In campo undici Michele Zeoli!

L'undici rossazzurro sceso in campo il 2 giugno 2002 con il Taranto

L'undici rossazzurro sceso in campo il 2 giugno 2002 con il Taranto 

Gli anni son volati, ma la tempra combattiva, fatta di poche parole e tanti fatti, è sempre la stessa...

"La paura e l'ansia non si possono scansare, bisogna affrontarle. Tutti dobbiamo assumerci le proprie responsabilità, me per primo". Le parole sono quelle di mister Michele Zeoli, rilasciate ai microfoni di Telecolor a una decina di minuti dal triplice fischio del signor Zanotti di Rimini che ha sancito la sconfitta del Catania nel confronto diretto di Torre del Greco. Non ha parlato tanto mister Zeoli, visibilmente segnato in volto dall'adrenalina e dalla delusione di una sconfitta che andava evitata, per classifica, morale e serenità. Poche parole, ma poche parole che contano. Gli anni son volati, la folta chioma scura appartiene solo a vecchie foto e video dell'epoca, ma la tempra combattiva, fatta di poche parole e tanti fatti, è sempre la stessa. 

Rewind: "La paura e l'ansia non si possono scansare, bisogna affrontarle". Ma quali altre parole si potevano aspettare da uno che, con la maglia rossazzurra e lo stemma dell'Elefante sul cuore, è sceso in campo nella bolgia di Taranto in quel 9 giugno di quasi ventidue anni fa?Cosa aspettarsi da uno che a Torre Annunziata le ha prese per difendere un compagno di squadra? Cosa aspettarsi da uno che ha viaggiato lungo la Messina-Catania su di un pullman con i vetri frantumati da una fitta sassaiola post blitz rossazzurro al "Celeste"? Solo queste, non altre. Niente di sorprendente, per noi della generazione Zeoli, per chi lo ha visto giocare in quel quadriennio (2000-04), rimanendo incantato dall'attaccamento alla maglia, dalla professionalità, dalla grinta e dalle energie psicofisiche profuse per la causa rossazzurra. Annate tiratissime, quelle. Tutte vissute sempre in bilico, con l'incubo ricorrente che un possibile passo falso potesse vanificare quanto di buono fatto in precedenza. Sempre in trincea, in infiniti ritiri a preparare una partita dopo l'altra, una battaglia dopo l'altra, come se nella vita ci fosse solo un obiettivo: il Catania. Sì, ha vissuto così Michele Zeoli la sua esperienza da calciatore del Catania. Mentalizzato all'obiettivo del campo, al duro lavoro quotidiano finalizzato alla gara della domenica. Stop. 

"Nei momenti più complicati i compagni guardavano lo sguardo guerriero di Michele Zeoli". Frase iconica che sintetizza il carattere dell'attuale allenatore del Catania, pronunciata da Angelo Scaltriti, allora giovane giornalista di Telecolor, nel corso delle interviste post-partita di quel Catania-Pescara 1-0, gara di ritorno delle semifinali play-off. Di quei volti tirati, di sguardi guerrieri e determinati, in questa stagione balorda, ne abbiamo visti veramente pochi. Ne servirebbero a iosa, a partire dalla gara di giovedì con il Giugliano. Paura e ansia non si scansano, ma si affrontano di petto. Il carattere, il carisma, la personalità, non si comprano al mercato, sono caratteristiche insite nell'individuo. Non bastano quattro/cinque promozioni nel carniere o dozzine di presenze fra A e B. Serve altro. E quell'altro è dentro lo spogliatoio, un esempio vivente da seguire ed imitare. Ah, se ci fossero undici Michele Zeoli in campo...