Piccoli segnali di risveglio

L'albanese finalmente sorride...

L'albanese finalmente sorride... 

Max Licari sulla fondamentale vittoria degli etnei sul Vicenza. Primo passo, ma la salita è ancora assai lunga...

Finalmente un po' d'aria
Chiariamoci subito: il meno è fatto. Pensare di aver risolto tutti i problemi e di essere diventati fenomeni dopo la sofferta seppur meritata vittoria sul modesto Vicenza, sarebbe l'inizio della vera fine. I problemi permangono, anche evidenti, e bisognerà lavorare ancora assai duro per risolverli. Tuttavia, sarebbe altrettanto disonesto intellettualmente negare che, sia per la classifica sia per il morale, questi tre punti non facciano enormemente comodo, possano costituire quella famosa (e, speriamo, non ipotetica) "scossa" di cui tutti abbiamo parlato negli ultimi giorni. Si trattava di una gara da vincere a tutti i costi, quasi un crocevia obbligato, e il risultato minimo, alias la vittoria liberatoria, è stato raggiunto. La posizione in graduatoria rimane pessima, il Catania - con 9 punti in 10 gare - si ritrova al terzultimo posto insieme a Cittadella e Pescara, ma almeno la prospettiva migliora sensibilmente. Prospettiva, attenzione, che tornerà nerissima se martedì sera i rossazzurri non riserveranno lo stesso trattamento all'Entella (contestualmente superandola di un punto) nel secondo turno interno consecutivo, nell'ambito di un match che si presenta comunque difficile, come testimoniato dal successo dei liguri sul "decantato" Frosinone capolista (per il sottoscritto una delle compagini più modeste dell'intera cadetteria, ma forse potrò sbagliarmi...). I numeri suonano tuttora impietosi verso l'undici di Sannino: 13 gol fatti, 17 subiti, da playout. Quindi, assolutamente legittima appare la diffidenza dei tifosi, i fischi al termine di un primo tempo obiettivamente giocato male, le contestazioni, i cori e tutto l'armamentario d'occasione. Il tecnico, i giocatori, la società dovranno fare ben altro, trovare ben altra continuità di gioco e di risultati per "riconquistarli". Anzi, il fatto stesso che, con grande senso di responsabilità, a dispetto di prestazioni orripilanti anche in fatto di verve agonistica, abbiano deciso di entrare al "Massimino" e incitare "la maglia" deve essere considerato un grande regalo; un regalo fatto da autentici innamorati, innamorati folli, classicamente ciechi, come da cliché tradizionali. in fin dei conti, però, un primo timido "tentativo" di inversione di rotta si è intravisto nel volitivo secondo tempo disputato contro i biancorossi di Giovanni Lopez, messi sotto da qualche giocata finalmente d'autore e da tre reti (più un rigore fallito, il secondo consecutivo, da Rosina) che sanciscono l'inequivocabilità della vittoria finale dei padroni di casa.

Meno male che Fabian c'è
Che fosse fondamentale il rientro di Rinaudo per il martoriato centrocampo etneo, lo sapevano anche i muri. La riprova la si è avuta contro Sciacca e soci: con Fabian, un Fabian al 50%, la squadra ritrova maggiore serenità e un pizzico di fiducia in più. Il mediano argentino garantisce sì una quota standard di palloni recuperati e un tot di razionalità in più in mezzo al campo, ma soprattutto assicura ciò che è maggiormente mancato in questo primo scorcio di torneo: personalità (leggasi "attributi", traducasi "palle"), merce che non si vende o si compra al mercato; o ce l'hai o non ce l'hai. Con lui, seppur nell'ambito di una strutturazione di gioco ancora assai approssimativa, almeno si sa di partire a inizio gara con un mix di qualità essenziali per la Serie B: grinta, ferocia agonistica, cattiveria, corsa. Questo conta in campi come Vercelli, Avellino o Latina, non la mera supposizione di superiorità tecnica fatta di tocchetti inutili e colpi di tacco (Chrapek alla Spezia docet) che non portano da nessuna parte. In una parola: il randello. Rinaudo la clava la possiede e la usa. E, quando è in campo, anche gli altri sembrano maggiormente seguirlo su questa strada maestra. L'augurio è che possa preservarsi (alla buon'ora) sempre integro da qui al termine del campionato, nella consapevolezza che, indiscutibilmente, gli andrà trovato un "compagno" di ruolo nel prossimo mercato di gennaio, considerato che non si potrà più rischiare di calare a fondo come si è fatto in queste prime dieci partite.

