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Maks, l'esultanza più bella della tua carriera...

Maks, l'esultanza più bella della tua carriera... 

Max Licari sulla splendida vittoria nel derby di Messina. Il "capolavoro" di Petrone costituirà l'agognata svolta stagionale?

Finalmente l’atteggiamento GIUSTO…
Se non sarà la svolta questa, vorrà dire che di svolte non se ne verificheranno mai… Campo impossibile, inferiorità numerica dal 7’, Pisseri miracoloso in più occasioni, pareggio di forza con Pozzebon a un quarto d’ora dalla fine, errore doloroso dal dischetto sull’1-1 da parte dello stesso ex centravanti del Messina, indenni su un paio di contropiede fulminanti dell’avversario, vittoria di prepotenza con un eurogol di Barisic a 5’ dal fischio finale: se tutto ciò non riuscirà a fornire la corretta carica finalizzata alla spasmodica ricerca di un sostanzioso cambiamento in positivo del proprio destino, alziamo le braccia e ci arrendiamo. L’auspicio di tutti i tifosi, e in particolare dei 500 festanti del settore ospiti del “San Filippo”, è che questa sia la (s)volta buona. Il momento di “cambiamento” atteso da almeno tre anni, la scossa psicologica necessaria a far ripartire un ambiente compresso e depresso. La vittoria nel derby di Messina, quindi, potrebbe andare al di là del mero dato tecnico-tattico, al di là del valore puramente calcistico. Da tempo, in trasferta, non si vedeva la squadra lottare pallone su pallone, contro tutto e tutti, come se non ci fosse un domani. il Catania di Petrone, nel pantano peloritano, ha fatto questo e altro. Si poteva pareggiare, si poteva anche perdere, ma si è tentato di vincere dal primo all’ultimo istante. Anche quando, dopo pochi minuti, Drausio si è fatto espellere (giustamente) per fallo da ultimo uomo sull’ex Anastasi (ricordiamo che è ancora di proprietà del Catania), i rossazzurri non hanno mai rinunciato a giocare. È questa la grande novità. In altre occasioni, si sarebbe assistito a una sorta di difesa di Fort Apache con sei difensori in campo; al “San Filippo”, al contrario, si è mantenuto un quadro tattico immutato, con Russotto a sacrificarsi in un lavoro massacrante, tuttavia mai con l’ordine di arretrare e resistere (o desistere). L’atteggiamento che, normalmente, è richiesto (e dovrebbe essere connaturale) a una squadra del blasone del Catania.

Quello che deve SEMPRE fare una grande squadra
…rischiare di perdere, pur di cercare di vincere, senza accontentarsi di un inutile pareggio rastrellato con i denti digrignati dalla paura! Alla fine, è meritata la vittoria del Catania, sebbene il Messina abbia fallito almeno tre/quattro nitide occasioni, proprio per questa voglia di lottare per il massimo dei risultati fino all’ultimo minuto. Così si fanno felici tifosi come quelli catanesi, gente che apprezza in sommo grado, al di là del risultato finale, la “vis pugnandi” e il sacrificio per la maglia, piuttosto che il punticino strappato con pavido incedere. Il sodalizio etneo aveva un solo risultato utile per inviare un segnale forte e chiaro alle concorrenti nella lotta play-off e l’ha ottenuto con una forza d’animo sorprendente, considerate le ultime prestazioni sciorinate contro Akragas e Taranto. Evidentemente, il lavoro psicologico del nuovo tecnico sta cominciando a farsi notare. Attenzione, il sesto posto a quota 39 in condominio con altre tre “sorelle” non è certamente da considerarsi un “successo”, non è un punto d’arrivo. È, si spera, solo il punto di partenza di una rincorsa verso le zone di competenza in graduatoria che dovrà proseguire nelle ultime undici partite, a cominciare dal prossimo match interno con l’ultima in classifica, il Melfi. Si tratterà di una lotta serrata, difficile, che dovrà essere costantemente affrontata con lo spirito gladiatorio mostrato alle porte dello Stretto.

