Criniti a CC.COM: ''A Catania ricordi unici. Ferraro e Zeoli mix vincente''

Totò Criniti esulta dopo aver realizzato un goal al Cibali

Totò Criniti esulta dopo aver realizzato un goal al Cibali 

L'ex trequartista rossazzurra analizza l'attuale momento del Catania

Idolo della tifoseria rossazzurra nella stagione 2000-2001 (in cui collezionò 20 partite e 5 reti) Antonio Criniti è intervenuto ai nostri microfoni per rilasciare alcune dichiarazioni sul passato e sul presente del club etneo. Ecco le risposte dell’ex trequartista rossazzurro:

Totò, sono passati oltre 20 anni da quando indossavi la maglia rossazzurra. Che ricordi hai di quella esperienza e quali aneddoti puoi raccontarci?

Sono molto legato al Catania e alla città di Catania, dove vengo spesso perché li vivono molti amici. Il ricordo di quella stagione è fantastico anche se mi resta ancora il rammarico di non aver giocato da titolare la finale di ritorno persa sul campo del Messina. Nonostante avessi un ottimo rapporto con il mister Guerini, tutt’ora non capisco perché non mi fece partire titolare considerando che, quando subentrai nella ripresa, andai vicino al goal del pareggio. Tra i ricordi più positivi, invece, ricordo due calci di rigore battuti nei minuti finali che ci permisero di vincere sul campo del Benevento e in casa contro la Nocerina. Io ed Ambrosi eravamo entrambi rigoristi ma quando si trattava di battere rigori in condizioni particolari, mi sentivo sempre pronto a prendermi responsabilità.

In quel Catania, con lei in squadra c’era anche Michele Zeoli, viceallenatore del Catania attuale. Lei ha avuto modo di seguire la stagione dei rossazzurri?

Assolutamente si. Quest’anno ho avuto tre gioie fortissime: Il Catania promosso in C, il Catanzaro promosso in B ed il Cagliari promosso in A. Tre squadre a cui sono particolarmente legato, perché in tutte sono stato molto amato. Su Zeoli posso dire che già allora nello spogliatoio era un leader che sapeva farsi seguire dai suoi compagni. Pertanto, la dirigenza del Catania ha scelto bene a dare lo spogliatoio rossazzurro in mano a Michele e a Giovanni Ferraro, con il quale io ho giocato insieme ad Avellino. Quando quest’estate Giovanni fu chiamato ad allenare a Catania fui allo stesso tempo sorpreso, perché si facevano voci di allenatori più altisonanti, e contento per Ferraro ha sempre fatto bene sia da calciatore che da allenatore. Tra Zeoli che conosceva la piazza e Ferraro che ha dimostrato tutte le sue qualità, è venuto fuori un mix davvero importante che ha permesso al Catania di stravincere il campionato di Serie D.

Per la prossima stagione in Serie C, Lei che campionato si aspetta da parte dei rossazzurri?

Credo che la rosa che ha vinto la Serie D debba essere rivista, mantenendo l’ossatura dalla squadra dello scorso anno, ma inserendo elementi di valore per la categoria. Poi posso dirti che quest’anno ho seguito molto il girone C e devo dirti che ho visto squadre poco organizzate. Se il Catania riesce a fare quello che ha fatto lo scorso anno il Catanzaro, ovvero spendendo un budget importante ma facendolo in maniera intelligente, con un gruppo organizzato e vincente, non credo che possa avere problemi a vincere il campionato. Non ha senso spendere soldi se poi non sei organizzato, vedi Perugia e Brescia che in B hanno speso tanti soldi e sono retrocessi.

Lei adesso sta seguendo molto il calcio giovanile, facendo diversi stage in scuole calcio sparse per l’Italia. Perché in Italia si ha difficoltà a trovare un numero 10 alla Criniti?

Provo a sintetizzare un discorso ampio che meriterebbe ampio spazio. In questo momento nel calcio italiano abbiamo due grossi problemi: il primo è che ci sono pochi tecnici preparati, in tante scuole calcio ci sono allenatori che non hanno mai giocato a calcio e questo è un errore. Chi ha respirato il campo da sicuramente più garanzie di chi si trova lì solo perché è amico di qualcuno… Altro aspetto è quello legato alla struttura fisica del calciatore; ormai non conta più l’aspetto tecnico ma quello fisico, quindi un calciatore talentuoso ma con un’altezza inferiore al 1,75m non va più bene. Ma la storia del calcio ci insegna che i vari Maradona, Baggio, Zola, Del Piero ed Insigne avevano una fantasia innata che è tipica dei calciatori brevilinei. A Cagliari, con me, giocavano Matteoli ed Oliveira che non era altissimi ma avevano un talento oltre la media.

Per tornare alle faccende rossazzurre, quali caratteristiche deve avere un calciatore per poter far bene a Catania?

Sicuramente giocare con uno stadio pieno può allo stesso tempo metterti pressione e darti la carica giusta per affrontare al meglio la gara. Quando io arrivai in rossazzurro mi fu data subito la fascia da capitano perché videro in me le caratteristiche da leader e devo dirti che ci vollero spalle larghe per affrontare pressione, tifo e club organizzati (ricordo ancora quando fui invitato dagli Irriducibili nella loro sede…). Qui la società deve essere brava a prendere calciatori da Catania che alla prima difficoltà sappiano rispondere nel modo giusto senza “sciogliersi”, ma sono convinto che si sta già lavorando verso questa direzione.