Per salire più in basso

La saga continua...

La saga continua... 

Pubblichiamo uno stuzzicante breve racconto, una "ucronia" incentrata sulla passione per il Catania realizzata da Riccardo Sciuto, spesso protagonista con il nickname "Riccardo" sul muro del nostro sito. Un Catania-Juventus tutto da vivere... o da rivivere?

Per salire più in basso
Posiziono l'Ipad in modo che riprenda perfettamente il mio interlocutore. "Dr. Bernardini, la ringrazio per l'opportunità che mi ha concesso con questa intervista. E' veramente inutile presentarla ai nostri lettori. Lei e' il più famoso arbitro di calcio che l'Italia abbia mai avuto, come testimoniano la finale dei mondiali, la finale dei campionati europei e le tre finali di Champions League che ha diretto, oltre alle innumerevoli altre partite di rilevanza nazionale ed internazionale. Pure, il tema di questa intervista non sara' il Bernardini arbitro internazionale che tutti conoscono e ammirano. Oggi le chiedo di tornare indietro, ad un episodio degli inizi della sua carriera, quando era un giovanissimo e promettente arbitro esordiente in serie A.
Sto scrivendo un libro sui 10 episodi che hanno cambiato l'Italia nell'ultimo ventennio e, a mio avviso, la sua direzione di Catania-Juventus di quasi vent'anni fa, rientra a pieno titolo tra gli eventi che maggiormente hanno contribuito al risveglio delle coscienze e hanno consentito quella ripresa, non solo economica, ma sopratutto morale, che ci ha permesso di superare la più grave crisi che la nostra nazione si sia mai trovata a dover affrontare dal disastro della guerra. Ecco, Le sarei grato se volesse ricostruire quell'episodio, anche se notissimo, e sopratutto se volesse descrivermi le sue emozioni e i suoi sentimenti, quasi che lo rivivesse in diretta."

Vedo la sorpresa trasparire dal volto del mio interlocutore, e chissa' forse il pentimento per aver concesso l'intervista. Resto per qualche attimo in sospeso, non capisco in cosa ho sbagliato. Poi, di colpo si rasserena e si abbandona sulla poltrona come liberato da un grosso peso.

"E' strano, ma in tutti questi anni non mi era mai capitato qualcuno che mi facesse una domanda diretta su quest'episodio, forse perché e' arcinoto ed e' stato trasmesso tante di quelle volte in televisione che nessuno ha mai chiesto di spiegare ciò che gli occhi di tutti hanno potuto tranquillamente vedere. Pure, se e' questo quello che desidera vedro' di accontentarla. Tuttavia, per poter capire quello che realmente accadde quel pomeriggio, occorre risalire un po' indietro nel tempo."

Cio' detto divenne ancora piu' inerte sulla poltrona e i suoi occhi si persero nel vuoto, quasi che frugassero nei meandri della sua memoria, per andare a rivivere il tempo che era stato.

"Fin da bambino avevo sempre avuto il desiderio di fare del calcio il punto fermo della mia vita, ma mi ero abbastanza presto reso conto che le mie doti da calciatore non erano quelle che sarebbero state necessarie. Fu quindi con grande entusiasmo che, appena ventenne, mi iscrissi, presso la sezione arbitrale della mia citta', al corso nazionale per arbitri di calcio, bandito dalla Associazione Italiana Arbitri. Un po' per bravura e anche con tanta fortuna percorsi rapidamente i vari gradini della carriera arbitrale e non avendo ancora compiuto i trent'anni, mi trovavo pronto ad esaudire il sogno di una vita, l'esordio in serie A.

Aspettavo la chiamata da un momento all'altro, e quando fui convocato presso la sede nazionale per incontrare il designatore in persona, toccai il cielo con un dito.
L'incontro fu molto cordiale. Il designatore elogio' il mio modo di stare in campo, la mia capacita' di spegnere sul nascere qualsiasi accenno di diverbio o peggio ancora di rissa si manifestasse tra i giocatori, l'equilibrio delle mie decisioni e la fermezza con cui le sostenevo. Poi finalmente mi disse quale era stata la partita prescelta per il mio esordio. Provai un tuffo al cuore, era Catania-Juventus.
Non era certo una partita facilissima per un esordiente. E' vero non si trattava di uno scontro al vertice, ne di un derby acceso da rivalita' campanilistiche.

