Catania-Cagliari (0-0): Sonnellino primaverile

Mariano Andujar, giornata tranquilla...

Mariano Andujar, giornata tranquilla... 

Il commento allo scialbo pareggio interno degli etnei. I temi 'caldi': "Se non ci credi, non vinci"; Maran, cambi tardivi; Record, ottavo posto e onore.

“Se non ci credi, non vinci”
Partita povera d’emozioni quella tra Catania e Cagliari. Al “Massimino” vince la noia, con due squadre raramente pericolose nell’arco di tutti i novanta minuti (recupero compreso!). “Ripartire per crederci ancora”: era questo lo slogan ideale pre-partita in casa rossazzurra. Battere i sardi per dimenticare la follia pre-pasquale contro la Lazio e per sferrare un nuovo attacco alla zona Europa, in una giornata dove il calendario sorrideva (sulla carta) alla formazione di Maran: Fiorentina-Milan e il derby della capitale. “Se non ci credi, non vinci”: potrebbe essere questo il titolo perfetto per raccontare la sterile partita vista quest’oggi al ‘vecchio Cibali’. Effettivamente, al di là delle pesanti assenze in mediana (Barrientos squalificato, Lodi ed Almiron infortunati), il Catania di oggi non ha mai dato l’impressione di poter conquistare il risultato pieno al cospetto di un Cagliari, ostico ed ordinato (al quarto risultato utile di fila), ben messo in campo dal duo Pulga-Lopez. Primo tempo soporifero, ravvivato soltanto da qualche conclusione dalla distanza (Izco e Marchese) e dal brutto infortunio del difensore cagliaritano Pisano. Nella ripresa ritmi ancora più blandi, simili a quelli di una partita da fine stagione, con i sardi chiusi nella propria metà campo e gli etnei privi d’idee in mezzo al campo e, di conseguenza, impotenti in avanti. Lo 0-0 finale, stesso risultato ‘uscito’ nella gara d’andata disputata all’ “Is Arenas”, è il risultato più logico. Risultato a reti inviolate che consegna al Cagliari la maglia della “bestia nera”. Nelle ultime due stagioni, infatti, gli etnei contro i sardi hanno raccolto appena due punti sui dodici disponibili, con l’aggravante di zero gol segnati: 0-1 e 0-3 nella passata stagione e il ‘doppio’ 0-0 in quella in corso. Statistiche da film horror, così come la partita odierna. In classifica il Catania rimane all’ottavo posto, guadagnando momentaneamente un punto su Inter, Roma e Lazio (meneghini in campo stasera, capitolini lunedì). Per il Cagliari, invece, un punticino d’oro che consolida ulteriormente una classifica molto tranquilla.

Maran, cambi tardivi
Va bene le assenze in mediana, che hanno privato di qualità il gioco dei rossazzurri, sbagliato però farne un alibi. Nel corso di questa stagione, infatti, il Catania senza l’apporto di Ciccio Lodi, distributore di gioco in mezzo al campo e genio delle palle inattive, aveva totalizzato tre vittorie consecutive, rispettivamente contro Roma, Genoa e Fiorentina. È chiaro che, se all’assenza del numero 10 si sommano anche quelle di Almiron e Barrientos, sostenere la tesi di un Catania vincente anche senza Lodi diventa più complicato. L’idea iniziale di Maran, per sopperire all’assenza di fosforo in mediana, è stata quella di riproporre il 4-2-3-1 rispolverando Keko, finito nel dimenticatoio (inspiegabilmente) dopo l’exploit di Parma. Strategia potenzialmente giusta, la più accreditata alla vigilia, ma dagli effetti infruttuosi. Anche prima della fine dei primi quarantacinque minuti di gioco, la sensazione dilagante era quella che a questo Catania mancasse quel collante in grado di unire la difesa all’attacco. In poche parole un portatore di palloni, l’Almiron della sistuazione. Per caratteristiche tecniche, nell’organico dei rossazzurri un regista dai piedi e dal ‘cervello’ di Lodi non c’è. Però, un centrocampista in grado di collegare difesa ed attacco, fornendo palloni invitanti alle punte c’è: Adrian Ricchiuti. Nonostante l’età e la condizione fisica non siano dalla sua parte, la carta dell’italoargentino, secondo il sottoscritto, era una da giocare ben prima del minuto 83. Ricchiuti in campo almeno una ventina di minuti prima per un Biagianti spento e stanco. L’ingresso del numero 24 per Keko, congiunto a quello del coriaceo Salifu per capitan Marco, con il Catania schierato col 4-3-3 (Doukara era già entrato da qualche decina di minuti per uno spento Castro), avvalorano la tesi dei cambi ‘tardivi’. Infatti, soltanto negli ultimi dieci minuti (recupero compreso) il Catania, pur essendo stanco e con poche idee, ha dimostrato di essere aggressivo e combattivo. Troppo poco però per impensierire un ‘malinconico’ Agazzi. Troppo poco per conquistare una vittoria (immeritata) ma dal valore inestimabile. Quella dei cambi tardivi, si conferma una ‘pecca’ nella lettura tattica in corso di gara del mister di Rovereto. Quisquilie se si considera il campionato mostruoso disputato dagli etnei, con vittorie figlie delle idee tattiche di un mister assai preparato. Anticipare una sostituzione qualche decina di minuti prima, però, non sarebbe male…

Record, ottavo posto e onore
Numeri alla mano conquistare un posto nella prossima Europa League è un sogno ancora realizzabile: 21 punti a disposizione contro avversari abbordabili, eccezion fatta per il Milan. Sinceramente, però, credo che per questa stagione il sogno europeo rimarrà tale. Motivo? Quando non vinci (ma perdi!) partite come quelle contro Inter e Lazio e non vai oltre allo 0-0 in casa diventa impossibile alimentare speranze europee. Campionato finito? Tutti in vacanza? Assolutamente no! Nel mirino degli etnei, ottavi a quota 46 (numero assai caro a tutti i veri tifosi dell’Elefante), ci sono almeno tre obiettivi. Il primo è quello di migliorare il record di punti in serie A stabilito nella passata stagione con Montella (48 punti). Fattibile. Il secondo è quello di difendere l’ottava piazza dagli assalti dell’Udinese (adesso ad un punto dagli etnei) per evitare un paio di turni della prossima coppa Italia ed entrare nella competizione dagli ottavi di finale. Fattibile e abbastanza stimolante. Il terzo onorare il torneo senza ‘regalare’ punti a nessuno, ‘cugini’ compresi! Fattibile anche questo. A Verona tra sette giorni, contro un Chievo in cerca di punti salvezza, dovrà essere battaglia: per il record, per l’ottavo posto e per l’onore!