Catania-Genoa 1-1: commento tecnico-tattico

Barrientos supera Perin e deposita in rete

Barrientos supera Perin e deposita in rete 

Catania: buoni sprazzi, Pitu in gran spolvero, la difesa regge bene fino al patatrac Andujar-Legrottaglie.

Analisi tattica: Maran conservatore, Gasperini rivoluzionario.
Archiviato positivamente con i tre punti di domenica scorsa il ritorno al 4-3-3, Maran insiste sulla stessa falsa riga, operando solo qualche aggiustamento: essendo tornato a disposizione Alvarez torna in panchina un Izco non ancora al 100% e la fascia destra viene presidiata dal n°22, mentre al centro della difesa Bellusci, rientrato dalla squalifica, rileva Rolin. Confermati sia il centrocampo che il tridente d’attacco schierati nella partita col Chievo.
Il secondo debutto di Gasperini sulla panchina del Genoa riporta i grifoni indietro di tre anni: viene riproposto il modulo tanto caro all’ex tecnico del Palermo, il 3-4-3, che in Liguria non si vedeva proprio dai tempi del suo esonero. L’esterno Antonini viene adattato nel ruolo di centrale difensivo a fianco dei titolari Portanova e Manfredini; a destra spazio al talentuoso Vrsaljko mentre sulla corsia opposta, stante l’indisponibilità di Antonelli e la squalifica di Marchese, viene adattato il destro Sampirisi; coppia di mediani tecnica, Lodi-Matuzalem; ulteriore esperimento nel tridente offensivo, dove Gilardino viene sostenuto a destra da Santana e a sinistra da Kucka, un centrocampista centrale. In porta Perin vince il ballottaggio con l’altro ex Bizzarri.
Il primo a cambiare qualcosa, subito dopo il gol del vantaggio del Catania, è proprio Gasperini: fuori Matuzalem e dentro il folletto Fetfatzidis, scattante trequartista. Ciò permette l’arretramento di Kucka nella sua posizione naturale. Al 68’ il Genoa cambia ancora: dentro Stoian, esterno offensivo, fuori Sampirisi. Gasperini passa alla difesa a quattro, abbassando Vrsaljko e spostando Antonini sulla fascia sinistra. Kucka-Lodi cerniera di centrocampo, Santana, Fetfatzidis e Stoian a sostenere Gilardino. A questo punto Maran prova a coprirsi inserendo il combattivo Izco per uno stanco Almiron, e quasi a dieci minuti dal termine Maran fa riposare uno spento Bergessio per puntare sulle ripartenze, inserendo Leto a tal proposito. Gasperini risponde tentando il tutto per tutto: fuori Santana, dentro Calaiò, si passa al 4-2-4. Gli acciacchi di Biraghi convincono Maran a far entrare al suo posto Monzon.
Finito il valzer delle sostituzioni, il Genoa trova il gol pareggio e abbassa gli esterni offensivi per non scoprirsi troppo nel finale.

Cosa va: abitudine allo schema; difesa ok.
Poche note liete quest’oggi. Soprattutto nella parte iniziale del match, e a tratti durante il resto della partita, è sembrato di vedere il gioco del Catania della scorsa stagione, con una squadra abituata a giocare con questo modulo, che cerca con insistenza gli esterni offensivi (Barrientos e Castro) dai piedi dei quali partono i tentativi di costruzione delle occasioni, fino al momento in cui vengono supportati o dalle sovrapposizioni dei terzini (in tal senso si è fatto vedere più Alvarez che Biraghi) o dalle incursioni dei mediani (oggi meglio Almiron rispetto a Plasil sotto questo profilo). Nel Catania dell’anno scorso una parte da leone la recitava pure Bergessio, col suo gioco di sponda che abbiamo rivisto col Chievo ma che oggi è mancato.
Per il resto poco da salvare. La difesa ha giocato complessivamente una buona partita, i pericoli dalle parti di Andujar, fino al momento del pareggio, sono arrivati esclusivamente da tiri da fuori, segno che si è sofferto poco, anche a centrocampo. Il 3-4-3 di Gasperini esaltava molto il gioco sulle fasce e le sovrapposizioni tra i tornanti e i trequartisti rossoblù, ma Alvarez da una parte e Biraghi dall’altra hanno offerto una prova impeccabile. Peccato per l’incomprensione tra Legrottaglie ed Andujar, che bissa quella di Livorno (in quel caso complice del patatrac fu Bellusci).

