Catania-Milan: presentazione della gara

 

La presentazione del "lunch match" del "Massimino" tra rossazzurri e rossoneri. Catania obbligato a vincere per riscattare il KO di Torino, Milan 'agitato' tra infortuni e rivoluzioni societarie.

Per l’onore di Catania
Punto e daccapo. La pesante sconfitta rimediata a Torino ha addensato nuovamente, sul cielo etneo, quelle nubi nere che sembravano essersi diradate dopo il successo sull’Udinese. Catania ultimo in classifica, seppur in coabitazione col Chievo Verona (impegnato al “Bentegodi” contro il Livorno), Catania altalenate che non riesce a trovare il bandolo di una matassa sempre più intricata. Nove punti in tredici gare con all’orizzonte la gara interna contro il Milan. Stesso quadro, stesso periodo, che riporta a ritroso al campionato 2009/10: 29 novembre 2009, quattordicesima giornata, Catania-Milan 0-2 in virtù di una doppietta di “Lazzaro” Huntelaar. Altra situazione simile appena un anno addietro: 30 novembre 2012, quindicesima giornata, Catania-Milan 1-3 tra le polemiche… I soliti corsi e ricorsi, che soltanto a leggerli scatenato scongiuri a ripetizione. Come smentire il buon Vico? Stavolta si giocherà alle dodici e trenta della prima domenica di dicembre. Non sempre è un copione già scritto, anche se così sembrerebbe. In campo con voglia e concentrazione, con orgoglio e volontà, con coraggio e determinazione. Catania ha un orgoglio da difendere, una paradiso da mantenere, una dignità da salvare. Che sia Milan o Gravina, poco importa: occorre vincere e bisogna farlo adesso. -31 all’Alba: “Siate folli, siate affamati, siate umili, siate elefanti!”

Povero Diavolo…
Acque agitate in casa del Diavolo. Nonostante l’importante vittoria in Champions League colta in Scozia, che pone i rossoneri ad un passo dalla qualificazione al turno successivo, la situazione a Milanello è tutt’altro che tranquilla. Campionato assai deludente, scelte sbagliate in sede di mercato e continui pettegolezzi sulla vita dei calciatori (Balotelli). Ad accentuare il tutto ecco le dimissioni di Adriano Galliani, al termine di un periodo pieno di dissapori con Barbara Berlusconi, giovane rampante vogliosa di riportare il Milan ai fasti di un tempo. Crisi societaria dalla quale il tecnico Max Allegri (sul quale aleggia minacciosamente il fantasma di Pippo Inzaghi) vorrebbe tener fuori una squadra che in campionato ha deluso (eufemismo) fin troppo: tredicesimo posto in classifica (in coabitazione col Cagliari) a 14 punti dalla zona Champions (obiettivo stagionale) e +4 dal terz’ultimo posto (attualmente l’obiettivo prioritario). Tra l’altro i rossoneri, nel corso di questo torneo, non hanno ancora vinto in trasferta. Numeri impietosi che rispecchiano a pieno la situazione di una formazione il cui organico appare “non da Milan”. Da qui la “spinta rivoluzionaria” della Barbara e le dimissioni di Adriano, prontamente respinte dal Cavaliere con un perentorio "Galliani resta al Milan". Tutta colpa della coppia Galliani&Allegri? “Senza soldi non si canta messa” e nelle ultime stagioni l’ormai ex A.d. rossonero di affari low cost ne ha fatti diversi (vedi Ibrahimovic o lo stesso Kakà, quest’ultimo preso a parametro zero), facendo di necessità virtù. Ingratitudine o voglia di rinnovamento. Di certo una gran confusione. Povero Diavolo…