Catania-Matera 2-1: Tiriamoci fuori

Bergamelli, prestazione da leader.

Bergamelli, prestazione da leader. 

Dopo la crisi “psico-tattica” del primo tempo, con un paio di mosse Pancaro raddrizza la partita e conquista tre punti d’oro

Al termine di una delle settimane più difficili della propria storia recente il Catania, insieme al suo tecnico Pippo Pancaro, rialza la testa e ritrova i 3 punti dopo oltre un mese di attesa e dopo tre scialbi pareggi consecutivi. Una vittoria che vale doppio se consideriamo che tutte le rivali nella lotta per evitare i playout hanno mosso la classifica (Monopoli escluso), senza dimenticare che il Matera, sotto la gestione Padalino, proveniva da una striscia di 11 risultati utili consecutivi, col “picco” rappresentato dalle 5 vittorie di fila tra la 14a e la 18a giornata, risultati questi che avevano permesso ai lucani di cominciare a guardare con interesse la zona playoff. Alla luce di questi dati, dunque, la vittoria conquistata da Calil e compagni assume grande valore sebbene i ragazzi in maglia rossazzurra, sul piano del gioco, non abbiano fatto grossi passi avanti (anzi, nel primo tempo hanno deluso come poche altre volte) ed abbiano rischiato di vanificare nel finale il doppio vantaggio.

Primo tempo “horribilis”: zero idee, scarsa fiducia
Non pago della prestazione poco brillante (carattere a parte) offerta a Cosenza, oggi Pancaro ha sostanzialmente confermato lo stesso assetto tattico e gli stessi interpreti, col solo Ferrario in sostituzione dello squalificato Pelagatti. E i suoi giocatori hanno palesato gli stessi problemi emersi in Calabria e in tutte le precedenti occasioni in cui Musacci ed Agazzi si sono ritrovati a dover convivere in mediana e Calil è stato schierato sulla fascia. Inutile riprendere i soliti temi (lentezza e scarso mordente dei due mediani; isolamento della punta di turno – Plasmati – e compromissione del potenziale offensivo di Calil). Più costruttivo sottolineare tutto il resto che non è andato nella prima frazione di gioco: semplicemente, non c’è stata un’idea di gioco. Lo dimostra il fatto che TUTTI – non solo i Falcone e Calil che di tanto possono essere anche legittimati a farlo, ma persino Bergamelli partendo dalle retrovie – si sono cimentati in azioni personali per il semplice fatto che non sapevano a chi affidare il pallone a causa dell’immobilismo del resto della squadra. Una situazione che ha minato la fiducia di alcuni elementi, su tutti Agazzi, e messo in difficoltà persino un giocatore esperto come Di Cecco. Un problema “psico-tattico” gravissimo per una compagine del calibro del Catania, da addebitare al tecnico, indipendentemente dal contraccolpo psicologico che il gruppo può aver subito per i noti fatti degli scorsi giorni (un allenatore dev’essere capace di gestire anche queste situazioni, si prenda esempio dal modo in cui lo ha fatto Donadoni a Parma un anno fa).

Un'ammonizione e un infortunio forzano le mosse risolutive
Nella ripresa, dopo l’ammonizione di Musacci che ha portato il tecnico ad accelerare il cambio con Calderini, ecco uno spiraglio di cambiamento. Con l’ingresso dell’ex Cosenza gli etnei si sono disposti in campo con quel 4-4-2 che in questa rubrica invochiamo da tempo. Due mediani bassi, due esterni alti, Calil e Plasmati più vicini in attacco pronti a sfruttare le caratteristiche complementari che hanno. Ma l’illusione è durata un attimo: l’infortunio di Gianvito ci ha privato della possibilità di valutare la bontà di tale sistema di gioco. Paradossalmente però ciò ha spianato la strada alla vittoria degli etnei: con l’ingresso di Scarsella il centrocampo ha ritrovato più dinamismo, ma la differenza la si è fatta sugli esterni, sia a sinistra dove Falcone ha giganteggiato che a destra dove Calderini si è ambientato più in fretta del solito, aiutato dalla grande verve del fluidificante Garufo, oggi più in palla del collega Nunzella. Il resto l’hanno fatto l’opportunismo di Calil prima e la pregevole rifinitura di Di Cecco poi. E l’opera è stata completata da un reparto difensivo finalmente solido, con Ferrario pronto a svettare sulle palle alte e Bergamelli gladiatorio negli uno contro uno. Il gol del Matera, nato da una grande giocata di Carretta e agevolato da una reattività superiore mostrata dai biancazzurri sui susseguenti rimpalli, ci può stare, per una squadra che non brilla di certo nell’inviolabilità della propria porta, purché si riesca a non perdere il bandolo della matassa e portare a casa il risultato. Cosa che i ragazzi di Pancaro hanno fatto nel migliore dei modi, pressando TUTTI come degli assatanati nel convulso finale.

