Catania: tra turnover e polemiche, è tornato Cristiano l’accentratore

Il classico discorso al gruppo di Lucarelli al termine della sfida col Pescara

Il classico discorso al gruppo di Lucarelli al termine della sfida col Pescara 

Analisi sulle discusse scelte del tecnico in occasione del derby col Messina e sulle discutibili dichiarazioni post-Pescara.

La buona prestazione contro il Pescara, condita dall’importante passaggio del turno in coppa, che potrebbe alimentare nuove ambizioni nella stagione in corso, non ha del tutto placato la delusione – per usare un eufemismo – che molti tifosi hanno manifestato a seguito della precedente débâcle di Messina. Anzi, proprio la differenza di approccio che il Catania ha avuto contro i competitivi abruzzesi ha indotto in molti a chiedersi come sia stato possibile offrire una prestazione decisamente sottotono, contro un avversario modesto, soltanto qualche giorno prima. Altri ancora continuano ad imputare a Lucarelli le scelte di formazione nel derby coi giallorossi. Proviamo a fare un po’ d’ordine partendo proprio da quest’ultimo aspetto.

Di seguito una tabella che evidenzia le scelte nelle due gare. In grassetto le prime scelte dei vari ruoli.

Ruolo Messina-Catania Catania-Pescara
Portiere LIVIERI BETHERS
Terzino destro CASTELLINI RAPISARDA
Difensore centrale destro CURADO CURADO
Difensore centrale sinistro SILVESTRI LORENZINI
Terzino sinistro MAZZOTTA CASTELLINI
Mediano destro ZANELLATO ZAMMARINI
Mediano sinistro QUAINI QUAINI
Ala destra CHIRICO' CHIARELLA
Trequartista DELI ROCCA
Ala sinistra MARSURA BOCIC
Centravanti DUBICKAS CHIRICO’

La premessa è che, stante il forte ritardo accumulato in classifica in campionato, in questo momento storico della stagione la Coppa Italia è diventata una priorità. Perché un’eventuale vittoria del torneo consentirebbe di superare i turni preliminari dei playoff ed entrare nella competizione insieme alle terze classificate dei tre gironi. Dovendo affrontare una squadra come il Pescara, reduce da due roboanti vittorie, inevitabilmente si è deciso di centellinare le forze sacrificando, in termini di scelte tecniche, la sfida contro una compagine modesta come quella peloritana. E allora si spiega la decisione di impiegare un minor numero di titolari in occasione del derby. La cosa avrà fatto storcere il naso ai tifosi e in particolar modo a quelli che “sentivano” la gara col Messina, ma Lucarelli è un professionista e in quanto tale deve fare l’interesse della società, che, come abbiamo già sottolineato, in questa fase coincide col privilegiare il cammino in coppa. Detto ciò, passiamo alle singole obiezioni.

Perché schierare Livieri? Bethers poteva giocare tranquillamente entrambi i match”. Perché Livieri era il portiere di coppa, perché ci sono equilibri di spogliatoio (e forse anche contrattuali) da rispettare e, dando priorità al Pescara, si è deciso di impiegare il portiere meno affidabile nella partita meno importante, peraltro fuori casa, al riparo dalla pressione ambientale che al momento su di lui c’è, facendogli in tal modo “recuperare” l’assenza in coppa. E comunque, a parte un paio di errori non decisivi, Livieri a Messina ha fatto il suo ed anzi stava quasi per riuscire a sventare l’azione del gol partita di Emmausso.

Perché insistere con Mazzotta?”. Perché Bouah non era al meglio (sarebbe finito ai box pochi giorni dopo) e per il match di coppa serviva un titolare di ruolo (Rapisarda) a destra. Quindi ha stretto i denti Castellini, che è in un ottimo stato di forma, spostandosi a destra; in caso di assenza a sinistra del numero 27, l’alternativa ad oggi si chiama Mazzotta.