La vittoria di PETRONE
“Tanto lavoro per Petrone”, così avevo titolato la settimana scorsa… Evidentemente il lavoro sta cominciando a ripagare il tecnico campano. Si tratta della trasferta più convincente degli ultimi tre anni in casa Catania. Ovviamente, esaltarsi sarebbe da sciocchi. Ancora c’è tanto lavoro da fare, anche perché l’analisi delle situazioni tattiche verificatesi a gara in corso impone riflessioni oggettive, nel senso che alcune cose non sono andate per il verso giusto. Tuttavia, venir fuori da match del genere in “questo” modo non potrà che aiutare “ad aiutarsi”. L’allenatore etneo, ancora una volta, ha scelto la formazione più logica, quella che tutti noi avremmo messo in campo. Lo aveva fatto anche contro il Taranto, salvo poi prendere atto delle risultanze di quella deludente prestazione. Se, una settimana fa, aveva giustamente tentato di far coesistere tutta la “qualità” a disposizione, al cospetto degli uomini di mister Lucarelli ha schierato in campo (un terreno di gioco reso quasi impossibile dalla pioggia) la “quantità” che serve, giacché la qualità senza “garretti” in Lega Pro risulta più deleteria che altro. Il 4-3-1-2 iniziale, con Drausio a destra, Fornito e Bucolo in mezzo e Russotto a tentare di rifornire le due punte “pesanti” (adatte al terreno di gioco) non poteva che essere considerata l’opzione migliore. Anche perché Lucarelli aveva a disposizione gente tosta come Rea, Grifoni, Sanseverino, Milinkovic o Anastasi, giocatori di categoria pronti a lottare in situazioni similari, in specie se sospinti da un pubblico “mai visto” in stagione al “San Filippo”, impianto da 40.000 posti abituato a non più di un migliaio di spettatori a partita. Ma il vero “capolavoro”, qualcosa a cui non eravamo davvero più abituati, Petrone lo compie successivamente alla precoce espulsione di Drausio: Russotto “scalato” a esterno basso, nessuna rinuncia alla qualità, testa bassa e pedalare, senza pensare solamente a difendere. Ovvio, se hai in squadra un portiere come Pisseri parti avvantaggiato, ti permette di rimanere a galla pure nei momenti più delicati. Mostruoso l’estremo difensore catanese su Sanseverino, Silva e Rea, fortunato su un incornata dello stesso Rea (salvataggio di Bucolo sulla linea). Però, anche in frangenti del genere, la squadra non si è mai disunità, ha sempre cercato di rispondere colpo su colpo, grazie al grande sacrificio di Russotto (poi di Parisi, dal 64’) e, in particolare, al lavoro di Marchese, Fornito, Tavares (immenso) e Pozzebon, che costantemente hanno tenuto in apprensione la difesa avversaria. Diciamocelo chiaro: da quanto tempo non assistevamo a una prestazione condotta con tale piglio? Quando affronti una gara in questo modo, nemmeno le avversità possono scalfirti. Paradossalmente, infatti, il generosissimo rigore assegnato dall’arbitro Furneau ai padroni di casa (veniale la trattenuta di Russotto su Anastasi, poi abile a cadere “fulminato” a terra sul limite dell’area), trasformato impeccabilmente da Milinkovic, ha costituito l’autentica svolta della partita. Il Catania, pur in inferiorità numerica, ha reagito da grande squadra, addirittura inserendo al 68’ una punta, Barisic, al posto di un mediano, Bucolo. Un segnale evidentissimo da parte di Petrone. Così si fa, perdindirindina! Senza paura, alla ricerca del pareggio immediato. Il gol di Pozzebon, su perfetto cross di Marchese, non può, quindi, essere considerato un “fulmine a ciel sereno”.

MAI accontentarsi
La prodezza aerea dell’ex centravanti messinese non è altro che la meritata risultanza di un pressing feroce operato dai rossazzurri che, ed è questa l’altra “sorpresa”, una volta ristabilita la parità numerica in virtù dell’evitabilissima espulsione per doppio “giallo” comminata all’ex Silva, non si sono accontentati!!! Prima, il rischio KO su due ripartenze, in seguito a corner maldestramente battuti, orchestrate dal miglior giocatore giallorosso, Milinkovic (bravo, sulla prima, Djordjevic; miracoloso, sulla seconda, Pisseri). Poi, il rigore procuratosi e fallito (con una conclusione addirittura fuori dallo specchio della porta!) dallo stesso Pozzebon (allarme rosso: degli ultimi 4 penalty, 3 sono stati falliti, e anche in modo clamoroso…). Infine, l’apoteosi del gol decisivo di Barisic, imparabile e bellissima girata a rete di destro su appoggio prezioso di Tavares. L’irrefrenabile gioia finale esibita dai 500 supporters rossazzurri giunti in terra peloritana (e da quelli zompettanti davanti alle tv), per la prima volta dopo tanto tempo, può essere considerata autentica, reale e sentita. i Il primo vero “Catania petroniano” ha convinto. Speriamo non sia solo un’illusione…

Sotto con il MELFI
L’errore più grave sarebbe quello di abbandonarsi all’euforia e sottovalutare i volenterosi lucani, reduci peraltro da una pesante scoppola interna subita dalla Paganese (0-4). Un errore che non dovranno commettere i giocatori, il tecnico e, soprattutto, i tifosi. Troppe volte la disillusione ha segato le gambe a un ambiente voglio so di ricominciare a sognare. Piedi per terra e… continuare a lavorare sodo! Let’s go, Liotru, let’s go!!!