Catania-Verona 0-0: commento tecnico-tattico

Bergessio pressing costante nel finale...

Bergessio pressing costante nel finale... 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra etnei e scaligeri.

Focus sulla tattica: moduli speculari, Mandorlini prudente nelle sostituzioni, De Canio prova a vivacizzare il finale
Dopo la parentesi difensivista di Genova, De Canio torna al 4-3-3, confermando la fiducia in Frison tra i pali; davanti al n°1 ex Vicenza, linea a quattro composta dal confermato Peruzzi a destra, dalla coppia centrale Legrottaglie-Spolli e da Pablo Alvarez che per l’occasione viene dirottato sulla fascia sinistra, vincendo il ballottaggio con Capuano; a centrocampo De Canio butta immediatamente nella mischia capitan Izco, appena recuperato, con Guarente al centro davanti alla difesa (nonostante il rientro di Tachtsidis e nonostante il tecnico avesse dichiarato in passato di poter schierare Guarente in tale posizione soltanto in situazioni d’emergenza) e Plasil al suo fianco sul versante sinistro; davanti, trio Barrientos-Leto-Castro.
4-3-3 consueto anche per Mandorlini: davanti a Rafael, Cacciatore a destra, la coppia Moras-Maietta in mezzo e Agostini a sinistra; a centrocampo viene schierato Donati davanti alla difesa in luogo del febbricitante Jorginho; l’ex centrocampista del Palermo viene affiancato a destra da Romulo e a sinistra da Halfredsson, quest’ultimo preferito all’ex di turno Martinho; il trio offensivo vede Luca Toni come vertice alto con Iturbe e Juanito Gomez a gravitargli attorno sulle fasce.
Fino al 70’ non cambia praticamente nulla dal punto di vista tattico. E’ a quel punto che Mandorlini, evidentemente soddisfatto dal pareggio che sta maturando per la propria squadra, tira fuori Gomez inserendo il mediano Donadel, che si va a piazzare sul centro-destra, con conseguente avanzamento di Romulo che a questo punto agisce da ala del tridente. Pochi minuti dopo De Canio opera il proprio primo cambio inserendo il convalescente Bergessio al posto di Leto. Sembra cambiare poco e niente finché, al 77’, si fa male Moras, e nel tempo che si perde per portare fuori il giocatore greco (che nel frattempo viene sostituito dal pari ruolo Marques) De Canio ne approfitta per parlare con Plasil e Castro per spiegargli il cambiamento tattico che intende attuare e che si rende evidente sin dalla successiva azione: 4-2-3-1, con Izco e Guarente in mediana, Plasil avanzato nel ruolo di ala destra, Barrientos riferimento sulla trequarti che agisce alle spalle di Bergessio, e Castro sulla sinistra. Il Pitu però è stremato e cinque minuti dopo lascia il posto a Keko, che si piazza sulla propria fascia di competenza, quella destra, determinando lo spostamento al centro sulla trequarti di Plasil. Nello stesso momento Mandorlini tira fuori Donati e mette dentro l’interno destro Laner, facendo scalare al centro Donadel. C’è ancora tempo per un ultimo cambio: quello con cui De Canio a un minuto dalla fine sostituisce Peruzzi con Monzon. Quest’ultimo si piazza nella posizione di terzino sinistro e Alvarez conseguentemente si trasferisce sulla fascia opposta.

