Atalanta-Catania 2-1: commento “a caldo”

Cristiano Biraghi, simbolo dell'altalenante pomeriggio del Catania

Cristiano Biraghi, simbolo dell'altalenante pomeriggio del Catania 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra orobici ed etnei.

Focus sulla tattica: cinque attaccanti nel finale per De Canio, mentre Colantuono si limita a coprirsi dopo il vantaggio
Dopo aver portato a casa la vittoria lunedì scorso dopo quasi due mesi di astinenza, De Canio prosegue sulla strada tracciata nella gara contro il Bologna: 4-3-3, con l’unica defezione di Pablo Alvarez tra i titolari. Spazio dunque a Biraghi al posto del n°22, per il resto formazione confermata: Frison tra i pali; Peruzzi, Rolin, Spolli e appunto Biraghi in difesa; trio di centrocampo composto da Izco, Lodi e Plasil; tridente offensivo Barrientos-Bergessio-Castro.
Modulo consueto anche per Colantuono, il 4-4-1-1. Maggiori sono però le assenze in casa nerazzurra: si tratta del portiere Consigli, dell’esterno destro Raimondi e del mediano Carmona. Così in porta va il giovane Sportiello, all’esordio in A, preferito all’ex di turno Ciro Polito; in difesa a destra subito spazio per il neo acquisto Benalouane, proveniente dal Parma, coppia centrale composta dall’altro ex Stendardo e da Lucchini, mentre a sinistra confermato Brivio; a centrocampo esterni col piede opposto rispetto alla fascia presidiata, ovvero Brienza a destra e Jack Bonaventura a sinistra, mentre la cerniera in mediana è composta da Cigarini e Migliaccio; davanti Maxi Moralez appoggia l’unica punta, “El Tanque” Denis.
Complice la nebbia scesa nella ripresa che tiene in equilibrio il match fino al 67’ e “congela” i cambi, la prima sostituzione arriva solo pochi minuti dopo il gol del vantaggio atalantino. E’ De Canio che sbilancia i suoi sostituendo il terzino Biraghi con l’esterno offensivo Leto. Plasil viene sacrificato in copertura, in un ruolo per lui inedito, quello di terzino sinistro, Leto si posiziona nel proprio ruolo di ala sinistra mentre Castro si accentra giocando tra le linee: ne vien fuori un 4-2-3-1. Colantuono risponde buttando nella mischia appena un minuto dopo il terzino Del Grosso, che sostituisce l’esterno Brienza: Bonaventura si sposta a destra, mentre Brivio avanza a centrocampo sulla propria corsia.
A dieci minuti dalla fine la disperata mossa di De Canio: fuori capitan Izco alla 200a presenza in Serie A, dentro Boateng, che si piazza sull’ala destra. A centrocampo rimane il solo Lodi, Castro e (soprattutto) Barrientos provano a dargli una mano in copertura ma è un palese 4-1-4-1 ultra offensivo. Colantuono allora rinforza il centrocampo col fresco Baselli in luogo di Cigarini (che peraltro era ammonito), e nel finale di partita inserisce il centrocampista Kone al posto della seconda punta Maxi Moralez, subito dopo la girandola dei gol, barricandosi in difesa.

Cosa va: nel primo tempo manca solo il gol; nella ripresa un errore pregiudica la possibilità di cogliere uno strameritato pareggio
Nonostante il risultato, questa è forse la prima trasferta da cui il Catania esce non solo con una sconfitta, ma anche con indicazioni positive. Nel primo tempo, per i primi 30’, c’è stata solo una squadra in campo, quella etnea. Gran pressing di mediani e attaccanti, buon palleggio a centrocampo e sulla trequarti, discreta spinta dei terzini (soprattutto di Biraghi), persino palle gol, la più ghiotta della quali senza dubbio quella sprecata da Castro. E’ mancato lo stesso elemento negativo intravisto contro il Bologna, ma ci torneremo dopo. Anche in difesa, dopo il risveglio dei padroni di casa, i rossazzurri sono stati esemplari, in particolar modo un iper reattivo e sontuoso Rolin. Nella ripresa, pur mostrando il limite di concedere troppo spazio agli avversari in una situazione climatica surreale (nebbia fitta, con visibilità ulteriormente peggiorata dai fumogeni accesi dalla curva bergamasca), il Catania ha mostrato la stessa compattezza e sicurezza difensiva del primo tempo, fino al grave episodio che ha innescato il rigore che ha portato al vantaggio dell’Atalanta. Una volta subito il gol dell’1-0 il Catania, pur in maniera disordinata (anche a causa del modulo ultra sbilanciato in avanti scelto da De Canio nel finale) ha mostrato di essere ancora in partita, e c’è da rammaricarsi parecchio per aver subito il fisiologico gol in contropiede nel finale, visto che oltre al gol del 2-1 di Leto i rossazzurri hanno confezionato dopo l’occasione del pareggio clamorosamente sciupata da Boateng. Sfortuna ed episodi hanno inciso in negativo sul risultato e va riconosciuto che i ragazzi di De Canio oggi avrebbero ampiamente meritato il pareggio.

