Lucarelli & il Catania – Back to the past (parte seconda)

Cristiano Lucarelli con la sciarpa portafortuna a lui donata da un giornalista

Cristiano Lucarelli con la sciarpa portafortuna a lui donata da un giornalista 

La seconda parte (relativa alla stagione 2019/20) del recap delle precedenti esperienze del mister alle falde dell’Etna.

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28 febbraio 2019. Siamo nel pieno di una svolta tecnica del Catania, maturata in una stagione che si preannunciava trionfale e che invece, anche a seguito degli strascichi del mancato ripescaggio in B, si sta rivelando maledettamente complicata. Quattro giorni prima è giunta la sconfitta di Viterbo, che è costata la panchina ad Andrea Sottil. Al suo posto la società etnea ha chiamato l’esperto Walter Novellino. Nel contesto degli umori di quei giorni, compare sul portale Masport un’intervista a Cristiano Lucarelli, curata da Alessandro Vagliasindi. E’ la prima volta che il livornese torna a parlare, pubblicamente, della sua esperienza in Sicilia. In prima battuta si sofferma sulla maledetta serata della semifinale di ritorno col Siena, offrendo la propria lettura della partita: “Qualcuno mi rimprovera, la sostituzione Blondett per Aya, in situazione di uomo in più, all’inizio dei tempi supplementari della semifinale di ritorno col Siena. Ma con Bogdan in campo coi crampi ed ammonito, ho preferito non correre il rischio di trovarmi senza alcun marcatore su Marotta. La verità è che l’infortunio nel secondo tempo di Russotto, ci ha penalizzato tantissimo. Peccato, perché in occasione del gol dell’1-1 di Curiale, lo definisco un gol alla Lucarelli, ho provato l’emozione più forte della mia avventura a Catania. Un boato incredibile, sembrava che da un momento all’altro lo Stadio venisse giù. Ma dopo tutti i gol sbagliati e la sfiga accumulata tra andata e ritorno, prima dei calci di rigore ho avvertito dei brutti presagi.” Il mister non nasconde i propri rimpianti, legati anche alla mancata riconferma a seguito di quella gara: “Probabilmente la mia avventura in rossazzurro si è interrotta lì, il peso emotivo di quella delusione collettiva ha indotto la dirigenza ad iniziare un nuovo percorso tecnico, senza di me. Un vero peccato, perché resto convinto che proseguendo quel progetto, con l’innesto di un terzino destro, di un difensore centrale ed un attaccante, quest’anno si sarebbero raccolti tutti i frutti.” Ribadisce, poi, un concetto che a suo tempo, tra le righe, aveva evidenziato a più riprese: “Non eravamo l’organico più forte ma sicuramente un grande gruppo. Abbiamo attraversato tanti momenti di difficoltà, ma ne siamo sempre venuti fuori con compattezza, sfiorando anche la promozione diretta, pur al cospetto di un Lecce fortissimo, che oggi lotta per la serie A.” Soprattutto, riconosce i propri errori: “Non rifarei le dichiarazioni sul Bingo, nel post Cosenza, sono state infelici e me ne scuso con i tifosi rossazzurri. Potevo fare meglio nella preparazione della gara interna con la Leonzio, della trasferta di Monopoli e della sfida al Massimino col Trapani.” Non mancano attestati di stima nei confronti di Pulvirenti, Lo Monaco e Argurio e, più in generale, del lavoro svolto dalla società nella stagione in corso: “Quest’anno la dirigenza del Catania ha fatto tutto quello che c’era da fare, per rendere l’organico competitivo ai massimi livelli. Di Piazza, Sarno, Marotta e Curiale costituiscono un potenziale offensivo che non ha pari in tutta la serie C.” L’intervista prosegue con un cenno al lavoro di aggiornamento che, da tecnico disoccupato, Lucarelli sta svolgendo, tramite lo studio degli allenamenti di Simeone, personalmente visitato a Madrid (e prefiggendosi di fare altrettanto con De Zerbi). Non può mancare, in chiusura, un cenno al suo pensiero in merito ad un ipotetico, futuro, ritorno: “Non vedo ragioni ostative. Mi sento un tifoso del Catania, e ne ho senso d’appartenenza. A tal proposito vi racconto un aneddoto: uscendo dall’Aeroporto di Palermo, una persona in macchina passando mi ha urlato Catanese di merda, e l’ho preso come un complimento.