Cosa va: il cuore non manca, e alla distanza si evidenziano piccoli progressi sotto il profilo della condizione
Una piccola consolazione storico-statistica ci viene offerta dal ricordo della partita Catania-Livorno della stagione 2009/2010: esattamente quattro anni fa il Catania si trovava nella medesima situazione, cioè all’ultimo posto in classifica, ma a questo punto della stagione i punti erano 9. Adesso, per quel che può contare, i rossazzurri ne contano uno in più. E’ vero che il bottino è magro ma ricordando il precedente possiamo dire che ancora nulla è perduto: nel giro di 5 punti il Catania si ritrova altrettante squadre e la corsa ancora è lunga.
Una cosa, sicuramente, non può essere rimproverata ai ragazzi stasera: il cuore. Ce l’hanno messa tutta per sbloccare il risultato, anche nel finale nonostante i muscoli non reggessero più. A differenza di altre occasioni non si è vista la solita squadra che crolla alla distanza e si consegna all’avversario. Piccoli miglioramenti sotto un profilo fisico e psicologico che vanno sottolineati perché sono i primi passi da cui poter imbastire un progetto di risalita. Proprio in virtù di tali aspetti il Catania ha creato numerose palle gol, e in contraddizione con le consuete statistiche di questa stagione si è trovata la porta in più di una circostanza. Purtroppo è mancato il gol, ma l’impressione è che una volta recuperati fisicamente gli elementi importanti di questa squadra l’intesa crescerà e sarà legittimo aspettarsi di più. Izco e Bergessio, per esempio, non erano per niente al 100%, ma è bastata la loro presenza a garantire più fiducia ai rispettivi reparti.

Cosa non va: sotto porta, lucidità zero
Il più grande merito è stato allo stesso tempo in alcuni casi un limite. L’eccessiva irruenza può facilmente trasformarsi in mancanza di lucidità, ed è quello che è successo ai rossazzurri in occasione delle diverse palle gol create: Leto, Peruzzi, Spolli, Castro hanno tutti ciccato al momento della conclusione o della scelta della giocata in area di rigore, segno più di un problema psicologico dettato dalla disperata ricerca del risultato che di una lacuna di carattere tecnico. Questo ha portato anche i vari Castro, Guarente e Barrientos, ovvero i giocatori che hanno gestito maggiormente il pallone in casa rossazzurra, a sbagliare facili passaggi per cercare la giocata decisiva. Fermo restando che hanno disputato tutti una prova sufficiente.

Migliori in campo: Bergessio e Romulo
Gonzalo Bergessio porta a casa un premio più simbolico che basato sulla prestazione. Ha giocato solo una ventina di minuti e non ha avuto modo di incidere, ma è da segnalare come in così poco tempo sia stato più incisivo in fase di pressing nei confronti dei difensori avversari rispetto al compagno Leto, e ciò nonostante sia reduce da un brutto infortunio che non ha smaltito ancora del tutto. In così poco tempo si è visto anche che Castro e Barrientos, che faticavano a dialogare col n°11 etneo, riuscivano a farsi dettare i passaggi dal “Lavandina”, con cui hanno evidentemente maggior feeling. Dal recupero completo di Bergessio passa una buona fetta della salvezza del Catania.
Interno di centrocampo votato agli inserimenti e alla sovrapposizione sulla fascia; ala costante spina del fianco della difesa avversaria; financo terzino aggiunto in fase di raddoppio in difesa. L’ex Fiorentina Romulo è uno dei gioielli lanciati dal Verona di Mandorlini. Fortunatamente per i colori rossazzurri non è riuscito a creare grossi pericoli ma la propria duttilità impressiona ed è un’arma perfettamente utilizzata dal tecnico gialloblù.

Peggiori in campo: Leto e Toni
In una partita che si chiude senza reti è facile che sul banco degli imputati finiscano gli attaccanti. La prova di Leto è stata generosa, a tratti incisiva, quando è riuscito a dialogare con Barrientos e aprire varchi nella difesa veronese, ma infruttuosa. Al di là del gol mangiato, l’ex giocatore del Panathinaikos ha fatto rivedere lo stesso difetto mostrato a più riprese nelle ultime partite dal collega Maxi Lopez: troppe volte si è fatto pescare in fuorigioco in occasioni dei rilanci dalla difesa. Segno non tanto di una scarsa attenzione quanto di una forma ancora deficitaria. In ogni caso non pare adatto a ricoprire il ruolo da centravanti puro.
Anche Toni è rientrato negli spogliatoi senza aver lasciato grandi ricordi, a parte una quantità industriale di polemiche, corpi a corpi coi difensori, e, soprattutto, falli, su cui il direttore di gara Damato è stato fin troppo indulgente.