Pasquale Marino a CC.COM: ''Il Catania farà un campionato a parte. Nel 2015...''

Pasquale Marino, doppio ex di Paternò e Catania

Pasquale Marino, doppio ex di Paternò e Catania 

Piacevole chiacchierata fra Pasquale Marino, rossazzurro del passato, e il nostro Alessandro Russo

Martedì 18 ottobre 2022, san Luca evangelista. Catania, sette cinquanta del pomeriggio.  

Comincio dalla fine, sarebbe a dire dal momento in cui il mio ospite mi richiama e mi dice che lui a Catania non era per nessuno “il mister” ma per tutti era “Pasquale”.

“È da mettere in evidenza questa cosa, Alessandro, perché non mi è mai successa da nessuna altra parte dove ho lavorato.”

Ora, finalmente, procedo con l’intera ricopiatura d’un piacevole dialogo con un caro amico avvenuto quindici minuti fa.

“Pronto?”

“Si, Pasquale buonasera, sono Alessandro Russo; mi dai, intanto, notizie della tua famiglia? Ricordo che sono passati venticinque, ventisei anni. Ora ci sono successi in ambito medico, mi sembra di avere capito.”

“Si, si, riguardano tutte e due le mie figlie, una si è laureata come tecnico motorio e l’altra in medicina, la più piccola, l’estate scorsa, e quindi si sono sistemate praticamente.”

“Quindi ora hai più tempo per dedicarti al pallone visto che la famiglia è sistemata, giusto?”

“No, perché il discorso è che stanno tutte e due fuori, una vive a Roma e l’altra è stata assunta in  Medicina interna, a Ferrara; siamo diventati vecchietti rispetto a quando eravamo a Catania.”

“Vedrai che anche loro sentiranno la nostalgia della Sicilia come la sentiamo tutti quando siamo lontani.“

“Si, sicuramente.”

“Comunque congratulazioni sincere e saluti da parte di tutta la mia famiglia e dai miei fratelli Angelo e Adriano in  particolare a cui tu eri molto legato.”

“Grazie, Alessandro, ricambio i saluti.”

“Approfitto della tua gentilezza e ti chiedo: in serie D quanto è importante un impianto di gioco? Oppure sono più importanti le individualità che ti consentono di vincere tante partite e poi anche eventualmente il campionato?”

“Io credo che ci vogliano l’uno e l’altro perché bisogna avere le qualità perché ogni allenatore può avere mille idee e può dare un’organizzazione di gioco però poi ci vogliono le qualità dei singoli e penso che da questo punto di vista il Catania stia facendo bene perché la società ha costruito un organico ampio per dare la possibilità all’allenatore di scegliere; come stiamo vedendo si giocano spesso dei turni infrasettimanali per cui è importante avere un organico adeguato e il Catania sta dimostrando che farà, secondo me, un campionato a parte.”

“Ma qui intanto qualcuno mugugna nonostante le vittorie in serie e nonostante ci sia anche il record adesso. I tifosi catanesi, tu lo sai, non sono quasi mai contenti e dicono che forse ci vorrebbe un po’ di gioco in più.”

“Ma per esserci un gioco più intenso e partite più belle, in genere, ciò dipende dagli avversari perché magari quando incontrano il Catania pensano a non prenderle, a interrompere e a spezzettare il gioco e quindi magari a volte non si assiste a partite spettacolari. Però nel calcio contano i numeri e i numeri dicono che il Catania sta dominando il campionato e quindi da questo punto di vista la tifoseria deve avere un po’ di pazienza perché bisogna assemblare, come dicevo prima, due squadre, non una, perché il Catania ha tantissimi giocatori e per l’allenatore c’è talmente lavoro in tempi ristretti, per assemblare una squadra costruita sostanzialmente dal nulla. Quindi bisogna dare tempo e, comunque, quando i risultati arrivano si lavora con entusiasmo e si trova poi la continuità di gioco.”

