Messina-Catania: spartiacque sullo Stretto

Una veduta interna dello stadio

Una veduta interna dello stadio "San Filippo" 

La presentazione del derby dell'Alcantara tra peloritani ed etnei, bivio stagionale da non fallire...

Derby monco…
A quasi nove anni dall’ultima volta, era l’11 febbraio 2007, Messina e Catania si ritrovano nuovamente al “San Filippo” . Da quel giorno di fine inverno, nel gelo di uno stadio a porte chiuse (in seguito ai tragici fatti del derby tra Catania e Palermo di appena nove giorni prima), le due compagini hanno camminato su percorsi diametralmente opposti. Gli etnei, eccezion fatta per le amarezze e le cocenti delusioni degli ultimi due anni, hanno vissuto in Serie A stagioni di gloria stabilendo record prestigiosi. Un giocattolo perfetto distrutto da una gestione societaria scellerata (eufemismo) e distruttiva sfociata nella retrocessione d’ufficio della scorsa estate. Ancor più tortuoso il percorso dei peloritani: dall’ennesimo fallimento, nel 2008, al ritorno al caro vecchio acronimo ACR con una R alquanto ‘bivalente’ – prima intesa come ‘Rinascita’ e successivamente, nel 2014, come ‘Riunite’ –, passando per la doppia promozione in due anni dalla D alla Lega Pro al nuovo capitombolo nei dilettanti (al termine dello spareggio con la Reggina), fino al ripescaggio in terza serie di qualche mese fa. Via il gruppo capeggiato dall’ex a.d. etneo Pietro Lo Monaco (protagonista comunque dell’ultima rinascita peloritana), dentro la cordata presieduta dal Pastore evangelico Natale Stracuzzi. A differenza di allora, però, non sarà Serie A ma Lega Pro e gli ingressi dello stadio peloritano non saranno più ‘sbarrati’ a tutti ma aperti esclusivamente ai sostenitori di casa. Così come avvenuto nella gara di Coppa Italia contro l’Akragas, giocata lo scorso 28 ottobre all’Esseneto, i tifosi rossazzurri saranno ‘costretti’ a rimanere a casa per via del veto alla trasferta posto dal Prefetto messinese. Scelta abbastanza discutibile che renderà monco anche il derby dell’Alcantara.

Bivio dell'Alcantara
Ripescata quasi per il rotto della cuffia (a spese della Vigor Lamezia) la formazione giallorossa di Arturo Di Napoli è l’autentica rivelazione del girone C della Lega Pro: secondo posto in classifica a due lunghezza dalla Casertana capolista, frutto di 5 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta (a Foggia), 10 reti segnate e 5 subite (miglior difesa del girone insieme a Casertana e Cosenza). Compagine solida e compatta dietro, cinica e spietata in avanti. Dall’altra sponda dell’Alcantara ecco un Catania, costruito per lottare nella parte alta della classifica, che vivacchia nelle retrovie a causa della forte penalizzazione e che vive, tra l’altro, un momento di appannamento dopo una partenza a razzo. Nelle ultime quattro giornate, infatti, gli etnei hanno ottenuto 4 punti (vittoria col Martina e pareggio in casa con l’Akragas, doppia sconfitta in Campania contro Casertana e Juve Stabia) contro i 14 delle prime sei gare. Giallorossi in rialzo, rossazzurri in ribasso: quote che in un derby, da sempre imprevedibile, lasciano il tempo che trovano. In tal senso la gara del “San Filippo” si pone, per entrambe le squadre, come spartiacque della stagione: in caso di vittoria il Messina potrebbe cominciare a rivedere seriamente l’obiettivo stagionale (la salvezza), mentre per il Catania i tre punti rappresenterebbero la possibile svolta stagionale. Partita ‘evento’ in casa giallorossa costellata da una serie di iniziative: #20milainsieME, la ‘giornata giallorossa’, biglietti formato famiglia e quant’altro per incentivare i tifosi messinesi a riempire lo stadio. Grande mobilitazione neanche sfiorata minimante lo scorso 30 maggio in occasione del derby dello Stretto con la Reggina: match che mise in palio la permanenza nel calcio professionistico. Attesa spasmodica che alla lunga, per i giallorossi, potrebbe rivelarsi anche controproducente. Il possibile effetto boomerang è dietro l’angolo…