Martina Franca-Catania 1-0: Ripartire si può

Buona la prima da titolare per Ciccio Bombagi.

Buona la prima da titolare per Ciccio Bombagi. 

L’approccio "soft" del primo tempo costa caro ad un Catania che nella ripresa ha dato segnali di risveglio.

Esordio sfortunato per il nuovo tecnico del Catania Moriero: al “Tursi” matura infatti la sesta sconfitta stagionale dei rossazzurri, la terza subita nell’arco di un mese. Gli etnei non segnano da 505’ e non vincono da sei turni di campionato. Dati imbarazzanti che non possono essere però imputati al nuovo allenatore che si è insediato da pochi giorni e che “risponde” soltanto della prestazione odierna, che come avremo modo di sottolineare più avanti non è stata del tutto malvagia. Dando uno sguardo ai risultati delle altre partite del Girone C, per fortuna del Catania è cambiato poco e la sconfitta contro una diretta rivale come il Martina Franca, per il momento, lascia inalterata la situazione. Infatti, la più diretta inseguitrice Melfi, dopo aver coltivato quasi per l’intero match la clamorosa vittoria esterna contro il Lecce, si è fatta raggiungere dai pugliesi al 94° minuto, compromettendo l’aggancio in classifica nei confronti degli etnei; a sua volta, il Catanzaro, che presidia l’ultimo posto utile per il conseguimento della salvezza, si è portato da +1 a +2 sul Catania a seguito del pareggio contro il Benevento. Tutto sommato, nulla è ancora irrecuperabile.

Moriero non perde tempo: subito 4-2-3-1 che “corregge” i difetti di Pancaro
A Francesco Moriero, evidentemente, non piace temporeggiare. All’esordio sulla panchina del Catania, con pochi allenamenti alle spalle, lancia subito il suo modulo preferito (il 4-2-3-1), provato in settimana. Un modulo che il predecessore Pancaro, peraltro raramente, aveva soltanto abbozzato a partita in corso. Il sistema di gioco adottato dal tecnico leccese si basa su una mediana “di rottura”, alla quale Moriero affida anche il compito (soprattutto a Musacci) di cambiare rapidamente gioco con profondi lanci a beneficio degli esterni offensivi, mentre Bombagi, che funge da trequartista, è la chiave di volta perché ha il doppio compito di legare centrocampo e attacco e assistere allo stesso tempo Calil. In un colpo solo vengono eliminati, sotto il profilo squisitamente tattico, quei difetti che caratterizzavano il 4-3-3 di Pancaro: la lentezza e improduttività del centrocampo, composto da troppi mediani compassati, e la solitudine di Calil.

La scarsa grinta e concentrazione del primo tempo costano carissimo
Il Catania sembra partire bene, sebbene il terreno di gioco “ondulato” provochi rimbalzi irregolari della sfera che non avvantaggiano la tecnica e il palleggio, e già al 4° con Russotto lanciato a rete dimostra di poter pungere con tale assetto offensivo la retroguardia del Martina. Si tratta però di un fuoco di paglia. I padroni di casa replicano un minuto dopo con Baclet che fa subito capire di poter impensierire facilmente, quasi da solo, la difesa etnea, e nella successiva mezz’ora il match si trasforma in un frenetico ping-pong nel quale il Martina Franca dimostra di trovarsi più a proprio agio sotto il profilo dell’agonismo, il fattore decisivo della partita odierna sul quale Moriero, a parole, aveva puntato fortemente in occasione della sua presentazione. Nei fatti però il Catania gigioneggia troppo e si avvicina dalle parti di Viotti solo su calcio piazzato, e al primo vero affondo dei pugliesi subisce il gol che deciderà il match. In tale circostanza la retroguardia del Catania è imbarazzante: prima concede il traversone, quindi la sponda (errore di Nunzella), infine la conclusione (“leggerino” Bergamelli su Baclet). La dimostrazione di quanto la grinta e la concentrazione siano i veri limiti di una squadra che va recuperata sostanzialmente sotto il profilo mentale, come confermato dal modo clamoroso in cui Calderini divora l’occasione del pareggio pochi minuti più tardi.

Una ripresa tutto sommato convincente, dalla quale si può ripartire
Alla luce della prestazione disputata dal Catania nella ripresa, il blackout mentale della prima frazione di gioco è da rimpiangere doppiamente. Dal 46° in avanti i rossazzurri, evidentemente motivati da Moriero nell’intervallo, si gettano in avanti a caccia di un pareggio che non conseguiranno ma che non smetteranno mai di cercare. Sia chiaro, non che gli etnei si siano improvvisamente trasformati da squadra in crisi in compagine scintillante, ma hanno semplicemente fatto ciò che avrebbero dovuto fare sin dal primo minuto: andare all’arrembaggio alla ricerca del gol. Le occasioni si susseguono, si va dal tentativo di Bombagi al sinistro di Calil, poi sale in cattedra il subentrato Falcone che prima impegna Viotti di testa e poi rischia di realizzare un gollonzo a pochi minuti dal termine, senza dimenticare il rigore guadagnato da Russotto al 59° che D’Apice valuta come un fallo commesso al limite dell’area. Insomma, il Catania dopo tempo immemore reagisce, crea, tira in porta, gioca costantemente nella metà campo dell’avversario; è anche vero che manca ancora quell’identità di gioco persa da mesi, ma in fondo non la si può riconquistare in pochi giorni e d’altronde in questi scontri diretti conta più l’intensità, e i rossazzurri nella ripresa non l’hanno fatta mancare. E proprio dai secondi 45’ di Martina che questa squadra deve ripartire, perché con grinta, fiducia e motivazione (che vanno alimentate coi risultati) potrà finalmente rialzarsi.

Non tutto è perduto, se si riduce la maledetta forbice tra playout e zona salvezza
“La prossima volta, il Catania non potrà più sbagliare”. Una frase ripetuta costantemente, utile a presentare il prossimo impegno ma che, in fondo, valeva anche per la partita odierna, in virtù della situazione di classifica delle due contendenti. Eppure il nuovo tecnico Moriero merita il beneficio del dubbio, perché qualcosa di “nuovo”, come abbiamo sottolineato, si è visto. Perché sta lavorando solo da pochi giorni (anche Mihajlovic esordì con una sconfitta interna col Livorno, apparentemente nefasta, ma andò poi a vincere a Torino e cominciò una straordinaria cavalcata). Perché col ritiro deciso dalla società il gruppo potrà sviluppare ulteriormente i concetti del mister e alzare l’asticella della concentrazione in vista del match con la Juve Stabia, in programma domenica prossima alle ore 14. La squadra di Zavettieri, sicuramente superiore sotto il profilo tecnico al Martina Franca, non può però essere considerata francamente una corazzata, e ha solo 5 punti di vantaggio sul Catania. Un’occasione ghiotta, dunque, per ridurre la forbice tra la zona playout e la zona salvezza. E anche un modo per capire se questa squadra può intravedere la luce in fondo al tunnel.