Catania-Udinese 1-0: commento tecnico-tattico

Maxi Lopez realizza dal dischetto...

Maxi Lopez realizza dal dischetto...  

Catania: tre punti d’oro per classifica e morale, grinta e sofferenza encomiabili, urge solo migliorare lo stato di forma.

Focus sulla tattica: De Canio mischia le carte, Guidolin le prova tutte
Dopo i moduli difensivi schierati in trasferta, De Canio alla sua seconda gara casalinga sulla panchina del Catania ripropone il 4-3-3, con qualche sorpresa nella formazione titolare. Davanti ad Andujar, infatti, nella difesa a 4 trovano posto Rolin a destra, Legrottaglie e Gyomber al centro, e Capuano a sinistra. Esclusi dunque Alvarez e Biraghi che fino a questo punto della stagione erano stati titolari nei rispettivi ruoli. A centrocampo il rientro di Guarente spinge il tecnico di Matera a schierare l’ex giocatore di Atalanta e Bologna in luogo di capitan Izco, ancora non al meglio. Il reparto viene completato da Almiron e Tachtsidis. In attacco scelte annunciate…e obbligate, con Keko e Castro sulle fasce a sostenere l’unica punta Maxi Lopez.
Guidolin, alle prese con un Udinese sull’orlo di una crisi di nervi, accantona il canonico 3-5-2 e schiera un 4-4-1-1, correndo ai ripari a causa di alcune defezioni. Davanti a Brkic difesa composta da Hertaux (altro centrale adattato sulla corsia destra, come Rolin), Danilo e Domizzi e Gabriel Silva; a centrocampo, sulle fasce spazio per Basta a destra e il giovane Bruno Fernandes a sinistra, con Pinzi e Lazzari in mezzo; davanti Pereyra sostiene l’unica punta Muriel.
Nei primi 15’ il Catania schiaccia l’Udinese nella propria metà campo e Guidolin cerca di far respirare i suoi alzando Basta e Fernandes sulla trequarti: i bianconeri passano adesso ad un 4-2-3-1 decisamente più spregiudicato che consente di creare diverse pericolose occasioni.
Il primo tempo si chiude sul risultato di 1-0 per il Catania e già nell’intervallo l’Udinese opera il proprio primo cambio: Domizzi, non in perfette condizione e, tra l’altro, già ammonito e molto nervoso, lascia spazio a Naldo. Subito dopo l’inizio della ripresa anche De Canio effettua la prima sostituzione: scelta obbligata dall’ennesimo contrattempo muscolare, patito stavolta da Almiron. Al suo posto dentro Izco.
L’Udinese non riesce a sfondare e così al 61’ Guidolin mischia ancora le carte, spingendosi ulteriormente in attacco: fuori Hertaux, dentro l’attaccante Nico Lopez. L’uruguaiano va a posizionarsi nei pressi di Muriel, con conseguente allargamento di Pereyra sulla corsia di destra (col quale peraltro si scambierà sovente la posizione) e arretramento di Basta sulla linea difensiva. De Canio risponde con una mossa a sorpresa: fuori uno stanco e spento Guarente, dentro Pablo Alvarez, che viene schierato per la prima volta nella sua carriera catanese da mediano davanti alla difesa. E’ chiaro l’intento del tecnico di Matera di coprirsi e difendere il risultato.
Il Catania esaurisce poi i cambi sostituendo uno stremato Keko con Sebastian Leto che si piazza nella stessa zona presidiata dallo spagnolo, la fascia destra, abbassandosi però un po’ di più sulla linea dei centrocampisti. La stessa cosa la fa Castro sul versante opposto e così il Catania gioca gli ultimi venti minuti con un iper-coperto 4-1-4-1.
Tenta il tutto per tutto invece Guidolin, a poco più di cinque minuti dal termine: fuori Pinzi, dentro Allan. Sembrerebbe un cambio dettato da motivi esclusivamente tecnici o legati allo stato fisico del giocatore sostituito. In realtà si intuisce subito la mossa tattico del trainer friuliano: Allan, che è un centrocampista, viene posizionato accanto a Naldo nel reparto difensivo, mentre l’altro centrale Danilo viene spedito in attacco, a fare il centravanti per raccogliere i lanci e i cross dei compagni. L’assetto ultra-sbilanciato dell’Udinese non produce però gli effetti sperati dall’entourage bianconero, e la partita termina al 95’ con la vittoria del Catania.

