Lucarelli & il Catania – Back to the past (parte prima)

Cristiano Lucarelli nel rituale discorso alla squadra disposta

Cristiano Lucarelli nel rituale discorso alla squadra disposta "a cerchio" a fine gara 

In attesa del 'Lucarelli ter', ecco il recap delle puntate precedenti. In questa parte, la sfortunata e polemica stagione 2017/18.

La storia infinita tra Cristiano Lucarelli ed il Catania ha inizio il 15 giugno 2017, quando con un comunicato il club (allora) di via Magenta rende noto di avergli affidato la panchina per la stagione successiva. In verità, c’è un antefatto non indifferente. Il primo approccio tra il tecnico livornese e la dirigenza di quel periodo risale infatti al precedente mercato invernale, allorquando il Catania era a caccia di attaccanti ed aveva individuato la panacea di tutti i mali in Demiro Pozzebon, che a Messina, sotto le cure di Lucarelli, stava rendendo alla grande. La società peloritana era con l’acqua alla gola dal punto di vista economico; quella etnea non intendeva svenarsi. Alla fine fu proprio Lucarelli, travestendosi da ds in una società in cui faceva un po’ di tutto (compreso l’acquisto di una stufa per combattere il freddo negli spogliatoi privi di riscaldamenti), a condurre personalmente la trattativa con Lo Monaco ed Argurio, accettando di buon grado in contropartita i prestiti di Anastasi e Da Silva. Tra le parti, in tale occasione, scocca la scintilla e, qualche mese più tardi, si consumerà il matrimonio.

La stagione 2017/18 è la seconda dopo il ritorno di Pietro Lo Monaco alle falde dell’Etna nelle vesti di plenipotenziario ed è la prima in cui la società punta dichiaratamente a lottare per il salto di categoria. Si proviene da un’annata deludente sotto il profilo dei risultati, servita perlopiù a riorganizzare la società ed avviare il processo di risanamento. L’avvio di campionato è balbettante (pareggio in casa col Racing Fondi, sconfitta esterna a Caserta) e iniziano i primi mugugni. La querelle contrattuale tra Lo Monaco e Da Silva, poi, priva Lucarelli dell’unica mezzala di gamba funzionale al suo 3-5-2. Ma il tecnico fa di necessità virtù, rilancia Biagianti tra i titolari e strapazza il Lecce – rivale designata per il 1° posto – nel match clou della 3a giornata al “Massimino”, causando, peraltro, l’esonero dell’allenatore dei giallorossi Rizzo. Nel post-gara, Lucarelli sottolinea i maggiori investimenti profusi dalla società salentina, il fatto che il Lecce stia lottando per la promozione da anni e che nella stagione precedente ha inflitto 20 punti ai rossazzurri. Dichiarazioni schiette che l’amministratore delegato non gradisce, paventando l’opportunità che in certi casi il tecnico non si presenti in conferenza a fine partita.

Ad ogni modo, il campionato prosegue positivamente, con 6 vittorie consecutive (striscia record, in C, per la storia rossazzurra) e ben 7 vittorie esterne nelle prime 19 partite e con un proficuo, ma momentaneo, passaggio al 4-3-3 nella seconda parte del girone d’andata. Alla vigilia dello scontro diretto del “Via del Mare”, il Lecce capolista, rivitalizzato da Liverani, dista soltanto 4 lunghezze. Eppure, a fronte degli ottimi numeri realizzati, anche al netto di alcuni problemi di organico (come quello indotto dal flop Semenzato), il mister è sul banco degli imputati da parte di stampa e tifosi, che gli rimproverano la cattiva gestione della sfida contro la terza contendente per il primato, il Trapani, nonché l’inopinata sconfitta interna con la Casertana. Superata una sessione di mercato di gennaio nella quale il Lecce – che disponeva già di un organico più assortito rispetto a quello etneo – si rinforza meglio del Catania (Legittimo, Tabanelli e Saraniti da una parte, Rizzo, il ritorno di Barisic e Caccavallo dall’altra), i nodi vengono al pettine l’11 febbraio 2018. Al “Massimino” arriva il Cosenza, squadra protagonista di un inizio di stagione negativo che però, da quando si è affidata a Braglia, sta risalendo prepotentemente china e classifica. I lupi si portano in doppio vantaggio dopo 26’ di gara, Barisic la riapre al 31°, ma a fine primo tempo è pioggia impietosa di fischi. Che proseguono a fine gara perché, nonostante il pari acciuffato in extremis da Manneh, il Lecce, grazie a questo mezzo passo falso etneo, si è portato a +6.

