Parola d'ordine: normalizzazione

Petkovic in azione con la primavera, esordio a sorpresa all'Olimpico...

Petkovic in azione con la primavera, esordio a sorpresa all'Olimpico... 

Il commento di Max Licari evidenzia il persistere delle rilevanti difficoltà di assetto e di gioco mostrate dal Catania anche all'Olimpico contro una modesta Lazio, sottolineando come sia giunto per Maran il momento delle scelte di modulo e di singoli giocatori, soprattutto nell'ottica delle due importantissime e consecutive sfide interne al cospetto di dirette concorrenti come Chievo e Genoa.

Difficoltà evidenti
Un Catania cui nulla si può imputare dal punto di vista dell’impegno dimostra di essere lontano da un assetto complessivo almeno delineato, perdendo in maniera pericolosamente “consueta” a Roma, contro una Lazio zeppa di assenze e per nulla trascendentale. Ciò che deve far maggiormente riflettere è proprio la scarsa vena dei padroni di casa, lontani dai fasti dell’ultima finale di Coppa Italia: è bastata una Lazio appena sufficiente per portare a casa, tutto sommato senza eccessiva fatica, la vittoria. Questo è il problema reale. Del resto, “questo” Catania, in “questo” inizio di campionato, ha mostrato problemi evidenti contro tutti gli avversari, forti (Fiorentina, Inter) e meno forti (Livorno, Parma, Lazio). Sinceramente, qualche giorno fa avevo scritto che l’unica ricetta è lavorare, lavorare, lavorare, e lo ribadisco, aggiungendo che forse bisogna lavorare ancor più di quanto ci si attendesse a inizio campionato. Non pensavo che Maran trovasse tutte queste difficoltà di assemblaggio, considerata la qualità dei giocatori acquistati e l’incontestabile e continuativa impronta di gioco impressa da otto anni a questa parte nel dna della squadra. Tuttavia, come sempre ricordato e ripetuto, nel calcio conta solo e unicamente il campo, la prestazione e il risultato conseguente. E da questo punto di vista la cruda realtà parla chiarissimo. La classifica recita: ultimo posto in classifica in condominio con il Sassuolo, protagonista di un incredibile pareggio a Napoli. Le statistiche dicono che sono stai segnati 2 gol (da un unico giocatore, il “pitu” Barrientos) e ne sono stati subiti 10. E nella maggior parte dei casi, come stasera, a seguito di errori madornali. Un problema, quindi, anche di concentrazione, oltre che di assetto. E una squadra che ha come compito quello di salvarsi, la concentrazione deve mantenerla sempre alta. Insomma, bisogna cambiare registro in tutto, e al più presto. Le prossime due partite casalinghe, così, divengono, se non decisive, almeno importantissime, per la classifica e per l’allenatore. Il calcio è questo, inutile negarlo, e in passato anche a Catania l’iter di situazioni similari si è rivelato “classico”: o si fanno risultati o la società, a malincuore perché da sempre restia a mutare guida tecnica, viene costretta a cambiare “manico”. Lo dico subito: io ho fiducia. In Maran, nei giocatori, nella società. Per me, a onta anche di ciò che ho visto oggi, nulla di edificante per intenderci, ci sono gli spazi e i valori per rimettere tutto a posto. Ma il tempo delle buone intenzioni si è concluso. Siamo alla quinta giornata, bisogna cominciare a camminare, e anche speditamente…

