Malevento

Nunzella, ancora una volta il migliore dei suoi...

Nunzella, ancora una volta il migliore dei suoi... 

Max Licari sulla netta e meritata sconfitta subita al "Massimino" dal Benevento. Troppi gli errori di giocatori e tecnico...

Niente più sogni
Lecce, Cosenza, Casertana, Messina, Foggia, Benevento: quattro pareggi (di cui due in casa) e due sconfitte (una al “Massimino”) con le squadre che guidano la classifica e ambiscono alla promozione. Questo lo score del Catania. Uno score che certifica come i rossazzurri, al di là del bottino complessivo di punti conquistato, non possano, con questo organico, sperare in “miracolosi” agganci alla zona playoff. Finora, non ha mai vinto, la truppa di Pancaro, con una delle squadre candidate alla promozione in B. E, soprattutto, non ha mai convinto in nessuno dei match sopra indicati. Bisogna partire da questo dato inoppugnabile per analizzare il presente, non certo scintillante, del Catania, al fine di prevederne un futuro, a oggi, ancora piuttosto indefinito e nebuloso. È chiaro che questa squadra, così com’è, alla luce della pesante penalizzazione (che, purtroppo, quasi sicuramente si autoalimenterà di un ulteriore punto a breve) e al netto del fardello costituito dal paio di assenze importanti che ancora si conduce dietro, non può vantare velleità di alta classifica. Può solo sperare, una volta recuperati elementi, a questo punto possiamo dirlo, fondamentali come Castiglia e Falcone e una forma psicofisica accettabile, di raggiungere una (speriamo) tranquilla salvezza, considerata la non “eccezionalità” del valore tecnico-tattico delle dirette concorrenti. Allo stato attuale, dopo la netta e meritata sconfitta subita davanti al costernato pubblico amico contro il Benevento di Auteri, il Catania si ritrova al quart’ultimo posto a quota 12, a due punti dal già fortemente penalizzato Matera. Di questo dobbiamo parlare. Non di “ma”. Non di “comunque”. Altrimenti, faremmo il male della squadra e dell’ambiente in generale. Altrimenti si farebbe l’errore della scorsa stagione quando, praticamente ultimi a metà campionato, qualcuno ancora alimentava sogni di promozione. Sappiamo bene come sia finita e non possiamo più permetterci siffatti marchiani errori. Solo una cosa mi sia consentito, con amarezza, rimarcare: dopo tutto quanto di splendido fatto dal Catania negli ultimi 10 anni, per assurdo ci metto anche una retrocessione in B che, per alcune piazze di medio livello, potrebbe anche talora risultare “fisiologica” (Atalanta, Cagliari, Verona, Catania, Palermo, Bologna, Bari e simili, prima o poi può capitare a chiunque), mai più avrei pensato di poter assistere, nel mio stadio, a una sconfitta contro il Benevento. Fa male. Molto male.

Fischi meritati
A questo proposito vorrei chiarire le idee al pur bravo Nunzella, anche al cospetto dei campani, a mio parere, il migliore dei suoi e autore di un pregevole, seppur inutile, gol su punizione nel finale di gara. Mi è sembrato che il laterale mancino etneo, sicuramente il più positivo dell’intera “rosa” rossazzurra in questa prima metà di stagione, si sia “stupito” dei fischi piovuti sulla squadra a fine match. Ebbene, dovrebbe sapere, e se non lo sa provvediamo noi a renderlo edotto in merito, che il pubblico catanese giustamente fischia una prestazione deludente con team (per esempio) come Fiorentina, Sampdoria, Torino o Genoa in Serie A e con la propria squadra prossima alla zona Europa League; figuriamoci se non possa accadere in Lega Pro, dopo due retrocessioni consecutive, a seguito di tutto quanto accaduto da giugno in poi, con un contenzioso aperto e irreversibilmente compromesso con l’attuale proprietà, con la squadra reduce da 5 punti in 6 partite, in fondo alla classifica e… contro il BENEVENTO, che ha fra l’altro giocato l’ultima mezzora in 10, rifilandoti 3 reti!!! Scherziamo? Pancaro, Nunzella, Calil e chiunque sia giunto a Catania in estate sapeva benissimo quale fosse la situazione e a cosa sarebbe andato incontro. Oltre tutto, i mezzi di informazione non hanno mai mancato di sottolinearlo, senza ipocrisie di sorta. Si era a conoscenza del fatto che solo vincendo si sarebbero evitate situazioni del genere, penalizzazione o meno. Quindi, bisogna accettare le critiche, dimostrare di avere le spalle (e le palle) larghe per sopportare determinate pressioni, NATURALI in una grande piazza come Catania… e pedalare! Se qualcuno non è in grado di reggerle queste pressioni, vuol dire che non è idoneo. E va sostituito al più presto, al di là del valore tecnico intrinseco. In una situazione similare servono "in primis" gli uomini.

