Buio pesto

Gli unici a vincere a Monopoli...

Gli unici a vincere a Monopoli... 

Max Licari sul disastro di Monopoli. Una debacle orribile che deve far riflettere seriamente sul futuro tecnico del Catania.

Inguardabili, in tutti i sensi…
Un pomeriggio così non si sarebbe potuto immaginare nemmeno nei peggiori incubi pallonari in chiave rossazzurra. Una delle pagine tatticamente e tecnicamente più tristi e penose dell’intera storia del Catania. Una debacle vera e propria, una “manita” ridicolizzante (l’ultima era stata subita a Palermo quattordici anni fa…) che ammazza i residui sogni di gloria persino del più ottimista fra i supporter etnei; figuriamoci che effetto possa aver fatto sui 111 presenti al “Veneziani” di Monopoli, i quali a fine partita hanno sonoramente contestato allenatore e giocatori! Un Catania assente dal campo, surclassato sotto ogni profilo dagli uomini dell’ex Scienza, in specie dal punto di vista atletico e psicologico. Un Catania inesistente che ha riproposto testardamente lo stesso assetto “bocciato” dalle risultanze della gara interna con il Cosenza acciuffata in extremis ( a cominciare dalla riproposizione da “quinto”di destra a centrocampo di Barisic). Un Catania che, a 11 partite dal termine del campionato e con la sosta prevista in occasione del prossimo turno, si ritrova 7 punti sotto il Lecce, serenamente accontentatosi di un punto al “Massimino” con la Sicula Leonzio, e 5 sopra il Trapani, vittorioso con la Paganese al “Provinciale”, ma con una gara in meno (cioè, vincendo la prossima, i granata si riporterebbero a due lunghezze dal secondo posto occupato dai rossazzurri). Un pomeriggio surreale, vissuto in un'autentica atmosfera “noir”, non solo per quanto di orrido stesse accadendo in campo, ma anche nel senso letterale di “nero”, buio pesto sotto il profilo delle immagini televisive che, speranzosi, gli appassionati catanesi di tutto il mondo cercavano in ogni modo di carpire dal web, con risultati nulli. In buona sostanza, nessun innamorato del Liotru, a parte i sostenitori presenti in Puglia e i due (proprio due, contati) giornalisti catanesi inviati dalle proprie testate, ha potuto seguire la gara. Una paradossale situazione da Medioevo calcistico che, nel 2018, dovrebbe far riflettere, molto riflettere. E dovrebbe far comprendere in modo definitivo quanto sia necessario, a ogni costo, “scappare” da questa categoria che affligge come un morbo l’innocente tifoso rossazzurro. Chi scrive, destinato a condurre una trasmissione televisiva “studio-stadio” live dal “Veneziani”, può ritenersi fortunato giacché uno dei due inviati a Monopoli (l’altro apparteneva al quotidiano “La Sicilia”) era quello della propria trasmissione (lo splendido Salvo Emanuele, valente giornalista, “anima” di Calciocatania.com), altrimenti non avrebbe avuto modo di ricevere nessuna notizia relativa al match, se non eventuali sporadici messaggi whatsapp da qualche benevolo tifoso presente nel settore ospiti. Roba che nemmeno ai tempi delle radioline… Tuttavia, a bocce ferme, si può tranquillamente affermare come tale situazione da pellicola esistenzialista polacca con sottotitoli in bielorusso si sia rivelata un bene per le coronarie degli appassionati etnei. Lo scempio, se solo raccontato, probabilmente assume contorni meno tragici rispetto alla crudezza delle immagini. Il sottoscritto, comunque, ritenendosi giornalista serio e dotato della necessaria onestà intellettuale, si asterrà dal proporre la consueta disamina tecnico-tattica, non avendo avuto la possibilità di assistere alla partita. E, a parte gli articoli e le pagelle del giornale locale e di CalcioCataniaCom negli articoli del citato Salvo Emanuele, nessun media catanese potrebbe farlo, poiché avrebbe la stessa credibilità di un vegano seduto in una trattoria dell'Antico Corso. Di contro, vi è stata la possibilità di ascoltare le dichiarazioni postgara e su quelle verrà focalizzata l’attenzione.

