Catania-Fiorentina 0-3: commento "a caldo"

Barrientos, oggi impreciso e arrendevole

Barrientos, oggi impreciso e arrendevole 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra etnei e toscani.

Focus sulla tattica: Maran, disperate e inutili mosse; Montella chiude la partita in tempo per fronteggiare gli infortuni.
Non è tempo di esperimenti, e Maran, appena tornato sulla panchina del Catania, riparte dal 4-3-3 che aveva lasciato e che persino il predecessore De Canio si era deciso a proporre con continuità nelle ultime uscite. Il tecnico di Rovereto deve però far fronte alle pesanti assenze di Peruzzi e Lodi per squalifica. Così, davanti a Frison, sceglie Rolin come terzino destro per arginare la velocità degli esterni viola. Al rientro dall’infortunio dopo tre mesi, Bellusci fa coppia al centro con Spolli, mentre Biraghi viene confermato a sinistra. Trio di centrocampo quasi obbligato, con il neo acquisto Rinaudo a far da schermo davanti la difesa al posto di Lodi e Izco e Plasil ai suoi fianchi. Il tridente è quello a cui anche De Canio aveva attribuito i galloni della titolarità: Barrientos-Bergessio-Castro, quest’ultimo preferito a Keko e Leto nonostante le negative ultime uscite.
Anche Montella deve far fronte a qualche indisponibile di troppo, su tutti la coppia gol Mario Gomez-Pepito Rossi. La società, molto attiva sul mercato, gli ha però appena consegnato Matri e “l’aeroplanino” non esita a mandarlo subito in campo. Così, davanti al brasiliano Neto, difesa a 4 composta da Tomovic, Gonzalo Rodriguez, Savic e capitan Pasqual al rientro dopo qualche settimana di assenza per infortunio. In mediana Mati Fernandez vince il ballottaggio con Aquilani e Ambrosini e gioca accanto a Pizarro e Borja Valero. Nel tridente di cui Matri è il vertice alto, sugli esterni gravitano Cuadrado a destra e, a sorpresa, l’ex Vargas a sinistra, preferito a Joaquin.
Dopo il rocambolesco 0-3 con cui si conclude il primo tempo, già nell’intervallo si assiste ad una girandola di sostituzioni. Il cambio di Maran è di ordine tattico: sostituendo Rolin con Leto, il Catania passa al 4-2-4, con Izco che va a posizionarsi da terzino destro, Rinaudo e Plasil bassi in mezzo, Barrientos e Castro alti sulle fasce, e Leto che affianca Bergessio in avanti. Montella invece è costretto a togliere per problemi fisici Tomovic e Matri e li sostituisce con i pari ruolo Roncaglia e Ryder Matos.
L’aspettata scossa non arriva, e a poco meno di venti minuti dal termine Maran sostituisce l’impresentabile Castro con Keko, mentre al 79’ concede un po’ di riposo al combattente Rinaudo al cui posto entra Guarente. Con l’ingresso di Keko il Catania torna al 4-3-3: lo spagnolo si piazza sull’ala sinistra, Leto si allarga sulla destra e Barrientos prova a impostare, con scarsi risultati, arretrando a centrocampo. Montella da par suo si limita a sostituire Borja Valero con Ambrosini al 72’ e a gestire il possesso palla.

Cosa va: lo spirito iniziale, l’unico elemento da salvare.
La partita era stata preparata bene da mister Maran. Intelligente la mossa di schierare Rolin terzino destro, pur avendo a disposizione Bellusci che ha più esperienza nel ruolo, perché nella prospettiva di dover fronteggiare Cuadrado (che alla vigilia si prevedeva dovesse giocare a sinistra con Joaquin a destra) era preferibile farlo marcare da un difensore rapido qual è il n°5 rossazzurro, che poi si è ritrovato a lottare con l’ex Vargas arginandolo discretamente, andando nel pallone soltanto dopo lo 0-2, a partita compromessa. Altrettanto buona era stata la mossa di prevenire l’eccellente possesso palla della mediana viola attuando un pressing alto quando la palla era tra le mani o i piedi del portiere avversario, costretto così al rilancio. Certo, in attacco si mostrava più improvvisazione che convinzione, ma fino al gol di Mati Fernandez l’atteggiamento era quello giusto. Poi però…

