Melfi-Catania 3-3: Più difficile del previsto

C'è da riflettere su molte scelte, a partire da quella su Elia Bastianoni.

C'è da riflettere su molte scelte, a partire da quella su Elia Bastianoni. 

Per l’ennesima volta Pancaro e i suoi ragazzi complicano un percorso che a inizio stagione sembrava meno irto di difficoltà.

Catania vittima più di sé stesso che degli “episodi” e degli avversari
Prima i punti di penalizzazione non restituiti dal CONI. Poi la vittoria fin troppo sofferta contro la derelitta Lupa Castelli Romani e la fragorosa débâcle interna col Benevento. Infine, il pareggio colto sul campo del mediocre Melfi. Tanti indizi fanno ormai una prova: la stagione 2015/16 del Catania, iniziata molto bene tra mille difficoltà, si sta complicando maledettamente, rivelandosi molto più difficile di quanto si poteva prevedere a inizio campionato, quando ancora, auspicando un felice esito dei ricorsi, si guardava addirittura all’obiettivo playoff. Adesso invece anche la lotta per la salvezza deve far paura. Non perché i rossazzurri non siano adeguatamente attrezzati per uscir fuori dalle sabbie mobili in cui stazionano a causa della penalizzazione. Ma perché in questo campionato non c’è nulla di scontato, e ogni partita nasconde insidie difficilmente ipotizzabili alla vigilia. Insidie legate non solo alla giornata di grazia delle squadre o dei giocatori avversari meno quotati di turno, ma anche alle défaillances “interne”, come dimostrano la paperaccia di Bastianoni e la complessiva fragilità difensiva dell’assetto tattico voluto da Pancaro. Così si rimane al 15° posto, a -2 dalla zona salvezza, con altre squadre direttamente invischiate come Martina Franca, Akragas e Paganese che devono ancora scendere in campo in questa 15a giornata di campionato.

Scelte di Pancaro, vol.1: attacco non valorizzato a dovere
L’uomo più atteso della compagine etnea, alla vigilia di questa gara, era senza dubbio colui che in campo non scende: il tecnico Pippo Pancaro, balzato sul banco degli imputati dopo il match col Benevento per le scelte ostinate e controproducenti. Qualche risposta, nel suo piccolo, oggi il tecnico di Acri l’ha data. Purtroppo i meriti di alcune scelte per certi versi fuori dai consueti canoni ai quali ci ha abituato sono state compromesse da altre che si trascinano da ormai più di un mese. Ma andiamo con ordine. Pancaro ritrova Russotto e Falcone contemporaneamente disponibili, e non esita a gettarli nella mischia insieme a Calil. Si diceva che i problemi del tridente fossero legati all’assenza di questi due elementi. Un’interpretazione, questa, che se da un lato puntava il dito contro il percorso di maturazione non ancora compiuto da giovani come Rossetti e Di Grazia (quest’ultimo misteriosamente accantonato dopo un buon inizio di stagione), dall’altro sottovalutava senz’altro quel Calderini che in realtà fino ad ora, tra alti e bassi, non è parso da meno rispetto ai due esterni impiegati oggi. Il campo ha dato delle risposte. Russotto, dopo l’infelice secondo tempo contro il Benevento, è tornato sugli standard espressi nelle prime giornate, ma la bravura mostrata nel saper tagliare e incunearsi nell’area di rigore avversaria deve far riflettere attentamente: se il giocatore, con la propria velocità e freddezza sotto porta, può mettere agevolmente in difficoltà qualunque linea arretrata di Lega Pro, che senso ha sfiancarlo coi sali scendi sulla fascia che, peraltro, partita dopo partita dimostra di non saper gestire con costrutto avendo il difetto di tenere troppo il pallone? Schierato più avanti, da seconda punta, o anche da trequartista, in posizione centrale, potrebbe fare molti più “danni” agli avversari. Falcone invece ha disputato un match sotto tono: bene a livello individuale, con finte, dribbling e giocate ubriacanti ma sostanzialmente mai produttive; male sotto il profilo tattico, con un’intesa con Nunzella da affinare e con una scarsissima predisposizione al recupero difensivo che è costata cara nel finale di gara, in cui Canotto e Demontis hanno fatto ciò che hanno voluto su quella corsia.

Scelte di Pancaro, vol. 2: coesistenza Musacci-Agazzi? Possibile solo a certe condizioni
Un’altra scelta sul quale si è parecchio discusso è quella del “doppio play” in mediana. Musacci e Agazzi nelle partite precedenti hanno finito col pestarsi i piedi e in particolar modo il giocatore in prestito dall’Atalanta ha dimostrato di non trovarsi a proprio agio col movimento tra le linee di centrocampo e attacco. Oggi però proprio Agazzi ci ha smentito, e lo ha fatto in virtù di una mossa del proprio allenatore: lo schieramento di Russo, al quale sono stati affidati i compiti difensivi e di sostegno a Musacci, che ha permesso al promettente mediano di interpretare il ruolo che è solitamente di pertinenza di Fabio Scarsella, cioè quello di cercare gli inserimenti e provare a concludere quando possibile. Considerato il precario periodo di forma attraversato proprio da Scarsella, non sarebbe male riproporre una soluzione simile in futuro. Se non fosse che tutti gli altri centrocampisti fanno acqua da tutte le parti. Musacci non ha passo, non ha gamba, non ha lucidità; lo stesso Russo produce più fumo che arrosto, e meglio non si può dire di Lulli nei minuti in cui è sceso in campo. Insomma, questo reparto sta attraverso una grossa crisi, che probabilmente non è soltanto tecnica ma è legata a uno scadimento di forma. Ragion per cui continuare a giocare con tre centrocampisti sembra abbastanza controproducente, almeno per il momento.

