Regali cavesi

Sarno, prima rete in rossazzurro...

Sarno, prima rete in rossazzurro... 

Max Licari sul deludente pari di Cava. Buono l'approccio, cattiva la gestione della gara. In ripresa Sarno.

Occasione sfumata, ma il pari ci sta…
Il Catania getta al vento la possibilità di ipotecare il terzo posto in classifica, considerata la concomitante sconfitta del Catanzaro a Siracusa, ma la dura realtà è che il pareggio su rigore conseguito dai “metelliani” al 92’ ci sta. Dispiace doverlo ammettere, ma una squadra che coltiva ambizioni di promozione, seppur “tardiva” ai playoff, non si fa recuperare in una ventina di minuti un doppio, fondamentale vantaggio esterno. Emergono, dunque, tutti i limiti di personalità e presenza fisica di una compagine che ha sì alcuni “solisti” di spicco per la categoria, tuttavia mai in grado di comporre un’orchestra minimamente credibile. Il Catania, a un certo punto del match, ha deciso che lo stesso fosse finito, ha cominciato a speculare, ad abbassare il baricentro e, soprattutto, a calare vistosamente sotto il profilo atletico, malgrado i tanti cambi “conservativi” effettuati da Novellino (in campo, in pratica, tutti i mediani difensivi a sua disposizione), concedendo agio ai padroni di casa, fin lì volenterosi ma arruffoni, di stringere d’assedio il fortino, accorciare le distanze e, nel finale, beneficiare del patatrac (fallo da penalty evitabilissimo a tempo scaduto) causato da capitan Biagianti. Così, una gara positiva, diremmo “tranquillamente positiva” vista la chiara differenza di valori fin lì emersa, si è trasformata nell’ennesima delusione di una “regular season” a dir poco lontana dalle aspettative dei tifosi del Liotru. E dire che il primo gol di Bucolo in rossazzurro, una rete meravigliosa per coordinazione ed esecuzione, unito alla prima realizzazione stagionale di Sarno, complice una bella sponda aerea del subentrato Marotta, avevano fatto sperare un po’ tutti che fosse giunta la tanto attesa “svolta” psicologica capace di indirizzare in meglio il percorso etneo verso gli spareggi. Invece, rimane sempre il sospetto che questa sia una squadra costituzionalmente incapace di gestire gioco e risultato. Certo, un piccolo passo in avanti rispetto ai disastri delle ultime trasferte si è visto, il 4-3-3 sembra il modulo più adatto alle caratteristiche dei giocatori, ma determinate scelte rimangono alquanto controverse. Per esempio, perché “panchinare” l’unico giocatore di “gamba” presente nell’organico rossazzurro, Manneh, per uno Llama (poi sostituito) in evidenti difficoltà dinamiche? A noi sembra un autentico autogol. Di contro, è evidente il progresso di Sarno, non a caso a segno, ma anche lui ancora non regge i 90’. E la speranza è proprio questa, che le principali individualità del Catania, ancora non al 100%, possano tutte insieme “sbocciare” durante i playoff. L’unica speranza, qualcuno aggiungerebbe. Per adesso, la realtà è che il Catanzaro, vincendo il recupero con la Viterbese e il match con il Trapani, entrambi al “Ceravolo”, giungerà matematicamente terzo, avendo lo scontro diretto (per la differenza reti) favorevole rispetto ai rossazzurri. Il rammarico cresce ancor di più.

