14/02/2018 5:05
Stelle filanti e coriandoli variopinti vivacizzano ancora lo scuro basolato di pietra lavica della Via Etnea. È una fredda mattina di febbraio, quella del Mercoledì delle Ceneri, giornata che annunzia l’inizio della Quaresima. È il giorno della penitenza, del digiuno che segue quel martedì grasso fatto di baldoria e travestimenti, di divertimento e di eccessi, anche culinari (almeno per me). A parte il periodo legato all’infanzia, nel quale ho quasi sempre indossato le vesti di Sandokan, il celebre pirata della Malesia venuto fuori dai racconti di Emilio Salgari, il carnevale non mi ha mai affascinato più di tanto. Di tre cose, però, non potrò fare mai a meno: la felicità e la spensieratezza dei bambini mascherati, ‘a pasta che cincu puttusi e le chiacchiere, preferibilmente quelle variegate al cioccolato. Ma le chiacchiere più interessanti, quelle che si fanno tutto l’anno, mi piace farle con i miei amici più cari. Uno di questi è Vincenzo La Corte, compagno di scorribande notturne tra bracieri ardenti, nonché preziosissimo componente della redazione di CalcioCatania.com e, non per ultimo, scrupoloso osservatore del calcio giovanile. Già, quel calcio dei giovani spesso bistrattato e poco considerato (erroneamente!) anche tra gli addetti ai lavori. Domenica scorsa, al “Massimino”, è arrivato un pareggio assai sofferto al termine di una gara difficile contro un Cosenza capace di andare a segno per ben due volte nei primi 26 minuti, ripreso soltanto grazie ai guizzi di due prodotti di Torre del Grifo. Due reti segnate da alcuni di quei ragazzi tirati su con gli occhi, anche del mio caro amico: “È stata una forte emozione – mi ha confidato con occhi ebbri di gioia il buon Vincenzo – non uno ma due carusi a segno, così come avviene nelle favole più belle! Per certi versi, quella di Kalifa Manneh lo è tutta…”. La spensieratezza e il sorriso felice di un ragazzo che il prossimo due settembre compirà vent’anni, la cui storia è tutt’altro che spensierata: “Nell'autunno 2013 – riprende il discorso Vincenzo – Kalifa arriva ad Augusta dal Gambia. L’associazione "Accoglierete" del presidente Carla Trommino gli apre le braccia e il ragazzo si trasferisce a Siracusa, in una comunità. In un campo di periferia, il sintetico del "Di Bari", gestito da Antonello Liuzzo, inizia il lento inserimento nel mondo del calcio del giovane Manneh, imprendibile freccia gambiana”.
Dimmi di più, Vincenzo…
“Quando Kalifa ha segnato al Cosenza, dopo aver alzato istintivamente le braccia verso il cielo, mi son portato le mani davanti agli occhi, concentrandomi su quello che aveva fatto. In pochi secondi ho rivisto la sua storia, tutti quei pomeriggi passati a Torre del Grifo, chiedendoci quando sarebbe arrivato quel benedetto permesso dalla FIFA e poi, una volta giunto, quando sarebbe avvenuto l’agognato esordio in campo. Oggi, è arrivata anche la gioia del primo gol con la prima squadra, dopo quello segnato con la maglia della Berretti alla Reggina nella scorsa stagione”.
Primo gol tra i professionisti, proprio ad un anno esatto dal debutto ufficiale con la maglia del Catania, avvenuto il 12 febbraio del 2017 in quel di Agrigento. Febbraio, mese fortunato per Manneh. Che sia il vero trampolino di lancio?
“Ho visto più volte i fotogrammi dell’azione del gol – ha proseguito Vincenzo – Kalifa è stato freddissimo nel trovare l’unico pertugio dove infilare il pallone, proprio tra le gambe del portiere silano Saracco. Con quel gol Kalifa ha dimostrato che è dotato non solo di grande fiato per le sue lunghe corse, ma anche tecnica e freddezza. Speriamo che l'entusiasmo generato da queste gara non venga spento da altre lunghe attese in panchina. Manneh è un esterno molto duttile, certamente offensivo, poi utilizzato basso, ma in grado di cavarsela anche in mezzo al campo. Peraltro, come è avvenuto a Castellammare di Stabia, ha dimostrato che all'occorrenza, può giocare anche come interno destro”.
Vincenzo, ma stiamo parlano di un ’98…
“Qual è il problema? Tante squadre giocano con un '98. La Virtus Francavilla ha Folorunsho, l’Andria ha Di Cosmo. Anche nel Lecce ce ne sono due che trovano spazio: Dubickas e Megelaitis, entrambi lituani. Chi ha un '98 di valore lo fa crescere schierandolo, dandogli la possibilità anche di sbagliare ma al tempo stresso di fare esperienza”.