Scelte di Pancaro, vol.3: facciamoci del male con Bastianoni
Infine, la “madre” delle scelte discutibili: l’utilizzo in porta di Elia Bastianoni. A inizio campionato, in attesa di un pieno recupero fisico dell’ex Varese, tesserato a Settembre inoltrato, Pancaro aveva dato fiducia a Liverani, giocatore giunto in prestito dalla Salernitana. Non che si tratti di Buffon o Neuer, e momenti di incertezza ne ha palesati anche lo stesso ex Barletta. Ma complessivamente, indipendentemente dall’imperdonabile papera odierna di Bastianoni, anche l’osservatore meno attento e il tifoso meno competente hanno potuto notare come Liverani abbia garantito più sicurezza alla difesa e, quindi, alla squadra. E’ evidente che sulla scelta incide il fatto che colui che scende in campo è un calciatore di proprietà, ma fino a che punto una situazione contrattuale può incidere sulla competitività generale e quindi sui risultati della squadra? Pancaro nel post-partita ha parlato di “episodi” che possono accadere, ma è evidente che Bastianoni, di per sé non sicurissimo nelle varie partite disputate, adesso possa subire il contraccolpo da un punto di vista psicologico, ed è difficilmente obiettabile la considerazione che un po’ di riposo non guasterebbe, né a lui né alla squadra.

Scelte di Pancaro, vol.4: non si può andare avanti col 4-3-3
Ma al di là delle scelte sui singoli giocatori, è chiaro che le attuali difficoltà del Catania derivano principalmente dalla testardaggine tattica che ormai da tempo imputiamo al suo allenatore. Il 4-3-3, con gli elementi “giusti”, garantisce un grande potenziale offensivo, e sarebbe intellettualmente disonesto non riconoscerlo. In ogni partita, eccezion fatta per quella contro il Benevento, gli etnei hanno sempre costruito un maggior numero di nitide palle gol rispetto agli avversari, indipendentemente dalla mole di gioco non sempre impeccabile o superiore. Il problema è che questo potenziale offensivo va a farsi benedire nel momento in cui si subiscono gol nelle maniere più inopinate. Ed è sintomatico come nella maggior parte dei casi la “colpa” non sia dei centrali difensivi, che anzi hanno sempre o quasi disputato partite al di sopra della sufficienza. Il problema sta nel fatto che tutti i terzini a disposizione di Pancaro soffrono in fase difensiva e concedono agli avversari numerosi varchi per crossare dal fondo o inserirsi in area. Non solo: in mediana nessuno eccelle nel recupero del pallone, e fisicamente i vari Agazzi e Musacci vanno in difficoltà contro quasi tutti i dirimpettai incontrati. Ragion per cui il 4-3-3 non sembra essere più lo schema adatto al Catania. Servono due centrocampisti, di cui almeno uno di sostanza (preferibilmente Castiglia, quando rientrerà) a protezione della difesa. Con 6 giocatori a fare da schermo rispetto all’avversario, il tecnico potrebbe poi sbizzarrirsi con gli altri 4, potendo giocare col 4-4-2 o 4-2-3-1 (come ha fatto, positivamente, oggi, alla ricerca del 2-3 poi trovato con l’incursione di Russotto), oppure potrebbe provare la soluzione del trequartista, con Russotto dietro le due punte e l’aggiunta di un centrocampista di spinta come Scarsella. Un 4-3-1-2, per intenderci, e la presenza di due punte sembra l’unica soluzione possibile per evitare che Calil possa scomparire per così tanti minuti dalle partite, in quanto da unica punta non è fisicamente in grado di contrastare la marcatura di due, e spesso anche tre difensori avversari. Non necessariamente con un Plasmati, ma anche “soltanto” con un Calderini a lato, non decentrato sulla fascia, il brasiliano godrebbe degli spazi maggiori che inevitabilmente le difese avversarie sarebbero costrette a concedere per marcare un attaccante in più.

2015 da chiudere al meglio con la Paganese, confidando in un 2016 finalmente diverso
Adesso altri sette giorni di attesa separano dall’ennesimo “spareggio salvezza”. Che potrebbe non essere poi tale se la Paganese, che arriva al “Massimino” sabato 12, dovesse conquistare i tre punti in casa contro l’ambizioso Lecce di Braglia. In tal caso i campani “scapperebbero” infatti a +6 sugli etnei. Ma la distanza in classifica dall’avversario di turno poco importa. La graduatoria dice che il Catania, a due giornate dal termine del girone d’andata, si trovi ancora in zona playout. Zona dalla quale bisogna uscire prima possibile per agevolare da un punto di vista psicologico e ambientale il proseguo di stagione. C’è una prestazione negativa come quella resa contro il Benevento che i ragazzi di Pancaro devono farsi perdonare dal pubblico di casa. C’è un’ultima partita con cui chiudere il secondo “annus horribilis” consecutivo e bisogna farlo nel migliore dei modi, per regalare ai sostenitori un Natale non proprio sereno, ma quantomeno il meno amaro possibile. Nell’attesa che il nuovo anno sia foriero di novità positive, magari anche al di fuori del rettangolo di gioco.