Passa qualche mese, il Catania conosce una nuova delusione alle semifinali playoff ed esonera nuovamente Sottil – che era stato richiamato, al posto di Novellino, proprio al termine della regular season. Tra i nomi che circolano per la panchina rossazzurra 2019/20 c’è anche quello di Lucarelli, ma alla fine a spuntarla è Andrea Camplone. E’ solo questione di tempo. L’avvio di campionato agli ordini del tecnico pescarese è altalenante e, dopo la scoppola di Vibo Valentia, Lo Monaco opta per l’avvicendamento, richiamando proprio Cristiano. Il 22 ottobre 2019 la sala congressi di Torre del Grifo è il teatro della conferenza di presentazione del “Lucarelli bis”. Affiancato da Pietro Lo Monaco, il tecnico presenta la propria ricetta per curare i mali del Catania. Molte dichiarazioni sono del tutto sovrapponibili a quelle rilasciate lo scorso martedì alla conferenza con la quale è iniziato il “Lucarelli ter”: "Abbiamo tanta voglia di riprovarci a prendere quel che sarebbe stato giusto conquistare già anni prima. Sappiamo benissimo che si tratta di una situazione difficile, ma è altrettanto difficile dire di no al Catania e voltare le spalle in un momento di difficoltà. […] Io credo che questo sia un momento storico importante in cui ognuno deve fare la propria parte. Occorre una simbiosi fra tutte le componenti per uscire da questa situazione. Vi chiedo di mettere da parte ogni forma di incomprensione, arrabbiatura e delusione e di metterci tutti al servizio della causa, io per primo. […] Ho chiesto la massima collaborazione, disponibilità e di essere onesti: se c’è qualcuno che magari ha già staccato la spina o pensa al mercato di gennaio deve dirmelo. […] Al netto degli infortunati, credo che questa sia una squadra in grado di potersela giocare con tutte le altre. In queste situazioni bisogna lavorare principalmente sulla testa dei giocatori, cercando di creare equilibrio ed autostima. […] Io dico sempre che ‘quando perdi una partita a Catania il tifoso ti ammazzerebbe’, nel senso buono del termine chiaramente. […] Sono arrivato da pochissimo e poi manca ancora un po’ a gennaio. Prima vorrei vedere sul campo il materiale che ho attualmente a disposizione per poi fare le dovute valutazioni. Onestamente è l’ultima cosa a cui penso, perché il mercato di gennaio è una conseguenza di quel che riusciremo a fare da qui a quel momento. Cerchiamo di recuperare gli infortunati e di ottimizzare l’organico che abbiamo a disposizione."

Il primo correttivo apportato da Lucarelli è quello di registrare l’assetto difensivo di una squadra sin lì abbastanza fragile. Il 4-3-3 di Camplone viene accantonato; si passa al 3-5-2, con l’inedita soluzione di uno stoico di Biagianti al centro della difesa. I risultati, però, stentano ad arrivare e a inizio dicembre, in occasione della trasferta col Rieti, il mister vara un inedito 4-2-3-1 che lo accompagnerà nel prosieguo di stagione (e anche nella successiva esperienza a Terni). La squadra riprende la marcia, si esalta espugnando l’ostico campo di Catanzaro ai quarti di finale di Coppa Italia di Serie C ed un Kevin Biondi in rampa di lancio scala le gerarchie. Ma nel frattempo, attorno, tutto deraglia. Si dimette Lo Monaco, deflagra la crisi Meridi, a Natale la società invita i giocatori in modo irrituale a trovarsi un’altra sistemazione. Al rientro dopo la sosta, Lucarelli, da par suo, non si nasconde dietro ai problemi, ma al contrario si getta nella mischia: “Niente alibi, c’è la necessità di avere 22 kamikaze per fare qualcosa di impensabile. Non abbiamo bisogno di gente che si pianga addosso e che parli di argomenti che non siano partite, moduli e preparazione. Cerchiamo profili da combattimento, perché non tutti hanno le palle di gestire una situazione del genere. Io mi sento di averle, così come tutti quelli che hanno deciso di rimanere qua con me per combattere.” Nel contesto di una proprietà che si trincera dietro al silenzio, il mister diventa l’unico punto di riferimento per l’intero ambiente, stampa compresa. Alcuni big (Lodi, Sarno e Di Piazza) salutano, mentre a Torre del Grifo arrivano giocatori di categoria come Salandria, Vicente e Curcio.