Ma questo incontro arrivava in un momento molto particolare, con accese polemiche che, con decorrenza inevitabilmente settimale, investivano la classe arbitrale, con giornalisti che almeno a parole si schieravano per l'uso della tecnologia durante le partite, anche se cio' li avrebbe privati del 90% degli argomenti su cui basavano i loro articoli, e sopratutto mentre era in corso un vero e proprio braccio di ferro tra la FIGC e la Juventus, con quest'ultima che aveva citato in giudizio la Federazione per chiedere un risarcimento ultra milionario per vecchie questioni legate a Calciopoli, segno che le vecchie ruggini del passato, non erano state assolutamente superate. Inoltre mi era ben chiaro che l'ostracismo di una grande del campionato poteva spezzare sul nascere la piu' promettente delle carriere. Il Catania era poi una squadra che si esaltava alla presenza del proprio pubblico, considerato il piu' caldo dell'intera serie A, tanto che ogni anno raccoglieva la maggior parte dei punti tra le mura amiche.
Il grande capo parve leggere l'inquietudine che mi agitava dentro e si adopero' per tranquillizzarmi. Mi assicuro' che ero proprio la persona adatta per tenere in pugno una gara difficile, che sarei stato coadiuvato da due guardalinee particolarmente in gamba e sopratutto che mi sarei avvalso della collaborazione, quale arbitro di porta, del più famoso tra i nostri fischietti internazionali, il sig. Bianchetti.
Conclusi l'incontro in uno stato d'animo che oscillava tra la felicita' e la rassegnazione, ma comunque ben deciso a vender cara la pelle.

Non si può esprimere l'emozione che provai al momento dell'ingresso in campo. Lo stadio era gremito in ogni ordine di posti, centinaia di bandiere venivano agitate al vento, colorate coreografie erano state predisposte dai supporters del Catania, mentre i tifosi ufficiali della Juventus erano racchiusi in una curva molto simile ad una stia per polli, ma certo centinaia di altri, sotto mentite spoglie dovevano assistere alla partita mischiati tra i tifosi del Catania. I primi venticinque minuti di partita filarono lisci come l'olio, con nessuna decisione complicata o particolarmente contestata. Le squadre sostanzialmente si equivalevano con un gioco che si svolgeva in massima parte a centrocampo. Poi senza nessuna avvisaglia, ecco svilupparsi l'azione che avrebbe modificato il corso della mia esistenza. Tutto nacque da una palla persa dalla Juventus all'ingresso dell'area di rigore avversaria. Il rovesciamento di fronte fu immediato, con il contropiede del Catania, che comporto' la minaccia nei sedici metri avversari. Il terzino sinistro del Catania crosso' in area,il pallone, simile ad una scheggia impazzita, subì 2/3 tocchi, poi schizzo' sul palo e da li, tra i piedi del centravanti rossazzuro, che lo depose in rete per il piu' facile dei gol. Ero in posizione ottimale per valutare l'azione, l'attaccante del Catania era partito nettamente dietro il difensore juventino.

