Sotto con le fotografie

Gonzalo esulta dopo un gol alla Juve...

Gonzalo esulta dopo un gol alla Juve... 

L'editoriale di Max Licari propone semplici risposte alle questioni sollevate dall'ultima gara disputata dai rossazzurri a Milano, per poi caldamente invitare i tifosi juventini catanesi a fare l'unica cosa possibile: "redimersi" e cominciare a tifare seriamente per la squadra della propria città...

Numeri ed estetica
Il Catania a Milano ha giocato una buona partita. Io partirei da questo dato assodato, per poi sviluppare una minianalisi sul momento rossazzurro, soprattutto in proiezione Juve. Si tratta della partita più attesa, quella con la capolista torinese, per mille e una ragione e, a tre giorni dall’evento che registrerà, “more solito”, il “tutto esaurito”, si sentono elucubrazioni di svariata natura, dal tatticismo mistico da setta iniziatica allo pseudopsicologismo d’accatto. Proprio per questo, mi sento di riportare il tutto alla realtà dei fatti, al sano equilibrio da contadino “scarpe grosse cervello fino”, una dote ormai persa, soppiantata da una volontà troppo “spinta” di proporsi come scienziati di una scienza che non esiste, beffardamente senza possedere la coscienza reale di questo semplice dato di fatto. E, a proposito di fatti, sono chiari, sia negli aspetti positivi (1), sia in quelli negativi (2):

1. 11 punti, settimo posto in classifica in piena linea rispetto agli obiettivi iniziali, base di gioco discreta, organico titolare complessivamente di livello adeguato alla bisogna;
2. 1 punto sui 12 complessivi disponibili in trasferta, 2 gol realizzati e 10 subiti, segno che sotto questo profilo ancora si fatica a compiere il salto di qualità, considerata l’enorme differenza di rendimento fra gare giocate al “Massimino” e visite a domicilio; alcune lacune d’organico, ampiamente sottolineate dallo stesso presidente Pulvirenti, in precisi ruoli, come evidenzia la puntualità degli errori, più o meno sempre i medesimi, compiuti reiteratamente dagli stessi giocatori.

La fotografia della situazione è esattamente questa, nulla più, nulla meno. Il resto è estetica. A me, per esempio, può piacere maggiormente l’interpretazione del 4-3-3 di Zeman rispetto a quella, pur ottima, di Montella (che comunque, come si è visto, possiede maggiormente nel proprio dna il 3-5-2) o dello stesso Maran (chiaramente diversa rispetto a quella del predecessore), ma si tratta solo di una mia opzione personale e basta. Ciò che conta è il risultato numerico e su questo versante il Catania attuale c’è. Pertanto, se si vuole seriamente analizzare il rendimento dei rossazzurri, è necessario rispondere alle domande emergenti dai punti 1 e 2, senza indulgere in ulteriori abbandoni poetici:

a. Perché il Catania in casa è uno schiacciasassi, anche contro i top team (il Napoli è uscito miracolosamente indenne dallo stadio di Cibali contro un Catania in inferiorità numerica)?
b. Perché in trasferta cala vistosamente di rendimento e, pur disputando in qualche caso buone prestazioni, finisce per perdere le coordinate e, conseguentemente la partita?

