Catania: silenzi e attese accompagnano l’inizio della nuova stagione

Grella, Pelligra, Tabbiani e Laneri alla presentazione del tecnico.

Grella, Pelligra, Tabbiani e Laneri alla presentazione del tecnico. 

Progetto societario, acquisti, logo e questioni varie sono accomunati da un approccio comunicativo piuttosto rigido.

La programmazione della stagione 2023/24 del Catania prosegue com’era iniziata un paio di mesi fa, ovvero in un contesto caratterizzato da un approccio piuttosto “silenzioso” da parte della società e da lunghe attese riguardanti vari aspetti (in particolar modo quello del tesseramento dei nuovi acquisti). Silenzi ed attese che periodicamente hanno generato interpretazioni di vario tipo, a volte appropriate, altre meno, da parte di tifosi e addetti ai lavori.

Sostenibilità: concetto affascinante ed equivocato, ma che presenta un margine di rischio

Il primo equivoco è nato intorno al concetto di “sostenibilità”, più volte predicato da Vincenzo Grella nelle dichiarazioni riferite ai programmi societari per il prossimo campionato e per quelli successivi. A ben vedere, nihil sub sole novum, atteso che già Pelligra, in un’intervista pubblicata il 27 marzo sul portale SBS Italiano si era espresso in modo inequivocabile: “Potrei staccare un assegno da 100 milioni di euro e arriveremmo in Serie A domani, ma voglio seguire un progetto sostenibile nel lungo periodo”. Nonostante nessun dirigente abbia mai negato l’ambizione del club rossazzurro di competere per la vittoria in Serie C già da quest’anno, non in pochi hanno attribuito al progetto sostenibile significati vari come quelli di “ridimensionamento”, “risparmio”, “progetto biennale”, “squadra giovane”, ecc. In realtà, alcuni dei primi acquisti e su tutti quello di Mino Chiricò, hanno sfatato diversi dei suddetti luoghi comuni.

L’idea illustrata da Grella è molto affascinante e lungimirante: non inseguire a tutti i costi il risultato nell’immediato, ma provare a raggiungerlo attraverso una precisa filosofia da seguire nel tempo, in modo tale che la stessa garantisca un futuro – non direttamente legato ai risultati – alla società. Gli scettici, al riguardo, fanno notare l’acqua calda: ovvero che più si resta in C e più risorse si sprecano. Ma forse dimenticano che ciò può costituire un problema per una compagine indebitata o dalle scarse disponibilità finanziarie, non certo per una proprietà solida, che al contrario può permettersi di impiegare un po’ di tempo per scappare dal pantano della terza serie, avendo peraltro tutto l’interesse a farlo al più presto, per capitalizzare il proprio investimento. Quel che non convince appieno del pensiero del vicepresidente riguarda il fatto che il progetto è rigidamente improntato sul dogma del “gioco aggressivo”. Si tratta di un aspetto stuzzicante, ma al contempo piuttosto rischioso, giacché da che mondo è mondo non esiste un unico stile di gioco per vincere i campionati ed anzi, più il livello è basso e più il “corto muso” la fa da padrone ai fini del raggiungimento di determinati traguardi.

Le ragioni delle lunghe attese per le ufficializzazioni

I lunghi dibattiti sulla sostenibilità e sugli obiettivi stagionali del Catania sono stati indirettamente provocati, come anticipavamo in premessa, dal lungo silenzio che ha caratterizzato l’operato della società nell’intervallo fra la passata e la presente stagione, durante il quale le comunicazioni sulla prima squadra sono state ridotte ai minimi termini, con ampio spazio riservato al beach soccer. Un intervallo che forse poteva essere sfruttato meglio, per capitalizzare l’entusiasmo generato dallo scorso campionato ed il clima di grande attesa con cui la tifoseria vive l’avvicinamento al prossimo torneo di Serie C. Peraltro, il raggiungimento della matematica promozione in terza serie con due mesi d’anticipo aveva indotto in molti a credere che la società ne avrebbe approfittato per presentarsi ai nastri della nuova stagione con l’organico già pronto o quasi.

