Catania res 'Pinto'!

Calil, prova deludente...

Calil, prova deludente... 

Max Licari sulla prima sconfitta dei rossazzurri al "Pinto". No drammi, ma fugare subito i segnali negativi con il Martina...

Sconfitta meritata
Lo sapevamo che, prima o poi, sarebbe giunta. Ed è giunta. A Caserta, in un campo tradizionalmente ostico e contro una squadra attrezzata per la Lega Pro. Ci può stare, la sconfitta, nessun dramma ovviamente, non dimenticando che i campani si trovano ora in testa alla classifica con gli stessi punti (14) conquistati sul campo dai rossazzurri. Tuttavia, è necessario evidenziare che la virtualità è una cosa, la realtà un’altra: il Catania si ritrova ancora in zona retrocessione, al penultimo posto. Di questo bisogna parlare, non di altro, al fine di non perdere di vista le coordinate che devono guidare i ragazzi verso l’obiettivo primario, la salvezza, il mantenimento della categoria. Pertanto, non si può non analizzare con attenzione la prestazione del “Pinto”, in modo da evidenziare cosa ancora non funziona nel progetto di edificazione tecnico-tattica di Pippo Pancaro. Innanzitutto, a mio parere, l’undici di Romaniello ha meritato la vittoria, non tanto per la cifra tecnica espressa, ma per l’attenzione, la grinta, la capacità di coprire il campo e l’evidente superiorità sotto il profilo atletico manifestate in un campo assai pesante, certamente non adatto alle caratteristiche del Catania, ma non al punto da costituire un alibi per la scialba esibizione di Calil e soci. Insomma, i padroni di casa ci hanno creduto di più e hanno ottenuto, dalla propria bravura e da quel pizzico di sorte che accompagna sempre le grandi imprese, lo “scalpo” di quella che fino a quel momento era la compagine più convincente del Girone C. Di contro, il Catania ha approcciato la gara con una certa “morbidezza”, presumendo forse una superiorità tecnica probabilmente esistente nei valori assoluti, ma tutta da dimostrare in campo. E, se non ci metti testa e garretti, a queste latitudini perdi anche con formazioni meno agguerrite della Casertana. Eppure, malgrado l’impatto non certo eccezionale sulla partita, le prime occasioni le ha avute il Catania, a dimostrazione che i valori sono importanti. Grave l’errore in avvio di un Calderini stranamente “mogio” sotto il profilo dell’attenzione (doveva tirare con "ignoranza", non cercare l'assist di fino a Calil). Poco “cattivo” anche Russotto al 18', un altro che non ha reso secondo le enormi aspettative, nell'indirizzare verso la porta un facile colpo di testa a pochi metri dalla porta di Gragnaniello. Preso il gol al 23’ da Alfageme in maniera balorda (ma nell’occasione non ha funzionato la catena di sinistra e Bastianoni ha lasciato passare la palla a due passi dalla linea di porta), gli etnei hanno clamorosamente fallito un altro paio di clamorose occasioni, con Scarsella (errore pesante sotto porta) e Calil (tiro incomprensibile dai 20 metri con Russotto solissimo da servire e mandare in porta). Segno che, proprio, con la lucidità non c’eravamo. Poi, il grave errore di Bastianoni in uscita a fine prima frazione ha, in pratica, chiuso la partita. Una squadra “importante”, in partite così tirate, non può permettersi battute a vuoto del genere, sbagli che compromettono definitivamente un match sul filo del rasoio. Obiettivamente, l’uscita di piede invece che di mano su un’innocua imbucata a centro area verso Negro è da matita rossa. Errore tecnico evidentissimo. Con due gol sul groppone e in giornata non positiva, al cospetto di un avversario più tonico, nella ripresa era difficile risalire la china. E, infatti, il Catania, a onta dell’ingresso positivo di Falcone (migliore dei suoi a fine gara), non lo ha fatto. È andata più vicina la Casertana al terzo gol che il Catania a riaprire il match, sebbene nel finale il neoentrato Barisic e Calil abbiano fallito due clamorose reti a due passi da Gragnaniello. Troppo poco. Onore ai rossoblù che, con impegno e determinazione feroce fino al 94’, hanno portato a casa la vittoria del primato.

