Inter-Catania 0-0: commento "a caldo"

Ennesima prova grintosa e convincente di Fabian Rinaudo.

Ennesima prova grintosa e convincente di Fabian Rinaudo. 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra meneghini ed etnei.

Focus sulla tattica: Mazzarri prova ad aggirare l’atteggiamento speculare di Maran, senza riuscire a sfondare il muro etneo.
Privo dello squalificato Barrientos e di Spolli, indisponibile in extremis a causa di un affaticamento, Maran decide di accantonare il consueto 4-3-3 per affidarsi ad un 3-5-2 che nelle intenzioni deve disporsi in modo speculare rispetto al classico schema utilizzato dall’allenatore avversario Mazzarri. Il 3-5-2 speculare di fronte a squadre che usano tale schema è d’altronde una mossa usata spesso durante la passata stagione dallo stesso Maran, con risultati alterni. Davanti a Frison, il terzetto difensivo è composto da Bellusci, Legrottaglie e Rolin; gli esterni sono Peruzzi a destra e Biraghi a sinistra; in mediana si punta sul ritorno di Lodi in cabina di regia, con Izco e Rinaudo (preferiti a Plasil) che lo affiancano; coppia d’attacco composta da Bergessio e da Leto, quest’ultimo preferito a Castro, deludente nelle ultime uscite.
L’atteggiamento speculare è però aggirato dalle scelte di Mazzarri, in parte obbligate da situazioni di calciomercato (che lo privano di Guarin), in parte pensate per rilanciare la concretezza offensiva in un periodo negativo dell’attacco nerazzurro. Così, davanti ad Handanovic, giocano Campagnaro, Rolando e Juan Jesus, mentre Ranocchia, altro nome caldo del mercato di gennaio, va solo in panchina; esterni, come consuetudine, Jonathan a destra e Nagatomo a sinistra; in mezzo soltanto due mediani, Kuzmanovic e Cambiasso, con caratteristiche e compiti difensivi per consentire al tridente offensivo, composto da Alvarez e Palacio in appoggio al “Principe” Milito, di svariare liberamente sulla trequarti.
Dopo un primo tempo in cui, nonostante le scelte e lo schieramento offensivo, il Catania imbriglia le manovre d’attacco nerazzurre, Mazzarri non aspetta altro e sostituisce il nervoso ed inconcludente Kuzmanovic col registra Kovacic, aumentando il tasso tecnico del centrocampo. L’infortunio di Cambiasso al 60’ costringe poi l’ex tecnico del Napoli a gettare nella mischia l’ultimo mediano difensivo a disposizione, Taider.
Il Catania pur non pungendo molto in fase di ripartenza svolge a dovere i propri compiti difensivi e Maran, assaporando il primo risultato utile esterno stagionale, non si azzarda a cambiare gli equilibri della propria squadra, ricorrendo ai cambi solo quando costretto dagli infortuni: è così al 66’ Gyomber rileva Bellusci, al 69’ uno stanchissimo Leto fa spazio a Castro, e al 72’ l’infortunio di Peruzzi determina il ritorno in campo, dopo un’assenza di oltre due mesi, di Almiron. Il 3-5-2 non cambia perché Izco si sposta sulla destra in luogo del n°2 rossazzurro mentre Almiron va a coprire in mezzo.
L’ultima mossa della disperazione di Mazzarri arriva a dieci minuti dalla fine, quando inserisce il trequartista Botta per il difensore Juan Jesus. Jonathan e Nagatomo si abbassano per comporre una difesa a 4 coi terzini alti e con Campagnaro e Rolando al centro, Taider e Kovacic gestiscono il pallone a centrocampo e in avanti restano ben quattro giocatori che cercano di non dare riferimenti alla retroguardia etnea. Ma il risultato non si schioda dallo 0-0

