Segnali di ripresa

Guarente, migliore prestazione stagionale

Guarente, migliore prestazione stagionale 

Il commento di Max Licari propone una lettura in positivo, malgrado la mancata vittoria, della prestazione offerta dai rossazzurri contro il rinunciatario Verona di Mandorlini. Il rientro di elementi fondamentali, alcuni innesti a gennaio e il miglioramento della condizione fisica generale potrebbero riaprire i giochi in fatto di chance di salvezza per gli uomini di De Canio. A patto che la strada intrapresa non venga più abbandonata...

Si può sperare…
Il miglior Catania stagionale. Più coeso, più compatto, più combattivo, più dinamico. E non è bastato. Fa rabbia, ma bisogna prenderne atto. Si doveva vincere e, purtroppo, i tre punti non sono arrivati, a detrimento di una classifica che rimane sempre assai difficile. A 10 punti non è un bel procedere, sicuramente. Tuttavia, una fiammella di speranza riaffiora dopo la gara con il Verona. Si sono riviste, finalmente, alcune cose che potrebbero, il condizionale è d’obbligo, far presagire una riscossa dell’Elefante rossazzurro. Innanzitutto, ci si è riappropriati di quello spirito battagliero e di quella voglia di proporre gioco che mancava da tempo. Poi, si è rivista un po’ di “gamba” in più rispetto alle esibizioni precedenti, segno che la condizione atletica, pian piano, migliora. Infine, last but not least, si stanno ritrovando in campo elementi fondamentali, i quali non possono essere al massimo, ma per il solo fatto di esserci, fanno lievitare il livello qualitativo e quantitativo della squadra. Gente come Izco, Barrientos, Bergessio è fondamentale, non lo scopriamo certo oggi. Con loro in campo il Catania si avvicina un po’ di più a quello che tutti abbiamo ancora in mente. E la partita di oggi lo dimostra. Sinceramente, mi è parso uno di quei match che talora venivano giocati anche dalla “vecchia” squadra, quella “dei sogni”, quando si giocava, si attaccava, ma non si veniva a capo di un avversario, rognoso e “superchiuso”, quale si è rivelato il Verona che, a onta del sesto posto in classifica, si è presentato al “Massimino” con uno spirito da provinciale autentica: difesa a oltranza, sporadiche ripartenze e randellate “tattiche” (con la compiacenza del mediocre Damato). Per dare un'idea, un Catania-Chievo “classico” della scorsa stagione. Quindi, tutto sommato, una buona “impressione”, dato che gli etnei avrebbero meritato di vincere sulla base di un ottimo primo tempo, il migliore stagionale, condito da tre nitide palle gol sventate da Rafael. Certo, poi bisogna analizzare la ripresa, un po’ meno “dinamica” e in maggiore affanno, nella quale, pur profondendo grande impegno, sulle ali del miglior Castro degli ultimi tempi, la squadra non è riuscita quasi mai a impegnare seriamente l’estremo brasiliano in forza al team di Mandorlini. Ma, complessivamente, si può dire che “questo” Catania è da considerarsi il più vicino agli standard conosciuti. Non a caso. De Canio ha, infatti, finalmente potuto recuperare l’essenziale dinamismo di capitan Izco in mediana, schierare Alvarez a sinistra (una mossa che poteva anche essere anticipata a Torino o a Genova, considerate le difficoltà di Monzon, Biraghi e Capuano) e, soprattutto, riproporre il modulo più logico e idoneo a questa squadra, il 4-3-3. I ragazzi hanno risposto bene, hanno profuso veramente tanta grinta e voglia di lottare in campo, mettendo subito sotto un Verona rinunciatario e, peraltro, privo di un paio di giocatori fondamentali come Jorginho e Jankovic. E’ mancato, purtroppo, ciò che è il vero tallone d’Achille della compagine di De Canio: un pizzico di qualità in più a centrocampo che consenta di mettere nelle condizioni le punte di battere a rete con pericolosità. Izco, Plasil e Guarente hanno offerto una discreta prestazione, ma manca l’uomo in grado di dettare i tempi, dato che il greco Tachtsidis pare essere stato, almeno per il momento, bocciato. L’ex atalantino, schierato davanti alla difesa, ha disputato la sua miglior gara in rossazzurro, ma non è per caratteristiche colui in grado di accendere il gioco in mediana. Il "pitu", difatti, è stato costretto a rinculare spesso in mediana, in quanto l'unico elemento in grado di dettare i tempi di gioco. E' uscito stremato dal campo, con i crampi, lottando come un leone, ma non è il suo mestiere precipuo. Lui deve fare il trequartista o l'attaccante... . A gennaio bisognerà intervenire in primis in questo ruolo, rimasto scoperto dopo la partenza di Lodi. Nonché prendere un uomo in grado di aiutare Leto e Bergessio a “bucare” la porta avversaria. Con 10 reti segnate, il Catania è di gran lunga il peggior attacco della Serie A. Ed è ultimo proprio per questo. Due interventi similari, con il rientro di Almiron e Bellusci e la crescita di Peruzzi, dello stesso Barrientos e del "lavandina" Bergessio, potrebbero veramente rimettere in carreggiata il Catania, considerato che Frison e Spolli (in difesa gli stessi Gyomber e Rolin, quando chiamati in causa, non hanno demeritato) si sono confermati elementi di sicuro affidamento. A patto, ovviamente, che la squadra non abbandoni la via maestra, del coraggio e della propositività, imboccata oggi, percorrendola anche nelle gare esterne, finora avare di soddisfazioni. Obiettivamente, De Canio oggi non poteva fare più di quello che ha fatto. Nella ripresa ha messo dentro i giocatori più funzionali che aveva a disposizione, Bergessio (rientro decisivo, a mio parere) e Keko, tentando di vincere, ben sapendo che una sconfitta si sarebbe potuta rivelare, a livello psicologico, letale. Con estrema franchezza, non mi sento di imputargli nulla. L’importante è che, una volta trovata una “via”, continui a perseguirla, senza più “esperimenti”. Ritengo che con un centrocampista di riferimento da affiancare a Izco e Almiron (con Guarente e Plasil pronti a dare una mano) e un attaccante in grado di supportare Barrientos e Bergessio (con Leto e Castro a giocarsi il posto), si possa anche pensare di farcela, malgrado l’ultima piazza e il distacco dalla quart’ultima posizione. Dando per scontato, sia chiaro, che recuperino al pieno delle proprie potenzialità (come fatto da Spolli) gli elementi cardine: Peruzzi, Izco, Almiron, Barrientos, Bergessio.