Cosa non va: urge riflessione su Andujar; Tachtsidis frena la manovra.
Inevitabilmente i riflettori sono accesi sul disastro combinato da Legrottaglie ed Andujar al minuto numero 86. Per il portiere argentino, purtroppo, è il terzo grave errore della stagione, dopo l’episodio simile accaduto a Livorno e dopo l’insicura smanacciata che ha agevolato il gol di Ederson nella sfida contro la Lazio. Forse è presto per invocare un impiego da titolare di Frison, e qualora Andujar abbia chiamato la sfera, a prescindere dai riflessi non eccellenti, una bella fetta di colpa è da attribuire a Legrottaglie che a differenza del n°21 non è stato bacchettato dal pubblico. Resta il fatto, grave, che per la seconda volta il portiere non si è capito col difensore di turno. Urgono rimedi.
La papera Andujar-Legrottaglie ha fatto passare sottotraccia un’altra prestazione non impeccabile di Tachtsidis. Il greco oggi dopo un difficile primo tempo ha fatto una discreta partita nella ripresa, mostrandosi in crescita rispetto all’uscita di domenica scorsa. Ma purtroppo gioca in una posizione che risulta fondamentale per i meccanismi tattici del Catania: se in quel ruolo non gioca un centrocampista bravo a far filtrare il pallone, possibilmente con un po’ di rapidità, il gioco dei rossazzurri risulta ingolfato, e diventano inutili i tentativi dei compagni di smarcarsi sulla trequarti, se non ricevono in tempo il pallone. Resta da capire se è solo un problema momentaneo del giocatore o se per caratteristiche è meglio affidare l’inizio della manovra ad un altro centrocampista.

Migliori in campo: Barrientos e Vrsaljko.
Dicevamo della buona prova complessiva della difesa, disastro dell’86’ a parte. E tra i quattro del pacchetto difensivo, va segnalata l’ottima prestazione di un Biraghi molto ordinato e sempre più in crescita. Ma se il Catania avesse portato a casa i tre punti, oggi, avrebbe dovuto ringraziare principalmente il signor Pablo Barrientos, e non solo per il gol (tra l’altro, da rapace d’area di rigore, quasi innaturale per uno come lui). Il “Pitu” per la seconda domenica consecutiva ha fatto ammattire gli avversari, nascondendo a più riprese il pallone e guadagnandosi un numero considerevole di preziosissimi falli, ogni tanto avvalorati anche dall’ammonizione rimediata dai malcapitati di turno. Insomma, Barrientos pare uno dei pochi che attualmente sta tornando ad esprimersi sui livelli della scorsa stagione, e se a ciò aggiungiamo che riesce a buttarla dentro con più frequenza, da questo punto di vista il Catania può stare più che tranquillo.
Nel Genoa, in cui hanno mostrato buona intesa Lodi e Matuzalem finché quest’ultimo è rimasto in campo, da premiare la prova dell’esterno destro, il croato Vrsaljko, che si è proposto con continuità e concretezza sulla fascia, sfornando diversi cross e presidiando bene il proprio settore di competenza. Gasperini ha forse azzardato troppi esperimenti con diversi giocatori schierati fuori ruolo, ma se c’è un giocatore che pare beneficiare in particolar modo del 3-4-3 è sicuramente il n°20, che in questo schema può coniugare le proprie doti difensive con la discreta tecnica che ha dimostrato di possedere.

Peggiori in campo: Bergessio e Antonini.
Andujar, Tachtsidis, nel finale anche un Leto apparso troppo in ritardo di condizione. Sono diversi i giocatori beccati dal pubblico per errori grossolani o per una prestazione non all’altezza. Ma se dobbiamo fare la proporzione tra prestazione attesa e prestazione offerta in virtù delle qualità che tutta Catania gli riconosce, senza dubbio quest’oggi Bergessio ha toppato la partita. Peccato, perché proprio oggi Barrientos e Castro sono parsi ispirati e per una volta anche sgravati da compiti difensivi. Portanova non è un cliente facile, a maggior ragione se a turno Antonini e Manfredini danno una mano in raddoppio, ma non è questo il Gonzalo che conosciamo e che serve alla causa. Non è un caso che a parte i guizzi del Pitu gli unici pericoli corsi dalla difesa del Genoa sono arrivati dai calci piazzati.
Tra i vari giocatori adattati in ruoli diversi da Gasperini, più o meno tutti in difficoltà, da Kucka a Sampirisi, certamente la figura peggiora l’ha fatta Antonini che con la propria maldestra svirgolata ha regalato a Barrientos l’occasione convertita in gol dallo stesso argentino. L’ex milanista è parso più positivo quando è stato schierato nel ruolo che ricopriva proprio al Milan: quello di terzino sinistro in una difesa a 4. Magari questo servirà a far riflettere il tecnico del Genoa.