Au...terzi? Ancora no...

Curiale, ennesimo gol regolare annullato...

Curiale, ennesimo gol regolare annullato... 

Max Licari sull'ennesima delusione subita a Matera. Alla società il difficile compito di fare scelte giuste in funzione playoff.

Alla società il compito di interrogarsi
Delle ormai celebri “cinque finali”, il Catania ne ha vinta una (Akragas, ultima in classifica e già retrocessa), pareggiata una (Juve Stabia, gara spartiacque), perse due (Trapani e Matera); manca l’ultimo match con il Rende, ancora decisivo per l’assegnazione del secondo posto, ma il bilancio può essere stilato. E non può essere che negativo. Il Catania, quando chiamato a gare da “dentro o fuori”, ha fallito. Ciò deve far pensare molto la dirigenza in prospettiva playoff, giacché bisogna comprendere se si tratti di un problema "strutturale" di carattere psicologico e di sostanza atletica (in specie in mediana, il Catania soffre, pur possedendo un ottimo tasso tecnico, un deficit atletico rispetto agli avversari, dovuto principalmente al dato anagrafico) oppure di capacità motivazionali e tattiche. È chiaro che sarebbe assai preoccupante solo il primo caso, mentre al secondo si potrebbe ovviare con un comunque difficile e pericoloso cambio tecnico in extremis. Alla società, a Pietro Lo Monaco, dunque, il compito di interrogarsi sull’immediato futuro. Non esistono, è bene rimarcarlo subito, ricette miracolose o scelte “sicure”. L’ultima promozione in B dei rossazzurri si materializzò dopo un clamoroso cambio di guida tecnica a un paio di giornate dalla fine del torneo, ma non dimentichiamo quanto accaduto al Lecce stesso durante la scorsa stagione con la vicenda Padalino: richiesta a furor di popolo in funzione playoff, la sostituzione dell’allenatore salentino arrecò più danni che benefici ai giallorossi, i quali fallirono miseramente la promozione, pur partendo come una delle principali favorite. La realtà, tuttavia, appare abbastanza lampante e la gara di Matera lo ha confermato: poca concretezza in avanti, difficoltà di costruzione in mediana, cali di concentrazione letali in difesa, scelte tattiche e tecniche discutibili. Così, e intendiamo in queste condizioni, ai playoff di strada se ne fa poca, pur continuando un po’ tutti a pensare che, per ampiezza di organico e blasone, il Catania si possa presentare ai lunghi spareggi promozione nel novero delle due-tre favorite. Fornire sterili alibi a trainer e giocatori, in un frangente similare, sarebbe più che deleterio, diremmo letale. Affermare, per esempio, che tutto sommato il Catania con Trapani e Matera avrebbe meritato il pareggio, non raggiunto per prodezze del portiere avversario, un pizzico di sfortuna o qualche decisione arbitrale a dir poco sconcertante (come l’ennesimo, quarto stagionale, gol annullato per motivi imperscrutabili a Curiale al “Franco Salerno”), sarebbe sotto il profilo puramente formale anche giusto, ma inutile e soprattutto dannoso dal punto di vista sostanziale. In partite del genere, una squadra consapevole e matura, pronta alla promozione diretta, non commette tutte le leggerezze prodotte dalla truppa di Lucarelli, apparsa fragile e nervosa, come testimoniato dal battibecco piuttosto “forte” intercorso tra Aya e Barisic subito dopo il fischio finale del mediocre signor Marchetti in quel di Matera. Il campo, unico giudice, ha detto che il Lecce, promosso in Serie B, ha raggiunto l’obiettivo avendo avuto come merito principale quello di sbagliare meno rispetto a Trapani e Catania. Lo acclara una una media punti complessiva intorno al 2.10, inferiore rispetto a quella ottenuta da Foggia e Benevento nelle ultime stagioni. Un andamento regolare, non eccezionale, che una squadra come il Catania avrebbe potuto e dovuto “contrastare” meglio. Parliamoci chiaro, con tutta la buona volontà del mondo, i rossazzurri, pur giustamente celebrati per il record di vittorie esterne (10) in un solo torneo, con ben 8 sconfitte complessive, non potevano andare da nessuna parte; eppure, si sono ritrovati in corsa per la promozione diretta fino alla penultima giornata. Dire che gli avversari abbiano fatto qualcosa di “straordinario” sarebbe, quindi, non aderente alla verità dei numeri. Più corretto far notare come il Lecce di Liverani abbia fatto lo stretto necessario demandato a un team che voglia vincere il campionato e che gli etnei non siano stati in grado di fare altrettanto, pur nell’ambito di un buon campionato condotto sempre nelle posizioni di immediato rincalzo (secondo o terzo posto). Detto questo, scoraggiarsi, autoflagellarsi, gettare tutto a mare in preda allo scoramento, sarebbe l’inizio della fine. Ancora si può trasformare questa stagione in un’impresa memorabile, perché i playoff sono tutti da giocare e il Catania non è certamente scarso. E nemmeno il secondo posto è “perso”, giacché l’ultima giornata prevede una difficile trasferta dei granata a Cosenza, mentre il Catania affronterà in casa il Rende; una non impossibile vittoria al “Massimino” sui pur validi calabresi allenati da mister Trocini costringerebbe gli uomini di Calori (assestati a un solo punto di distanza, dopo il non convincente pareggio interno con il Monopoli) a vincere al “San Vito-Marulla”, impresa tutt’altro che scontata, visto che il Trapani, nelle ultime quattro gare, ha conquistato i tre punti solo a Catania… Non tutto è perduto, pertanto, ma è lecito attendersi una “lettura” approfondita della situazione da parte della società, una “lettura” che vada obiettivamente molto al di là del comprensibile “silenzio stampa” indetto nel postpartita di Matera, dato che adesso sono disponibili tutti gli elementi idonei a poter giudicare in modo lucido. Che si arrivi secondi o terzi, ci saranno a disposizione dai 15 ai 20 giorni (e più) per poter eventualmente cercare di sistemare le cose che indubbiamente non funzionano. Un lasso di tempo che, qualunque sia la decisione finale del Catania, non potrà essere sprecato.

