Catania-Lecce 2-0: Salto in alto

Festeggiamenti a fine gara

Festeggiamenti a fine gara 

Vittoria che non risolve alcuni problemi che ancora affliggono la squadra ma che costituisce una grande iniezione di fiducia.

I tre punti danno sempre ossigeno, ma forse quelli conquistati oggi al “Massimino” contro il Lecce fanno tirare un sospiro di sollievo più lungo del normale, per svariati motivi. Innanzitutto perché giungono contro la capolista, che aveva inanellato sin qui numeri da corazzata: miglior attacco, miglior difesa, unica squadra imbattuta del girone. In un colpo solo, tutti e tre i “primati” giallorossi sono venuti meno: per la prima volta da inizio stagione, Caturano e soci sono rimasti a secco fuori casa e ne ha approfittato la Juve Stabia, che ha siglato le reti del sorpasso nella classifica dei gol fatti nel proprio match con la Paganese; i due gol incassati da Bleve consentono al Catania di balzare in testa alla graduatoria dei gol subiti (grazie anche ai gol subiti in serata da Monopoli e Cosenza); infine, la squadra di Padalino incassa la prima sconfitta ed è stata raggiunta in testa dal Foggia.
Ma il morale della squadra di Rigoli è ulteriormente rinvigorito dal passo avanti in classifica compiuto grazie all’exploit odierno: complici i risultati di Melfi, Vibonese, Siracusa e Catanzaro, il Catania è balzato dall’ultima piazza al 16° posto, che oggi determinerebbe comunque i playout, ma che avvicina sensibilmente Biagianti e compagni alla zona playoff. L’obiettivo di stagione dista solo 4 punti: tanti separano gli etnei dal blocco formato da Fidelis Andria, Akragas e Casertana.

PRIMO TEMPO: GIUSTO ATTEGGIAMENTO, MA MANCA L’INTESA TRA I REPARTI
Dopo la scialba prestazione di Melfi, Pino Rigoli rivoluziona parzialmente l’11 titolare: in difesa bocciatura per Nava, con Di Cecco reinventato terzino destro; a centrocampo subito promosso titolare Mazzarani, che copre il posto lasciato libero dall’arretramento di Di Cecco e si posiziona nel ruolo di mezzala col compito di muoversi tra le linee ed innescare il tridente; in attacco torna in panchina Russotto e riconquista un posto Barisic, reduce dal gol del pareggio siglato in Lucania. Paradossalmente una formazione più offensiva rispetto a quella schierata contro l’ultima della classe. Anche Padalino non scherza, confermando il 4-3-3 nella sua versione più “spinta”, quella che prevede Lepore (che può giocare anche da esterno) schierato da mezzala con l’utilizzo sulla fascia destra di un’ala pura come Pacilli.
Il Catania parte forte, aggredendo gli avversari e cercando subito spunti interessanti, provando spesso la conclusione da fuori area. Gli ospiti si limitano a giocare di rimessa, provando a capovolgere il fronte con lanci in profondità che non riescono a mettere in moto nel migliore dei modi gli esterni offensivi. La prima frazione di gioco regala poche emozioni. La squadra di Rigoli è generosa nell’applicazione ma non pressa in modo omogeneo e conseguentemente non riesce a mettere in difficoltà gli avversari, se non con estemporanee iniziative personali, la maggior parte delle quali tentate dall’ispirato Di Grazia. Due i problemi evidenziati dai rossazzurri: nessun centrocampista riesce ad innescare come si deve gli esterni e in particolar modo l’atteso Mazzarani ha il demerito di sparire completamente dai radar dopo un avvio promettente; inoltre, due terzi dell’attacco (Barisic e Calil) incappano in una giornata no, esibendo stop sbagliati, svogliatezza, confusione e penalizzano così la costruzione di azioni pericolose. Se non altro gli spauracchi Torromino e Caturano sono tenuti a debita distanza e Pisseri è chiamato agli straordinari in una sola circostanza (il colpo di testa ravvicinato di Ciancio), susseguente ad un calcio piazzato.