Pure, ad ogni buon conto, mentre i giocatori del Catania sommergevano nell'abbraccio il goleador, incrociai lo sguardo con quello del guardalinee e, ricevutone un cenno d'intesa, mi diressi verso il centrocampo, seguito dai rossazzurri ancora festanti Con la coda dell'occhio mi accorsi che stava accadendo qualcosa di strano. L'intera panchina della Juventus, in modo assolutamente irregolare e severamente vietato, si era precipitata in campo, in parte bloccando la corsa del guardalinee verso il centrocampo, in parte attorniando l'arbitro di porta. Senti' gracchiare nell'auricolare la voce dell'arbitro di porta " era fuorigioco, era fuorigioco " gridava circondato dai sempre piu' esagitati panchinari della Juventus. Mi chiesi come potesse valutare il fuorigioco, quando per ovvi motivi di prospettiva era il piu' sfavorito al riguardo. Vidi che anche il guardalinee tentennava, non sapendo piu' che pesci pigliare e quasi trascinato dai giocatori della Juventus, aveva raggiunto l'arbitro di porta. Il pubblico sugli spalti comincio' a rumoreggiare vedendo che tardava la ripresa del gioco, mentre i giocatori del Catania erano ormai rientrati tutti nella loro metà campo.
In cuor mio sapevo che il gol era assolutamente regolare, ma mi chiesi se potessi mai mettermi contro, contemporaneamente, il miglior arbitro e la più seguita e potente squadra del nostro campionato.

Presi la decisione, avrei annullato il gol. Mi diressi verso il capannello formato da arbitri e panchinari della Juve, seguito dai sempre piu' allarmati giocatori del Catania. Stringevo istintivamente i cartellini giallo e rosso in tasca, sapevo gia' che la giustificata reazione dei giocatori del Catania sarebbe stata veemente.
E' strana la natura umana! Proprio in un momento cosi' concitato mi ritorno' in mente un episodio di tanti anni prima, che chissà' dove avevo conservato per tirarlo fuori proprio in quel momento e cosi' mi persi nei ricordi, straniandomi da quanto mi avveniva intorno.

Da bambino frequentavo l'oratorio dei Salesiani della mia citta'. Ogni anno i preti organizzavano un Torneo di calcio suddiviso in due gironi, uno riservato ai ragazzi che frequentavano la scuola privata, l'altro dove giocavano i ragazzi dell'oratorio. Il momento clou del Torneo era nella finalissima, dove si sfidavano le squadre vincitrici dei due gironi. Un anno la mia squadra aveva vinto il proprio girone e ora doveva affrontare nella finalissima i vincitori dell'altro girone.
Era una partita dal pronostico praticamente chiuso, dire che i nostri avversari erano favoritissimi era un vero e proprio eufemismo. Da tre anni vincevano consecutivamente il Torneo, frutto di una superiorità indiscussa e si riteneva che non vi sarebbe stato spazio per nessuno per questo e un altro anno ancora, finché la licenza liceale non avrebbe portato alla naturale estinzione di questo vero e proprio Wunderteam. Inoltre come detto i nostri avversari frequentavano la scuola privata e vi era una pluriennale tradizione non scritta, che per motivi diciamo politici voleva vincitori coloro che col pagamento della retta consentivano di finanziare tutte le attività dell'istituto.

Pure talvolta i miracoli avvengono anche nella realtà e non solo sui libri del catechismo. Favoriti dal l'assenza dell'arbitro designato, l'esperto e navigato Don Raciti, che certo avrebbe saputo impedire che la partita prendesse la piega che poi in effetti prese, si verificò' quel giorno una di quelle congiunzioni astrali che solo il calcio, tra tutti gli sport di squadra poteva consentire. I nostri avversari andarono incontro ad una giornata di negatività' assoluta e furono avversati anche dalla malasorte, mentre noi realizzammo quella che può' essere definita la partita perfetta. Se a tutto ciò' aggiungi che l'arbitro fu il giovane e per niente smaliziato Don Cannata, ecco che il 2-1 a nostro favore divenne un risultato reale e non il parto di una scatenata fantasia.

Ma i sogni sono destinati a morire all'alba. L'indomani venne presa la decisione che la partita sarebbe stata ripetuta causa l'assenza dell'arbitro designato e i miracoli non si ripetono. Fu il primo grande impatto che ebbi con l'ingiustizia che aldilà delle convenzioni governa questo mondo. Ricordo che nell'assistere alla premiazione dei nostri avversari giurai a me stesso che da quel momento in poi avrei fatto l'impossibile per farmi trovare sempre dalla parte giusta della barricata.
Le visioni vanno via altrettanto rapidamente come vengono.