I ragazzi servono…
Sinceramente, la scelta della società e del tecnico di rispettare le gerarchie di spogliatoio, evidentissima negli “undici” schierati dal primo minuto nelle ultime partite, nonché nei cambi in corsa, ci pare non produttiva. Giusto tentare il recupero di gente come Sarno o Marotta, elementi che ti possono far fare il salto di qualità, ma rinunciare programmaticamente all’apporto delle forze fresche presenti in organico, fra l’altro capaci di far intravedere buone qualità (vedasi il finale di gara con il Bisceglie), non ci sembra esattamente “strategico” in prospettiva, in specie nell’ambito di un roster così attempato e povero di sostanza atletica. In Serie C, qualche ragazzo che corre serve, come dimostrano tutte le squadre che stanno vincendo o hanno recentemente vinto il torneo. Nel Catania non ne gioca nemmeno uno, o al massimo uno (Manneh) che, al contrario, dovrebbe essere titolare inamovibile. La dimostrazione lampante di tale indirizzo è certificata dalla scelta di far giocare tutti i ragazzi di prima squadra (Valeau, Liguori, Pecorino, Di Stefano) nella gara di sabato della Beretti contro l’Arezzo. Non a caso, seppur convocati, non sono scesi in campo nemmeno 5’ al “Lamberti” contro la Cavese di mister Modica. Cinque minuti, invece, concessi a Kalifa Manneh, sacrificato alla logica della conservazione del risultato positivo (Novellino ha messo prima tutti i centrocampisti difensivi). Una logica che non paga, perché ritirarsi in difesa a mezzora dalla fine, rinunciando a giocare, non è (e mai sarà…) l’opzione giusta per fare strada nel calcio. Da questo punto di vista, risulta “antica” la gestione di Novellino. Sarebbe bastato un pizzico in più di coraggio e “gamba” (leggasi qualche ragazzo in campo) per portare a casa un risultato fondamentale per il morale e la classifica. Per carità, buono l’approccio positivo, subito in spinta, che ha portato il Catania precocemente in vantaggio con il mediano “macca Liotru” e poi al raddoppio a inizio ripresa con Sarno. Non ha convinto, però, ciò che si è visto in mezzo. Troppo conservativo l’atteggiamento del Catania, si sarebbe potuto fare di più contro una formazione modesta e confusionaria, incapace di creare calcio sulla trequarti (non benissimo Rosafio e Sainz Maza) e improduttiva nel centravanti Fella. Il Catania, sempre abbastanza compassato, ha messo in campo la sua superiorità tecnica, finendo poi per cedere fisicamente e mentalmente a un team, di contro, “rivoltato” da Modica con cambi assai coraggiosi (le reti sono state siglate da due subentrati, Magrassi e il trentottenne De Rosa). Per questo, tale scelta della società e dell’allenatore ci sembra ancor più controproducente. Per esempio, uno Llama che passeggia in campo a cosa serve in proiezione playoff? Non sarebbe meglio dare fiducia definitivamente al giovane più forte in rosa? Ma quante volte bisognerà ripetere un’ovvietà sotto gli occhi di tutti? Anche da gente come Di Piazza, scelto inizialmente al posto di Marotta, ci aspetteremmo qualcosa in più in termini tecnici e fisici. Tuttavia, il dato più ricorrente, la pecca che nemmeno Novellino sta riuscendo a eliminare, è la carenza di continuità in mediana. Il centrocampo del Catania quasi mai riesce a disputare una partita interamente positiva. Denota un ricorrente calo atletico (e non solo in Lodi, a Cava sostituito al 63’ da Carriero) e l’incapacità di congelare il gioco con la dote ipoteticamente migliore, l’esperienza. Insomma, l’ennesima delusione confezionata da una squadra che non vuole “guarire”…

Chiudere al meglio per non avere rimpianti
La gara del “Massimino” contro il Rieti dovrà servire a chiudere al meglio il campionato e a non riservarsi rimpianti clamorosi nel caso di ulteriori passi falsi del Catanzaro. La speranza è che finalmente si decida di mettere in campo un mix di giovani e anziani in grado di regalarci qualche prospettiva per i playoff, abbandonando ogni logica di spogliatoio, a nostro parere deleteria. Anche perché coloro che pretendono il rispetto di tali logiche poi, in campo, non è che le giustifichino con le prestazioni… Coraggio! Let’s go, Liotru, let’s go!!!