#Top11 - INTERNO: Hansen

 

7a puntata del progetto editoriale realizzato in onore del Catania '46 con Tutto il Catania minuto per minuto e Quelli del '46.

La presentazione del progetto

Le scorse puntate: Vavassori, Álvarez, Legrottaglie, Stovini, Vargas, Szymaniak.

INTERNO DI CENTROCAMPO: Karl Aage Hansen
Per il fuoriclasse danese valgono le considerazioni già espresse con riferimento a Horst Szymaniak: difficile inquadrarlo in un ruolo specifico. Nato come centromediano metodista, ha dato il meglio di sé giostrando da mezzala a tutto campo, posizione in cui ha sfoderato una proverbiale vena realizzativa, in virtù della quale lo schieriamo in posizione più avanzata rispetto al tedesco, nonostante anche ad Hansen non facessero difetto virtù difensive, testimoniate dal suo saltuario impiego come stopper. Non a caso, Gianni Brera sosteneva che solo il grande Alfredo Di Stefano gli era superiore per duttilità. Il suo stile di gioco è perfettamente sintetizzato da una frase rivolta da Giampiero Boniperti (ex compagno di squadra) al giornalista Vladimiro Caminiti: «Karl avrebbe potuto giocare tre partite in un giorno». Il danese era infatti un fenomeno fisico (nel 1948 era in grado di giocare il sabato in Inghilterra e la domenica nella sua squadra danese) ed era solito spostarsi celermente da una zona all’altra del campo per supportare i compagni laddove ne avessero maggiore bisogno, segno di grande intelligenza tattica, impreziosita da non indifferenti doti tecniche. Si rivelò al pubblico italiano insieme all'omonimo John ed al centravanti Praest nei quarti di finale delle Olimpiadi di Londra del 1948, trionfando con un 5-3 inflitto alla spedizione azzurra. I due connazionali vennero ben presto ingaggiati dalla Juventus, Karl li raggiunse nel 1950, dopo essersi messo in mostra con ben 18 reti nel suo primo campionato in Serie A, disputato con la maglia dell’Atalanta. A Torino fu capocannoniere di squadra nel 1950/51 (con 23 gol) e conquistò il tricolore la stagione successiva. In quegli anni era considerato come uno dei primi cinque centrocampisti del mondo. Dopo un intermezzo alla Sampdoria, giunse a Catania nel 1954, all’età di 33 anni, rappresentando l’acquisto di spicco della formazione neopromossa ed all’esordio assoluto in massima Serie. Andreoli gli consegnò le redini del centrocampo e lui diede il suo apporto agendo da mezzala, interno e da centromediano metodista, exploit che in seguito nessuno è stato capace di replicare da queste parti. Nonostante la retrocessione per illecito a fine stagione, Hansen si trattenne in Sicilia per altri due anni, in cadetteria. Rimane, probabilmente, il giocatore più forte della storia del Catania.

Hansen (l'ultimo sulla destra, in alto) in posa coi compagni della stagione 1954/55 



-> La riserva: Francesco Lodi. Se la nostra fosse una formazione “posizionale”, Ciccio Lodi non troverebbe posto in questa puntata. Ma come abbiamo anticipato nel pezzo di presentazione, la suddivisione per ruoli è stata definita sulla base delle caratteristiche dei giocatori e, in questo senso, abbiamo individuato nell’interno il centrocampista non così tanto difensivo, ma neanche talmente offensivo da essere considerato alla stregua di un trequartista. Lodi è stato un po’ l’uomo simbolo dell’ultimo decennio del Catania, sia negli anni d’oro della Serie A che in quelli dei tentativi di risalita dalla Serie C. Arrivò in extremis nel calciomercato invernale del gennaio 2011, presentandosi al “Massimino” con una doppietta da infarto su punizione nello scontro salvezza col Lecce. Un paio di mesi dopo, l’iconica punizione del 2-2 allo scadere contro la Juventus, con Buffon in porta. Di calci piazzati, in seguito, ne abbiamo ammirati tantissimi altri, ma di Lodi resta soprattutto il rendimento da regista davanti alla difesa, ruolo in cui fu impostato con lungimiranza da Montella (anche qui, come si è già detto per Legrottaglie e Stovini, il ct di turno è stato poco attento). Restano anche i ritorni romantici, ma poco fortunati, del gennaio 2014 (che non evitò la retrocessione in B) e dell’estate 2017 (che non bastò per conquistare la promozione in cadetteria). Restano, infine, i numeri: 2° posto nella classifica all time dei marcatori rossazzurri (con 50 reti) e 9° in quella delle presenze (206).

Il mancino fatato di Ciccio Lodi 



-> Gli altri. Anche in questo ruolo sono stati diversi i protagonisti di un certo spessore. Negli anni ’60 si avvicendarono nella metà campo studiata da Di Bella due ottimi centrocampisti come Alvaro Biagini e Giancarlo Magi. Poi il Catania tornò in B e lì si mise in mostra Angelo Pereni, tra gli artefici della promozione del 1970 nel primo anno di Angelo Massimino alla presidenza. Un lustro più avanti ecco Lorenzo Barlassina, leader del centrocampo etneo negli ultimi anni di C e nei primi anni di cadetteria a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. In tempi più recenti, durante il periodo della presidenza Pulvirenti, ha brillato la qualità di Sergio Bernardo Almirón, che ha composto con Lodi una coppia di palleggiatori di prim’ordine. Infine, menzione d’onore per Damiano Morra nella sua veste di più grande bandiera della storia etnea: le 320 presenze accumulate dal jolly di centrocampo lo rendono il primatista nella classifica dei giocatori più presenti con la maglia del Catania.

Lorenzo Barlassina in azione