Per un 4-3-3 convincente fondamentale ripensare il centrocampo…e non solo
E allora, forse, il tanto vituperato 4-3-3 è davvero il modulo adatto per questa squadra, e ad esso va ricondotto il merito di questa vittoria? A parere di chi scrive, no. Di sicuro, se 4-3-3 dev’essere, molto meglio quello proposto nell’ultima mezz’ora, con due esterni veri (Falcone e Calderini) e un centrocampo composto da giocatori più “variegati” e soprattutto complessivamente meno lenti. Resta l’impressione che, imprescindibile Di Cecco con la sua quantità e qualità (anche e soprattutto in vista di una possibile cessione di Castiglia), il reparto non possa essere completato da Musacci e Agazzi. Uno dei due deve andare in panchina. L’ex Parma potrebbe essere preferito nelle gare in cui servono più muscoli, quando si affrontano centrocampisti offensivi o trequartisti dal buon tasso tecnico, mentre l’utilizzo del giocatore in prestito dall’Atalanta sarebbe ideale in match in cui bisogna velocizzare il gioco e scavalcare mediani “di sostanza”. Quindi, a turno, uno dei due davanti alla difesa, ma MAI PIU’ insieme. Come terzo elemento di centrocampo serve un incursore: Scarsella lo è stato in modo impeccabile nelle prime giornate per poi spegnersi progressivamente; andrebbe provato Pessina che a Monza la scorsa stagione, a soli 18 anni, ha mostrato buone qualità; il possibile arrivo Bombagi, per la sua duttilità, potrebbe tornare utile, e chissà che dal mercato non arrivino altre sorprese. Ma trovato il migliore assetto in mediana resta sempre un altro problema da risolvere: non isolare il “soldato” Calil, e se gli esterni non girano come nel secondo tempo della partita odierna, bisogna avere il coraggio di provare soluzioni alternative.

Punti pesanti in palio ad Ischia, contro un avversario “ballerino”
Sabato prossimo, subito dopo le festività agatine, il Catania sarà chiamato ad assolvere un altro importante impegno per tirarsi sempre più fuori da una zona playout ancora troppo vicina (3 punti sul Monopoli quint’ultimo). Si giocherà ad Ischia contro una delle squadre più “pazze” di questo girone di Lega Pro. All’andata la formazione di Bitetto, in occasione dell’esordio casalingo dei rossazzurri in campionato, aveva messo in mostra un gioco di qualità e raccolto numerosi elogi nonostante il 4-2 finale. Complice un cammino altalenante e 4 punti di penalizzazione, i campani in realtà sono stati ben presto risucchiati nella lotta per non retrocedere, anche a causa di una propensione fin troppo offensiva che da punto di forza si è trasformata in limite, come dimostra l’assurdo 5-5 maturato a Castellammare di Stabia quasi due mesi fa. Bitetto, esonerato da poco più di due settimane, ha così fatto le valigie, e sulla panchina dei gialloblù si è insediato l’ex Messina Nello Di Costanzo, che non sembra aver cambiato l’andazzo, come dimostra l’odierno 3-3 contro il Martina Franca. Al “Mazzella” si sfideranno quindi due compagini votate all’attacco e con difese non sempre puntuali (soprattutto quella dei padroni di casa, con 32 reti subite). Una sfida da preparare al meglio, con le distrazioni del mercato che fortunatamente cesseranno domani sera, e con altre distrazioni con cui invece i giocatori del Catania devono imparare a convivere per gestire nel migliore dei modi la seconda parte di stagione.