Cosa va: Maran, scelte azzeccate; grande attenzione in difesa per tutta la partita.
Il primo tabù stagionale è stato finalmente sfatato. Dopo 10 sconfitte in 10 trasferte, arriva il primo punto esterno stagionale, per di più conquistato contro la blasonata Inter nel prestigioso palcoscenico di San Siro. E poco importa che i nerazzurri si trovino in un momento di difficoltà: si tratta pur sempre della quinta forza del campionato che disponeva di tutti i propri big (ad eccezione di Guarin, ma al Catania mancavano un certo Spolli ed un certo Barrientos) e per gli etnei fino alla scorsa occasione erano arrivato soltanto sonore sconfitte contro compagini decisamente meno quotate. Quindi, in qualunque modo sia arrivato, sotto un profilo psicologico è un punto che deve dar fiducia al gruppo etneo.
Se poi analizziamo la prestazione, anche lì notiamo diversi segnali confortanti. Il primo è rappresentato dall’intelligenza e dall’accortezza del mister, che dopo l’esordio-bis da incubo di domenica scorsa ha fatto fronte alle assenze e ha annullato ogni velleità offensiva della formazione allenata da Mazzarri, che pur avendo attaccato per 90’ non conta occasioni talmente nette da poter pensare di avere clamorosamente buttato al vento due punti, per il solo fatto di aver incontrato l’ultima della classe. L’ultima della classe si è difesa, grazie ai suoi uomini (Bellusci, Legrottaglie, Rolin, persino Gyomber, tutti positivi) e grazie all’attenzione corale (encomiabili gli esterni e soprattutto Rinaudo in mediana). E il Catania ha rischiato anche di vincere la partita, sfiorando la rete nella ripresa prima con Bergessio e poi con Lodi che ha incespicato a pochi passi da Handanovic.

Cosa non va: attaccanti fuori forma, continua l’emergenza in zona gol.
Il Catania della scorsa stagione, una partita del genere avrebbe potuto tranquillamente vincerla. Perché disponeva di attaccanti che sprintavano e che, sotto porta, erano decisamente più lucidi. Il Leto attuale e persino lo stesso Bergessio sembrano lontani parenti dei giocatori che hanno incantato i propri tifosi negli scorsi anni (in Grecia per quanto riguarda Leto e nella stessa Catania per ciò che concerne il “Lavandina”). Non che si non si abbia fiducia sulle qualità tecniche e sul potenziale offensivo dei due giocatori; ma non si può neanche far finta di non accorgersi di una condizione fisica troppo precaria, per colpa della quale l’ex Panathinaikos riesce a difendere una percentuale esigua dei palloni giocati dalle marcature avversaria, e che non consente al n°9 etneo di disporre della necessaria vivacità e lucidità quando si presenta in area di rigore. E’ chiaramente questo il settore in cui la società ha il dovere di puntellare la rosa per aumentare le chances di permanenza nella categoria.

Migliori in campo: Frison e Campagnaro.
Abbiamo già detto dell’eccellente prova difensiva e della grande tenuta dei difensori del Catania. Ma la ciliegina sulla torta l’ha messa la prestazione di Alberto Frison, che ancora una volta ha dato sicurezza al reparto respingendo prontamente le uniche conclusioni pericolose (il destro di Milito nel primo tempo e il colpo di testa ravvicinato di Rolando nella ripresa, simile al gol di Valiani subito da Andujar in Coppa Italia contro il Siena). Reattivo nelle uscite e attento a disporre correttamente la barriera in occasione delle diverse punizioni dell’Inter (alcune delle quali quasi regalate dal direttore di gara), il n°1 etneo si conferma come una certezza su cui puntare fino alla fine della stagione. Una menzione, e ormai sta diventando una costante, la merita la prova di Fabian Rinaudo, che in pochissimo tempo si sta integrando alla grande nel nostro campionato e nel gioco della squadra rossazzurra.
Nell’Inter da segnalare i continui movimenti di Palacio che hanno messo paura alla retroguardia etnea, anche se spesso e volentieri il n°8 argentino si è fatto pescare in posizione di fuorigioco, limitando così il proprio potenziale offensivo. Chi ha diretto con eleganza la retroguardia ed ha cercato persino di sostenere l’azione offensiva avanzando fino ad arrivare addirittura al cross, è stato l’ex Napoli Hugo Campagnaro, fedelissimo di Mazzarri, che ha offerta la consueta dimostrazione di affidabilità.

Peggiori in campo: Leto e Ricardo Alvarez.
Delle difficoltà di carattere fisico prima ancora che tecnico di Sebastian Leto abbiamo già parlato. Purtroppo tali difficoltà vanno ulteriormente sottolineate perché non solo hanno privato l’attacco di soluzioni offensive, ma a seguito dei palloni persi dal n°11 hanno esposto la squadra a pericolose ripartenze dell’Inter. In questo senso si è segnalato parzialmente in negativo anche Ciccio Lodi, stranamente impreciso in appoggio.
Tra i nerazzurri da segnalare la brutta prova di Kuzmanovic, incapace di costruire gioco in mediana e peraltro parecchio nervoso, tant’è che Mazzarri lo ha prontamente sostituito nell’intervallo. Chi invece ha deluso per tutti i 94’ è stato Ricky Alvarez, eccessivamente lezioso, arginato regolarmente da Rolin e Biraghi, ed anche lui piuttosto nervoso. Per sua fortuna De Marco ha sorvolato su alcuni interventi ai limiti del regolamento.