“Quindi il gioco alla fine verrà…”

“Certamente si, con questa qualità di giocatori, appena cominciano a entrare tutti al massimo della condizione. Sicuramente da questo punto di vista i tifosi debbono stare tranquilli, perché poi la cosa più importante è uscire da questa categoria perché chiaramente quando si affronta il Catania gli altri danno il massimo e riuscire a ottenere la vittoria è quasi sempre un’impresa. Io ne so qualcosa e mi ricordo quello che succedeva; in ogni posto dove si andava fuori casa c’erano campi molto difficili.”

“Mi accennavi poco fa che il Milazzo che nel 1995 ha tenuto testa al Catania in un duello quasi all’ultimo sangue, forse aveva un po’ più di capacità di gioco rispetto a noi, secondo quelli che sono i nostri ricordi. Però il Catania è riuscito con le varie individualità, con la forza e con tutta la città che spingeva a vincere il campionato.. “

“Certamente, anche con la guida tecnica di Busetta che riusciva a motivare in una certa maniera dei giocatori che erano abituati a fare le categorie superiori e magari certe volte inconsciamente snobbavano certe partite e invece il nostro allenatore è stato bravo a sfruttare tutte le varie individualità del gruppo e poi certamente ha dato un’organizzazione di gioco. Certamente il Milazzo è arrivato a darci fastidio perché come individualità era nettamente inferiore a noi però aveva un ottimo impianto di gioco e ha fatto un campionato importante.”

“Ti ricordi qualcosa di particolare anche della tua esperienza a Paternò. Ci tieni a salutare qualcuno dei vecchi compagni e dei ragazzi che hai allenato?”

“Certamente si, ci sarebbe da elencarli tutti da Pannitteri a Pagana, a Di Dio e Del Giudice. Alcuni erano stati compagni miei nel Catania e sicuramente è stata una cavalcata importante. Eravamo una matricola eppure abbiamo rivinto il campionato alla grande. Abbiamo stravinto, insomma abbiamo fatto un campionato straordinario. Non so quanti gol e quanti punti abbiamo fatto: tantissimi. Eravamo una squadra che ha espresso veramente un buon calcio.”

“Anche il Catania che tu hai allenato e che con te è andato in serie A nel 2006 giocava, mi pare benino, o sbaglio?

“Si, abbiamo lavorato sul sistema di gioco che inizialmente doveva essere il 3-4-3 poi abbiamo fatto bene il 4-3-3. Abbiamo avuto le giuste risposte e una buona continuità di gioco, abbiamo vinto bene la B. Poi in A fino a un certo punto eravamo quarti, quinti in classifica, per cui è stata una bellissima avventura. Ricordo che quando siamo andati in A in tanti hanno cominciato a dire: ‘Ma in A con tre punte non si può giocare.’ Invece io penso che se tu dai la possibilità agli avversari, tutti più forti qualitativamente e singolarmente della nostra squadra,  se tu gli fai fare solo la fase offensiva e non gli fai perdere lucidità e non li attacchi neppure, non facendogli fare la fase difensiva allora diventa complicato perché se stanno sempre nella tua metà campo per la qualità di giocatori che c’è la  giocata importante prima o poi la fanno e prima o poi noi qualche errorino stando nella nostra metà campo lo facciamo. Se fai qualche errore e sei più vicino alla tua porta rischi di più per cui abbiamo iniziato a giocare anche in A sempre senza snaturarci. Avevamo una identità di gioco ben precisa e ben delineata e l’abbiamo portata avanti. Abbiamo preso anche delle sberle; mi ricordo i sette gol a Roma quando dopo dieci minuti eravamo già sotto per uno a zero con un uomo in meno per l’espulsione di Mascara, però poi nella partita successiva abbiamo battuto il Parma senza poi farci condizionare da quella sconfitta…”

DA SINISTRA: ALESSANDRO RUSSO, PASQUALE MARINO E GIUSEPPE PETRALIA 

“Insomma, Pasquale, le tue idee sia da calciatore in D e in C e le tue idee da mister affermato in serie B e soprattutto in serie A sono rimaste sempre le stesse quando si deve preparare una partita di calcio…”

