U15, "Guardando negli occhi...": il valore di una sconfitta!

Domenica ho riportato in tempo reale la cronaca della debacle assolutamente inaspettata dei ragazzi classe 2004 sul campo di Fano, ospiti dei pari età dell'Alma Juventus. Nell'articolo si narra di una squadra che stravince e un'altra, quella rossazzurra, che ha subito un'imbarcata di reti, sei, una in più del totale nell'intero girone di ritorno della fase eliminatoria! Che numeri, però: cinque reti appena subite, in undici gare, a suggello di una stagione dominata, chiusa in testa insieme al Trapani, subito uscito fuori negli ottavi di finale. "Ho guardato i ragazzi negli occhi, dopo un anno a raccogliere vittorie e complimenti...": questo l'incipit della bellissima e toccante lettera del padre di un ragazzo del gruppo, che muove sensibilità ed emozioni. Raccoglie, carezzandoli, i pezzi del cuore di tutti e rilancia con "sentimiento nuevo" e rinnovata vigoria verso la gara di ritorno, la rivincita ora tanto attesa. Non un miracolo, quello l'ha già fatto il Fano: ma, in fondo, ne basteranno appena sei!
Forza Catania, Forza Carusi!



Ho guardato i ragazzi negli occhi. Alcuni erano smarriti, alcuni delusi, altri in lacrime. Su di loro, dopo un anno passato a raccogliere vittorie e complimenti, si erano abbattute, assieme ai gol subiti, parole pesanti come macigni. Disfatta, Massacro, Crollo, Disastro, Umiliazione, Tracollo, Fallimento... Sì, fallimento di un’intera stagione di sacrifici e fatiche. Ma si può parlare di fallimento quando si arriva, dopo un campionato pieno di gloria, ai quarti di finale dei playoff nazionali? Non credo. Ed allora non è la sconfitta che importa, quanto le sue proporzioni. Sei gol a zero, un solo tiro in porta, un solo calcio d’angolo, una collezione di errori, un totale dominio degli avversari.

Ecco quello che brucia. Brucia ai ragazzi, brucia all’allenatore, brucia ad una dirigenza bene abituata. E brucia ai genitori-tifosi. Ho guardato anche loro negli occhi. Occhi increduli, occhi arrossati dal sonno e dalla fatica di una trasferta lunghissima con i suoi duemila chilometri e passa. E’ difficile accettare il cambio-programma tra un’andata percorsa dicendo che il pareggio non lo sottoscriveva nessuno, e un ritorno in cui pochi avevano voglia di parlare, di capire. E nelle orecchie la battuta dell’unico spiritoso marchigiano che ha chiesto se ci erano piaciuti i sei cannoli di Fano.

Ma in quegli occhi, dei ragazzi e dei genitori, ho visto qualcos’altro. Ho visto la stizza e la convinzione che quel sei-a-zero è troppo brutto per essere vero. Non c’entra niente con la forza che si è consapevoli di avere. Non c’entra niente con una squadra e venti cuori che nessun altro può vantare. E così in quello spogliatoio, in entrambi i pullman della squadra e dei tifosi, si sono fatta strada altre parole. Rivincita, Riscossa, Riscatto, Remontada. Non è una questione di recuperare una qualificazione forse compromessa. Ma molto di più. C’è un’altra fila di parole in ballo: Onore, Orgoglio, Dignità, Reputazione, Cuore, Anima.

Risvegliati da un incubo troppo brutto per essere vero, troppo amaro per essere bevuto, è subentrato un Sogno, anzi una Promessa. Domenica prossima la partita di ritorno con il Fano si disputa a Torre del Grifo perché il ritorno in casa spetta alla squadra più forte. E tutto l’anno ha detto che la squadra più forte è il Catania. Quello che ha dominato il campionato, quello che ha demolito la Ternana in casa. In casa dove per regolamento gioca la squadra più forte!

E così hanno fatto capolino tra i meravigliosi ragazzi frasi nuove, pronunciate a mezza voce col cuore anziché urlate con rancore. “Se hanno fatto sei gol loro li possiamo fare anche noi...”, “A parità di gol passa la squadra migliore”, “La Ternana era più forte di questi ragazzotti ben messi in campo”, “Un gol iniziale può mettere la partita in discesa”, “Tornano in squadra alcuni ragazzi chiave”, “Nel marasma generale a Fano si sono ben distinti alcuni reduci dalla panchina”, “Il lungo viaggio stavolta dovranno affrontarlo loro”, “Il campo sarà il fidato sintetico di casa nostra del Grifo”, “Il tifo dei nostri sostenitori non avrà bisogno della cantilena amplificata di Fano”, “Non ci interessa un 1 a 0”, “Quanti arancini possiamo offrir loro?”....

Questa settimana i ragazzi si guarderanno negli occhi, nella loro chat transiteranno parole e proponimenti simili a quelli che già affollano la chat dei genitori. Nelle auto e motorini ci sarà la fretta di raggiungere il Villaggio; negli spogliatoi ci sarà la fretta di scendere in campo. In campo ci sarà la fretta di contagiarsi emozioni e sicurezza; di rispolverare un motore che si era inceppato. Alla notte insonne appena trascorsa per la rabbia subentrerà l’insonnia di chi vuole arrivare presto alla rivincita. Con serenità, forza, convinzione e fiducia.

Ieri, nel mesto ritorno in Sicilia, c’è stato un segnale. Passando vicino al bellissimo stadio di Bari, il "San Nicola" disegnato dal migliore architetto del mondo (Renzo Piano), si è fatto strada nel diluvio del cielo anch’esso piangente un magico arcobaleno. Nessuno di noi ha parlato, ma tutti abbiamo contato i colori di quell’arcobaleno: erano sette. E si è sbagliato, perché di gol domenica ne basteranno appena sei! Non occorrerà un miracolo: il miracolo l’ha già compiuto il Fano.

Giuseppe Tropea