Di Grazia non si tocca!

Andrea Di Grazia bacia la maglia dopo il gol al Lecce

Andrea Di Grazia bacia la maglia dopo il gol al Lecce 

Focus sul nuovo idolo rossazzurro: pietra angolare sulla quale fondare il Catania del futuro

LA PROFEZIA DI VINCENZO
Era un pomeriggio di primo agosto. Seduto dietro ad una granita assai invitante, ascoltavo estasiato le parole di Vincenzo La Corte, prezioso e profondo conoscitore del calcio giovanile etneo. Si parlava di calcio e in particolar modo dei calciatori catanesi aggregati alla prima squadra rossazzurra nel ritiro pre-campionato di Torre del Grifo. “Andrea Di Grazia torna nella "sua" Catania, genio ed estro al servizio della causa rossazzurra. Gli auguro di conquistare il Massimino, voglia e mezzi non gli mancano!”. Con queste parole, cariche di pathos e convinzione, Vincenzo benediva il ritorno in patria del ragazzo di San Giovanni Galermo, classe 1996. Mai considerazione fu più azzeccata e profetica.

Andrea Di Grazia, reduce dal semestre akragantino – nel quale ha messo insieme 4 reti (una delle quali proprio al Catania) in 16 presenze – dopo dieci giornate di campionato ha già conquistato il Popolo del Massimino. Quattro reti, due traverse, prestazioni da incorniciare e tantissima voglia di lottare per la causa del Catania. Insomma, a soli vent’anni, Di Grazia ha dimostrato di possedere la stoffa del leader in grado di infiammare e trascinare pubblico e compagni di squadra. Un predestinato – che baciava la maglia rossazzurra già durante le partite delle giovanili (nella foto in basso al Santa Flavia in provincia di Palermo), ben distante dai riflettori – sul quale puntare per la pronta risalita dell’Elefante verso il paradiso perduto.

Di Grazia bacia la maglia: più che una moda un vizio..." 



SULLE ORME DI ORAZIO O DI PEPPE?
Uno così, a Catania e dintorni, non lo si vedeva da più di vent’anni. Era la stagione 1991-92 e la Lega Pro si chiamava ancora Serie C1. Tra i rossazzurri di Pino Caramanno c’erano un paio di giovanotti ‘fatti in casa’ di belle speranze: Nunzio La Torre e Orazio Russo. Proprio quest’ultimo – nato a Misterbianco nel 1973 ma cresciuto nel popolare quartiere di Barriera – dopo un avvio assai promettente con la maglia degli etnei (30 presenze e 2 reti in due stagioni), nell’infuocata estate 1993 lasciò Catania e la C1 balzando direttamente in Serie A tra le fila del Lecce di Sonetti.
Una storia, quella di Orazio Russo, che a distanza di ventitré anni i tifosi rossazzurri non vorrebbero più rivivere. Nei pensieri degli appassionati un po’ più romantici, per il buon Andrea, si spera in un percorso calcistico simile a quello vissuto da un'altra gloria del calcio etneo. Un’ascesa parallela al calcio che conta così come accaduto, una decina di stagioni or sono, a Peppe Mascara e al Catania di Pasquale Marino.

CAPITAN LIOTRU
La rinascita del Catania passa dai catanesi. Non è una frase fatta, ma un punto di partenza strettamente concreto. Attualmente, oltre ad Andrea Di Grazia e Saro Bucolo, ci sono altri calciatori Marca Liotru in orbita della prima squadra. Tra le fila della Berretti di Giovanni Pulvirenti, infatti, crescono bene i vari Davide Di Stefano (quest’ultimo già aggregato alla prima squadra nel corso della seconda parte dello scorso campionato), Lorenzo Longo, Davide Noce e il centrocampista bomber Alessio Rizzo. Altro catanese di belle speranze è Christian Biondi, attualmente portiere della Sicula Leonzio in Serie D, fino a qualche settimana fa unico estremo difensore ancora imbattuto d’Italia. Un serbatoio preziosissimo dal quale è emerso quello che tutti sperano diventi la bandiera rossazzurra di domani. Capitan Liotru, Capitan Futuro, Capitano Catania… a voi la scelta del termine più adeguato, tanto il concetto di base è sempre lo stesso: Di Grazia non si tocca.