Catania-Fiorentina: analisi del match

 

La sconfitta del Catania al Massimino contro la Fiorentina raccontata in numeri, statistiche e grafici.

Niente da fare. L’effetto Maran, alla seconda esperienza stagionale sulla panchina etnea, nulla ha potuto contro la corazzata viola che archivia la gara già nel primo tempo, per mezzo di uno 0-3 che non ammette repliche. La seconda frazione di gara si gioca in un surreale clima d’amichevole agostana.
I tifosi chiedono a gran voce dei rinforzi, senza i quali difficilmente potrà essere centrato l’obbiettivo salvezza.

Lo score delle di Catania e Fiorentina  



La posizione media dei ventidue giocatori all’avvio  



Il Catania. Alla seconda esperienza stagionale sulla panchina etnea, il tecnico Maran decide di operare nel segno della continuità tattica, affidandosi al canonico 4-3-3. Nessuna rivoluzione riguardante il modello di gioco, dunque, sebbene l’avvio di campionato – sotto la sua guida – ed il prosieguo del torneo – epoca De Canio – avrebbero potuto suggerire scelte tattiche differenti. Frison confermato tra i pali; in difesa, stante le defezioni di Alvarez e Peruzzi, prendono posto, da destra a sinistra, Rolin, Bellusci (al rientro da un lungo infortunio), Spolli e Biraghi; Rinaudo (Lodi è assente per squalifica) è il regista davanti alla difesa, mentre Izco e Plasil sono gli interni; in avanti, spazio al tridente Barrientos-Bergessio-Castro.
Solo panchina dunque per Leto, nonostante fosse sembrato tra i più in palla e propositivi nella disfatta contro il Siena.

Nel 4-3-3 di partenza la densità di gioco massima è attorno Rinaudo  



Il Catania della ripresa. Barrientos è sulla linea dei centrocampisti  



La Fiorentina. Un’ampia e ben assortita rosa, adattabile alle più svariate esigenze, ha consentito al tecnico Montella l’utilizzo di diversi modelli di gioco nel corso di questo torneo. Dal 4-3-3 del ritiro estivo di Moena, si era velocemente passati al 3-5-2 per dare possibilità a Giuseppe Rossi di giocare insieme a Mario Gomez. Il contemporaneo infortunio occorso al giocatore tedesco e all’esterno Cuadrado (Fiorentina- Cagliari, terza di campionato) suggerirono a Montella il 4-3-1-2, promuovendo il centrocampista spagnolo Borja Valero come trequartista. Successivamente, il 4-3-3 divenne il modello tattico di riferimento, anche dopo lo stop di Pepito Rossi.
Contro il Catania, Montella ritrova il capitano Pasqual, ampiamente recuperato, e lancia dal primo minuto di gioco Alessandro Matri, prelevato alcuni giorni addietro dal Milan attraverso la formula del prestito secco fino a giugno). Nel 4-3-3 prendono posto Neto in porta; Tomovic e il già citato Pasqual sulle corsie laterali, Gonzalo Rodriguez e Savic centrali; a centrocampo Pizarro davanti la difesa, quindi Matias Fernandez – preferito ad Aquilani, già risparmiato nel match di Torino contro i granata - e Borja Valero; in avanti, il neo acquisto Matri è spalleggiato da Cuadrado e Vargas, che vince il ballottaggio con Joaquin.

Baricentro alto, squadra larga e grande propensione offensiva nei primi 45’ per i viola 



Nel 4-3-3 della ripresa la Fiorentina si compatta  



I cambi. Al rientro in campo dopo i primi quarantacinque minuti, Rolin rimane negli spogliatoi: il cambio è di natura squisitamente tattica. Izco prende il suo posto a terzino destro, mentre il subentrato Leto si colloca a destra, nella posizione in cui operava Barrientos, adesso rilegato a centrocampo. Montella lascia invece negli spogliatoi Tomovic e Matri, ambedue per problemi di natura muscolare, per Roncaglia e Matos rispettivamente.
Al minuto 72 esce Castro tra i fischi del Massimino per far spazio a Keko mentre sull’altra panchina si accomoda invece Borja Valero per Ambrosini: tatticamente non cambia nulla.
A 10 dal termine Guarente prende il posto di uno stanco Rinaudo, alla sua seconda gara settimanale dopo l’arrivo a Catania.

Diciassette palle giocate in zona area viola ma il grado di pericolosità alla porta di Neto è basso, appena del 35%  