Forze fresche, risultati “passati”
Lucarelli qualcosa la doveva cambiare rispetto alla dolorosa sconfitta subita in casa dal Trapani e lo ha fatto anche in maniera massiccia, essendo anche privo di gente come Lodi, Marchese o Ripa. Dentro Esposito e Porcino sulle fasce, Rizzo e Bucolo in mezzo, Di Grazia e Russotto in avanti, sempre nell’ambito del 4-3-3 scelto come modulo di riferimento dopo Monopoli. Non si può dire che i risultati siano stati eccezionali. A parte Russotto, nettamente il migliore dei suoi per gamba ed efficacia tecnica, gli altri hanno dimostrato di non “amalgamarsi” al meglio. Soprattutto a centrocampo, nette le difficoltà di costruzione dovute alla mancanza di “fosforo”, mentre in avanti, stante l’impressione che sulle corsie esterne l’aiuto dei laterali bassi rimanga insufficiente (anche con i due ragazzi, non è che si siano fatte mirabilie, sebbene indubbiamente Porcino qualcosina in più rispetto a Marchese in fatto di corsa l’abbia mostrata), solo il già citato Russotto ha fornito il giusto apporto tecnico e dinamico. Assai sotto tono Di Grazia, bloccato Curiale, che pure al 9’ il golletto regolare lo aveva anche siglato, salvo poi vederselo annullato dall’intervento barzellettesco dell’arbitro (nell’occasione, c’era anche un netto fallo di mani da rigore di Scognamillo, nessun fuorigioco). Ma. Come detto, non appigliamoci in modo “esclusivo” a queste cose, altrimenti non avremo veramente speranze ai playoff. Il Catania, così come contro il Trapani di Calori, ha sofferto la migliore disposizione tattica del Matera di Auteri e la velocità di interpreti come Di Livio (autentico mattatore del match con gol e assist, il figlio del famoso “soldatino”), Tiscione, Sartore o Casoli. Pur tenendo in mano il pallino del gioco, i rossazzurri, fin dalla prima frazione, hanno subito in modo evidente le ripartenze rapide dei padroni di casa, tanto che il gol del vantaggio (errore di Porcino) dello stesso fantasista lucano al 43’ non può considerarsi una sorpresa, considerato che qualche minuto prima aveva colto una clamorosa traversa con un bel tiro dal limite. Nella ripresa, un Catania con maggior verve, portando un pressing leggermente più alto, il pareggio lo trova pure agevolmente con Russotto al 50’ (nell’occasione, bravo Biagianti nella tambureggiante azione personale al limite dell’area avversaria), data la caratura non eccelsa dell’avversario, ma poi il sacro fuoco si spegne e il Matera, soprattutto negli ultimi venti minuti, ricomincia a ripartire con velocità, inanellando occasioni importanti, in specie con Di Livio, Casoli e il subentrato Dugandzic. Aiutato, in ciò, dalla solita tattica da “all-in” di Lucarelli che, nel pur lodevole intento di vincere la partita, intasa con poco costrutto la metà campo avversaria di attaccanti e trequartisti (Mazzarani, Barisic, Di Grazia, Curiale, poi Manneh), sfoltendo la mediana ed esponendosi alle micidiali ripartenze di gente veloce e tecnica come quella a disposizione di Auteri. Pur registrando le solite parate miracolose di Pisseri e alcuni interventi in chiusura incredibili di Aya, il gol vittoria di Sernicola al 90’ giunge come logica punizione di tale tattica assai pericolosa. Eppure, in funzione secondo posto e sotto il profilo morale, anche un pareggio sarebbe stato utile, piuttosto che oberarsi della seconda, scoraggiante, sconfitta consecutiva. Così, è chiaro, non va e non può andare…

Contro il Rende, vincere e sperare…
Il Catania ha l’obbligo di chiudere il campionato con una vittoria davanti al proprio pubblico, cercando anche di raggiungere un secondo posto che suonerebbe come il “minimo sindacale” dopo una stagione del genere. Affrontare la partita, al di là delle scelte tecniche e tattiche, come negli ultimi due turni, sarebbe un suicidio. Ci auguriamo che questa settimana serva un po’ a tutti per fare scelte propedeutiche all’appendice dei playoff, nel bene esclusivo del Catania. Di qualsiasi natura si rivelino, il pubblico si attende di vedere qualcosa di assai diverso, per sentirsi un tantino “rassicurato” in vista del difficile supplemento di stagione. È il momento di non sbagliare. Let’s go, Liotru, let’s go!!!