Su Zanellato e Deli valgono le considerazioni già offerte sul turnover, mentre il cruccio principale che ancora non è stato del tutto debellato riguarda De Luca: “De Luca avrebbe saltato il Pescara per squalifica, perché non schierarlo dall’inizio col Messina, visto che sta attraversando un buon periodo?”. Qui la ragione è tattica. Da quando è arrivato, Lucarelli ha impostato un 4-2-3-1 con un centrocampista dietro l’unica punta ed ha recentemente dichiarato che la squadra non ha ancora acquisito quell’equilibrio necessario per supportare due punte dal primo minuto. Tant’è che il Catania ha giocato con due attaccanti solo a gara in corso, nei secondi tempi, quando è stato necessario per cercare i gol determinanti. De Luca ha giocato dall’inizio col Crotone, ma da esterno d’attacco: anche in quel caso, a supporto di Dubickas era stato schierato Deli. Pur essendo stato sin qui molto deludente, il lituano nel derby è stato preferito a De Luca perché centravanti più puro e fisicamente più strutturato, in una partita che si preannunciava come una battaglia anche fisica, in un campo pesante. E c’è da dire che Dubickas ha risposto bene, lottando, offrendo un assist a Marsura, sfiorando il gol in un paio di circostanze.

Detto delle scelte tecniche, rimane la domanda di fondo: come ha fatto il Catania a perdere a Messina? Il mister, non nascondendo il fastidio per le forti critiche ricevute dopo la sconfitta di sabato scorso, ha correttamente evidenziato che la seconda frazione di gioco disputata dagli etnei al “Franco Scoglio” è l’unica, da un mese a questa parte, in cui i suoi ragazzi hanno avuto un blackout. Dopo tante partite disputate ad alta intensità e nel bel mezzo di tanti incontri ravvicinati, si tratta quindi di un fisiologico passaggio a vuoto di una squadra che, ricordiamo, versava in pessime condizioni psico-fisico-tecniche prima dell’avvento del tecnico toscano.

Lucarelli è parso sinceramente incazzato (ci scusiamo per il termine, ma un aggettivo edulcorato non avrebbe reso l’idea) per la reazione ambientale di stampa e tifosi post-Messina, arrivando persino a mettere le mani avanti e ventilare un suo addio nel caso in cui le proprie idee – come quella relativa al massiccio turnover – non siano accettate. La prendiamo come una provocazione, come un tentativo di ricompattare la piazza attorno alla squadra e di fare da scudo al gruppo, com’è da sempre nel suo costume. Forse condizionato da uno stato d’animo alterato anche da qualche domanda che gli veniva rivolta – e che verteva ancora sulla partita di Messina – il mister si è lasciato scappare che il Catania, in quanto neopromossa, è una matricola ed ambisce ad essere la sorpresa della Coppa Italia e che le altre semifinaliste (Padova, Rimini e Lucchese) sono più forti.

Se si prendessero sul serio queste ultime dichiarazioni, le stesse potrebbero essere interpretate come un insulto all’intelligenza. Ma è chiaro che si tratti, anche in questo caso, di pretattica e come tale vanno recepite. Il Catania, stando ai dati transfermarkt, ha la seconda rosa del girone per valore di mercato (7,3 milioni). Valore che è superiore a quello (5,8) del Padova – unica squadra tra le semifinaliste a trovarsi nelle partite alte della classifica del proprio girone – e più che doppio rispetto a quelli di Rimini e Lucchese, compagini che peraltro hanno avuto un rendimento analogo, in campionato, rispetto a quello degli etnei. La – giusta e necessaria – attività da parafulmine del tecnico non può nascondere quello che sino ad ora è stato un fallimento, a lui non imputabile, di una società che ha sempre parlato di campionato competitivo, da primi tre posti e di un gruppo di calciatori dal pedigree mediamente importante per la categoria che ha reso, durante la gestione Tabbiani, molto al di sotto delle aspettative. Pertanto, ferma la condivisione del sostegno e della pazienza che Lucarelli chiede alla città, anche lui non può nascondersi: il Catania può e deve lottare per obiettivi ambiziosi. E in questa stagione c’è ancora tempo e modo per farlo.