Cosa va: bravi a sbloccare la partita e soffrire fino alla fine; tanti giocatori in crescita
Il semplice fatto che alla vigilia di questa partita il Catania si trovasse in penultima posizione, che col nuovo tecnico avesse raccolto soltanto un punto in tre partite (seppur complicate), che non fosse riuscito a portare a casa i tre punti da ben sei turni di campionato potrebbe bastare per sottolineare l’importanza della vittoria odierna, soprattutto da un punto di vista psicologico. Ma vanno evidenziati altri aspetti, non meno importanti.
1) Nonostante si sia ripresentato un difetto cronico della squadra, quello di non reggere a livello fisico per un tempo considerevole, stavolta il team di De Canio è riuscito nell’impresa fondamentale di sbloccare il risultato. Il fatto che ciò sia avvenuto con un calcio di rigore non deve ridimensionare tale “impresa” come casuale. Perché il Catania ha cercato con insistenza il gol e nell’occasione è stato molto bravo Legrottaglie a credere in un pallone che sembrava perso, mettendo sotto pressione Domizzi, ingenuo a cadere nella trappola. Una squadra che gioca in Serie A e deve lottare per salvarsi deve assolutamente ricorrere anche a questi mezzi, peraltro del tutto leciti.
2) Ma importante non è stato di per sé il fatto di aver sbloccato la gara. Quanto, piuttosto, quello di averla saputa gestire, di aver saputo tenere il risultato. Soffrendo, certo. Rischiando più di una volta di subire il gol del pareggio, facendosi schiacciare in maniera preoccupante, senza dubbio. Ma nello stato di forma psico-fisico in cui versa la squadra in questo periodo, tali difficoltà sono assolutamente fisiologiche e comprensibili. Importantissimo, soprattutto dal punto di vista della crescita mentale dei ragazzi di De Canio, è stato il fatto di aver saputo lottare, soffrire, e venirne a capo con la vittoria decretata dal fischio finale di De Marco.
3) Al di là degli aspetti aspetti globali va poi sottolineata la crescita di diversi elementi da un lato, e l’inizio della risalita di altri giocatori dall’altro. Tutti i ragazzi meriterebbero una nota di merito, oggi: Andujar ha dato sicurezza al reparto; Rolin ha sofferto, ma mai mollato in un ruolo non suo; Legrottaglie a 37 anni e dopo diverse prestazioni non all’altezza ha mostrato spesso reattività e anticipi pesanti su giocatori dinamici come Muriel e Nico Lopez; Gyomber si conferma con ancor più autorevolezza; Capuano tra mille difficoltà è riuscito a contenere gli attacchi sul proprio versante fino alla fine; Almiron sembrava più grintoso del solito; Keko ha garantito corsa e qualità, ancora una volta; Castro in un paio di partite sembra essersi trasformato dal “cugino” che abbiamo visto a inizio stagione al giocatore che abbiamo ammirato nel campionato precedente.
4) E poi, Maxi. Importante il ritorno al gol dopo quasi due anni dall’ultimo realizzato in maglia rossazzurra (18 dicembre 2011, derby col Palermo). Importante prestazione, un po’ come a Napoli soprattutto nel primo tempo, meno nella ripresa. Ma il messaggio è evidente: se “El Galina” continua così, e stando a quel che dicono allenatore e compagni non può che crescere, Bergessio non ha motivo per forzare i tempi di recupero (fermo restando il n°9 è un elemento di grande importanza per il gioco e per lo spogliatoio rossazzurro).