Molto su cui riflettere…
Quando è stato comunicato che si sarebbero presentati in sala stampa l’allenatore e il capitano, senza la possibilità per i giornalisti di poter porre domande, abbiamo un po’ tutti pensato che avremmo assistito a dichiarazioni “definitive” che escludessero di default ulteriori approfondimenti giornalistici. In realtà, Lucarelli e Biagianti si sono profusi in ammirevoli e dovute scuse nei confronti della piazza, contestualmente annunciando un ritiro punitivo, concordato con la società, nei confronti di giocatori e staff tecnico. Beh, forse a quel punto sarebbe stato più proficuo un comunicato e il silenzio stampa, giacché tante erano le domande che provenivano dai giornalisti e dai tifosi, domande purtroppo destinate a non avere risposta. Una fra tante, perché il Catania non mostra ancora di avere un assetto tattico definitivo (a differenza del Lecce) a una decina di partite dal termine del torneo, producendosi in continue e reiterate sperimentazioni (per esempio, con due esterni destri titolari, è necessario adattarne un terzo, Caccavallo prima, Barisic poi, fuori ruolo)? Oppure, perché dopo la bella vittoria di Andria, in cui sembrava che in qualche modo si fosse imboccato un percorso tecnico coerente, si è deciso di stravolgerlo nella partita successiva? O ancora, come mai, puntualmente, a cominciare da febbraio-marzo, la condizione atletica della squadra, invece che progredire (come naturale per un team il cui obiettivo è la promozione diretta), va a regredire in modo preoccupante? E ce ne sarebbero altre, già abbondantemente fatte nei postpartita di Catania-Casertana o Catania-Cosenza. Inutile ripetersi. Al momento, però, la domanda più pressante che deve porsi la società è se continuare su una determinata strada tecnica oppure cambiare, perché sbagliare questa risposta adesso potrebbe condurre al certo fallimento dell’obiettivo primario, la promozione in Serie B. A naso, se dopo le polemiche susseguite al pari interno con il Cosenza, la squadra reagisce con uno 0-5 al cospetto del Monopoli, la risposta non potrebbe essere che una sorta di mozione di sfiducia verso l’allenatore, ma non conoscendo a fondo le dinamiche interne allo spogliatoio, vogliamo riservarci il beneficio del dubbio. Un dubbio che, comunque, deve essere immediatamente scandagliato, sviscerato e fugato dalla società, considerato che un’eventuale “virata” verso altri percorsi tecnici avrebbe un senso solo in questa settimana, con una sosta da espletare e una quindicina di giorni a disposizione per eventuali ricostruzioni strutturali. È il momento di prendere una strada definitiva: o credere in questo progetto tecnico, che comunque ha prodotto una cinquantina di punti e un secondo posto, e difenderlo fino in fondo; oppure cambiare prima che sia troppo tardi. Una decisione difficile da cui dipendono i destini di questa stagione, fermo restando che l’organico del Catania rimane uno dei migliori della categoria. Il Lecce, dopo la debacle di Catania, scelse una determinata strada, ottenendo risultati concreti. Ma non è detto che una soluzione del genere produca risultati anche in altri contesti. Per esempio, durante la scorsa stagione i cambi tecnici in casa Catania si rivelarono nefasti. Quindi, la cosa più impellente che si richiede alla società è di decidere senza tentennamenti. Sostanzialmente, se ci sono forti remore in relazioni alla guida tecnica, meglio intervenire subito; se, invece, permane la fiducia sulla bontà del percorso tecnico-tattico e sulla gestione dell’organico, sarebbe il caso di farlo comprendere bene soprattutto ai giocatori, perché quello che è venuto fuori da Monopoli sembrerebbe dirigersi in tutt’altra direzione. Di tempo ce n’è sempre meno e, diciamocelo con franchezza, i più che probabili playoff incombono. Lì, cominciare con una situazione ingarbugliata risulterebbe letale. È necessaria chiarezza. La sosta potrà aiutare. Let’s go, Liotru, let’s go!!!