“Ma io dico che uno deve sempre stare al passo con i tempi, però la cosa basilare è dare una mentalità al di là dei numeri e del sistema di gioco. Bisogna cercare sempre di migliorarsi nella metodologia di lavoro, perché  è troppo importante far lavorare bene la squadra e soprattutto  non farla mai annoiare perché bisogna cambiare sempre. Soprattutto bisogna avere, diciamo così, la fantasia negli allenamenti per raggiungere un obiettivo cambiando sempre. L’importante è raggiungere lo scopo in maniera diversa. L’obiettivo è  lo stesso però ci si deve arrivare in tante maniere perché quando il giocatore arriva al campo di allenamento e sa quello che deve fare ma fa sempre le stesse cose poi subentra un po’ di stanchezza mentale ma noi abbiamo sempre cercato di fare lavorare per fare divertire negli allenamenti i ragazzi, lavoravamo molto più con la palla che senza palla. Tutto questo porta divertimento anche se lavori al massimo dell’intensità, perché nel calcio più avanti si va nelle categorie più aumenta l’intensità di gioco  e quindi bisogna essere anche atleti oltre a saper giocare al calcio.”

“Certamente, è così. Adesso ti faccio l’ultima domanda e poi ti lascio ai tuoi impegni familiari. C’è un po’ questo incantesimo, che i tifosi che hanno seguito il Catania attentamente non possono avere dimenticato. Nell’estate 2015 era dato per certo il tuo ritorno. Io non so se tu ai cavalli di ritorno, nel calcio come un po’ nella vita, ci credi oppure no. Però la città era pronta ad accoglierti di nuovo come tecnico del Catania, poi le cose non sono andate in quella maniera e dal 23-24 giugno del 2015 fino allo scorso aprile è stato un calvario con tutta una serie di risultati negativi e di situazioni che hanno portato poi a questo epilogo, cioè alla fine della storia del Catania ’46. Adesso si riparte e c’è di nuovo entusiasmo. Sono le fasi della vita, un po’ come quando ci si deve preparare perché con l’esperienza sappiamo che difficilmente le cose possono poi migliorare. Parlo del periodo che va dal 2015 fino al 2022, vuoi aggiungere tu qualcosa?”

“Il dispiacere è stato forte per quello che è successo perché io ero e sono sempre legato alla città di Catania, voi non immaginate ma ho rifiutato tantissime proposte per accettare il Catania. Mi hanno richiamato e sono sempre grato a loro, al presidente Pulvirenti che mi ha dato la possibilità di guidare al mio secondo anno di B una Ferrari a un neo-patentato, questo mi hanno messo in nano. Mi sentivo di avere un po’ di riconoscenza alla città di Catania, sia per i tifosi, la proprietà, la stampa e tutti per come mi hanno voluto bene. Per questo avevo deciso di accettare rifiutando tante proposte anche di società di blasone superiore rispetto al Catania, che hanno avuto maggior storia in A. Ho fatto volentieri questa scelta però non è andata purtroppo a buon fine e questo è un rammarico importante perché sono sicuro che quell’anno se non succedeva quello che è successo il Catania in questo periodo sarebbe stato sempre tra la A e la B. Stavamo impiantando e costruendo una squadra forte per la categoria, perché al di là degli accordi economici io al Catania avevo chiesto soprattutto garanzie tecniche. Se io tornavo a Catania era perché volevamo puntare a vincere perché, come abbiamo detto prima, gli allenatori possono fare tutto ciò che vogliono ma se non c’è la qualità dei giocatori le idee degli allenatori rimangono chiuse nel cassetto.”

“Pasquale, io ti ringrazio e ti saluto e la redazione di calciocatania.com fa altrettanto. Sento di poter dire che ti mando i saluti di tutta la città e dei tifosi. Speriamo di poterci rivedere presto e di parlare con la stessa tranquillità di  oggi di nuovi successi in tutti i campi, quello delle tue figlie, di tua moglie, tuoi e della citta di Catania. Grazie Pasquale, saluti e buona serata.”

“Grazie e un abbraccio a tutti.“

Si chiude così la deliziosa chiacchierata con un calciatore e allenatore indimenticabile, un uomo che l’intera città del liotru non chiamerà mai “mister Marino” ma semplicemente “Pasquale”.