IN TRE MINUTI SI DECIDONO LE SORTI DELLA PARTITA
Nel primo quarto d’ora del secondo tempo la partita si accende, da una parte e dall’altra. Rigoli riorganizza la squadra inserendo Silva al posto di uno spento Calil e spostando Barisic nel ruolo di prima punta e Mazzarani in quello di ala sinistra. Ma a spaventare Bleve è sempre il solito Di Grazia con pericolosi tiri dalla distanza. Il problema è che da lontano cominciano a provarci, con una certa pericolosità, anche gli uomini di Padalino: addirittura il difensore Cosenza colpisce il palo esterno, mentre un minuto più tardi ci vuole il miglior Pisseri per neutralizzare la botta di Torromino prima e la girata di Caturano poi. Segue una fase di stanca, in cui il centrocampo etneo annaspa, arretrando troppo il proprio baricentro ed isolando l’attacco. Il nuovo entrato Silva, che dovrebbe garantire un cambio di passo, mette in mostra una condizione ancora precaria che lo porta a rallentare eccessivamente il ritmo. Eppure è proprio lui, nel modo più inaspettato, a sbloccare il match con una conclusione da oratorio che trafigge Bleve grazie alla deviazione di Giosa. Il gol sortisce l’effetto di sbloccare psicologicamente il Catania che sfoggia un Di Cecco in formato monstre. Il numero 24 suona la carica, non limitandosi a strappare sistematicamente il pallone dai piedi di Torromino ma guidando anche le ripartenze. Da una di queste nasce il gol da fuoriclasse di Di Grazia. Nell’arco di una prestazione qualitativamente bruttina bastano 3 minuti ai rossazzurri per vincere la partita grazie a un colpo di fortuna e alla giocata dell’uomo più in palla. E’ la Lega Pro, bellezza.

RIFLESSIONI TECNICO-TATTICHE IN VISTA DEL PROSSIMO TURNO
Diverse sono le indicazioni sulle quali Rigoli ha il dovere di riflettere in vista del secondo incontro consecutivo tra le mura amiche, in programma domenica 30 contro la Paganese. Innanzitutto il fatto che il reparto arretrato sembra aver trovato una propria fisionomia. Come auspicato dallo stesso tecnico e dalla società, dopo un fisiologico periodo di ambientamento Drausio sta crescendo sia sotto il profilo della prestazione individuale che dal punto di vista dell’intesa coi compagni di reparto. La prestazione di Di Cecco (migliore in campo) nel ruolo di terzino destro è stata talmente positiva da non poter essere ridotta ad un estemporaneo esperimento. Nessuno, tra Nava e Parisi, ha garantito fin qui altrettanta concretezza in quel ruolo. C’è quindi da augurarsi che l’infortunio che ha costretto alla sostituzione l’ex Lanciano non sia troppo grave. In alternativa l’esordiente De Rossi è sembrato piuttosto in palla, ma sul 2-0 contro un avversario già tramortito forse è troppo presto per tirare bilanci sul ragazzo. Anche gli altri reparti non sono esenti da riflessioni. Bucolo e Biagianti sembrano imprescindibili dal punto di vista dell’equilibrio complessivo dell’undici titolare, ma serve come il pane una mezzala “alla Ricchiuti” che possa garantire al momento giusto il cambio di passo e possa innescare come si deve gli attaccanti. Non lo è stato oggi Mazzarani, e solo il tempo ci dirà se è un problema di condizione o di mezzi. Ma non lo è stato neanche Silva, e allora una soluzione tattica alternativa (come un 4-2-3-1) può essere un modo per sfruttare meglio le caratteristiche dell’organico. Quanto all’attacco, Di Grazia a parte, le note dolenti sono molte. Paolucci e Calil sono fuori forma e non garantiscono né prolificità né contributo alla manovra; anche Barisic oggi ha toppato; Anastasi è stato fin qui ignorato, anche a causa di alcuni problemini fisici. Come uscire da questo rebus? Per ora questo passa il convento e a Rigoli il compito di fare le scelte migliori e continuare ad esaltare il periodo di forma di Di Grazia. D’altronde non è importante chi segni, ma che si segni. “DUE PARTITE. SEI PUNTI OBBLIGATORI!” recitava oggi lo striscione esposto dalla Curva Nord. I primi tre, quelli sulla carta più difficili, sono arrivati. Per replicare l’impresa con la Paganese, bisognerà avere la stessa fame. Quella con la quale gli elefanti oggi hanno sbranato i lupi.