Catania-Casertana 0-1: Pippo non lo sa…più che pesci prendere

Pippo Pancaro sempre più in crisi.

Pippo Pancaro sempre più in crisi. 

Gioco improduttivo, tenuta psicologica precaria, classifica sempre più pericolosa: serve una svolta!

La maledizione campana colpisce ancora. La quinta sconfitta stagionale del Catania 2015/2016 matura ancora una volta al cospetto di una squadra appartenente a tale regione (oltre alla Casertana – andata e ritorno – i rossazzurri sono stati battuti in casa dal Benevento e in trasferta da Juve Stabia ed Ischia). La sconfitta rimediata quest’oggi rende la squadra di Pancaro vulnerabile e, soprattutto, raggiungibile, agli occhi delle dirette inseguitrici Monopoli e Melfi che domani si sfideranno nello scontro diretto: in caso di vittoria della squadra pugliese il Catania ripiomberebbe in zona playout; in caso di pareggio o vittoria dei lucani, gli etnei verrebbero appaiati in classifica dall’una o dall’altra compagine. Un andazzo tutt’altro che felice, insomma, che peraltro perdura dal rientro dalla pausa invernale: la media punti del girone di ritorno fin qui disputato dalla squadra dell’Elefante è raccapricciante (1 punto a partita), da piena zona retrocessione. Come se non bastasse, non si è ancora sbloccata l’astinenza realizzativa, che ha raggiunto i 411 minuti (se non è record, poco ci manca). Ma le scorie negative lasciate dal match odierno non sono di carattere esclusivamente statistico, e avremo modo di approfondirlo nelle righe a seguire.

Verticalizzazioni e profondità: armi spuntate contro un avversario dal fuorigioco facile
Da Pippo Pancaro era difficile attendersi varianti tattiche e il tecnico di Acri non ha tradito le aspettative. Solito 4-3-3 con scelte trite e ritrite, su tutte quella concernente il “triplo regista” in mediana, e col reinserimento nella formazione dei titolari assenti per indisponibilità o esigenze di riposo a Catanzaro (Garufo, Nunzella e Calil). Uniche “novità”, se proprio possiamo definirle tali, l’impiego di Ferrario al fianco di Bergamelli al centro della difesa (scelta forzata dalla squalifica di Pelagatti e dal fatto che Bastrini ha recuperato soltanto in extremis dai problemi fisici settimanali) e il ballottaggio per il ruolo da esterno offensivo vinto da Calderini in luogo di quel Falcone che sembrava essere diventato un punto fermo dell’allenatore degli etnei.
Nel primo tempo si è visto un Catania intenzionato ad accantonare il solito sterile possesso palla per ricorrere maggiormente ai lanci ed alle verticalizzazioni. Al riguardo viene da chiedersi come sia possibile che si sia insistito così tanto coi palloni filtranti al centro contro una squadra che schiera una difesa a 3 ed era semmai più vulnerabile sulle fasce quando invece, contro squadre chiuse a riccio come il Monopoli, si è cercato con insistenza lo sfondamento laterale (in sostanza: di volta in volta si usa l’arma meno adatta all’avversario di turno). L’arma della verticalizzazione o del lancio in profondità è stata peraltro vanificata da una serie di limiti imbarazzanti della squadra rossazzurra:
1) Il non-dinamismo di Calil, peraltro in condizioni non perfette, sempre in ritardo sui palloni (a loro volta non sempre precisi) serviti da Agazzi e soci;
2) La totale incapacità, da parte degli elementi del reparto d’attacco, della scelta del piazzamento di partenza che consentiva alla retroguardia della Casertana di mettere puntualmente e con nonchalance in fuorigioco gli stessi attaccanti etnei (anche in seguito all’inferiorità numerica);
3) Il solito “vizietto” di Russotto che quelle poche volte che veniva servito bene finiva con l’intestardirsi in inconcludenti azioni solitarie che compromettevano la costruzione di veloci e pericolosi scambi nei pressi dell’area di rigore avversaria.

Col 4-2-4 più confusione che convinzione; il contraccolpo psicologico sta logorando i giocatori
Il peggio, però, forse lo si è visto quando la Casertana è rimasta in 10 per la doppia ammonizione di Bonifazi. Persino l’immarcescibile Pancaro ha reagito con prontezza passando al 4-2-4 con l’ingresso di Lupoli per Musacci. Ma l’esito è stato ancor più sconfortante. Se col 4-3-3 gli uomini in maglia rossazzurra applicavano non sempre alla perfezione idee non proprio adatte al match che stavano disputando, non appena il loro allenatore ha cambiato modulo sono andati letteralmente in crisi, giocando senza alcuna armonia e organizzazione ed attaccando alla rinfusa. Le poche occasioni create (ingiustificabili sotto il profilo quantitativo per la situazione di superiorità numerica) sono state infatti il frutto di iniziative personali come i cross di Russotto e Falcone. Segno che l’abitudine a non cambiare mai sistema di gioco rappresenta ormai un doppio limite: da un lato per l’allenatore che prepara le partite sempre allo stesso modo, eccezion fatta per alcuni particolari, purtroppo per lui non rilevanti ai fini dell’esito delle gare; dall’altro lato per gli stessi giocatori che non riescono a cambiare passo a partita in corso seguendo le direttive del mister.
E a ciò si aggiunge l’ulteriore elemento negativo emerso durante la partita odierna, forse il più grave di tutti: questa squadra, sotto il profilo mentale, è agonizzante. Lo si nota dal contraccolpo psicologico che paga a ogni gol subito; dall’improvvisazione e dalla mancanza di costrutto che caratterizza ogni reazione; dallo scoramento che incide sull’agonismo, sempre meno vivo partita dopo partita. Come abbiamo già avuto modo di puntualizzare in precedenza, un organico composto in gran parte da giocatori di un certo spessore per la categoria si sta rivelando un’arma a doppio taglio, perché questi atleti, che hanno accettato la “sfida Catania” immaginando di disputare un campionato di ben altro livello, adesso sembrano totalmente spiazzati dalla situazione ambientale e di classifica che si è creata, e che non è gestita a dovere dallo staff tecnico.

A Martina Franca non vincere equivarrebbe ad una sentenza di condanna
Nel momento in cui quest’articolo viene redatto non è chiaro il destino del tecnico del Catania Giuseppe Pancaro. Prematuro quindi parlare di “ultima spiaggia” in riferimento alla prossima partita, in cui gli etnei sfideranno il derelitto Martina Franca, in quanto non è da escludere che l’ultima spiaggia, per l’allenatore di Acri, sia stata rappresentata dal match odierno con la Casertana. Chiunque sieda in panchina domenica prossima, ad ogni modo, avrà l’obbligo di far ritrovare la via del gol a questi ragazzi e conquistare tre punti che mancano ormai da più di un mese. La squadra pugliese, infatti, sotto il profilo della tenuta difensiva è la squadra materasso del girone (con 42 gol subiti ha la peggior difesa) ed è reduce dalla scoppola (6-0) rimediata a Castellammare di Stabia che è costata il posto a Marco Cari, che aveva a sua volta sostituito il dimissionario Beppe Incocciati. Stasera contro il Catanzaro esordisce in panchina Daniele Franceschini (il match è in corso mentre “andiamo in stampa”) e si potranno fare ulteriori valutazioni sullo stato di forma di una compagine che in ogni caso, classifica alla mano, sembra condannata quanto meno ai playout. Un harakiri allo Stadio “Giuseppe Domenico Tursi” certificherebbe la crisi di un Catania che se non volta finalmente pagina rischia di concludere amaramente il terzo campionato di seguito.