FLUSSI DI GIOCO E TATTICA

La peggiore prestazione del Catania dall’inizio del torneo, mette in luce tutti i limiti – caratteriali e tecnici – del team etneo. In partita per soli venti minuti, giusto il tempo che la Fiorentina scaldasse i motori, i rossoazzurri subiscono un vero crollo psicologico e sportivo alle reti di Matias Fernandez e del neo acquisto viola Matri. Incapaci di reagire, abbandonano virtualmente il terreno di gioco alla mezz’ora, concedendo agli avversari di archiviare la gara già nel primo tempo, per poi permettergli di passeggiare indisturbati al Massimino per i restanti quarantacinque minuti di gioco.
Le due squadre sono speculari (4-3-3) solo sulla carta. Entrambe disposte con una difesa a quattro ma è quasi in linea quella etnea, moderna ed offensiva – i due terzini stazionano oltre la metà campo – quella di Montella. A centrocampo, sono equivalenti le posizioni di Rinaudo e Pizarro, ambedue registi bassi a ridosso della linea difensiva, ma differente è la posizione degli interni di centrocampo. Mentre Plasil ed Izco giocano sulla linea di centrocampo, Borja Valero e Matias Fernandez prendono possesso della trequarti avversaria. Ne consegue un atteggiamento di squadra – quello viola – particolarmente offensivo (58,2 metri il baricentro della Fiorentina) che troverà anche riscontro nel dato relativo alla supremazia territoriale (16’:41” contro i 6’:51” rossoazzurri). Gli esterni offensivi, che nel Catania sono costretti ad accentrarsi alla ricerca di qualche pallone giocabile, nella Fiorentina rimangono volutamente larghi. L’utilizzo dell’ampiezza, favorito dalle posizioni di Vargas e Cuadrado, obbliga infatti al retroguardia etnea a rimanere bassa e larga, favorendo l’inserimento dei centrocampisti dalle retrovie.

Esordio amaro per il vice-Lodi Rinaudo  



La manovra etnea in numeri 



Catania – I flussi di gioco. Il Catania, privo di Lodi assente per squalifica, affida l’impostazione della manovra al nuovo arrivato Fabian Rinaudo (49 passaggi riusciti nel corso del match). Al pari del centrocampista campano, il mediano argentino si colloca davanti la retroguardia rossoazzurra lungo la linea di centrocampo. Dotato di buona tecnica individuale e senso della posizione, mostra le sue doti migliori in fase di copertura (6 recuperi, 5 intercettazioni) ma non sembra poter assicurare – si tratta solo della sua seconda apparizione in rossoazzurro – le stesse giocate e visione di gioco del suo pari ruolo.
Dialoga spesso, specie nel corso della prima frazione di gara, con i compagni di reparto, preferendo più spesso scaricare lungo la corsia sinistra, in direzione di Plasil (8 passaggi utili) e Biraghi (8). Buona la precisione nel passaggio, dimostrata da una accuratezza dell’84%.
Barrientos è protagonista, al pari di Castro, di una delle peggiori prestazioni della stagione. Gioca pochi palloni, un numero certamente al di sotto dei suoi standard e fatica a trovare adeguata posizione in campo. Spesso dietro la linea del pallone, riceve 13 palloni giocabili da Plasil quando riesce a conquistare la zona centrale del campo ma non è mai incisivo. Né individualmente, né per la squadra.

Pizarro è il leader e fulcro della manovra viola  



I flussi di gioco viola in numeri  



Fiorentina – I flussi di gioco. Nella partita più facile sin qui disputata dalla Fiorentina nel corso della stagione, brilla il talento di Pizarro. In Italia da 13 anni consecutivi – eccezion fatta per la breve esperienza al City - il centrocampista cileno, classe 1979, tiene saldamente le redini del gioco viola per l’intero match. Dialoga con tutti i compagni e gli distribuisce un totale di centoquindici passaggi nei 90 minuti. La precisione in palleggio è straordinaria, pari al 91%. Protagonista anche in chiave difensiva (14 recuperi effettivi e 10 intercettazioni), gioca una sola palla in zona area etnea, preferendo rimanere lungo la linea di centrocampo e lasciare a Borja Valero e Matias Fernandez il compito di giocare tra le linee.
I dati relativi al volume di gioco (oltre 36 minuti di possesso palla ed 808 palloni giocati) e quelli che fanno riferimento alla qualità della manovra (641 passaggi riusciti e 101 giocate utili) sono sufficienti per descrivere la gara dominata in lungo (358 passaggi bassi tentati nella metà campo etnea) e largo (18 cambi di gioco) dalla compagine allenata da Montella.
L’atteggiamento di squadra è risoluto sin dalle prime battute e l’azione inizia nella quasi totalità dei casi attraverso azioni manovrate da dietro (buono, in tal senso, l’apporto alla fase di costruzione della manovra offerto dai difensori Savic e Pasqual, 155 passaggi in due).
Nonostante affronti un avversario, il Catania, in profonda crisi, la Fiorentina rientra a pieno titolo, per organizzazione di gioco e capacità tecniche dei singoli, tra le big del campionato.


IN & OUT: RINAUDO E CASTRO

Lotta e prova a dare profondità nel primo quarto di gara. Affonda con i compagni nella ripresa ma è tra i meno peggio  



Per lunghi tratti addirittura indisponente. Sin qui, una stagione di gran lunga al di sotto delle aspettative  



EPISODI

I due modelli di gioco all’avvio: 4-3-3 non speculari  



Nei 90’ la retroguardia viola è sempre schierata, qui con due difensori sugli avanti etnei  



Il Catania del primo quarto di gara è compatto ma troppo schiacciato, con tutti gli effettivi dietro la linea del pallone  



Inserimento dei centrocampisti dalle retrovie. Sul gol di Fernandez, lo stesso centrocampista cileno passa alle spalle di Plasil  



Gli esterni alti e larghi obbligano la difesa etnea ad aprirsi, creando superiorità numerica sulla trequarti