Catania-Vicenza 3-1: In cerca di conferme per la "svoltA"

Martinho mette a segno il terzo gol, dopo un primo tempo da dimenticare.

Martinho mette a segno il terzo gol, dopo un primo tempo da dimenticare. 

Sannino cambia modulo, la squadra riprende un po’ di fiducia; ma è troppo presto per parlare di svolta.

Ancora una volta il gol da slancio e trasforma la squadra sul piano mentale
Dopo un mese d'astinenza il Catania torna alla vittoria, ottenendo 3 punti che fanno prendere un po' di fiato ai ragazzi di Sannino, comunque ancora invischiati in zona retrocessione. L'auspicio è che l'opportunità offerta dal calendario di giocare due partite consecutive in casa nel giro di tre giorni (entrambe, peraltro, contro due neopromosse) possa consentire alla squadra di incamerare punti importanti per abbandonare le sabbie mobili e acquisire un po' di fiducia. E' proprio la fiducia il fattore fondamentale su cui dev'essere fondato il programma di rilancio, e la partita di oggi l'ha dimostrato in maniera lampante: nonostante il cambio tattico voluto da Sannino, più consono alle caratteristiche degli uomini a disposizione, nel primo tempo il Catania ha giocato tutt'altro che un buon match, rientrando negli spogliatoi tra i fischi. Nella ripresa, un "episodio" tipico del campionato cadetto (giocata su calcio piazzato che apre la via del gol) permette ai rossazzurri non solo di sbloccare il risultato (e di farlo per giunta con uno degli uomini più criticati, Çani) ma anche di scrollarsi di dosso tensione e scoramento. Non è un caso, infatti, che subito dopo il gol gente fino ad allora molto insicura nelle giocate (su tutti Monzon e Martinho) ha acquisito più coraggio, lanciandosi in azioni personali talvolta sin troppo esagerate ma che denotano comunque una parziale e momentanea riconquista di certezze che sinora sono mancate e che da qui in avanti non bisogna disperdere, se l’obiettivo resta quello della promozione a fine stagione.

Vittoria poco attendibile; test più probanti in vista
Vietati, comunque, per il momento, i voli pindarici: per verificare se la crisi è davvero superata occorre incamerare un filotto di risultati positivi e di far punti anche fuori casa, contro compagini più quotate rispetto all’avversario attuale, probabilmente la squadra meno attrezzata che gli etnei hanno incontrato da inizio campionato. Il Vicenza di mister Lopez non difetta certo di organizzazione tattica, con un 3-5-2 ordinato sulla falsa riga di quelli utilizzati da altre sorprese di stagione come Perugia e Spezia; ma a differenza di queste squadre, non dispone di esterni in grado di impensierire gli avversari (Laverone e Sampirisi si limitano al compitino) e nella partita odierna ha avuto pure la sfortuna di perdere per infortunio nel primo tempo il suo miglior talento, Ragusa. Eppure, contro questo Vicenza, il Catania nel primo tempo non solo non è riuscito a impensierire la porta difesa da Bremec, ma ha rischiato pure di subire la rete dello svantaggio (clamorosa occasione sciupata in area da Cocco). E non può essere soltanto una questione di organizzazione tattica o di atteggiamento: semplicemente, il Catania era troppo contratto, così come lo è stato in quasi tutte le partite di questa stagione, segno che, infortuni e deficienze tecniche di alcuni elementi a parte, il principale problema è la testa di questi ragazzi, alcuni ancora alle prese con le scorie della retrocessione della scorsa stagione, altri letteralmente sballottati in una situazione e in un campionato poco consono alle proprie caratteristiche e al proprio temperamento. I progressi in termini di grinta, convinzione, giocate e, finalmente, anche in termini di gol nel secondo tempo vanno dunque rivalutati (e, si spera, confermati) nelle prossime due partite, dal crescente grado di difficoltà: prima si affronterà l’Entella, un’altra neopromossa, ancora al “Massimino”, che a differenza del Vicenza, pur essendo anch’essa una matricola, dispone di ottimi elementi di categoria come Mazzarani e Sansovini e ha mostrato più qualità nel gioco e più entusiasmo in campo rispetto ai biancorossi; poi arriverà la trasferta di Avellino, una compagine molto insidiosa che in attacco vanta l’attuale capocannoniere Castaldo.

Finalmente una svolta tattica: meno gioco, più concretezza e solidità
Se la partita di oggi è stata la svolta della stagione lo diranno dunque solo il tempo e il campo, ma un cambiamento radicale destinato a lasciare il segno oggi c’è stato, e proviene dalla panchina. A più riprese, sin da inizio stagione, abbiamo sottolineato come il “4-2-fantasia” di Pellegrino non fosse idoneo per il livello dei match del campionato cadetto e per il carattere battagliero della maggior parte delle avversarie. Sannino, tuttavia, aveva ritenuto in un primo momento di non rivoluzionare i concetti che erano stati inculcati al gruppo in estate, e a causa delle successive e varie indisponibilità si è visto costretto a non modificare nulla per non mettere ulteriormente in difficoltà i giocatori (spesso giovani) chiamati a subentrare. Ci può stare, anche se col senno di poi si è rivelata una mossa infelice (fermo restando che non sapremo mai se passando un mese fa al 4-4-2 il Catania oggi avrebbe più punti). Una volta recuperato l’elemento cardine della squadra e forse dell’intero organico (Fabian Rinaudo) Sannino ha finalmente potuto mettere in campo una squadra più vicina alle proprie idee tattiche che, tra l’altro, sembrano più consone alla cadetteria e alle caratteristiche dei giocatori, sommate fra loro. Con due terzini leggerini in fase difensiva come Peruzzi e Monzon è più opportuno schierare due esterni di centrocampo pronti all’occorrenza a ripiegare che un tridente in un cui le ali giocoforza non possono fornire il medesimo contributo. E con un attacco a due punte che valorizza i movimenti di Calaiò (sebbene Çani, gol a parte, non abbia giocato affatto bene) è logico schierare a sostegno una mediana robusta con due “taglialegna” come Escalante e Rinaudo. Ne fa le spese sicuramente il bel gioco: c’è meno fraseggio sulla trequarti, ma c’è una maggior possibilità di aprire il gioco sulle fasce, e grazie alla qualità di giocatori come Rosina e Calaiò, qualcosa in area si riesce sempre a combinare (non a caso, altri due rigori conquistati in giornata). La speranza è che riacquisita un po’ di fiducia la squadra possa continuare su questa falsa riga: compattezza, gioco non scintillante ma concreto, punti. A partire da martedì sera…