Il 29 gennaio 2020 è in programma la semifinale d’andata della Coppa Italia di Serie C, contro la competitiva Ternana. Potrebbe essere lo spartiacque della stagione perché, se da un lato il raggiungimento dei migliori posti del girone appare ormai improbabile, la vittoria della competizione parallela consentirebbe di qualificarsi ad una fase avanzata dei playoff, la stessa alla quale accedono le terze classificate in campionato. La sfortuna, però, ci vede benissimo: appena una settimana prima, nel match contro l’Avellino, l’unica punta a disposizione, Davis Curiale, ha riportato un grave infortunio. Lo si scoprirà soltanto tre giorni dopo, a seguito degli accertamenti: nonostante il colpo subito, l’attaccante era rimasto in campo fino al termine del primo tempo, ritrovando peraltro il gol su azione dopo un lungo periodo negativo. Considerando che Di Piazza è stato già ceduto al Catanzaro, sarebbe quanto mai importante presentarsi a Terni con un rinforzo in avanti. Ma la società è in crisi e al “Liberati” Lucarelli è costretto ad adattare Barisic punta. Il Catania gioca bene e meriterebbe il vantaggio, negato da un pasticcio tra Mbende ed Esposito nell’area avversaria e da un rigore non concesso dal direttore di gara. Nella ripresa entra Partipilo e spacca la partita a favore dei padroni di casa, che si portano sul 2-0. Il gol divorato da Biondi alimenta ulteriori rimpianti in vista della partita di ritorno. A fine partita, etnei in silenzio stampa. Decisione insolita per uno come il trainer livornese, raramente sottrattosi ai confronti coi giornalisti, ma la delusione per l’esito della gara, il modo in cui è maturato e il complicatissimo “contorno” avranno avuto il loro peso. Quattro giorni dopo, sbarca al “Massimino” il Monopoli, squadra rivelazione di stagione, che non ha difficoltà ad infliggere uno 0-2 ad una preda ferita, in un clima di delusione e smobilitazione. A fine gara, ancora una volta Lucarelli indossa i panni del capitano coraggioso: “Sarò l'ultimo ad abbandonare la barca, mai pensato alle dimissioni”. Ma al tempo riconosce che gli obiettivi sono cambiati: “arrivati a questo punto speriamo di riuscire a salvarci, evitando i playout”.