Cosa non va: fragilità psicologica da brividi. Tutte le componenti devono intervenire prima che sia troppo tardi.
Poi però abbiamo assistito al solito, grande e drammatico limite del Catania 2013/14. E’ bastato subire un gol, causato da errori individuali (mancato pressing di Izco o Barrientos su Pasqual e marcatura deficitaria di Spolli su Matri) per disunire e scoraggiare i ragazzi ed esporsi ai colpi letali di “Mitra” Matri. Tutti i tre gol sono arrivati dallo stesso lato, la fascia sinistra. Mentre Rolin era impegnato a marcare Vargas, nessuno si è degnato di seguire Pasqual, che ha potuto liberamente crossare per ben tre volte.
La partita è finita lì, con i rossazzurri mai tornati in campo nella ripresa e i viola che non hanno voluto infierire limitandosi al possesso palla. Adesso è necessario fare una riflessione che coinvolga tutte le “componenti”, riflessione volta ad evidenziare costruttivamente i lati negativi tenendo presente che, ad oggi, a 18 partite dalla fine del campionato e con 54 punti a disposizione, la zona salvezza dista 4 punti.
Giocatori. Per poterci salvare è necessario che i giocatori onorino la maglia e sputino sangue dal 1’ al 96’ minuto. Oggi la squadra ha offerto nel secondo tempo uno spettacolo imbarazzante e vergognoso, che palesa uno stato psicologico pessimo.
Allenatore. Nell’ambito della cura dello stato psicologico il ruolo di Maran assume un’importanza fondamentale. Il tecnico deve inculcare ai ragazzi il concetto che se si sbaglia, se si subiscono dei gol, la partita non è finita e bisogna crederci fino alla fine. Un concetto che d’altronde la maggior parte dei giocatori che compongono l’organico attuale fino alla scorsa stagione conosceva bene. E’ necessario verificare nello spogliatoio chi ci sta e chi no, e con coraggio tagliare chi non ci crede, sfruttando la sessione di mercato ancora aperta. Poi se le cose disgraziatamente dovessero andare male si vedrà. Ma non si può accettare di retrocedere consegnandosi passivamente e sistematicamente all’avversario di turno.
Società. Che fosse necessario qualche intervento sul mercato la stessa società l’aveva pubblicamente riconosciuto già a dicembre. Rinaudo e Lodi serviranno, e molto, ma non bastano. Si è aspettato molto, adesso non c’è tempo, bisogna intervenire immediatamente per rinforzare la squadra nel reparto offensivo, e allo stesso tempo per “ripulirla” dagli elementi che, per ragioni mentali o tecniche, non possono dare una mano alla realizzazione dell’impresa.
Tifosi. Smettere di tifare a mezz’ora dalla fine, che sia condivisibile o meno, è un diritto legittimamente esercitato da chi è schifato da quanto visto in campo. Ma se la tifoseria vuole aiutare davvero la squadra a conservare la categoria, non può abbandonarsi a illogiche esternazioni distruttive come quella attraverso cui invita il Presidente ad “andarsene a casa”. La società, dopo 8 splendidi anni di Serie A, quest’anno ha fatto i suoi errori, ma all’orizzonte altro che sceicchi, non si vede neanche l’ombra di azionariati popolari in grado, eventualmente, di rilevarla. Questa è la società che abbiamo e questa è l’unica società che può salvarci. Va sostenuta, criticata con giudizio se necessario, ma invitarla ad andarsene non porterà certo alcun beneficio.

Migliori in campo: Rinaudo e Matri
Nel Catania si ripete la situazione già vista pochi giorni fa in Coppa Italia contro il Siena: di fronte ad una squadra che sembra fare acqua da tutte le parti, il nuovo arrivo Fabian Rinaudo è uno dei pochi a uscire dal campo a testa alta. C’è da augurarsi che la depressione dei compagni non coinvolga anche lui. L’irruenza con cui affronta gli avversari deve fungere da esempio in momento delicato come questo.
Quanto alla Fiorentina, seppur solo per 45’, i riflettori sono tutti su Alessandro Matri. Al Milan sembrava essersi definitivamente bruciato, e invece al debutto in viola convince tutti con un assist e una doppietta da rapace d’area di rigore. Da segnalare anche Pasqual che è protagonista in tutte e tre le azioni dei gol coi suoi traversoni dalla sinistra e Borja Valero che per come trova i compagni anche se di spalle sembra avere due occhi davanti e altri due dietro.

Peggiori in campo: Spolli e Ryder Matos
Trovare un peggiore tra i rossazzurri equivale a cercare un capro espiatorio. Così non dev’essere e in tanti hanno “brillato” in negativo, da un irriconoscibile Barrientos che non azzeccava un passaggio a un Castro sempre più in fase involutiva. Limitandoci ad analizzare i gol subiti, che a conti fatti hanno deciso la gara, ci accorgiamo però che Spolli concede la sponda a Matri in occasione dello 0-1 di Mati Fernandez e si fa anticipare dallo stesso ex milanista in occasione dello 0-2.
Nella Fiorentina è impresa impossibile trovare un peggiore. E’ vero che Vargas nel primo tempo è stato limitato da Rolin e rispetto ai compagni di reparto ha inciso poco e niente sul risultato finale, ma bisogna riconoscere che a risultato acquisito ha fisiologicamente tirato i remi in barca come tutti i compagni. In questo “contesto”, chi non ha certamente potuto mettersi in mostra è stato Ryder Matos, entrato al 45’ e quindi, di fatto, spettatore non pagante del secondo tempo.