La 'democrazia della pagnotta'

Nino Pulvirenti, un presidente senza paura...

Nino Pulvirenti, un presidente senza paura... 

L'editoriale di Max Licari si addentra in "dotte" disquisizioni sullo "zitellismo" e il "pagnottismo", ponendosi alcune semplici domande sul concetto di "rinnovamento" imperante nel calcio italiano. Non leggetelo, potrebbe piacervi...

Avrei voluto...
Avrei voluto cordialmente e simpaticamente disquisire con i fratelli rossazzurri dello strepitoso campionato fin qui condotto dalla truppa capitana da Maran, dei 32 punti in classifica a + 15 dalla zona retrocessione e a un paioi da un Sogno chiamato Europa League. Avrei voluto parlare della bella vittoria di Genova, seconda stagionale in trasferta, conseguita con autorevolezza pur senza quattro titolari importantissimi come Legrottaglie, Marchese, Lodi e Almiron. Avrei voluto chiacchierare davanti a un buon bicchiere di Cognac delle prodezze del “papu”, della verve indefettibile del “lavandina”, della straordinaria classe del “pitu”, dell’abnegazione del “pata”, della forza fisica prorompente di Bellusci, della sciabordante capacità di cambio di passo dell’immenso capitano di Izco, della sorprendente propensione “geometrica” dell’ex “mistero” Paglialunga. Avrei voluto celebrare i successi di un settore giovanile finalmente all’altezza delle migliori “cantere” della Penisola, alla buon’ora organizzato non più come un orticello padronale alle pendici del Vesuvio, ma in modo certosino e manageriale da talent scout sparsi per tutta l’Europa e il Sud America comandati da un Board di menti pensanti aventi un unico obiettivo: la crescita del Catania. Finanche mi sarei azzardato, io che ormai non lo faccio da anni perché profondamente annoiato, ad addentrarmi nei meandri del giochetto più in voga di questi tempi, il mercato, attardandomi a commentare l’acquisto di Cani, magari sguazzando nel dolce “mare nostrum” del pregiudizio (“Ma cu è?”, “Di unni cala?”, “N’ha fattu fimm?”) oppure divertendomi a spararla più grossa del sito X, più intrigante del sito Y, più insinuante dell’opinionista Z. Avrei voluto cominciare a proiettarmi verso la stuzzicante sfida di domenica prossima al “Massimino” contro la Fiorentina dell’ex Montella, una gara dagli spunti assai stimolanti; una sfida da giocare senza lo squalificato Bergessio, ma con rientri importanti come Legrottaglie, Marchese (forse Lodi? Forse Almiron?); una sfida tra due squadre che giocano e lasciano giocare al calcio, due squadre che distano in classifica quattro punticini che potrebbero, chissà, divenire uno se gli Dei del Calcio decidessero di effettuare un “pit stop” dalle parti dell’Etna. Avrei voluto scatenarmi in un accorato appello affinché lo stadio domenica pomeriggio possa finalmente riempirsi in tutti i suoi posti, perché questo è il miglior Catania di tutti i tempi e merita, sottolineo “merita” che i propri tifosi lo “vivano” in diretta e non seduti su una poltrona “appanzante”. “Avrei voluto un altro amore”, come cantavano i mitici “Cugini di Campagna” negli anni della mia infanzia. Avrei voluto...