Risposte semplici
Rispondere alla domanda a) significa dare una risposta anche alla domanda b), in quanto strettamente correlate. Significa, in sostanza, cercare soluzione a un trend storico millenario. Se si analizza il rendimento esterno dei rossazzurri in tutti i campionati di Serie A finora disputati, ci si accorge della pochezza esterna della compagine attualmente allenata da Maran. Il Catania è, come tutte le squadre medio-piccole, un “animale casalingo”. Quando ha raggiunto la salvezza, da sempre unico obiettivo, lo ha fatto unicamente in virtù del rendimento interno; poche e rare le soddisfazioni “corsare”. Ma ciò è ovvio, giacché, come detto, in genere così accade per i team della stessa tipologia. Ma questo cosa significa, che si è condannati vita natural durante alla propria condizione? Assolutamente no. Significa solamente che un determinato tipo di percorso ancora deve giungere a compimento. Parliamoci chiaro, questi sono gli anni migliori della storia del Catania, solo adesso si stanno mettendo basi serie per un futuro diverso. Siamo giunti al settimo anno di fila in massima serie, risultato indubbiamente importante, ma ancora è passato troppo poco tempo per poter pensare di spiccare definitivamente il volo. Il Catania si sta consolidando come società, come corpo strutturale, come mentalità, come organico, come ambiente. I passi avanti vanno fatti costanti, ma ben ponderati, pena il disastro. Quindi, semplicemente, la risposta al “domandone” finale è scontata: ancora il Catania non ha un organico completo in grado di mantenere un rendimento costante in casa e in trasferta. Paradigmatica è la gara di Milano, al termine della quale a mio parere si sarebbe meritato il pareggio (e non sto qui a disquisire ancora sul rigore solare negato a Gomez, mettiamolo da parte): risultato tenuto in bilico fino alla conclusione, livello di gioco paritetico rispetto a quello sciorinato dai nerazzurri, errori individuali fatali. Tutto qui. In trasferta davanti alla porta si diventa poco concreti (clamorose le occasioni fallite da Almiron e Izco), indietro si fanno gli stessi errori, sempre da parte dei medesimi giocatori. Francamente, prendere gol su un innocuo cross dalla trequarti, saltando per di più a vuoto e facendo colpire di testa "nanetto" Cassano a due passi dal portiere, in Serie A appare troppo. Nel caso specifico, il rendimento di Alvarez si mostra fin qui troppo scarso per non pensarne un, almeno momentaneo, accantonamento. Altresì, pensare che sia un caso che Andujar prenda spesso la stessa tipologia di gol sul proprio palo, sembra un azzardo. Poi, si potrebbe anche chiedere a Maran il motivo per cui permane restio a cambiare assetto durante la gara, magari inserendo un attaccante vero in più (Doukara e Morimoto, in pratica, mai utilizzati); o che spieghi l’insondabile impiego di Ricchiuti a Milano; o, magari, perché non pensi talvolta di utilizzare la difesa a tre (facendoci vedere Rolin?), avendo Izco e Marchese in grado di fare gli esterni in questo sistema di gioco. Ma, di fronte alle macroquestioni poste in gioco precedentemente, mi sembrerebbe quasi un che di superfluo. Ciò che conforta è sapere, per bocca dello stesso presidente, che la società è ben conscia della situazione e che ha intenzione di migliorare l’organico a gennaio, intervenendo chirurgicamente a coprire i buchi. Penserei a un terzino destro (e fino ad allora, il buon rendimento di Bellusci mi consiglierebbe, se sano, di proporlo in questa posizione, a cominciare dalla sfida con la Juve), un centrocampista e un attaccante che possa, almeno nella mente di Maran, costituire un’alternativa seria a Bergessio. Il portiere no, perché l’eventuale alternativa è stata acquistata in estate. Chissà che non ce la facciano vedere prima o poi. Altro che smobilitare, si pensa a migliorare, per poter pensare di far meglio, anche a livello di classifica. E la classifica attuale è tutt’altro che brutta...

Sotto con le fotografie
Ecco Catania-Juventus, la partita più attesa, quella da delirio, in una città in cui, su 100 potenziali tifosi, 50 sono “zebrati”. Un trend che fatica a modificarsi. Eppure, siamo al settimo anno di fila in A e il catanese potrebbe anche riflettere su un dato che dovrebbe costituire una normalità: si tifa per la squadra della propria città. Inviterei tutti gli juventini etnei ad andare a sciropparsi l’ormai famigerato servizio della Rai piemontese in merito alla trasferta dei tifosi napoletani a Torino. Bisogna essere consci del fatto che proprio quella è la “media del sentire” da parte di una determinata parte sociale che poi riversa sul calcio le proprie frustrazioni. E chi ha realizzato il servizio non ne è che la naturale espressione. E, scusate, io dovrei per giunta far battere il mio cuore per un qualcosa di così "estraneo" (ciò, naturalmente, vale anche per qualsiasi altra squadra “esterna”)? Dovrei comportarmi da “colonizzato”, per giunta scemo o “trunzo” che dir si voglia? E' da tempo che invito alla "redenzione"; si tratterebbe di un atto di grande impatto emotivo, oltre che dovuto. Ovviamente, tutte queste considerazioni non servono a niente, perché contro i trend storici non si può andare. Hanno un inizio e una conclusione. E la parola “fine”, a tal proposito, ancora è lungi dal potersi pronunciare. Perciò, sotto con le fotografie! Quest’anno non c’è Del Piero, ma un Buffon o un Pirlo non si nega a nessuno. Io, però, sono convinto che il Catania farà una grande partita. Il risultato? Tutt’altro che scontato... Let’s go, Liotru, let’s go!!!