I criteri di scelta del tecnico del Catania negli ultimi 20 anni

Pulvirenti

Pulvirenti "presenta" Marino nell'estate 2005 

Panoramica sulle investiture degli allenatori dal 2003 ad oggi. Focus sulle analogie con la scelta di Tabbiani.

L’annuncio della data di presentazione del nuovo tecnico del Catania Luca Tabbiani – e con esso la presentazione stessa, utile ad esporre alla città il nuovo progetto tecnico – si sta facendo attendere più del previsto. Per ingannare l’attesa, andiamo a ripercorrere quelli che sono stati i criteri di scelta degli allenatori del Catania negli ultimi 20 anni, sottolineando in premessa che in tale arco temporale si riscontrano delle analogie con l’investitura di Tabbiani soltanto in due casi: quelli di Pasquale Marino (2005/06) ed Andrea Camplone (2019/20), dai quali partiamo e che analizzeremo più in dettaglio rispetto agli altri. Ciò perché dalle dichiarazioni rilasciate sin qui da Grella è emerso che, alla base della scelta dell’ex tecnico del Fiorenzuola, vi è la volontà della società di costruire una squadra che sappia sfoggiare un determinato tipo di gioco, definito “aggressivo” dal vicepresidente del Catania, ma che possiamo etichettare come “offensivo” alla luce di quelle che sono le referenze raccolte sul trainer genovese.

 

2005: il Catania insegue la A puntando sul calcio spettacolo della scommessa Marino

Nell’estate 2005, il Catania di Pulvirenti e Lo Monaco, dopo un primo anno di transizione, decise di puntare su Pasquale Marino per il primo vero e proprio assalto all’obiettivo promozione in Serie A. In quel momento, Marino era un tecnico emergente, che aveva stupito negli anni precedenti in C2 e C1 a Paternò prima e Foggia poi grazie al proprio approccio tattico audace, improntato su uno spettacolare 3-4-3, ma che al primo tentativo in Serie B, da cui era reduce, alla guida di un competitivo Arezzo, aveva vissuto una stagione di alti e bassi, conclusa con il raggiungimento della salvezza dopo essere stato esonerato e poi richiamato a campionato in corso. Il Catania, dunque, aveva deciso di scommettere sulle idee coraggiose del marsalese, assecondate con una campagna acquisti ad hoc, al fine di lottare per la promozione attraverso un gioco spumeggiante. Il resto è storia: dopo un avvio di stagione poco convincente, Marino virò sul 4-3-3 ed il suo Catania seppe coniugare gioco e risultati, mantenendo lo stesso canovaccio anche l’anno dopo in massima serie, dove la salvezza giunse soltanto all’ultima giornata per le note traversie vissute post 2 febbraio.

 

2019: ridimensionamento mascherato dal progetto basato sull’approccio offensivo di Camplone

Nell’estate 2019 il Catania proveniva da una stagione sciagurata sotto tutti i punti di vista. Non si aveva ancora piena contezza dei guai che stavano incombendo sulla holding che controllava il club, ma intanto si registrava un cambio di rotta nella gestione tecnica: niente più acquisti di big della categoria (come nel biennio precedente), ma progetto improntato sullo stile di gioco del tecnico scelto da Lo Monaco. Ovvero Andrea Camplone, fautore del 4-3-3 a trazione anteriore tanto caro al dirigente di Torre Annunziata. Il pescarese era fermo da un paio di anni ma aveva collezionato le ultime esperienze in cadetteria e trasmetteva una sensazione di relativa fiducia, nonostante l’evidente downgrade indotto dalle scelte di mercato, connotate da scommesse come i vari Mbende, Welbeck e Di Molfetta. Tra infortuni, risultanti altalenanti e problemi di spogliatoio, il progetto si sciolse poi come neve al sole, un po’ come la società stessa nei mesi successivi.

 

Chiuso il focus sui due tecnici “offensivisti”, passiamo ad un’analisi più sommaria delle altre investiture, che seguirà un ordine cronologico, partendo dal 2003.

2003: la proprietà Gaucci in quell’estate è alle prese con le battaglie giudiziarie per la riconquista della B. In un contesto di incertezza si decide di affidare la panchina ad un tecnico emergente che fa già parte della “scuderia” del patron romano, Stefano Colantuono, il quale l’anno prima, alla guida della Sambenedettese (presieduta da Elisabetta Tulliani, all’epoca compagna di Luciano Gaucci), aveva condotto i rossoblù ai playoff in Serie C1. Per ovviare al patentino di categoria del quale Colantuono è ancora sprovvisto, viene a lui affiancato Gabriele Matricciani.

2004: il Catania passa da Gaucci a Pulvirenti e quest’ultimo, di concerto col fido Lo Monaco, decide di compiere un travaso, portando con sé dal proprio ex club (l’Acireale) un manipolo di giocatori, collaboratori ed anche l’allenatore, Maurizio Costantini, altro emergente ed esordiente in cadetteria, come Colantuono, che l’anno prima aveva guidato i granata, in C1, conducendoli ai playoff.

2005: Pasquale Marino (vedi sopra).

2006: riconferma di Pasquale Marino (vedi sopra).

2007: reduce dal biennio d’oro di Marino, il Catania decide di puntare su Silvio Baldini, tecnico che si è rivelato a inizio millennio ad Empoli, piazza in cui ha coniugato gioco propositivo ed ottimi risultati, ma che è in cerca di rilancio dopo alcune esperienze negative. Per certi versi potrebbe essere ricompreso, insieme a Marino e Camplone, tra gli allenatori ingaggiati per le idee tattiche offensive, ma l’esito della sua esperienza, a posteriori, ha smentito tali premesse.

