Gangi 1995 e Caltanissetta 2023: tappe importanti di due storie diverse

La festante invasione di campo a fine partita al

La festante invasione di campo a fine partita al "Tomaselli" 

Il confronto tra la vittoria dell'attuale campionato e quella del 1994/95, con le differenze - sportive ed extra campo - del caso.

Il 19 marzo 2023 è già storia e si va ad aggiungere a tante altre date simbolo dell’epopea rossazzurra. Una saga, quest’ultima, contrassegnata non solo dalle feste promozione (come quelle del 25 giugno 1983, del 9 giugno 2002 o del 28 maggio 2006), ma anche da partite iconiche (il Clamoroso al Cibali! del 4 giugno 1961, lo 0-4 al Palermo dell’1 marzo 2009, o il 3-1 all’Inter del Triplete del 12 marzo 2010), “compleanni” (su tutti il 24 settembre 1946), nonché da ricorrenze nefaste, quali il 4 marzo (1996), il 23 giugno (2015), il 22 dicembre (2021) o il 9 aprile (2022).

 

Inevitabile, dunque, che da più parti, dai tifosi agli addetti ai lavori testimoni della pagina di storia scritta al “Tomaselli” di Caltanissetta domenica scorsa, ci si sbizzarrisse con analogie e paragoni. Tra questi, il più gettonato era quello tra la vittoria dell’attuale campionato di Serie D e la promozione in Serie C2 conquistata dal Catania di Angelo Massimino, allenato da Angelo Busetta, al termine della stagione 1994/95. Un’equiparazione fondata in parte sulla circostanza comune del ritorno tra i professionisti, in parte sul simbolo – e sul "sapore" – di rinascita che ha connotato entrambe le imprese. Ma a parte questi aspetti, in ossequio alla verità storica appare opportuno evidenziare che i due eventi e le due squadre sono caratterizzati da molteplici differenze.

 

Come è arrivata la vittoria – Il Catania 2022/23 guidato da mister Ferraro ha vinto il campionato in carrozza, a suon di vittorie e record. Fuga in solitaria con vantaggio rassicurante acquisito già nella seconda parte del girone d’andata, promozione conquistata con sei giornate di anticipo, 22 punti di vantaggio sulla seconda, battuto il record storico di successi consecutivi del club (sono 12…per il momento), miglior attacco e miglior difesa (per distacco) del girone e chi più ne ha più ne metta. Il Catania 1994/95, invece, dovette sudare le proverbiali sette camicie. I risultanti altalenanti di inizio stagione fecero saltare la panchina di Mosti, al quale subentrò Busetta alla 12a giornata. Il tecnico originario di Palermo diede una scossa che consentì a Marino e compagni di rimontare e conquistare il titolo di campione d’inverno, ma un calo di rendimento nel mese di febbraio costò nuovamente la testa della classifica, a beneficio del Milazzo, che si rivelò un osso durissimo, vantando persino una migliore differenza reti a fine stagione. Per operare il sorpasso definitivo, i rossazzurri dovettero vincere un durissimo scontro diretto sul campo dei rivali il 25 marzo 1995. Da lì in avanti la squadra di Busetta vinse tutte le partite rimanenti (alcune per il rotto della cuffia, come l’1-0 casalingo al Rotonda firmato Berenato al minuto numero 85), ma altrettanto fecero gli indomiti mamertini, obbligando il club di Massimino a festeggiare la promozione soltanto all’ultima giornata in quel di Gangi. Il Catania di Busetta, all’epoca dei due punti a vittoria, ne collezionò 53 in classifica; convertendoli tramite l’attuale sistema di punteggio, 21 vittorie e 11 pareggi frutterebbero 74 punti; il Catania 2022/23 ne ha già 75, a sei giornate dalla fine...

