Catania-Napoli (2-1): 'Pianto antico'

Mazzarri, una lacrima sul viso...

Mazzarri, una lacrima sul viso... 

Il commento al match del "Massimino" tra etnei e partenopei. I temi "caldi": Walterosicon; aeroplanino o razzo? a Milano con umiltà.

Walterosicon
Potrei cominciare esaltando l’attuale classifica del Catania, quinto a 14 punti, gli stessi del Napoli “stellare”, avendo perso una sola volta in otto match, con il Genoa al “Ferraris”. Potrei cominciare a disquisire del “fenomeno Montella”, forse l’allenatore più “trendy” del momento. Potrei cominciare lodando la “classe operaia” che va classicamente in paradiso in virtù della grande prestazione di Marchese, migliore in campo e autore della sua prima rete stagionale, un gol che certamente entrerà nella sua storia personale. E invece no. Purtroppo, mi consta doverosamente cominciare da Giosuè Carducci, oooopssss… volevo dire Walter Mazzarri, ottimo allenatore che grandi cose sta facendo con il suo Napoli, bella squadra davvero, ma che ancora una volta si dimostra fra i trainer meno “in” quando si tratta di mandare giù il rospo della (giusta) sconfitta, quando si tratta di spiegare i “come” e i “perché” di una gara andata male. "Artistiche" le motivazioni e le giustificazioni di fine gara comunicate “urbi et orbi” dall’allenatore toscano che, invece di dare atto ai rossazzurri di aver vinto meritatamente, riesce a elucubrare frasi del tipo: “Il Napoli ha giocato a una porta”, “Una sola squadra in campo, la mia” e amenità simili. Una riedizione maccheronicamente labronica del “pianto antico” pseudocarducciano tanto in voga fra alcuni addetti ai lavori. Peccato! Per diventare grandi allenatori, per vincere (e Mazzarri ancora non ha vinto nemmeno la Coppa del Nonno) non bisogna solamente essere bravi professionalmente, come indubbiamente Mazzarri è. Bisogna anche esser bravi a gestire il “dopo”, l’emozionalità del momento, la comunicazione extra calcio. In questo il trainer di San Vincenzo non è un genio, pur non essendo il solo, nel mondo del calcio, a non aver capito quanto conti questa “abilità”. La cosa più tragica è che il tifoso catanese, dopo essersi fatto una grassa risata, si sente preso in giro. Ma come. La partita non l’abbiamo vista? Tante occasioni da gol per il Napoli? Ma dove? Ma quando? Andujar ha preso gol al primo tiro in porta (more solito) e poi, letteralmente, non ha fatto una parata, tanto che nelle mie pagelle gli ho assegnato un “sv”!!! Un salvataggio di Bellusci su Lavezzi e una ribattuta inutile di Spolli su tiro a botta sicura di Dzemaili che, in caso fosse entrato in porta, sarebbe stato annullato per netto fuorigioco sulla traiettoria del pallone di Maggio. Di contro, sei occasioni nitide dal Catania, clamorose quelle di Almiron, Izco e Gomez (2). Casomai avrebbe dovuto rammaricarsi Montella per non aver chiuso con 3 o 4 reti la gara!!! Incredibile, incredibile come si riesca a distorcere la realtà pur di giustificare una verità solare: il “Napoli 2” non è all’altezza di “questo” Catania. Senza Aronica, Campagnaro, Maggio, Gargano e Hamsik il Napoli può perdere tranquillamente al “Massimino” contro una buona squadra come quella rossazzurra. Invece di prendersela con i disastrosi Fideleff e Fernandez, asfaltati da Bergessio e Gomez, oppure “tafazzarsi” i gioielli di famiglia per aver avuto la malsana idea di schierare Santana interno di centrocampo (causandone affanni e inevitabile espulsione) o, magari, constatare come l’ex Mascara, anch’egli assai deludente, non possa essere presentato come vice-Hamsik nell’ambito del 3-4-2-1, l’ex tecnico dell’Acireale di Pulvirenti e Lo Monaco ha pensato bene di mettere le mani avanti e gloriosamente attirarsi le antipatie della tifoseria avversaria, avversione che peraltro a Catania non aveva alcuna necessità di “rianimare”, in quanto già assai robusta per similari pregressi. Contento lui…

