Catania-Palermo (1-1): Bellusci…ata!

Beppe, ma che combini...

Beppe, ma che combini... 

Il commento al rocambolesco Derby di Sicilia del "Massimino" tra rossazzurri e rosanero. I temi 'caldi': Derby amarissimo; Bellusci, dalle stelle alle stalle; Barrientos, rivincita personale; Castro, chiave (quasi vincente) del derby; Cinque gare da onorare!

Derby amarissimo
Partiamo dalla fine. Minuto 95 del Derby di Sicilia numero 18 in serie A, Catania in vantaggio per 1-0: punizione da metà campo di Sorrentino (causata da una clamorosa ingenuità di Bellusci), sponda di testa di Hernandez (che sovrasta il numero 14 rossazzurro) per l’accorrente Ilicic che da due passi infila Andujar ammutolendo il Popolo Rossazzurro, incredulo per l’incredibile e inaspettato epilogo. Finisce così, nel modo più rocambolesco, l’atteso derby del “Massimino” tra i rossazzurri di Rolando Maran e i rosanero di Beppe Sannino. Ancora una rete all’ultimo respiro (così come avvenuto contro Inter e Juventus) a svegliare il Catania dal dolce sogno di una partita già vinta con ampio merito. In un istante la rete dello sloveno (alla terza marcatura stagionale ai rossazzurri, dopo la doppietta dell’andata) nega agli etnei la soddisfazione di aver centrato il sesto successo di fila nei derby casalinghi; la possibilità di rimanere ancora agganciati al treno europeo (quinto posto adesso distante 5 lunghezze) e il peso di due punti che avrebbero permesso di stabilire il nuovo record di punti in A. “Chiù dannu da bumma atomica” per usare un’espressione classica del gergo catanese. Unica ‘soddisfazione’, se così si può chiamare, l’ aver eguagliato il vecchio record di punti nella massima serie (48) stabilito nella scorsa stagione con Montella. Amara consolazione, amarissima. Perché, in fin dei conti, il Popolo Rossazzurro, memore della scoppola rimediata nella gara d’andata del “Renzo Barbera” (Catania irriconoscibile), desiderava come non mai una vittoria sugli eterni rivali rosanero. Oltretutto, l’attuale classifica del Palermo, aumentava ancor di più tale desiderio. Niente da fare. All’ultimo istante la zampata di Ilicic ha messo fine ai sogni di gloria rossazzurri, dopo una partita condotta senza grandissimi rischi dalla formazione di mister Maran. Primo tempo dai due volti, con gli etnei più in palla nei primi venti minuti e vicinissimi al vantaggio in almeno tre occasioni. Palermo volitivo, agguerrito ma, esclusa l’occasionissima di Ilicic (sempre lui!) sventata prodigiosamente da Andujar, mai pericoloso. Nella ripresa con l’ingresso di Castro per Almiron la svolta della gara. L’ingresso del ‘pata’, infatti, scuote dal torpore i rossazzurri che passano in vantaggio al settantunesimo con una velenosa conclusione ravvicinata di Barrientos. Catania in vantaggio meritatamente e vicino al raddoppio in un paio di circostanze (miracoloso Sorrentino!). Risultato (quasi) al sicuro fino all’incredibile finale con tanto di rissa finale e cartellino rosso per Andujar. Al termine della contesa del “Massimino” il Catania si ritrova nuovamente al nono posto, a -5 dalla zona Europa e a -3 dall’ottavo posto. Il Palermo, invece, complice lo scivolone interno del Siena e il pareggio del Genoa, rosicchia un punto pesantissimo al quart’ultimo posto occupato proprio dalla formazione senese. L’imprevedibilità del calcio, ma che non si parli di “biscotto siciliano” (tanto paventato in settimana): il pareggio di oggi, per come è arrivato, sfugge ad ogni immaginabile (ed inimmaginabile) teoria di complotto. “E' la dura legge del gol… Loro stanno chiusi ma alla prima opportunità salgon subito e la buttan dentro a noi…"

