Critica costruttiva e sostegno militante

Mister Tabbiani

Mister Tabbiani 

Max Licari sul delicato momento vissuto dai rossazzurri all'indomani della sconfitta interna patita al cospetto del Foggia.

Intelligenza

So perfettamente che, in frangenti del genere, predicare equilibrio non "fa figo"; non "valangarsi con tutto lo scecco" ti pone fra i "deboli". Lo so. Eppure, posso tranquillamente esporre la mia convinzione che proprio coloro che usano raziocinio durante la tempesta si dimostrano, alla fine, i più forti. Ovviamente, il tifoso, per definizione, è legato a sentimenti, passioni, istinti figli dell'emotività del momento. È parte del canone del perfetto supporter l'eccesso, la poesia dell'Oltre. A patto che non diventi retorica, però. Del resto, la stessa parola inglese "supporter" presuppone il sostegno e il tifoso, in primo luogo, questo deve fare, sostenere la propria "parte", la propria squadra, le proprie tradizioni. "Sostenere", a meno che non mi sia sfuggito ultimamente qualcosa a livello di mutamenti o traslazioni semantici, significa fare di tutto affinché l'oggetto del proprio amore o della propria passione possa essere aiutato soprattutto nei momenti più difficili e potenzialmente nocivi. Non significa, mi pare, "sdirrupare" tutto nella morbosa dolcezza autodistruttiva del classico "muoia Sansone con tutti i Filistei". Non significa godere della disgrazia della propria stessa "carne" in nome dell'autocelebrazione della propria "sapienza predittiva". No, non è questo il significato letterale del termine. Nulla di tutto ciò. Come non significa, di contro, minimizzare, nascondere la testa sotto la sabbia, non esporre con lucidità critiche, anche dure, basate su dati di fatto evidenti, non lanciare campanelli d'allarme che, se ascoltati con intelligenza e per tempo, siano in grado di aiutare a superare tali ambasce. Ebbene, vi confido un segreto: l'estremizzazione, la radicalizzazione di entrambe le posizioni, il "laissez faire" acritico come il "distruttivismo" irrazionale, non funzionano, non fanno il bene della nostra squadra e della nostra città.

Analisi oggettiva

Sarebbe il caso, invece, di fare un'analisi oggettiva, serena, seria di questo claudicante (in fatto di risultati, lo sottolineo subito) inizio di campionato, partendo da dati certi e rimanendo scevri da pregiudizi legati agli estremismi succitati. Solamente in tal modo, a mio avviso, si può proporre una critica che abbia minimamente i crismi della credibilità e, soprattutto, possa essere considerata "costruttiva" dalla maggioranza delle persone normalmente dotate di raziocinio. Partiamo dai dati di fatto. La società rossazzurra ha fatto una scommessa molto forte a giugno, l'allenatore. Ha puntato sulle idee e sul gioco, mettendo in conto i rischi di una piazza esigente come Catania, che in teoria richiederebbe, secondo la "vulgata" perpetuata storicamente dalle nostre parti, esperienza e "realismo tattico". A tale tecnico "futuribile" ha, in ogni caso, affidato un organico sostanzialmente rinnovato rispetto alla stagione precedente e obiettivamente forte e completo per la categoria, in tutti i reparti. Allo stesso tempo, tale operazione di strutturazione del roster è stata compiuta "a tappe", non consentendo una uniformità di condizione atletica a tutto l'organico a disposizione di mister Tabbiani. Ci sono, senza alcun dubbio, alcuni giocatori ancora non al massimo delle proprie possibilità fisiche, da Di Carmine a Bouah, da Silvestri a Deli, fino all'ultimo arrivato Zanellato. Questa è una delle incognite vere della stagione e, palesemente, di ciò la società, da Grella a Laneri, consapevolmente si assume la responsabilità. Inoltre, l'impressione è che la preparazione fisica sia stata impostata sul "lungo", così da spiegare la minor brillantezza della squadra rispetto agli avversari evidenziatasi nelle ultime partite. In più, non è da trascurare l'ovvia constatazione che un tipo di progetto tattico come quello di Tabbiani sia assai più difficile da assimilare e mettere in pratica sul campo rispetto a impianti di gioco più tradizionali e "sicuri", in specie in questa categoria. E richieda tempo.