Cosa non va: propensione alla finalizzazione su azione scarsissima, limite che alla lunga pesa sull’economia del match
Già lunedì scorso avevamo sottolineato che l’unico limite mostrato dal Catania contro il Bologna era stato quello di non essere riuscito a finalizzare le occasioni create non su palla inattiva. Ma la quantità e qualità mostrata in tal senso faceva ben sperare. Oggi i ragazzi di De Canio hanno confermato di aver recuperato, col ritorno di Lodi e il rientro di Bergessio, un potenziale offensivo degno di questo nome, ma hanno confermato altresì di non aver ancora fatto il decisivo passo in avanti: le occasioni non vanno solo create, il bel gioco non basta. Bisogna finalizzare. Non bisogna gettare la croce addosso a Castro o Boateng, ma è chiaro che se non si buttano dentro certi palloni salvarsi sarà oltremodo complicato. Non tutte le domeniche posso venire in soccorso i calci piazzati di Lodi, e c’è da valutare se sia il caso di intervenire a dovere sul mercato anche nel settore degli esterni offensivi. Per il resto poco da segnalare: certo, l’errore di Biraghi è ingenuo e grave, e a conti fatti ha deciso il match, ma è un episodio che nell’economia di 90’ può succedere, a maggior ragione se dopo un dispendioso primo tempo la squadra tira i remi in barca nella ripresa. Se il Catania avesse sbloccato il risultato certamente lo stesso n°34 avrebbe mostrato meno irruenza nell’azione incriminata.

Migliori in campo: Rolin e Denis
Attacco troppo sprecone, nel Catania giusto premiare un elemento del reparto difensivo che, al di là degli errori individuali in occasione dei gol subiti, ha mostrato per larghi tratti della gara una certa solidità. Ottimo sugli anticipi aerei, come Spolli, più reattivo e deciso in marcatura, l’Alexis Rolin di oggi rappresentanza un’ampia garanzia per il proseguo del campionato. Bene Biraghi in fase di spinta, più che sufficiente ma purtroppo non decisivo Lodi, positivo Boateng che gioca due soli palloni, servendo l’assist a Leto in occasione del primo guizzo e sfiorando il clamoroso pareggio nella seconda azione.
Tra gli orobici, dopo un primo tempo negativo nella ripresa è salito in cattedra Bonaventura, che ha sfiorato il vantaggio e ha poi conquistato il rigore trasformato dal “Tanque” Denis. Quest’ultimo però ha mostrato per tutti i 90’ la propria importanza per la squadra di cui è capitano. Come Bergessio nel Catania, viene puntualmente incontro ai centrocampisti per giocare in appoggio, più di Bergessio riesce anche a orchestrare alcune iniziative personali che aprono gli spazi e creano pericolo per la difesa avversaria.

Peggiori in campo: Castro e Cigarini
Sarebbe forse troppo severo punire Biraghi per il rigore provocato, per quanto questo episodio possa aver inciso in negativo sulla partita per gli etnei. Ma in negativo, come già evidenziato, ha inciso soprattutto l’incapacità dei rossazzurri di finalizzare le occasioni da rete, e quella fallita da Castro, solo davanti a Sportiello, è paradigmatica in tal senso. Il “Pata” attuale è un giocatore sfiduciato, che a tratti riesce a creare la superiorità coi dribbling ma per il resto è perlopiù inconcludente.
Nell’Atalanta gli 11 di Colantuono hanno disputato, alla lunga, una discreta partita, dopo un inizio horror. Chi ha inciso decisamente poco è stato Luca Cigarini il regista designato degli orobici che però, asfissiato dal lavoro di Izco e Plasil in fase di pressing, non è riuscito a costruire alcunché, ricorrendo anzi persino a falli di frustrazione che per poco non gli costavano l’allontanamento dal campo, prima della provvidenziale sostituzione con Baselli.