Si può fare il 4-4-2?
Se Sannino lo ha fatto in emergenza, per carità, tutto si può fare. Ma non mi faccio condizionare dal risultato: a me, ADESSO, sembra difficoltoso. La squadra del primo tempo non ha girato, Rosina esterno destro in mediana mi pare uno spreco, Cani, malgrado il gol "scacciacrisi" (un merito, comunque), non appare una spalla credibile all'immenso Calaiò ammirato durante tutta la gara, Martinho rende meglio da esterno mancino offensivo a tre. Per attuare con credibilità il modulo preferito da Sannino, probabilmente sarà necessario attendere la prossima finestra di gennaio, in modo da dotare la squadra di innesti eventualmente funzionali a tale schema di gioco. Però, notoriamente "a caval donato non si guarda in bocca"... Nella ripresa, anche grazie a un minimo di solidità difensiva ritrovata grazie al rientro di Capuano al centro della difesa, si è riusciti a trovare il bandolo della matassa, più per accensioni individuali di Calaiò (rovesciata sublime in occasione del gol del vantaggio della punta albanese), Rosina (secondo rigore trovato al culmine di una discesa prorompente) e Martinho (primo rigore procurato e terza rete siglata su assist dello stesso "arciere") che per gioco di squadra, francamente allo stato attuale presente allo stato embrionale, per usare un eufemismo. Non a caso, si continua a parlare dei "tre moschettieri" che finora hanno un minimo tenuto a galla il Catania e gli unici cui la tifoseria ha avuto poco da rimproverare per impegno e rendimento effettivo in campo. Troppo poco: se si vorranno scalare posizioni di classifica, anche gli altri dovranno raggiungere tali standard di rendimento, a cominciare dai terzini Peruzzi e Monzon (quest'ultimo leggermente meglio in fase di spinta rispetto alle deludentissime ultime prestazioni). Non si può negare, infatti, che contro Di Gennaro, Sciacca e Cinelli, non certo tre fulmini di guerra, si sia fatta troppa fatica a impostare trame di gioco dotate di logica e lucido raziocinio, sebbene si sia riconfermato a livelli di interessante prospettiva futura il giovane centrocampista argentino Escalante, sul quale Sannino, a quanto pare, sta puntando forte. Peccato che sia uscito nel finale acciaccato, la speranza è che possa essere disponibile per martedì sera. Ecco, gli altri due ragazzi, Chrapek e Jankovic, dovranno cambiare passo e "seguire" il compagno in fatto di "gamba, determinazione e testa", se vorranno farsi prendere in considerazione dal tecnico e dare quel contributo che un po' tutti attendevano che dessero a inizio torneo (non dimentichiamo che il nazionale under 21 polacco era partito con i galloni di "grande promessa" e di titolare iniziale, anche nel caso di disponibilità di Almiron).

Non sbagliare, per favore...
E' la preghiera che tutti i tifosi rivolgono alla squadra in vista del match di martedì sera. Altri tre punti, probabilmente, darebbero un impulso decisivo alla volontà di riscossa e di rincorsa manifestata dai ragazzi nella ripresa giocata contro il Vicenza. Basterebbe riproporre la stessa voglia, ma con lucidità e serenità maggiori, per vincere con i liguri, magari proponendo qualche opportuno "accorgimento tattico" e forse qualche cambio; visto che si giocano tre partite in una settimana, il turn-over appare indispensabile. Mancherà ancora Gyomber, ma con "Ciro Multitasking" , in special modo in casa, si dovrebbe stare un po' più tranquilli, considerato che consente a Peruzzi e a Monzon di rimanere nei rispettivi ruoli, senza pericolose invenzioni e fughe nelle tenebre della "notte tattica" che, per esempio contro il Bari, hanno condotto a sconfitte preventivabili seppur non meno dolorose. E, allora, all'arrembaggio, con giudizio... Let's go, Liotru, let's go!!!