L’indomani, però, arriva una svolta. Lo Monaco (che era dimissionario) viene defenestrato dal CdA, al suo posto si insedia l’ingegnere Giuseppe Di Natale. E’ l’inizio di un nuovo corso, che pur si sviluppa nell’ambito della crisi Finaria e con l’entrata in scena del “Comitato per l'acquisizione del Calcio Catania” (dal quale scaturirà, successivamente, la costituzione della S.I.G.I). Di Natale prova a mettere ordine in società e al contempo a supportare, nei limiti del possibile, le esigenze tecniche. Il 7 febbraio arriva finalmente un attaccante, Beleck, ma non può bastare. Lucarelli le prova tutte per convincere Bojinov ad accettare la sfida: il bulgaro inizialmente accetta, ma poi si rimangia la parola data e firma col Pescara, club della cadetteria. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, è proprio adesso che inizia una potenziale, incredibile, favola. Il Catania, senza punte, vince a Cava de’ Tirreni (e il mister commenta: “la squadra mi è piaciuta perché anche oggi ha fatto una partita da Serie C Girone C e se magari l’avessimo capito qualche anno prima il Catania non sarebbe più in questa categoria”). Poi si gioca il ritorno della semifinale con la Ternana: viene lanciato Beleck, che si impegna ma non incide; la squadra ci mette il cuore e, nonostante non riesca a segnare, concludendo il match con uno 0-0 che sancisce l’eliminazione dalla Coppa, riconquista la tifoseria, che riconosce l’impegno dei ragazzi a suon di applausi. “Il ritorno dei tifosi allo stadio è una vittoria” è l’apprezzamento del mister. A stretto giro di posta giungono al “Massimino” la Reggina capolista e, nuovamente, la Ternana. Il Catania è irriconoscibile, in senso buono: il furore agonistico degli etnei mette in seria difficoltà le avversarie più competitive, ma i limiti tecnici non consentono di andare oltre due nuovi pareggi a reti bianche. Sembra esserci una sorta di maledizione: sia del gol (soltanto uno realizzato nell'ultimo mese), sia delle gare interne. Entrambe vengono immediatamente sfatate: si sconfigge a domicilio il Picerno, poi si regola tra le mura amiche la Vibonese grazie al liberatorio 2-1 di Mazzarani a pochi minuti dalla fine, che fa esplodere lo stadio. Il Catania risale al 6° posto e coglie la terza vittoria consecutiva sul campo del Bisceglie. Sembra una marcia inarrestabile, ma viene stoppata dall’imperversare della pandemia.

Seguono mesi surreali da ogni punto di vista, con il Covid che stravolge l’organizzazione dei campionati ed una sequela di colpi di scena in ambito giudiziario, che condizionano il passaggio di proprietà e mettono a serio repentaglio la stessa esistenza del Catania ’46, matricola 11700. Peraltro, a seguito delle dimissioni dell’ad Di Natale, a dirigere la nave in tempesta rimane il solo Gianluca Astorina, nelle vesti di amministratore unico. Persino la partecipazione ai playoff appare in dubbio, ma la società scioglie le riserve e decide di affrontarli. Lucarelli prepara il primo turno in questo contesto e con ulteriori grane, relative alla disponibilità dei calciatori: Di Molfetta si tira indietro (non rinunciando alla messa in mora e al conseguente svincolo), mentre Esposito, Rizzo e Marchese non firmano l’estensione bimestrale del contratto. La sfida con la Virtus Francavilla inizia nel peggior modo possibile: dopo 20’ gli ospiti sono avanti di due gol. Ma questa è una squadra indomita, che incarna lo spirito del proprio condottiero e confeziona un’indimenticabile rimonta, sublimata dal coast to coast di Pinto che porta al 3-2 in pieno recupero. A questo punto, però, sorge un problema: in vista del secondo turno, che si disputerà cinque giorni dopo a Terni (per un ennesimo incrocio stagionale con le fere), non si ha contezza della disponibilità economica della proprietà. In soldoni: la stessa partecipazione del Catania non è garantita. Viste le incognite della procedura fallimentare in corso, i playoff rappresentano l’unica attuale speranza di garantire un futuro al club. Da qui nasce la commovente iniziativa della Curva Nord, che indice una raccolta fondi per garantire la trasferta ed anche per dare un ristoro ad un gruppo di uomini che sul campo sta dando tutto e che non ha ricevuto per tanti mesi lo stipendio. Vengono raccolti oltre 9.000,00 euro e Lucarelli ringrazia a mezzo Facebook: “Voglio e vogliamo ringraziare sentitamente la città di Catania per questo incredibile gesto, più unico che raro nel mondo del calcio. Donne, Uomini, Bambini, Anziani, Disoccupati, Pensionati, Cassaintegrati hanno voluto dare il loro contributo economico come gesto d’amore per la propria squadra. Calcio d’altri tempi come piace a me.

