Omaggio a Géza Kertész: l’Eroe Rossazzurro

I cartelloni della commemorazione del 29/09/13 in Piazza Verga

I cartelloni della commemorazione del 29/09/13 in Piazza Verga 

Presso il Circolo V. P. Tedeschi si è svolto un incontro dedicato alla figura del tecnico del Catania degli anni ’30 e ’40.

Stamane a Catania, presso il Circolo “Vincenzo Paternò Tedeschi”, si è svolto un incontro dedicato alla figura dell’allenatore del Catania degli anni ’30 e ’40 Géza Kertész, eroe ungherese caduto sotto i fucili della Gestapo il 6 febbraio 1945. Kertész, rientrato in patria nel 1943 per motivi bellici, aveva infatti messo in piedi un’organizzazione resistenziale volta a salvare ebrei e partigiani ungheresi e farli scappare dal ghetto di Budapest, e venne arrestato e poi fucilato perché accusato di nascondere un ebreo in casa.

Dal volume al Comitato, fino all'intitolazione della via
La storia di Kertész è caduta nel dimenticatoio per molto, troppo tempo, sia in Italia che nel paese natale. Grazie all’encomiabile opera di ricerca svolta dagli autori de ”Tutto il Catania minuto per minuto” è stato possibile rispolverare non solo gli aneddotti prettamente sportivi che legano il mister ungherese alla città dell’Elefante (Kertész fu protagonista, dalla panchina, della prima promozione in Serie B del Catania), ma anche una vicenda umana che disegna i contorni di una figura eroica. Sulla scia di tale riscoperta e dell’impatto emotivo che essa ha inevitabilmente generato, nel 2011 (pochi mesi dopo l’uscita del volume) gli autori insieme ad altri cittadini catanesi hanno costituito un Comitato dedicato all’allenatore ungherese, con lo scopo di diffondere alla cittadinanza la sua storia con una serie di iniziative (tra le quali, per ultimo, proprio l’incontro di stamattina) e soprattutto con l’obiettivo di ottenere l’intitolazione di una via della città allo stesso Géza Kertész. L’intitolazione ufficiale dalla commissione toponomastica del Comune di Catania è poi giunta, al termine dell’inter burocratico, lo scorso aprile. Si tratta di una strada che collega le vie Galermo e Sebastiano Catania, nei pressi del PalaGalermo e di un campo di calcio del Cus. Adesso si attende che il Comune renda nota la data dell’inaugurazione, che dovrebbe comunque avvenire nei prossimi mesi.

Catania, miniera di storie e personaggi
Tornando all’incontro svolto presso il Circolo V. P. Tedeschi, questo è stato moderato dal presidente del Circolo Santo Privitera, che oltre a presentare gli interventi dei relatori, ha sottolineato l’importanza della riscoperta della storia di Catania e del Catania, e tutti i grandi personaggi che ne hanno fatto parte. In tal senso sono stati citati Tano Ventimiglia, colui che per primo portò il calcio a Catania fondando nel 1908 la locale Pro Patria; Cocò Nicolosi, forse il miglior talento della squadra etnea degli anni ’30; il Duca di Misterbianco, facoltoso presidente del Catania di quegli anni per volere del fascismo.

La scarpa come simbolo del destino
E’ poi intervenuto il dott. Alessandro Russo, uno degli autori de ”Tutto il Catania minuto per minuto”, che ha ricostruito tutti i passaggi della carriera di Kertész: dagli esordi impacciati a causa della sua lentezza nel calcio pioneristico degli anni ’10, all’approdo in Italia a metà degli anni ’20 (periodo in cui decide di intraprendere la carriera di allenatore). Kertész riscuote successi e consensi nelle varie piazze e nelle categorie minori in cui si cimenta, finché non arriva a Catania e al primo tentativo, nel campionato di Prima Divisione 1933-34 (che allora equivaleva all’attuale Lega Pro), riesce a vincere il campionato e portare per la prima volta il club etneo in Serie B, categoria in cui al debutto sfiora una clamorosa promozione in Serie A, chiudendo la stagione al 3° posto. Dal Kertész allenatore si passa al Kertész uomo, uno straniero che si innamora della città di Catania, del suo “Giardino Bellini”, a tal punto da tornare volentieri alle falde dell’Etna per allenare il Catania, che nel frattempo è tornato in Serie C, nella stagione 1941-42. Seguirà la chiamata della Roma campione d’Italia, e il ritorno in patria causato dalle vicende belliche nel 1943, anno in cui trova comunque il modo di proseguire la propria carriera di allenatore nell’Újpest (squadra di Budapest). Alessandro Russo chiude col drammatico racconto dell’arresto e della morte di Kertész, in cui assumono un ruolo chiave, ironia della sorte per un ex calciatore, le scarpe: quelle trovate a casa sua da cui scaturisce l’accusa che lo porterà a consegnarsi volontariamente alla Gestapo, e le sue, che permettono ai familiari di riconoscerne il cadavere a diversi mesi di distanza dalla morte. I familiari entrano a più riprese nell’intervento del dott. Russo, che racconta la gioia mista a commozione dei parenti del mister ungherese nel momento in cui, grazie ai contatti presi dal Comitato catanese, vengono a conoscenza degli articoli dedicati alla sua figura più di mezzo secolo fa e del ricordo che tuttora la città di Catania dedica alla sua figura.

L'importanza della nostra memoria storica
L’intervento di Alessandro Russo è stato preceduto ed intervallato dalla scultrice e poetessa Francesca Privitera, che ha letto passi di alcuni articoli d’epoca in cui si ripercorrono proprio le vicende esposte nel corso dell’incontro. La mattinata si è chiusa con un proficuo scambio di opinioni e curiosità col pubblico presente, particolarmente interessato ai dettagli di un’epoca così lontana.
La storia dimenticata e poi brillantemente rispolverata di Géza Kertész è solo una delle tante che possiamo trovare scavando in quella miniera che è la storia del Calcio Catania: l’auspicio è che personaggi di tale calibro continuino ad essere degnamente ed ulteriormente ricordati e celebrati.