Bellusci, dalle stelle alle stalle
Come gettare al vento una prestazione maiuscola e divenire l’artefice di una mancata vittoria dal sapore di sconfitta. In sintesi, è questo il pomeriggio dai due volti del ‘gladiatorio’ Beppe Bellusci finito nel giro di pochissimi secondi dalle stelle alle stalle. ‘Dirottato’ sulla destra, a causa dell’indisponibilità di Pablo Alvarez, il difensore di Trebisacce sciorina la solita prestazione maiuscola, tamponando tranquillamente le (rare) sortite offensive dei rosanero e non disdegnando qualche incursione in avanti (rusticano il duello con Aronica). Una di queste improvvise ‘incursioni in avanti’, però, è letale: nell’ultimo minuto di recupero scatta in contropiede dalla difesa rossazzurra saltando in bello stile un paio di avversari. Alla Franz Beckenbauer, tanto per intenderci. Ma il ‘buon’ Bellusci, pur essendo un ottimo difensore, non ha nelle proprie corde l’eleganza e le proprietà tecniche del ‘maestro’ tedesco. Così, s’incaponisce in un dribbling di troppo, anziché passare la palla al compagno smarcato, perdendo irrimediabilmente la sfera. Non contento si becca un giallo evitabilissimo per un incomprensibile strattonata ad un difensore rosanero. Dalla susseguente punizione nasce il gol del pareggio rosanero e una caterva di imprecazioni nei confronti del difensore etneo. All’uscita dallo stadio la frase più gettonata è questa: “Ma cos’ha fatto Bellusci?” (versione ampiamente censurata). A caldo, con molta sincerità, anch’io ne ho dette di tutti i colori al coriaceo stopper rossazzurro, ma, a mente fredda, sarebbe ingeneroso ‘crocifiggerlo’ sulla pubblica piazza. Dopo il rigore causato all’Olimpico contro la Lazio ecco un altro peccato di gioventù da parte di un giocatore di prospettiva, tra i migliori in questa stagione, ma maledettamente acerbo dal punto di vista mentale. Spesso e volentieri il suo atteggiamento in campo è fin troppo aggressivo e polemico. Va bene l’impeto e la voglia di fare, ma l’eccessività però è controproducente. Sono certo che dal grave errore di oggi (ribattezzato come ‘peccato di gioventù) Beppe Bellusci saprà trarne un importante insegnamento, fondamentale per il proseguimento della propria carriera. Meno emotività ed aggressività immotivata, più lucidità e nervi saldi.

Barrientos, rivincita personale
Nella gara d’andata del “Renzo Barbera” Barrientos era stato il capro espiatorio della clamorosa sconfitta dei rossazzurri, complice una prestazione ampiamente insufficiente e poco consona all’importanza di un derby. Diciannove partite più tardi ecco la rivincita personale del ‘pitu’. Nel primo quarto d’ora dispensa giocate d’autore in quantità industriale costringendo l’ottimo Mazzoleni di Bergamo a sventolare due cartellini gialli ai rosanero Donati (dopo neanche un minuto, da record!) e Dossena. Magie da giocoliere impreziosite dalla pesantissima rete del vantaggio che illude il “Massimino”. Di meglio Barrientos, alla quinta marcatura stagionale, non poteva fare: tanti calci ricevuti, tanto calcio regalato alla platea. Santo subito!

Castro, chiave (quasi vincente) del derby
Ancora una volta l’ingresso a gara in corso di Lucas Castro si è rivelato decisivo (epilogo finale escluso). Al minuto 55 mister Maran decide di lanciare in campo il ‘pata’ , al posto di Almiron, passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Il suo ingresso cambia il volto di una gara bloccata dal tatticismo dei rosanero e dalla poca creatività in avanti dei rossazzurri. I risultati arrivano quasi subito. I vari Bergessio (in ombra fino a quel momento) e la mediana rossazzurra traggono giovamento dalla presenza del ‘pata’ che spezza dal torpore una partita ‘addormentata’. Sfiora anche la rete personale con una conclusione dalla distanza miracolosamente intercettata da Sorrentino.

Cinque giornate da onorare!
La cruenta delusione odierna non deve, però, far dimenticare che il campionato non è ancora finito. Ci sono altre 5 gare da onorare contro Milan, Sampdoria e Torino in trasferta, Siena e Pescara in casa. Sfumato l’obiettivo europeo, anche se non matematicamente, il Catania ha l’obbligo di credere ancora in qualcosa, evitando così di assistere alle solite partite senza senso tipiche di ogni finale di stagione. Prima tappa, tra sette giorni, contro il Milan (impegnato questa sera nel posticipo contro la Juventus) che avrà nuovamente a disposizione Mario Balotelli, graziato da una riduzione di squalifica dal Giudice Sportivo. A San Siro i rossazzurri saranno privi di Andujar , Bellusci e Spolli tutti squalificati. Assenze pesanti che però non dovranno essere un alibi. Gli obiettivi? Stabilire il nuovo record di punti in serie A (basta appena un pareggio), arrivare tra le prime otto posizioni (per evitare un paio di turni della prossima Coppa Italia) e concludere nel miglior dei modi un campionato che ha già regalato tante soddisfazioni.