In sala stampa il clima è rovente e Lucarelli con la franchezza che lo contraddistingue sbotta, mettendo nel mirino la pressione ambientale: I giocatori quando giochiamo in casa hanno ansia, perché vengono bersagliati appena vanno in difficoltà, al primo passaggio sbagliato (non mi riferisco alle curve) e non sono abituati a questa platea così importante”. Poi rivendica la bontà del percorso compiuto sino a quel momento, ribadendo la competitività del Lecce: “Il Catania ha già fatto due punti in più di quanti ne ha fatti in tutto lo scorso campionato. Se poi c’è una squadra che costa tre volte di più, dieci milioni contro tre e sta vincendo tutte le partite, e se continueranno a farlo, bisognerà solo fargli un applauso. Siamo tre squadre, noi, il Livorno e il Lecce che stiamo viaggiando a livelli impressionanti e stiamo facendo tantissimo. Se abbiamo a che fare con una squadra che ha perso una volta sola e che continuerà a vincere, fino all’ultimo rantolo daremo battaglia. (I leccesi, ndr) In sei anni hanno fatto quasi 400 punti, da più anni preparano la vittoria del campionato, sono partiti con Giacomazzi e Chevanton in Lega Pro: ogni anno, tre quattro giocatori nuovi, poi Miccoli, poi Moscardelli, sempre a migliorare. C’è da prendere il terzino destro, ed ecco il terzino destro dalla serie B con 300mila euro di stipendio, c’è da prendere un play e dentro un play: ogni anno hanno messo dentro qualcosa. Noi siamo ripartiti quest’anno e siamo attaccati a loro: mancano ancora 12 partite. Anche a me piacerebbe vincere facile, ma ci sono pure gli avversari. Siamo riusciti a dare una dignità in trasferta a questa squadra, in casa c’è solo l’andamento del Lecce che fa sì che possa sembrare che ci manchi qualcosa. Se poi l’aspettativa era che il Catania vincesse 36 partite, allora fucilatemi perché qualche punto ci manca. Mi dovete esonerare se l’aspettativa era di fare 108 punti”. Quindi rimette nel mirino la mancanza di compattezza: “parlo per la prima volta del Lecce perché avevo detto che non l’avrei fatto in quanto ex e non voglio avere problemi. Io ero in tribuna a Lecce (in occasione dello scontro diretto di gennaio, ndr): per i primi 60 minuti loro sono stati ridicoli ma non ho sentito un fischio, un mugugno. Tutti inquadrati dietro la squadra: società, giocatori, stampa. Noi si vede sempre il bicchiere mezzo vuoto.” E a quel punto tira fuori dal cilindro la provocazione che alcuni tifosi del Catania, ancora oggi, non gli hanno perdonato: “Con questo punto conquistato adesso io fino all’ultimo minuto del campionato reggo. Se qualcuno non regge può andare alla sala Bingo, Catania offre molte cosa da fare oltre allo stadio.” Qualche giornalista gli fa notare che la pressione dei tifosi è dovuta agli eventi degli ultimi anni ed al fatto che un pubblico ormai abituato alla Serie A si è improvvisamente ritrovato a faticare in Serie C.  “Io so qual è la storia del Catania, - è la pronta replica - ma non è colpa mia se oggi siamo questi, qui non esistono più i Lopez e Gomez, ma solo semplici giocatori di serie C.”

Se fino a questo momento il rapporto con la piazza non è stato del tutto idilliaco, adesso scoppia fragorosa la crisi. Che viene acuita dal 5-0 rimediato a Monopoli nel match successiva, una gara che, ad eccezione dei presenti al “Veneziani”, non vede nessuno, a causa dei disservizi di Eleven Sports. “Ho avvertito la necessità di venirmi a scusare con la faccia rossa di vergogna per la prestazione di oggi. – è quanto dichiara ai cronisti a fine partita – Una vergogna che in 34 anni di calcio non ho mai provato. Per questo vogliamo scusarci, ma non sappiamo neanche come. Ci scusiamo con i tifosi, con la società e con tutta la città di Catania. Io e il capitano ci mettiamo la faccia e chiediamo scusa a tutti. I nostri permessi sono annullati perché andremo subito in ritiro. Noi non molleremo, non abbasseremo la guardia perché ci crediamo ancora, ma la giornata di oggi non la dimenticherò mai, sarà una macchia nella mia carriera, quindi è un brutto colpo anche per noi”. Tutti danno per scontato un suo imminente esonero, invocato quasi unanimemente dalla città, ma Lo Monaco si stringe attorno al proprio allenatore, lo conferma e lo difende in conferenza.