D'improvviso mi resi conto di trovarmi sul campo dove stavo arbitrando Catania-Juventus e che stringevo in mano il cartellino rosso. Con vero orrore mi resi conto che lo stavo sventolando in direzione del piu' esagitato dei panchinari della Juventus, un giocatore che aveva spesso fatto parte anche della Nazionale.
Colsi l'espressione di sconcertata sorpresa sul volto del mio dirimpettaio, simile a quella che dovevano avere i burocrati corrotti allorquando, colti in flagrante appena ricevuta una mazzetta, lo scatto delle manette intorno ai loro polsi, infrangeva la convinzione dell'intoccabilita' che li aveva sorretti fino a quel momento. Vi fu un attimo di silenzio generale. Nessuno nello stadio, come del resto io stesso si aspettava che gli avvenimenti prendessero una piega simile.

Poi come l'onda di marea che torna a sbattere più impetuosa sulla scogliera dopo il risucchio, così i panchinari della Juventus mi balzarono addosso, per costringermi a tornare indietro sulla mia decisione. Ma ormai il dado era tratto e quel che è' peggio il danno era stato fatto. Mi vidi costretto a convalidare il gol e quel che è' peggio ad espellere tutti i componenti della panchina della Juventus, compreso l'allenatore. Nel secondo tempo due giocatori della Juventus si infortunarono e la loro squadra, non potendo operare sostituzioni, fini' la partita in 9 contro 11, subendo altre due reti. E dire che senza l'intervento dell'arbitro di porta e i 5 minuti di follia che ne seguirono, la Juventus avrebbe avuto tutto il tempo e la capacità' necessaria per raddrizzare la partita.

Conclusi la partita con la morte nel cuore, sapevo che la mia sorte era già' segnata e non mi era di nessun ausilio il fatto di sentire che tutte le televisioni, dichiaravano che il gol era da convalidare anche senza l'ausilio della moviola. Certo qualcuno sosteneva che con l'espulsione di massa avevo alterato l'esito della partita e avevo voluto assurgere a protagonista assoluto, ma le immagini dimostravano senza alcun dubbio che quella dei panchinari della Juventus, più' che di una protesta aveva assunto i connotati di una vera e propria aggressione.
Il resto dei fatti e' ben noto a tutti. Per due settimane non mi venne affidato nessun incarico, poi nel corso di Monday NIght, la seguitissima trasmissione di Sportitalia, un notissimo opinionista, noto per la sua partigianeria e l'assoluta fede bianconera ebbe a dichiarare che l'ostracismo nei miei confronti costituiva una vergogna nazionale. Per effetto di un vero e proprio spirito emulativo le dichiarazioni favorevoli al mio sostanziale reintegro si sprecarono sia da parte dei sostenitori che da quella dei piu' fieri avversari della Juventus. Già la settimana successiva mi venne affidata la direzione di una partita, anche se non di primissimo piano, e a fine anno la vecchia classe che da tempo monopolizzava i ruoli dirigenziali dell'Associazione Italiana Arbitri fu costretta a passare la mano, per effetto dello spirito di rinnovamento che investiva tutto il Paese.

Ebbi così' inizio la parte più nota della mia carriera ed è strano pensare che senza quel fenomeno di straniamento che mi colse a seguito di quei vecchi ricordi, avrei annullato il gol e chissà avrei proseguito ugualmente a salire nella carriera arbitrale. Solo che oggi posso dire che sarebbe stato un modo per salire più' in basso."

Il movimento sulla poltrona mi indica che l'intervista e' finita. Ringrazio il Dr. Bernardini, ma già' mentre scendo le scale mi chiedo se è opportuno infrangere un mito, rivelandone fino in fondo le umane debolezze e l'assoluta casualità' di eventi così significativi. Giunto in auto la decisione e' presa. Premo il simbolo del bidone della spazzatura sullo schermo dell'ipad.

Un lungo sibilo mi avverte che l'intervista e' cestinata.