Troppi errori individuali
Sinceramente non ho ancora capito, dopo cinque turni, che tipo di gioco faccia il Catania, su che tipo di modulo voglia puntare Maran, e soprattutto quale sia il vero ruolo di alcuni giocatori etnei. Premettendo che le attenuanti delle assenze (Izco e Bergessio su tutti) e delle non perfette condizioni (Almiron, Guarente, Leto, Maxi Lopez, Castro) ci sono e vanno accordate a Maran, mi chiedo perché, se durante il ritiro si è lavorato su un certo tipo di strategia tattica, adesso non si intravedano ancora veri “spiragli” di un gioco un minimo definito. Mi si risponderà che Monzon, Plasil e Guarente sono giunti all’ultimo momento, ed è vero. Ma tutti gli altri, il nerbo della rosa, hanno lavorato insieme a Torre del Grifo. Se andiamo ad analizzare, nell’undici titolare inizialmente rientravano i soli Monzon, Tatchsidis e Leto, gli altri sono sempre gli stessi, gli stessi che conoscono a memoria una delle tipologie di gioco più brillanti degli ultimi tornei di Serie A: quella targata Catania, prima con Montella, poi con lo stesso Maran. 8 su 11, i tre quarti della squadra titolare. Eppure, anche la condizione di alcuni “vecchi” sono sembrate subito similari a quella dei nuovi, da Almiron a Bellusci a Maxi, per esempio. Pertanto, il tecnico ha cominciato a cercare una via d’uscita, cambiando spesso modulo, dal 4-2-3-1 al 4-3-3 al 5-3-2; e uomini, da Monzon a Biraghi, da Tatchsidis ad Almiron, da Plasil a Guarente, fino a giungere all’azzardo finale: Petkovic, diciannovenne centravanti croato alla sua prima da titolare in A. Monzon, Plasi, Almiron, Leto e Barrientos sono stati utilizzati in più di un ruolo differente tanto che ancora non ho ben compreso quali siano le carattersitiche "certe" degli stessi Monzon, Plasil e Leto. Pensavo di conoscerle, ma vengono "traslati" in più posizioni del campo. Contro la rimaneggiata Lazio, poi, mi aspettavo il turn-over; però Maran ha solo cambiato il modulo, lasciando in panca Legrottaglie (visto Bellusci, non una scelta produttiva) e inserendo l’acerbo Petkovic (sostituito poi nella ripresa) al posto dell’infortunato Bergessio (bocciatura totale per Maxi Lopez). Dovendo giocare tre partite in tre giorni, magari un turno ad Almiron, fra i più in difficoltà, si poteva supporre, come magari far rifiatare Guarente. In ogni caso, l’allenatore trentino ha organizzato un 4-2-3-1, con Barrientos-Plasil-Monzon dietro Petkovic che personalmente non mi ha convinto. Tanto che hanno fatto meglio proprio gli elementi il cui ruolo è “pacifico” e consueto: Spolli, ancora il migliore, Alvarez, Biraghi, Barrientos. Per il resto, tanta voglia, tanto impegno, molta confusione. Detto questo, a dimostrazione che la Lazio di oggi è un team abbordabile, il Catania perde la partita perché Andujar e Guarente regalano due gol, a Ederson e Lulic. errori gravi. E perché Bellusci, come troppo di sovente gli capita, prima si fa ammonire in modo inutile per proteste (nel caso aveva ragione, perché Irrati doveva espellere per doppio “giallo” Cana, ma una volta che l’arbitro prende una decisione, è impossibile che torni indietro; ingenuo accanirsi in rimostranze che conducono, Balotelli docet, solo a sanzioni “beffa”) e poi si fa espellere per doppia ammonizione, dopo un fallo da cartellino “arancione” su Onazi. Già il Catania mostrava difficoltà a sviluppare gioco offensivo, pur con i cambi di Boateng e Leto, figuriamoci in 10… In ultimo, l’ingresso di Tatchsidis nel finale: un cambio che, magari, poteva essere speso in un’altra posizione del campo. Ininfluente la rete finale di Hernanes, ovviamente. La partita la si era persa prima.

Il momento delle scelte
Archiviamo questa quarta sconfitta su cinque gare, va bene, ma traiamo le prime risultanze. È giunto il momento delle scelte per Maran. Avrà compreso quale sia la situazione complessiva, quali siano gli elementi più affidabili e il modulo più funzionale, soprattutto nell’ottica del doppio turno casalingo e della “natura” delle avversarie, due dirette concorrenti nella lotta per la salvezza che verranno a Catania a giocare ben coperte e pronte alla ripartenza. In specie il Chievo, oggi sconfitto immeritatamente in casa dalla Juve, dimostra sicuramente di avere più “gamba” rispetto ai rossazzurri. Sarà il caso di prendere le giuste contromisure contro Thereau, Paloschi e soci. La mia idea, assolutamente personale e lontana dall’assurgere a verità assoluta, è che il Catania debba “normalizzarsi”. Parola d'ordine: "normalizzazione", soprattutto nelle gare interne, dove la “vecchia”, rassicurante berlina targata Liotru pare essersi assentata per una sosta ai box. Meglio tornare al rassicurante 4-3-3 con i giocatori più “sicuri”. Vista la prestazione odierna di Biraghi e la buona vena mostrata dal centrocampista greco nei 10’ giocati, tornerei sui “titolari” di inizio campionato, con l’ex Under 21 a sinistra, Legrottaglie al posto dello squalificato Bellusci, Plasil (per Izco), Tatchsidis e Almiron in mezzo, i tre più forti in avanti (Barrientos, Bergessio e Leto). Cercando in tutti i modi di far vedere ai tifosi, che dovranno sostenere a più non posso (è in questi momenti che serve maggiormente il supporto dell’ambiente), che si ha voglia di giocare finalmente a calcio, di sviluppare trame convincenti, di segnare reti, di vincere. Vincere, fare tre punti, lanciare segnali di ripresa fisica, psicologica e tattica. Solo così si potrà accorciare una classifica già assai “ristretta” in coda (ci sono 7 squadre in 3 o 4 punti) e guadagnare nuove prospettive per il successivo match con il Genoa degli ex Lodi e Marchese. Solo questo conta. Sostegno!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!