Aeroplanino o razzo?
Mazzarri dovrebbe riflettere su un punto focale: Il 3-5-2 improvvisato da Montella nelle ultime giornate (il 4-3-3 è il modulo di base del Catania da 7 anni) ha funzionato più del suo 3-5-2 sciorinato con bravura da un paio di anni dal suo Napoli. Cosa significa? A mio parere che l’Aeroplanino è un allenatore duttile, uno che, nell’emergenza, sa adattarsi alle situazioni. Passa tranquillamente dal 4-3-3 al 3-5-2 al 4-4-2 con grandi risultati, come dimostra oggi la soluzione a 4 adottata all’infortunio di Izco, ma non dimenticherei Firenze e il relativo “tourbillon” di cambi di modulo nel finale. Adattare i giocatori al modulo, magari mettendo Santana a “caniare” da mediano e Mascara a fare il trequartista anomalo che più anomalo non si può o piuttosto schierarli secondo caratteristiche e fare qualche modifica al modulo? Boh, saranno i tifosi napoletani a giudicare. Meglio focalizzare l’attenzione su Montella, il quale sta stupendo davvero tutti. A inizio campionato pensavo che i “grandi” del Catania fossero i Biagianti, i Gomez, i Maxi Lopez. Ebbene, mi sta sorgendo il dubbio che il vero fuoriclasse sia proprio Montella. Mai visto il Catania giocare così, con questa personalità, con questa qualità. Mai visto il Catania inanellare tante occasioni da rete in casa e fuori. Certo, questo Catania ha in più gente d’esperienza come Legrottaglie o Almiron, cosa non da poco, ma non mi pare condizione sufficiente per spiegare exploit del genere. Inoltre, Montella pare avere in aggiunta una qualità basilare dei grandi allenatori, quel pizzico di fortuna in più degli altri, che non guasta mai. Insomma , un “magic moment” per lui e per il Catania, che solo ai tempi del primo campionato di Pasquale Marino si era ritrovato in posizioni tanto nobili di classifica. Oggi il tecnico etneo ha indovinato (per l’ennesima volta) tutto. Dentro Ricchiuti per Delvecchio a comporre il solito centrocampo di qualità, dentro Gomez per Maxi, a proporre il classico attacco rapido e tecnico, abile nelle ripartenze. Il gol a freddo di Cavani poteva tagliare le gambe ai rossazzurri, eppure il Catania, dopo i primi 20’ di naturale difficoltà in specie sulla corsia destra dove il duo Bellusci-Izco soffriva il tandem Dossena-Cavani (la partita si era messa proprio come voleva il Napoli), ha avuto la tranquillità e la forza di ricominciare a macinare gioco e occasioni, grazie a un sontuoso Almiron, principe del centrocampo, a un Marchese sempre propositivo in fluidificazione e un tandem Bergessio-Gomez scatenato fra le maglie di una lentissima difesa partenopea, soprattutto nel “pennellone” Fideleff. Il pareggio di Marchese al 25’ ne è la logica conseguenza. L’azione la porta avanti il ragazzo di Delia, palla a Gomez, tiro ribattuto di mano da Zuniga (rigore netto), arbitro “graziato” come a Firenze dalla ribattuta in rete dello stesso Giovanni. E delirio giustificato al “Massimino”. Ancora una volta il Catania rimonta lo svantaggio iniziale, dimostrando di avere le “palle”. E continua a spingere, grazie alla crescita impetuosa di un ottimo Ricchiuti, fallendo un gol incredibile con Almiron, rigore in movimento che ancora grida vendetta. L’espulsione al 42’ di Santana, di fatto, chiude le “odds” del Napoli che, a inizio ripresa becca il gol (terzo stagionale) del solito grande Bergessio, su assist di Adrian, a coronamento di una bella azione in linea. Paradossalmente, l’ultima mezzora non può essere giudicata la migliore della stagione catanese, malgrado le solite sostituzioni coraggiose di Montella (Barrientos, Catellani e Delvecchio dentro, cioè due punte e un centrocampista con attitudini all’inserimento in zona gol) e le solite due o tre occasioni clamorose in ripartenza fallite. Grazie proprio all’incapacità etnea a chiudere il match, Il Napoli ha potuto avanzare il baricentro e produrre un buon forcing finale. Ha, cioè, dimostrato di avere personalità, ci ha tentato in inferiorità numerica, ma Andujar non è mai stato impegnato, diciamolo. Quindi, vittoria netta, meritata e via. Con buona pace di Mazzarri. E immensa goduria del pubblico che, a fine gara, ha tributato una lunga ovazione alla band dell’Aeroplanino.

A Milano con umiltà
Adesso, l’errore più grave sarebbe quello di montarsi la testa e andare a strafare al “Meazza” contro il Milan di Allegri, reduce da 4 vittorie consecutive e gol a grappoli da parte dei vari Boateng, Cassano o Ibra. Bisogna continuare sulla strada del gioco, della propositività, ma sempre nell’ambito di una consapevolezza. L’obiettivo non cambia, alla salvezza mancano 26 punti (almeno). Altrimenti si corre il grave rischio di perdere aderenza con la realtà e risvegliarsi bruscamente con tre o quattro debacle di fila, al di là dell’avversario di turno. Quindi, olio di gomito e pedalare, senza esaltazioni. Ricordo a tutti quello che si diceva prima del “ciclo terribile” composto dai match con Inter, Fiorentina, Lazio, Napoli e Milan: “A quanti punti putemu fari, unu, rui???”. La storia dice che abbiamo raggranellato 8 punti in 4 partite. Non eravamo da buttare prima, non siamo da Champions League adesso. Siamo una buona squadra, questo è vero, ma solo se sapremo mantenerci calmi, “freddi”, proprio come sta facendo Montella, uomo di serenità olimpica, in campo e fuori. A Milano con coraggio e umiltà, questo l’imperativo categorico. Let’s go, Liotru, let’s go!!!