Il Catania vince col Siracusa nella giornata successiva e si rimette in marcia, con una nuova striscia di risultati utili, contraddistinta da un definitivo ritorno al 4-3-3 (dopo il rispolvero invernale del 3-5-2) e da alcuni correttivi apportati dal mister (Lodi mezzala, Barisic e Manneh promossi titolari nel tridente). Ancora una volta, però, stampa e tifosi guardano al dito anziché alla luna, processando Lucarelli per il pareggio concesso al Bisceglie nei minuti di recupero. In particolare, gli si imputa di aver fatto abbassare troppo la squadra nel finale, concedendo campo ai padroni di casa. Nella successiva, memorabile, conferenza stampa, il tecnico tiene una vera e propria lezione di tattica durante la quale fa proiettare le immagini della gara e dimostra l’infondatezza di tali critiche. Nel frattempo, il Lecce vive il primo vero calo del proprio campionato e i rossazzurri, espugnando il “Ceravolo” di Catanzaro con un perentorio 0-4 (dopo il 6-0 rifilato alla Paganese tra le mura amiche la giornata precedente), diventano padroni del proprio destino. Già, perché il Catania si è portato a -2 da Lecce che però, a differenza degli etnei, non ha ancora scontato il proprio turno di riposo, reso obbligato dal girone a 19 squadre. Morale della favola: se Biagianti e compagni vincessero tutte le rimanenti gare, concluderebbero il campionato al primo posto, conquistando la promozione in Serie B. Il jolly viene però sprecato subito, con un pari interno a reti bianche con una catenacciara Juve Stabia, guidata da Fabio Caserta, che grida vendetta. La sconfitta nell’altro scontro al vertice col Trapani al “Massimino”, oltre a far spegnere ogni residua speranza, determina il sorpasso dei cugini granata e fa riaffiorare le stroncature nei confronti della gestione delle gare contro le dirette concorrenti da parte del trainer livornese.

Il Catania riesce, comunque, ad arpionare in extremis il 2° posto ed affronta la coda di stagione da favorita, forte dei numeri collezionati nella regular season (maggior numero di punti in classifica, tra le squadre qualificate ai playoff; miglior attacco dell’intera Serie C; seconda miglior difesa del proprio girone, dietro solo al Lecce; record di vittorie esterne, 10, nella storia del Catania). Lucarelli torna al 3-5-2 e dopo aver superato, non senza patemi d’animo, l’ostacolo Feralpisalò, in semifinale ci si imbatte nel Siena. Al “Franchi” la partita d’andata è stregata per i colori rossazzurri: tante occasioni sprecate e la prima, grande, papera di Matteo Pisseri da quando indossa la maglia del Catania, che consente al “Diablo” Marotta di siglare il gol dell’1-0 finale a favore dei bianconeri. Al ritorno, il “Massimino” è gremito in ogni ordine di posti e si pregusta una serata magica. Il mister conferma il 3-5-2 schierando a sorpresa Caccavallo, ma lo 0-1 senese firmato Santini spariglia le carte: si torna subito al 4-3-3 e, prima che termini la prima frazione di gioco, Curiale acciuffa il pari. Serve un gol per arrivare almeno ai supplementari. Arriva, su rigore di Lodi, così come arriva, grazie ad uno scatenato Russotto (subentrato nella ripresa) l’espulsione del senese Iapichino, seguita, ai supplementari, da quella di Rondanini. Ma il Catania non riesce ad approfittare della superiorità numerica e le speranze del Liotru si infrangono sui legni colpiti da Lodi su punizione (nel secondo tempo supplementare) e Mazzarani dagli undici metri (errore decisivo nella lotteria finale). Inutile dire che la delusione verrà sfogata sul mister, bocciato dalla stampa che gli rimprovera, tra l’altro, la spiegazione offerta in sala stampa sulla scelta di schierare Caccavallo dal primo minuto: “si era messo in luce durante gli allenamenti e voleva fra l’altro giocare a tutti i costi questa partita, tanto che in settimana si era rivolto pure al direttore.”

Passano poco più di 10 giorni e Pietro Lo Monaco in conferenza anticipa l’inevitabile epilogo: “Pur rispettando il lavoro fatto da Lucarelli, dandogli anche i giusti meriti, riproporsi l’anno prossimo con un tecnico che agli occhi di tutti non ha centrato l’obiettivo potrebbe essere una mossa infelice. È giusto prendere strade diverse.” L’ad punta dritto su Andrea Sottil, che conosce bene la piazza ed ha appena portato in B il Livorno. Tant’è che indiscrezioni giornalistiche ipotizzano un probabile scambio di panchine tra i club, considerando il ruolo da icona che Lucarelli riveste nella storia della società labronica. Il tecnico prima smentisce i contatti con la società toscana (che si materializzeranno nei giorni successivi), poi saluta Catania con un tweet malinconico, corredato da una foto dell’Etna scattata dall’aereo con il quale ha lasciato la città: “Grazie di cuore a tutti, anche a chi ha avuto da subito pregiudizi su di me, dispiace non avervi dato la B. Non l’ho mai fatto prima perché non sono un ruffiano, ma ora che si interrompe il rapporto sento di dirvi che vi ho voluto bene ed è stato un onore lottare al vs fianco. Forza CT”

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