Tacopina a CC.Com: "Non è gratis acquistare un club che ha 60 milioni di debiti"

Giovanni Ferraù e Joe Tacopina al

Giovanni Ferraù e Joe Tacopina al "Massimino"  

Joe Tacopina ai microfoni di CalcioCatania.com ha chiarito alcuni aspetti della trattativa con Sigi.

Da quando la Sigi è uscita allo scoperto, chiedendo aiuto alla città di Catania e contraddicendosi con riguardo alle precedenti rassicurazioni sull'iscrizione al prossimo campionato, si è scatenato l'ennesimo putiferio in una piazza che era sull'orlo di una crisi di nervi e che adesso la sta attraversando in pieno.
Le polemiche, che si riversano sui social ormai utilizzati dai più quale sfogatoio, sono all'ordine del giorno e si estendono all'argomento più disparato, sia esso l'opportunità o meno di partecipare all'iniziativa "Uniti per il Catania" piuttosto che la disputa tra chi vuole la salvezza della matricola e chi non ne può più di un Catania con troppi debiti e zero prospettive.

Tra gli argomenti principali, però, ne spicca uno, sotto forma di quesito: "ma allora perché la Sigi non vende a Tacopina? Perché non ha accettato la sua offerta?". In realtà, i più attenti ricorderanno che l'offerta di Tacopina, anche l'ultima, era subordinata alla certificazione della riduzione del debito alla cifra da lui richiesta, che si aggirava attorno ai 15 milioni (escludendo il debito di Torre del Grifo). Certificazione che non è intervenuta in tempo a causa dei tempi burocratici e delle complicazioni sorte con Agenzia delle Entrate e Comune di Mascalucia.
Potremmo stare anni a dibattere sulla responsabilità del mancato avveramento di tale condizione, ma non cambierebbe in alcun modo la sostanza delle cose, cioè che la Sigi non ha venduto a Tacopina perché non ha potuto farlo e l'offerta dell'americano non era tecnicamente realizzabile nei tempi richiesti.

Tuttavia, un passaggio dell'ultima conferenza del presidente Sigi mi ha fatto pensare. Ferraù ha infatti ribadito - lo aveva già detto l'11 maggio - che Sigi sarebbe disposta a cedere gratis il Catania a chi dimostri di avere le potenzialità economiche per rilanciarlo. Ha anche rivelato che l'accordo originario con Tacopina prevedeva che quest'ultimo in caso di acquisto avrebbe rimborsato alla Sigi le somme fin lì impegnate per gestire il Catania. Altro dettaglio emerso: la Sigi avrebbe speso 6 milioni per l'intera stagione.
Tutto ciò mi ha fatto immediatamente riflettere su un altro aspetto: prima che le trattative con Sigi naufragassero, Tacopina aveva dichiarato ad Itasportpress.it il 15 aprile che stava attendendo che il debito venisse abbassato di altri 4 milioni. Se due più due fa quattro e se lo stesso Tacopina in precedenza aveva fissato l'obiettivo ad un massimo di 15 milioni di euro, evidentemente in quel momento il debito del Catania ammontava a circa una ventina di milioni.

Ulteriore e conseguente ragionamento: se oggi la Sigi dichiara pubblicamente di essere disposta a rinunciare a ogni pretesa economica, Tacopina sarebbe disposto a rinunciare alla riduzione del debito? Dando per buone le cifre e le informazioni fornite in parte da Sigi e in parte da Tacopina, la mancata riduzione di debito (di circa 5 milioni) avrebbe potuto essere compensata con una cessione "gratuita" del club.
Ma chiaramente, sono ragionamenti che necessitano di un riscontro del diretto interessato. Per questo motivo, abbiamo ritenuto opportuno aprire per la prima volta i nostri microfoni a Joe Tacopina, estendendogli tali domande e riflessioni. Di seguito le sue risposte.

Quando lo scorso 15 aprile ha dichiarato che era necessario che il debito si abbassasse di altri 4 milioni, in quel momento il debito complessivo del Catania - escluso Torre del Grifo - ammontava a 20 milioni?
"Questo è quello che la Sigi mi ha detto quando aveva raggiunto l'accordo con l'Agenzia delle Entrate per ridurre il debito erariale a 5 milioni - adesso è tornato a 8 milioni - ma noi non abbiamo mai ricevuto alcun documento che comprovasse tale riduzione e questo è molto importante, perché da ciò possiamo desumere che non ci sia stata, non essendoci la prova. Quando ci avvicinavamo al closing continuavano a mancare questi documenti e ancora oggi non vi è la prova che la riduzione a 15 milioni sia avvenuta".

È vero che l'accordo con Sigi prevedeva che lei avrebbe rimborsato alla stessa le somme investite per il Catania?
"Si, se la Sigi avesse ridotto il debito a 15 milioni come pattuito, noi le avremmo riconosciuto le somme che aveva messo nel Catania fin lì. Questo perché il piano era di subentrare a stagione in corso. Ma al primo closing fissato a Febbraio la Sigi si è resa inadempimente ed altrettanto è accaduto per il closing previsto ad Aprile. Pertanto a quel punto l'accordo non era più valido e non c'era più niente da discutere".

La domanda più importante. Ferraù ha dichiarato che la Sigi sarebbe disposta a rinunciare al rimborso delle somme spese. Se la Sigi le offrisse il Catania gratis, lei accetterebbe di prenderlo anche senza la riduzione del debito?
"L'accordo che avevamo è scaduto. Prendere il Catania gratis adesso? Ci sono 60 milioni di debiti, non è gratis. L'accordo prevedeva l'accollo di 15 milioni di euro più quelli di Torre del Grifo e a queste condizioni ero pronto a prendere il Catania. La Sigi non è stata in grado di garantirle, ho dato loro due opportunità, (i closing di febbraio e aprile, ndr) ho dato dei soldi, ma sfortunatamente questa è la situazione in cui ci troviamo. La questione non è prendere il Catania gratis. Ho provato a prenderlo per ricostruire e riportare il club ad alti livelli del calcio italiano, ma se parti già con 60 milioni di debiti è impossibile, nessuno può farlo, ecco perché la riduzione del debito era obbligatoria per chiudere l'accordo".