ripeto, deve necessariamente farlo la società. Lo scontro frontale rimane un vero e proprio suicidio sportivo.

Una ripresa di speranza
Si può ripartire dal buon secondo tempo sciorinato da Lodi e soci contro il Potenza? A mio parere, sì. È chiaro che da mister Novellino, a Catania da qualche giorno, non si poteva pretendere che conoscesse a fondo la squadra e che, in un batter d’occhio, ne risolvesse magicamente i problemi. Pertanto, non si possono intendere che come un primo, non riuscito, tentativo il modulo e la formazione presentati nei primi 45’. Ovviamente, l’indisponibilità di Calapai e Sarno avrà influito, perché il 4-3-2-1 messo in campo da Novellino presupporrebbe sicuramente un Calapai come esterno destro basso e molto probabilmente un Sarno sulla trequarti a destra in coppia con Manneh, a supporto della punta centrale. Tuttavia, la comprensibile volontà di “proteggere” Lodi con un centrocampista in più (Angiulli) e di dotarsi di uno schieramento più compatto in fase di non possesso non ha prodotto i risultati spearati. Specialmente perché gli interpreti scelti non hanno risposto “presente” alla fiducia donata loro dal mister. Non sarebbe giusto gettare la croce addosso ai soli Curiale e Angiulli, ma mi chiedo quante altre “prove” dovranno esser concesse prima di prendere definitivamente atto che questa, purtroppo, non è una stagione per loro “fortunata”. Quante altre prestazioni inguardabili dovranno sciorinare affinché possano essere accantonati per giocatori più funzionali, soprattutto sotto il profilo fisico? Capita che non si imbrocchi l’annata giusta, che si sia frenati da problemi fisici, ma non è scritto da nessuna parte che si debba per forza giocare titolari. Nel primo tempo, il Catania ha fatto la stessa fatica di sempre a creare gioco, con l’aggravante di poter sviluppare qualche trama vicina alla razionalità solo sulla corsia destra, con Manneh, vista la quasi nullità dell’apporto di Angiulli dall’altra parte. Così, il Catania è rimasto troppo basso, con Lodi schiacciato sulla metà campo difensiva e le due mezzali Rizzo e Biagianti, non certo fini dicitori, a mostrare impotenza nei frustranti tentativi di imbroccare qualche imbucata efficace. Anche la scelta di Carriero (poi espulso nel finale) come terzino destro non ha pagato, considerato che il ragazzo, da sempre mediano difensivo, non ha dimestichezza con il ruolo (è andato spesso in difficoltà con Sepe). Il Potenza di Raffaele ha avuto così agio per tutta la prima frazione di pressare alto, costruire gioco in mediana con Guaita, Matera e Ricci e fiondarsi sulle fasce con Coccia e lo stesso Sepe, nel tentativo di mettere França e Lescano nelle condizioni di battere a rete. A ciò si aggiunga la mazzata psicologica dell’errore dal dischetto di Lodi a inizio gara, un vantaggio che psicologicamente avrebbe potuto sbloccare la squadra e, di contro, ha contribuito a innervosirla ulteriormente. Un penalty, sacrosanto, conquistato dalla solita “zingarata” palla al piede di Manneh, nettamente il migliore dei suoi durante tutto il match. Inoltre, questo non fortunatissimo Catania ha dovuto, ancora una volta, far fronte anche alla scarsa vena del proprio portiere, dato che i rossazzurri sono andati in svantaggio al 36’ su calcio piazzato battuto dalla trequarti proprio al centro dell’area piccola, dove il centrale difensivo Giosa non ha potuto far altro che schiacciare in porta in beata solitudine. Un errore grave da parte di Pissseri, perché un portiere non può non uscire in quelle situazioni, lì il pallone deve essere suo. Un problema, questo, che dovrà essere affrontato e risolto da Novellino, perché troppi stanno diventando i punti persi a causa di disattenzioni similari. Evidentemente, e lo diciamo con profondo rammarico, Sottil (che comunque poteva fare benissimo a meno di comunicarlo al mondo dopo il suo esonero) non aveva tutti i torti quando a inizio stagione aveva individuato in quel ruolo un “problema”. Rispetto al recente passato, elemento nuovo può essere considerato il fatto che il tecnico si sia precocemente accorto degli errori di impostazione e abbia proposto subito una soluzione, inserendo a inizio ripresa Di Piazza al posto dell’inesistente Angiulli, a comporre un 4-3-3 più funzionale alla bisogna. I rossazzurri sono apparsi immediatamente più motivati, hanno pressato più alto e Lodi ha avuto la possibilità di giocare più palloni verso l’area avversaria. Peccato che il tecnico ex doriano non si sia accorto con la stessa rapidità della scarsa vena di Curiale, altrimenti il Catania avrebbe, a mio parere, vinto la partita. Almeno quattro le palle gol create dal tambureggiante assedio dei rossazzurri, di cui un paio clamorosamente fallite dall’ex capocannoniere, prima che fosse finalmente rilevato da Marotta e il Catania al 75’ riuscisse a passare proprio con un tiro dell’ex senese ribadito in rete da Di Piazza. Nell’occasione, sontuoso l’assist filtrante di Manneh, anche nella ripresa fra i più attivi, per il numero 9 in maglia rossazzurra. Etnei che avrebbero avuto molte più chance di portare a casa i tre punti se Carriero non si fosse fatto espellere (doppio “giallo”) qualche minuto dopo per un’ingenua entrata a piedi uniti su un avversario in una zona di campo non pericolosa. Eppure, rimane da apprezzare nel finale di match la determinazione a voler in ogni modo vincere, come testimoniano un paio di tentativi di Lodi su punizione e il contropiede “due contro uno” fallito a 90’ scaduto da Di Piazza e Marotta. Da segnalare anche l’ingresso in campo al 89’ del giovane Liguori, così come gli applausi finali dello scarso pubblico presente rivolti a giocatori e allenatore, segno di quanto il secondo tempo grintoso e propositivo sia piaciuto e possa costituire un primo “vagito” del nuovo Catania targato Novellino. L’importante, però, è che si traggano le dovute conseguenze di ciò che il campo inequivocabilmente ha proposto.

A Catanzaro il primo “aut aut”
Gli uomini di Auteri, così come i rossazzurri, sono inciampati nella buccia di banana Bisceglie. Ciò non deve far pensare a una crisi del Catanzaro, dato che anche il Catania non se la passa benissimo. Al “Ceravolo”, domenica prossima, sarà una bolgia e la partita proporrà difficoltà ben note, considerato che i calabresi hanno vinto nettamente a Catania e, a livello di gioco e fisionomia tattica, sono molto più avanti. Se, dunque, questo discreto secondo tempo significa qualcosa, la squadra dovrà dimostrarlo in tale difficile trasferta, sperando di poter recuperare giocatori importanti come Calapai e Sarno, in modo da assicurare a mister Novellino una più ampia possibilità di scelta. Non molliamo!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!