Pancaro sceglie i titolari, ma non ottiene risposte positive
Un po’ tutti ci aspettavamo le scelte che ha fatto Pancaro. Squadra titolare in campo e grandi aspettative da parte dei tifosi, in specie del centinaio in trasferta al “Pinto”. Come detto, qualcosa è andato storto. Il punto nodale, a mio avviso, è il calo atletico. Si è vista una squadra sistematicamente in ritardo sulle seconde palle rispetto agli avversari. In specie a centrocampo, dove Agazzi, Castiglia e Scarsella si sono fatti sovrastare da Capodaglio, Mancosu (il più tecnico dei rossoblù) e Agyei, di gran lunga il migliore in campo, addirittura straripante a livello agonistico e atletico fino al 94’. Anche i terzini, non aiutati dai due esterni Calderini e Russotto in serata negativa, sono andati spesso in difficoltà su Mangiacasale e Tito, soprattutto dalla parte di un incerto Garufo. La verità è che, questa volta, il 3-5-2 di Romaniello, anche tatticamente, ha vinto la sfida con il 4-3-3 di Pancaro, senza che il tecnico calabrese sia riuscito a cambiare le carte in tavola. I rossazzurri non hanno mai trovato ampiezza e le occasioni avute sono giunte spesso su errori tecnici degli avversari. Tanti appoggi imprecisi, chiara difficoltà da parte degli attaccanti, spesso anticipati, a tener su palla, poca attitudine agli inserimenti, se si eccettua l’occasione clamorosa fallita da Scarsella. In questa direzione, da rivedere la prestazione di Calil, negativa sia a livello atletico sia a livello tecnico (incredibile l’errore al 94’). Ha dato l’impressione di non avere la cattiveria giusta per gare del genere. Eppure, dovrebbe esserci abituato, considerata la “cavalcata” dello scorso anno con la Salernitana. Questa partita la si poteva recuperare solo sfruttando un episodio positivo nei primi 15’ della ripresa. Non è accaduto per merito della Casertana e per chiari demeriti del Catania, i cui uomini chiave hanno "bucato"il cimento. La fortuna, gli episodi favorevoli, te li devi guadagnare e i rossazzurri non lo hanno fatto. Può accadere comunque che, dopo una grande rincorsa e tante partite di fila giocate, si paghi dazio sotto il profilo della lucidità e della “gamba”; l’importante è che si tratti di un episodio isolato e non di un “segnale” di difficoltà più profonda. Probabilmente, se il tecnico avesse scelto Parisi, Lulli e Falcone dall’inizio la partita si sarebbe sviluppata diversamente, ma il “senno del poi” è assai facile. Posso solo dire che io avrei fatto le stesse scelte di Pancaro e, all’atto della presentazione delle distinte ai giornalisti, ho pensato: scelte azzeccate! Il calcio non è scienza, lo sappiamo. Però, una riflessione “preventiva” la voglio gettare sul tavolo del dibattito, in modo da sgombrare il campo dagli equivoci: senza umiltà non si va da nessuna parte. Ho visto troppe giocate di fino al posto del randello che in Lega Pro e in partite siffatte appare necessario. Gli elogi ricevuti sono stati meritatissimi, ma guai a pensare di essere diventati fenomeni; sarebbe l’inizio della fine. Siccome Catania è una piazza che in passato ha ingenerato in qualche giocatore “convinzioni” similari, beh, estirpiamole subito! “Campioni “non ce ne sono né tra i giocatori, né tra i tecnici, né tra i giornalisti. C’è solo gente che avrebbe una fame spasmodica di ritornare ai livelli che competono alla città. E ci si torna solo con la “testa” giusta. “Menza palora”, come si dice dalle nostre parti…

Martina Franca…mente
Franca...mente, se domenica prossima al “Massimino” il Catania non riuscirà a riprendersi al cospetto di una delle compagini meno attrezzate del torneo, allora ci si dovrà cominciare a preoccupare. Sono convinto che non accadrà, perché questa è squadra dai valori importanti sotto il profilo tecnico e caratteriale. Quindi, noi tutti aspettiamo il pronto riscatto. Servirebbe una vittoria convincente che spazzasse le piccole “nubi di dubbio” che si sono addensate nel cervello dei tifosi dopo il negativo match del “Pinto”. Quindi, tanto lavoro, profilo basso, olio di gomito e pedalare... Tutti. Let’s go, Liotru, let’s go!!!