2008: nella parte finale nella stagione precedente Walter Zenga ha conquistato tutti col proprio carisma e col raggiungimento della salvezza, al termine di un campionato travagliato. La sua conferma, pertanto, è scontata e si fonda sulla volontà di affidarsi ad un allenatore ancora tutto da scoprire in Serie A, ma che ha dalla sua un passato prestigioso da giocatore, fattore che lo rende particolarmente magnetico nei confronti dei giocatori.

2009: in questa stagione il Catania decide di adeguarsi alla moda del momento, influenzata dai risultati straordinari raggiunti dal giovanissimo ed esordiente Pep Guardiola sulla panchina del Barcellona. Anche alcune big italiane decidono seguire tale esempio (la Juventus punta su Ferrara, il Milan su Leonardo) e la società etnea non è da meno, dando una grande chance a Gianluca Atzori, già secondo di Baldini, che si era messo in proprio l’anno prima, ben distinguendosi a Ravenna in Lega Pro Prima Divisione.

2010: la pesante eredità Siniša Mihajlović viene raccolta da Marco Giampaolo, prescelto per la maestria tattica che ha sfoggiato negli anni precedenti in alcune squadre di provincia come Ascoli e Siena, con le quali ha raggiunto risultati oltre le aspettative indotte dalle potenzialità delle rispettive rose. Un altro tecnico scelto per le proprie idee, dunque, che però non sono classificabili come offensive.

2011: dopo le positive esperienze Zenga, Mihajlović e Simeone dell’ultimo triennio, Vincenzo Montella è il quarto tecnico in ordine di tempo che viene selezionato, al netto di una sin qui brevissima esperienza in panchina, in virtù del proprio passato da grande calciatore. Inoltre, nella stagione precedente ha svolto un buon lavoro nella veste di traghettatore della Roma, in seguito alle dimissioni di Claudio Ranieri.

2012: Sergio Gasparin raccoglie il testimone da Pietro Lo Monaco e decide di puntare su un allenatore emergente, reduce da tanti anni di cadetteria ed all’esordio in massima serie. Si tratta di Rolando Maran, che l’anno prima ha portato il Varese a un passo dalla Serie A (sconfitto in finale playoff di B dalla Sampdoria).

2013: per la prima volta dopo quattro anni, il tecnico protagonista di un ottimo campionato alle falde dell’Etna non attira le sirene di società più ambiziose del Catania. La riconferma di Maran è pertanto scontata, nonostante si registri nel contesto di una rivoluzione promossa nel comparto dirigenziale dal patron Pulvirenti.

2014: Pablo Cosentino, appena promosso al ruolo di plenipotenziario dopo la disastrosa retrocessione, annuncia la conferma di Maurizio Pellegrino, che ha traghettato con buoni risultati il Catania nel finale di stagione in massima serie. Il dirigente argentino sottolinea che la scelta si basa sul metodo di lavoro esibito dal professionista aretuseo nei mesi precedenti, ma la sensazione è che la società voglia affidarsi ad un “aziendalista”.

2015: nel caos generale indotto dallo scandalo dei “Treni del Gol” e della preventivata retrocessione d’ufficio, il nuovo gruppo di dirigenti decide di affidarsi ad un tecnico che conosca la terza serie, nella fattispecie Pippo Pancaro, che l’anno prima ha vissuto un’annata a fortune alterne a Castellammare di Stabia.

2016: ritorna Pietro Lo Monaco ed una delle sue prime mosse è quella di puntare su Pino Rigoli, reduce da un ottimo cammino compiuto, da subentrato, sulla panchina dell’Akragas. Si tratta comunque di una scommessa, per una società che mira dichiaratamente a rilanciarsi ad alti livelli.

2017: per il secondo anno di fila Lo Monaco si affida al tecnico rivelazione del girone nel campionato precedente, Cristiano Lucarelli, che ha condotto alla salvezza il Messina in un contesto societario a dir poco caotico. In questo caso, però, il livornese detiene anche il pedigree da grande ex calciatore ed un carisma non indifferente, elementi tanto cari all’ad etneo.

2018: tra qualche incomprensione tattica e un rapporto non facile coi tifosi, viene dato il benservito a Lucarelli, nonostante la Serie B sfiorata. Per il campionato in cui il Catania punta obbligatoriamente alla vittoria, si punta su una certezza, quell’Andrea Sottil fresco di promozione a Livorno e con un palmares di tutto rispetto in terza serie.

2019: Andrea Camplone (vedi sopra).

2020: la Sigi subentra nella gestione e per il tramite del nuovo direttore dell’area sportiva Pellegrino vara un progetto basato sulle idee di uno dei tecnici emergenti degli ultimi anni di Serie C, Giuseppe Raffaele. Anche lui, come Baldini, arriva a Catania con la fama di allenatore propositivo (in virtù del 3-4-3 proposto a Potenza), ma poi i fatti smentiranno tale nomea.

2021: in un contesto a dir poco disastroso, con l’iscrizione al campionato conseguita per il rotto della cuffia, si riparte dall’unica certezza, quel Francesco Baldini che si è ben distinto nelle ultime partite del campionato precedente. La sua riconferma è inoltre strumentale rispetto ad un progetto che, per evidenti problemi, si basa prevalentemente sui giovani, con la gestione dei quali il toscano ha notevole affinità ed esperienza.

2022: il Catania riparte dalla D, con una nuova proprietà, molto ambiziosa, che decide di affidarsi a chi il campionato di Serie D lo ha già vinto, sebbene in un altro girone. Si tratta di Giovanni Ferraro, reduce dalla promozione in Serie C, conquistata alla guida del Giugliano.