 

La squadra – Il ds Laneri ha costruito una vera e propria fuoriserie, forse la più lussuosa della storia recente della Serie D. Giocatori di categoria superiore in ogni reparto e giovani pescati nei settori giovanili di club di Serie A e B. Alla qualità, la dirigenza ha aggiunto la dote dell’abbondanza. L’organico era già stato completato quando, alla vigilia dell’inizio del campionato, l’attacco è stato puntellato con Jefferson. Successivamente è stato tesserato Sarno, a novembre anche Pedicone, a gennaio De Respinis. Tutti giocatori dei quali si poteva fare numericamente - ma anche tecnicamente - a meno, essendo i rispettivi ruoli già adeguatamente coperti, ma la società non ha badato a spese. Anche il Catania 1994/95 annoverava elementi di categoria superiore, come l’esperto Pasquale Marino o il bomber Beppe Mosca, ma non poteva contare sulla stessa abbondanza ed anzi diversi elementi della formazione titolare erano dei veri e propri underdogs (ad esempio Mimmo Crisafulli, che era stato scovato nel Gravina, formazione con la quale si era messo in luce nel precedente campionato di Eccellenza).

 

Il pubblico – La stagione 2022/23 del Catania rimarrà nella storia della società anche per il contesto nel quale sono maturate le imprese di Lodi e compagni. Con 11.427 abbonamenti staccati, è stato frantumato il record storico della categoria. La piazza ha accolto da subito con euforia l’avvento di Pelligra e, in occasione di quasi ogni gara casalinga, 15.000 o più spettatori hanno affollato il “Massimino”. Come ricostruito brillantemente da Antonio Buemi sul sito di Tutto il Catania minuto per minuto, la media spettatori del vecchio Cibali nella stagione 1994/95 si aggirò invece intorno alle 5.000 unità. Un nucleo indubbiamente appassionato, che sventolava e difendeva orgogliosamente la propria fede per il “46”, contro gli arribbatuti dell’Atletico e la Figc, ma dalle proporzioni numeriche decisamente minori rispetto al quadro attuale.

 

I rapporti con i media e con le istituzioni – Il Catania di Pelligra, in virtù delle premesse con le quali si è presentato, rappresenta un’isola felice sulla quale tutti desiderano approdare. Con le istituzioni si è instaurato da subito un legame basato sul dialogo e sulla collaborazione. Gli esponenti politici e quelli della società civile fanno a gara per coltivare i rapporti con la società. Anche con la stampa è in atto una luna di miele e persino emittenti di livello nazionale seguono da vicino le vicende della squadra, molto più di quanto non facessero durante gli ultimi anni di Serie C. Il Catania di Massimino, negli anni dei campi polverosi, viveva esattamente l’opposto. L’amministrazione comunale parteggiava apertamente per l’Atletico di Proto. La stampa nazionale, con in testa la Gazzetta dello Sport diretta da Candido Cannavò, era schierata con la federazione nella querelle giuridica sorta con il Catania a seguito della tentata radiazione del 1993 (l’unico giornalista di spessore che prese le difese dei rossazzurri fu il direttore del Corriere dello Sport Italo Cucci). Anche nell’ambito della stampa locale il Catania doveva dividere attenzione ed interesse con le altre siciliane impegnate in C in quegli anni, Atletico compreso.

Si tratta soltanto di alcuni aspetti, ricavati da dati statistici e testimonianze storiche, dai quali si evince chiaramente quanta differenza ci sia tra il Catania di Caltanissetta e quello di Gangi. Da un lato, una società nata con la camicia, con un futuro luminoso davanti a sé che attira schiere di innamorati. Dall’altro, un club “brutto, sporco e cattivo” (nel senso buono del termine), oggetto di ingiustizie e discriminazioni, che lottava praticamente da solo, insieme alle poche migliaia di fedeli rimasti al suo fianco, contro tutto e tutti per sanare i torti subiti. E’ comprensibile che per le ultime generazioni, quelle che hanno fatto in tempo a vivere non troppo tempo fa i lustrini della massima serie, il campionato di Serie D ha rappresentato quasi un’Apocalisse, con la conseguenza che la promozione è stata vissuta come una liberazione. Ma scavando a fondo nella storia del Catania ci si rende conto che c’è stato decisamente di peggio.