Coral...limiti!

Welbeck, uno dei più positivi contro la Turris

Welbeck, uno dei più positivi contro la Turris 

Max Licari sul pari a reti bianche con la Turris. Impegno, ma chiari limiti tecnici e atletici. Nessuna occasione da rete creata.

Di più, ora, è difficile fare
Lo sapevamo. Inutile, adesso, meravigliarsi del rendimento “non eccezionale” dei rossazzurri. Sapevamo. Sapevamo da dove fossimo partiti e dove, con i mezzi attuali, saremmo potuti arrivare. Il Catania è una volenterosa squadra di Serie C che, avendo la fortuna di poter schierare tutti i titolari, poter assumere (alla buon’ora) una quadratura tattica accettabile e poter contare su di una condizione atletica ottimale, avrebbe discrete chance di raggiungere i playoff, diciamo, da un quinto-sesto posto in giù (oggi nono, a 13 punti). Se ammetteremo, tutti, prima a noi stessi e poi “urbi et orbi”, di essere consci di tale realtà oggettiva, non commetteremo, poi, l’errore esiziale di stupirci di uno 0-0 in casa (ancora una volta, per le cattive condizioni del manto erboso del “Massimino”, si è giocato al “Nobile” di Lentini) contro una compagine non trascendentale ma compatta, peraltro ancora imbattuta a domicilio. La Turris di mister Fabiano ha confermato le sue qualità, qualità da Serie C, qualità positive: feroce difesa a oltranza e, “una tantum”, qualche contropiede che potrebbe anche, con un po’ di fortuna, consentirti di portare a casa il risultato pieno. Contro i rossazzurri, i “corallini, si sono messi dietro in dieci dietro la linea del pallone per 90’, affidandosi a sporadiche ripartenze che non hanno mai, e ripetiamo mai, impensierito l’inoperoso Martinez. In queste condizioni, una squadra con le chiare lacune tecniche (in specie a centrocampo e in attacco) e di condizione fisica come il Catania avrebbe potuto centrare la vittoria solo in virtù di un episodio fortuito. Utopia, per il Catania novembrino. In questo momento, ahinoi, non dice per niente bene e, quindi, il punteggio finale non avrebbe potuto che configurarsi su di uno 0-0 scritto nelle stelle. Lo squalificato Raffaele, sostituito in panchina dal collaboratore Cristaldi, ha tentato di giocarsi le sue carte, in pratica provando di tutto, dalla difesa a tre con cinque centrocampisti e due attaccanti alla difesa a quattro con tre mediani e tre punte, fino a una sorta di 3-4-3 in cui la disorganizzazione figlia dell’improvvisazione ha generato quasi tenerezza nei (pochi) presenti nell’impianto lentinese. Sì, tenerezza, perché questi ragazzi, in termini di impegno e determinazione, ve lo possiamo garantire per esperienza diretta, non possono essere rimproverati in nessun modo. Hanno cercato di “fare”, lottare, “ammuttare” come si dice dalle nostre parti; ma, cari fratelli, non potevano fare di più contro una compagine così chiusa, una sorta di “barriera corallina” come è stata ribattezzata da Calciocatania.com. I limiti, parliamoci chiaro, si sono evidenziati tutti. E non sono pochi. Questa è una squadra che presenta enormi difficoltà a creare gioco in mediana, malgrado nella prima frazione Maldonado (successivamente sostituito nel deludente secondo tempo) abbia mostrato qualche (piccolissimo) progresso almeno in fatto di presenza fisica, pur essendo ancora lontano dal giocatore in grado di prendere in mano la squadra e dettare i tempi di gioco sotto il profilo tecnico che ci era stato presentato. Contro la Vibonese, i rossazzurri erano riusciti a creare buone occasioni perché i calabresi, al “Massimino”, erano giunti a giocarsela, senza barricate, lasciando ampi spazi tra le linee. Al cospetto di un avversario compatto e chiuso nei propri trenta metri, di contro, gli etnei hanno mostrato tutti i propri limiti. Limiti che sembrano invalicabili.

Il 3-5-2 iniziale non convince
Ecco, se tu hai gli esterni non in condizione (Albertini e Pinto), un centrale adattato (Zanchi), un centrocampo che fatica a produrre gioco e un attacco non certo di prima fascia, perché insisti nel proporre il 3-5-2, per giunta esponendo Biondi a cattive figure (da mezzala proprio non rende, tanto da aver inanellato un’altra prestazione da 4 pieno) e non pensi, magari, a una difesa a quattro, con un regista e due mezzali di gamba (magari lo stesso Welbeck, anche contro la Turris fra i “meno peggio”, e il più qualitativo Rosaia), due esterni e una punta centrale? Si potrebbe obiettare che a Teramo si era andati in campo così e, nel primo tempo, Piovanello e Biondi avevano deluso. Ebbene, si potrebbe mettere in campo questo modulo con interpreti diversi come nella ripresa in terra abruzzese, in cui si giocò forse i migliori 45’ stagionali. E, inoltre, la Turris non è il Teramo da affrontare al “Bonolis”. La Turris è una buona formazione neopromossa che viene a Catania a cercare di strappare il punticino; puoi preoccuparti meno della fase difensiva e pensare maggiormente a quella offensiva. Almeno come atteggiamento. Detto questo, il fatto che il Catania non abbia mai impegnato Abagnale, se non con una punizione non irresistibile di Reginaldo a fine gara, dice tutto sulle enormi difficoltà offensive di questa squadra. Nella ripresa, il mister ha tentato, come detto, di cambiare qualcosa, inserendo i vari Calapai, Izco, Noce, Piovanello, Sarao, cambiando disposizione in due circostanze, ma senza costrutto. Ci si aspettava il calo degli ospiti e, invece, a calare nettamente è stato il Catania che, pure, nel primo tempo, aveva tentato qualcosina in fatto di pressing alto. La realtà è che, pure sotto il profilo atletico, il Catania, per varie ragioni ampiamente spiegate dallo stesso Raffaele, è indietro rispetto a quasi tutti gli avversari. E una compagine con queste caratteristiche non può permetterselo. Almeno, deve correre a perdifiato per 90’ e oltre. Almeno.

Ad Avellino con coraggio
Il doppio turno casalingo poteva e doveva portare in saccoccia sei punti, ma sappiamo come sia difficile rispettare i pronostici. Quattro non sono da buttare via, a patto che ad Avellino, trasferta assai difficile al cospetto di una delle formazioni più accreditate alla vigilia, i rossazzurri si mantengano lucidi e compatti e, finalmente, riescano a trovare un risultato positivo in trasferta dopo le debacle di Bari e Teramo. E che l’allenatore riesca un minimo a trovare una “quadratura” al momento solo ipotetica e mai effettiva... Let’s go, Liotru, let’s go!