Pancaro, mosse perdenti
Auteri è giunto a insegnare calcio a Catania. Si è capito fin dai primi minuti della gara quale sarebbe stato il copione della stessa. Pressing alto delle indiavolate “streghe” campane, riconquista palla sulla trequarti avversaria e ripartenze corte. Nei primi 15’ il Catania non ha MAI raggiunto la trequarti avversaria. Fin da subito Del Pinto, Melara, De Falco, Mazzarani hanno subissato i lenti e impacciati Musacci, Agazzi e Scarsella, autori di una imbarazzante prestazione da 4 in pagella, consentendo ai tecnici e sguscianti Ciciretti e Mazzeo di infilare a piacimento la difesa etnea, non certo sicurissima in Garufo, ancora una volta assai impreciso in uscita, oltre che in Ferrario, macchinoso sostituto di Pelagatti (assenza, questa, decisiva). Venendo meno i rifornimenti agli esterni Calderini e Rossetti, nonché al povero Calil (come al solito l’unico a dannarsi l’anima per procurarsi qualche pallone qua e là), il Catania non ha mai dato l’impressione di poter impensierire la difesa avversaria, subendo il superiore palleggio in mediana del Benevento e le “imbucate” dei tre attaccanti ospiti. Era accaduto anche con il Foggia, con la differenza che i rossoneri non si erano mai mostrati veramente convinti di poter fare male al reparto arretrato rossazzurro. Cosa che non è nemmeno passata per la testa agli uomini di Auteri. E ciò suona assai "strano", se si considera che il Benevento era stato fino alla gara del “Massimino” aspramente criticato proprio per la mancanza di incisività e concretezza offensiva (solo 9 reti segnate). Tanto per dirne una, il “capocannoniere” era Melara, un centrocampista, con 2 reti… Invece, nel pomeriggio catanese, i campani si sono trasformati in un incrocio tra il Milan di Sacchi e il Manchester United di Ferguson! Triangolazioni, tagli, finezze, attaccanti spumeggianti, gol d’autore, doppietta di Ciciretti (una sola rete siglata in campionato fino all’esplosione del “Massimino”), novello Rui Barros. Cose mai viste anche contro formazioni meno attrezzate. La realtà, e lo avevamo sottolineato anche a riguardo del match giocato con i pugliesi dell’ex de Zerbi, è che il Catania adesso corre meno degli avversari e il 4-3-3 di Pancaro, senza “gamba”, con alcuni ruoli (terzino destro in primis) scoperti e certe assenze determinanti (Castiglia e Falcone, ma anche un Russotto veramente giù di corda e a mezzo servizio), non funziona. Forse, sarebbe stato il caso di pensare a qualche soluzione alternativa, in attesa che la condizione atletica tornasse sufficiente e si recuperassero giocatori fondamentali. E proprio in questa gara, indubbiamente, il tecnico rossazzurro ha destato non poche perplessità nelle scelte effettuate. La domanda che sorge spontanea è questa: se proprio ritieni che non sia produttivo cambiare modulo e mantieni il 4-3-3 con un regista (Agazzi) a mezzala (evidentemente le alternative Lulli e Russo non ti convincono) e un ragazzo ancora acerbo sull’esterno offensivo (Rossetti), perché, dopo un primo tempo in sofferenza condotto miracolosamente in porto sullo 0-0, non cambi tatticamente qualcosa già dal 1’ del secondo tempo? È vero, una sostituzione è stata realizzata, ma ruolo per ruolo (Russotto per Calderini, che poi si è saputo non stesse benissimo), senza cambiare il tema dell’incontro e incorrendo negli stessi problemi della prima frazione. Per esempio, se Rossetti fosse stato lasciato negli spogliatoi, gli si sarebbe evitata l’umiliazione dei fischi all’atto dell’uscita dal campo dopo una prestazione negativa e l’ingenuità del rigore “taglia gambe” dello 0-2 concesso al Benevento, in quel momento in inferiorità numerica per l’espulsione di Mattera. Non solo, perché sullo 0-1 e in superiorità numerica già da 5’, non metti dentro subito Plasmati per Rossetti, invece che l’inutile Russo per Musacci (centrocampista per centrocampista), per poi fare tale mossa a 20’ dal termine a risultato compromesso? Insomma, alla prestazione nettamente infelice della squadra, si è sommata una giornata particolarmente negativa del tecnico. Un pomeriggio d dimenticare in fretta. Una pagina da voltare immediatamente. Immediatamente.

Melfi, scontro salvezza
Necessario, dunque, affrontare lo spareggio salvezza di Melfi di sabato prossimo come la gara della vita, cercando di fare di tutto per presentarsi in condizioni atletiche migliori, apportando le improcrastinabili modifiche (per esempio, a centrocampo, dove non ci si possono permettere in Lega Pro due giocatori “compassati” come si rivelano, allo stato attuale, Musacci e Agazzi) e cercando di recuperare qualche elemento cruciale come Pelagatti e Castiglia. Anche in questo caso, come a Rieti, ci si attende nient’altro che la vittoria. Anche perché, in caso contrario, la classifica comincerebbe a diventare davvero pericolosa… Let’s go, Liotru, let’s go!!!