Mantenere la calma
In un momento come questo, mantenere la lucidità necessaria a non commettere ulteriori errori è d’obbligo. E non solo per società, tecnico e giocatori. Per tutti. Anche per i tifosi. Bisogna restare uniti e crederci fino in fondo, aiutandosi l’un l’altro. Il tempo per i processi c’è sempre. Per adesso rimboccarsi le maniche è prioritario. Mi è piaciuto molto il comportamento del pubblico del “Massimino”, sempre pronto a incoraggiare i ragazzi, così come improntati alla maturità e alla speranza sono i commenti che ho letto sui social network e sul muro. Non abbandoniamo la lotta. Lo spazio c’è. Mancano 22 partite e il Bologna perde a Firenze, il Livorno a Roma con la Lazio, il Sassuolo a Torino con la Juve mentre il Chievo fa harahiri interno con la rigenerata Samp di Miha. Siamo a 4 punti dalla salvezza. Crediamoci, crediamoci. Ce la possiamo fare, davvero. L’unico, vero errore sarebbe quello di disunirsi e abbandonarsi all’autodistruzione prima che tale “distruzione” sia divenuta una realtà tangibile. Il fatalismo non porta da nessuna parte.

A Roma con orgoglio rinnovato
Adesso mi aspetto che all’Olimpico, in una gara sulla carta “impossibile”, il Catania giochi così come ha fatto contro il Verona, con lo stesso modulo, con lo stesso spirito, con lo stesso coraggio. Inutile rimarcare come, più che il risultato (comunque importante), conti la continuità di prestazione. NON bisogna in alcun modo tornare, mentalmente, tecnicamente e tatticamente ai disastri di Torino e Genova. Questo mi aspetto dall’allenatore e dai ragazzi. Poi, a gennaio quello che si deve fare lo si sa già e lo ripetiamo da tempo. E, a partire dalla partita interna con il Bologna, sarà veramente “anno nuovo, vita nuova”. Remiamo tutti nella stessa direzione!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!