Cosa non va: la squadra continua a non reggere sulla distanza; troppo schiacciati nel finale
Vittoria e tre punti fondamentali, ma occhio a tenere i piedi per terra perché in vista delle prossime partite c’è da riflettere su alcuni aspetti che il Catania non è ancora riuscito del tutto a correggere. Quello più importante è di natura fisica. Da quando c’è De Canio, un tecnico che a differenza di Maran conta meno sul gioco ragionato e più sulla corsa e sulla sostanza (costretto in tal senso anche dalla classifica), il Catania in tutte e quattro le partite sin qui disputate ha mostrato grande grinta e grandi capacità di corsa…che però puntualmente, ed anche oggi è stato così, esaurivano la benzina corale al più tardi al 30’ del primo tempo. Giusto sottolineare ancora una volta che fondamentale in questo senso è stato sbloccare “in tempo” la partita, prima che si facesse troppo tardi e che il rendimento generale calasse alla distanza.
Oggi, contro una squadra come l’Udinese che ha anch’essa le proprie difficoltà, sia a livello psicologico che sul versante degli infortuni, il “giochino” è riuscito, peraltro soffrendo non poco. In altre occasioni probabilmente il Catania odierno non avrebbe potuto essere altrettanto bravo a difendere il risultato schiacciandosi per gli ultimi trenta minuti nella propria trequarti. A tal proposito De Canio dovrà valutare se sia opportuno qualche correttivo tattico, o un dosaggio differente delle risorse fisiche della squadra durante i 90’, nell’attesa che si raggiunga uno stato di forma accettabile.

Migliori in campo: Tachtsidis e Pereyra
Ho volutamente trascurato il greco nell’elogio generale rivolto a (quasi) tutti i ragazzi qualche riga sopra. Per riservargli uno spazio che credo oggi meriti, dopo tante critiche e prestazioni non all’altezza. Se a livello emotivo certamente l’impatto della prestazione (condita dal gol) di Maxi Lopez è differente e giustamente si prende tutti i riflettori, non bisogna dimenticare la prestazione offerta per 90’ dal n°7 rossazzurro. Tachtsidis ha impressionato per una prova pressoché priva di errori, e piena di appoggi intelligenti, di lanci precisi, di palloni recuperati, e di disciplina tattica. Se a inizio stagione Panagiotis appariva come uno dei maggiori limiti dell’11 di Maran, quello di stasera si presenta certamente come uno delle più importanti frecce a disposizione di De Canio, da qui in avanti.
L’Udinese ha prodotto tanto e in tal senso è stata molto positiva la prova dal centrocampo in su. Ha sorpreso il giovanissimo Fernandes, che ha tentato spesso la giocata illuminata pescando più volte Muriel sul filo del fuorigioco, ma chi ha brillato più di tutti è stato Roberto Pereyra, che ha preso un palo e ha creato più volte la superiorità, in particolar modo sulla fascia (non è un caso che Capuano, che ha retto abbastanza bene sia Basta che Nico Lopez, abbia attraversato il proprio momento più difficile quando Guidolin ha spostato l’argentino dalle sue parti).

Peggiori in campo: Guarente e Domizzi
Nell’11 arcigno e grintoso meritevole di elogi di stasera non figura Tiberio Guarente. Il giocatore arrivato in prestito dal Siviglia è parso a più riprese un corpo estraneo. Pur essendo schierato da interno di centrocampo, e non da mediano davanti alla difesa (ruolo ricoperto da Tachtsidis) non è si mai proposto negli inserimenti come il ruolo richiederebbe, ed anzi si è abbassato troppo spesso a tal punto da isolarsi dalla manovra dei compagni. Probabilmente all’origine di tale prova negativa c’è anche un equivoco tattico, visto che il n°17 degli etnei in carriera non ha mai fatto l’incursore.
Scelta scontata nell’Udinese, che ha perso la partita a causa di un episodio che ha visto come protagonista il proprio capitano di giornata Maurizio Domizzi che, a due passi da De Marco, si è disinteressato della sfera andando ad “abbracciare” il pari ruolo Legrottaglie in occasione del calcio d’angolo battuto dagli etnei al 29’ del primo tempo. Certamente un’ingenuità colossale per un giocatore della sua esperienza, che poi ha rischiato di farsi cacciare fuori, esasperato dal nervosismo dettato da alcune decisioni arbitrali che a più riprese hanno sollevato le proteste dei propri compagni.