Nodo cruciale

E qui giungiamo al primo nodo cruciale, il tempo. Questa società e tutte le società operanti in grandi piazze sanno perfettamente che la quantità di tempo=pazienza garantita dall'ambiente è di gran lunga più esigua che in altri luoghi di calcio, da Fiorenzuola in su o in giù. Non è né giusto né sbagliato. È così e non può essere altrimenti. Contestualmente, se tu, a tutte le latitudini, impronti un progetto calcistico in cui credi fermamente, non puoi gettarlo nella discarica dopo venti giorni e due sconfitte. Pertanto, chiedere la testa dell'allenatore, utilizzandolo come facile "capro espiatorio" alla quinta giornata di campionato, è facilmente intuibile, appare una classicissima "birichinata" alla catanese (utilizzo l'eufemismo per non urtare animi sensibili al più icastico termine nostrano iniziante per "m"), quel "sempreverde" che pare non tramontare mai dalle nostre parti, atavicamente allergiche a progetti e relativa pazienza (e competenza) per portarli a termine.

Critiche giuste 

Questo cosa significa, che non si possa criticare l'allenatore, non si possano criticare le sue scelte, non si possano criticare i giocatori, dal più famoso al più giovane e sconosciuto? Significa che non si possa criticare chi l'ha scelto, chi ha fatto il mercato, chi ha dettato i tempi del progetto stesso? No. Assolutamente no. Significa solamente quello che si è scritto, se le parole nette, chiare, inequivocabili hanno oggi ancora un cavolo di senso. Non lo si può giudicare definitivamente dopo poche partite e non lo si può esonerare per compiacere il desiderio di sangue di alcuni o molti tifosi, opinionisti o pseudotali. Significa cercare di comprendere come si possano sviluppare nelle prossime gare il gioco e i risultati del Catania e agire di conseguenza. Se il trend negativo, perché è negativo, lo dicono i numeri incontrovertibilmente (4 punti in 4 gare, due gol fatti, tre subiti), verrà confermato nei prossimi tre o quattro match, lo sa benissimo il tecnico e lo sa benissimo anche la società, sarà molto difficile pensare di perpetuare tale progetto. In caso contrario, l'attesa (a mio parere, naturale e scontata) avrà prodotto i frutti sperati. Punto. Niente di più. Nessuna dietrologia, nessun retropensiero. Zero. Un iter normale come accade da sempre nelle piazze dove davvero si ottengono risultati importanti con programmi seri.

Onestà intellettuale 

Una sola cosa mi sento, per onestà intellettuale, di asserire, avendo visto e rivisto tutte le partite fin qui disputate: il Catania ha mostrato un'idea di gioco, un'idea propositiva che raramente si riscontra in Serie C. Tranne che in occasione del match di Monopoli, i rossazzurri hanno sempre giocato meglio degli avversari, hanno giostrato per quasi tutti i 90' nella metà campo d'attacco, hanno crossato e tirato verso la porta molto di più dei competitor di turno. Non hanno prodotto un possesso sterile o un "tiki taka" da esibizione, anche perché non è questo il "credo" tattico di Tabbiani, notoriamente un "dezerbiano". È mancata l'ultima fase, quella di verticalizzazione (alias, qualità e lucidità nei passaggi decisivi) e rifinitura oltre che di concretizzazione a rete della mole di gioco effettuata. E non è poco, attenzione. Non vi è da minimizzare per nulla. È il "sugo" del calcio. Ecco, lì è necessario criticare e chiedere di più. È lì che gli alibi non reggono. È lì che aggrapparsi alla sfortuna dei pali colti o alla prodigiosità delle parate dell'estremo difensore avversario oppure all'estemporaneità di conclusioni da distanze siderali che ti puniscono immeritatamente non funziona. Anzi, è deleterio. È lì che, se non si riesce a trovare il bandolo della matassa, si rischia il naufragio di un progetto tecnico-tattico. È lì che si deve richiedere il cosiddetto "upgrade", considerato che il materiale a disposizione è di prim'ordine.

Freddezza

In conclusione, carusanza, cerchiamo, almeno "una tantum", di mantenere la freddezza richiesta dal momento. E sosteniamo, aiutiamo, perché la qualità per fare bene c'è, dopo anni e anni di "vacche magre". Critichiamo, se è il caso (e questo lo è), ma facciamolo con intento costruttivo e basandoci su fatti concreti reali, i numeri e le prestazioni, articolando analisi quanto più oneste possibile. In tutti i sensi. Let's go, Liotru, let's go!!!