Purtroppo...
... non mi è possibile, le zitelle mi tirano per la canotta, isteriche o no reclamano le mie attenzioni. Metto subito le mani avanti, al fine di evitare fraintendimenti: non mi propongo come “rimedio” alla solitudine delle suddette e, soprattutto, non soffro di "priapismo", mio malgrado e per lo sconforto di mia moglie. E non entro nemmeno nel merito del giudizio “estetico” sulla supposta ineleganza della definizione tracciata da Nino Pulvirenti. Non posso farlo, perché, se provocato (e il presidente del Catania è stato innegabilmente provocato), talora la mia innata carica ironico-polemica mi conduce un tantino più lontano dello “zitellismo” pulvirentiano. Sono sbagliato anch’io, sono “terrone” anch’io, che ci volete fare. Non sarei, quindi, il soggetto più adatto a proporsi come il Paride (per Lapo: http://it.wikipedia.org/wiki/Paride#Giudizio_di_Paride) della situazione. E non voglio in alcun modo rispondere ad alcun dotto schizzo di costume di scandalizzata “penna”, ahimè da non prendere assolutamente in considerazione in quanto proveniente da mezzi informativi di proprietà di una delle controparti. Di “Cicero pro domo sua” ne è pieno il panorama editoriale italiano. Operazioni similari non possono attrarre risposte. Semmai, così in generale, mi piacerebbe organizzare, in una stanzetta 4x4, un simpatico incontro amichevole tra chi tira fuori strumentalmente la vicenda Wind-Jet, fra l’altro assai complessa e lungi da una soluzione definitiva, e due o tre metalmeccanici di Termini Imerese, magari invitando anche i figli degli stessi... Ma tant’è. Ciò che, invece, mi pare assolutamente inaccettabile in questa faccenda che sa tanto di brancatiano è che i “Cantori della Mandorlata”, appartenenti alla trasversale banda da strapaese composta da “linguisti” professionali, vengano a far la morale al presidente del Catania, facendo assurgere a modello etico realtà che, se non sbaglio, hanno attraversato da protagoniste alcuni degli scandali più importanti del calcio italiano, per giunta sbraitando di “mancato rinnovamento”, di “vecchio che avanza”. Umoristi! A tal proposito, mi pongo alcune semplici domande: ma, carusi, sbaglio o “rinnovamento” è aver la capacità manageriale di organizzare una società che è un esempio di professionalità in tutta Europa; una società che nell’incastro “monte ingaggi-media punti” è al primo posto in Italia; una società che ha perfettamente compreso il momento del calcio italiano e si propone come modello virtuoso per la altre? In caso contrario, cosa sarebbe “rinnovamento” e in cosa Pulvirenti, il Catania, e le altre società che seguono questa linea, sarebbero “il vecchio che avanza”? Non capisco, veramente. A meno che non mi si dica che possa essere considerato “il nuovo che avanza” aggredire l’arbitro per fargli mutare una decisione sacrosanta (senza, fra l’altro, ricevere alcuna penalità) ... Del resto, in Italia tutto è possibile, anche poter solo pensare di “riscrivere” un concetto di “maggioranza” che non esiste in nessuna democrazia, la cosiddetta “maggioranza della pagnotta”: tutto è maggioranza, cioè, basta che mi assicuri la minestra calda la sera. In realtà, la questione è semplice: è finito il tempo in cui i soliti noti si impiattavano il pranzo lasciando le briciole agli sfigati “terruncelli” di turno. Taluni, ancora, questa “rivoluzione” (o “rinnovamento”) non sono riusciti a metabolizzarla per bene e, ovviamente, reagiscono in maniera scomposta. Ma se ne faranno una ragione. E consiglieranno (o, per meglio dire, consentiranno) ai propri “aedi della pastasciutta” di allargare i propri orizzonti, in modo da raggiungere, finalmente, una visione un po’ più complessiva della situazione. Che ne so, passare dalla consueta “prospettiva a 90°” ai più comodi 180°... Lontani dai 360°, ma già un grande successo!!!

Maran...gio e vinco!
Solamente su un argomento vorrei soffermarmi in maniera leggermente più estesa: l’allenatore del Catania. Maran sta facendo benissimo. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Giunto a catania fra lo scetticismo generale, hasaputo raccogliere più punti di Montella, far giocare bene la squadra, far di necessità virtù come a Genova, cambiare modulo quando serve, motivare i giocatori. In più, sembra scevro da spocchia e si mostra disponibile al dialogo. Un allenatore vero, insomma, uno con cui cominciare e concludere un ciclo. Sono sicuro che non ci deluderà, ma se a fine stagione dovesse malauguratamente prendere la strada dei predecessori inclini alle “scelte di vita”, sarei capace di andare a Trento, prenderlo per i (si fa per dire) capelli e riportarlo giù in “lapa” (non Lapo...), facendogli ascoltare in loop il meglio di Brigantony e Affieddu!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!