Foto: Luca Pagliaricci

Purtroppo non basterà a scacciare la sfiga che, puntuale, si ripresenta. E’ il minuto numero 76. Gli etnei conducono per 0-1 grazie ad una rete di Biondi nel primo tempo e Barisic ha la palla del potenziale raddoppio. Lo sloveno scavalca il portiere con un pallonetto, ma la palla si infrange sul palo. Passano quattro giri d’orologio e la Ternana pareggia con Ferrante. La partita finisce 1-1 e i rossoverdi passano il turno in virtù del miglior posizionamento in classifica al termine del campionato. L’amarezza del mister ai microfoni di Angelo Scaltriti a fine gara è tanta: “Mi piacciono le squadre che hanno personalità e spessore umano e questi ragazzi mi hanno accontentato in tutto, ho detto loro che non potevano rimproverarsi niente, hanno fatto il massimo che potevano fare in una situazione del genere, di più non gli si può chiedere. Grande gruppo squadra? Credo di sì, sulla carta non eravamo tecnicamente il Catania più forte degli ultimi anni, ma forse siamo stati il Catania col più grosso cuore.” Lucarelli si esprime anche in proiezione futura: “Secondo me questo è un patrimonio da conservare: se c'è un consiglio che posso dare è quello di non smembrare questo gruppo perché ha dimostrato di avere qualità morali ideali per Catania.” E chiude rivolgendosi ai tifosi: “Ai tifosi dico semplicemente un grazie, come al solito loro per questa maglia ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre, prima o poi il Catania deve tornare dove merita di stare per il tifo, per la città (essendo una delle prime dieci d'Italia), per la passione, per come si vive il calcio. Non ci si è riusciti quest'anno ma questo traguardo non è lontano, se verranno fatte le cose in una certa maniera son convinto che il Catania sarà protagonista anche l'anno prossimo.

Per oltre due settimane l’attenzione viene fagocitata dalla procedura competitiva indetta dal Tribunale per l’aggiudicazione della società. Dopo ulteriori colpi di scena, alla fine la S.I.G.I. riesce nel proprio intento e, almeno per il momento, la matricola 11700 è salva. Si può ricominciare a parlare di calcio giocato e l’auspicio dell’ambiente è praticamente unanime. Due anni prima, quella stessa unanimità costò il posto a Lucarelli. Adesso, con una città che a scoppio ritardato se n'è innamorata, invocherebbe una sua riconferma. Che però non arriva. E’ il 29 luglio 2020 e sul sito ufficiale del club compare un comunicato, dal seguente tenore: “Il Calcio Catania rende nota la risoluzione consensuale del legame contrattuale con l’allenatore Cristiano Lucarelli: “Ho avuto un dialogo schietto e sincero con la società - spiega il tecnico livornese - che mi ha prospettato un quadro preciso delle condizioni operative del momento. Dal punto di vista professionale, però, i miei tempi non coincidono con quelli del Catania 2020/21: ecco perché crediamo che prendere strade diverse, oggi, sia la soluzione corretta. Lascio Catania con amore per la città, per i tifosi e per il club, nel rispetto dei suoi sforzi”. Anche in altre interviste il tecnico non nasconde che, dopo gli sforzi compiuti per ricucire il rapporto con la piazza, a cui teneva in particolar modo, non vorrebbe correre il rischio di rovinarli. Cosa che potrebbe accadere, di fronte ad un progetto tecnico non pienamente ambizioso, che la S.I.G.I., in questo momento, non è nelle condizioni di fornirgli. Così si conclude il "Lucarelli bis", con la sensazione che, ancora una volta, il mister ha lasciato qualcosa in sospeso e che quel filo, prima o poi, dovrà essere ripreso. Cosa che accadrà, puntualmente, tre anni e quattro mesi dopo…