Non è andata proprio così e, durante i giorni che hanno preceduto il raduno, al netto di una gran parte di tifosi che ripone incondizionata fiducia sull’operato del club, è serpeggiata un po’ di delusione mista a pessimismo sulla costruzione della squadra. E sono scaturite, anche in questo caso, interpretazioni più disparate. I più ottimisti scommettevano sul fatto che il Catania avesse i contratti pronti e stesse solo aspettando il momento buono per procedere alle ufficializzazioni. In realtà, non si comprende cosa debba attendere una società che abbia già firmato i contratti per comunicarlo. Ed infatti col senno di poi si è intuita la vera ragione di questi “ritardi”: si è atteso che i giocatori interessati si presentassero in sede per le visite mediche e la firma. Ed in alcuni casi l’accordo con gli stessi atleti (o con le società di appartenenza, per i non svincolati) è intervenuto soltanto qualche giorno dopo, segno che non tutte le operazioni erano state definite al 100% entro la prima metà di luglio.

Il rischio calcolato di Laneri sul completamento dell'organico

Adesso siamo entrati nella seconda settimana di ritiro agli ordini di Tabbiani e, dopo i botti dei primi giorni, stiamo assistendo ad un nuovo periodo di apparente stasi, col Catania che presenta diverse lacune in quella che dovrebbe essere la formazione titolare (mancano almeno un portiere, un difensore centrale ed un centravanti) e più in generale nell’organico (al momento sono sotto contratto 17 giocatori sui 24 disponibili in lista e tra questi figurano alcuni atleti potenzialmente in uscita). Nel frattempo, i giorni scorrono e si ha il timore che il nuovo tecnico non abbia tempo sufficiente per “addestrare” i prossimi arrivi ed inserirli nei propri meccanismi. Si tratta sicuramente di un rischio, ma è un rischio calcolato alla luce del tipico modus operandi del ds Laneri, illustrato dallo stesso dirigente lo scorso maggio nel corso della trasmissione Unica Night. Il direttore sportivo, in tale occasione, predicò il mantra della “pazienza” in sede di calciomercato, anticipando che i potenziali colpi migliori sarebbero stati costituiti dagli esuberi operati dalle squadre – anche di categoria superiore – negli ultimi giorni di mercato. E quest’anno, col rischio concreto di uno slittamento dell’inizio del campionato in virtù del caos delle mancate iscrizioni e dei ripescaggi in B e C, non è da escludere che si debba attendere un po’ più rispetto al solito, per acciuffare qualche “grande nome”.

Comunicazione rigida

Per il resto, tutto tace anche su altri fronti. L’ad Grella è stato chiaro, al riguardo, durante la conferenza stampa di presentazione di Tabbiani: la società non comunicherà nulla, né riguardo la campagna abbonamenti, né sulla questione stadio, né su altro, se non nell’istante in cui sarà pronta a farlo. Concetto sottolineato, in tale circostanza, tradendo un certo (evitabile) nervosismo, che non ha fatto onore al consueto aplomb al quale il dirigente australiano ci ha abituati. Anche il presidente Pelligra, interrogato sulla questione infrastrutture, è sembrato evasivo e desideroso di rimandare l’approfondimento ad altri momenti.

L’approccio “riservato” della comunicazione del club si è riverberato, infine, anche sul tema del logo societario, modificato (con la rimozione del 1946) attraverso il mero aggiornamento degli avatar dei canali social. Ciò dopo che, un anno fa, veniva comunicato che “Il 1946, nel progetto grafico così realizzato, funge da monito: non dimenticheremo il nostro impegno a recuperare, non appena giuridicamente e tecnicamente possibile, la disponibilità dello stemma e della denominazione che hanno caratterizzato il recente passato calcistico catanese”. La modifica del logo, non accompagnata da alcuna spiegazione, anche in questo caso ha dato adito ad interpretazioni discordanti, con molti dei tifosi legati alla data di costituzione della precedente società che, memori della promessa fatta dalla nuova proprietà, si sono sentiti traditi ed hanno interpretato tale gesto come una sorta di ripensamento. Si è dovuta scomodare una pagina facebook riconducibile alla Curva Nord (L’Urlo della Nord) per mettere un argine ai fanatismi in corso, sottolineando che i vertici societari hanno ribadito ai tifosi espressione di tale settore dello stadio l’impegno ad acquisire non appena possibile tutto ciò che concerne la storia del Catania ’46.

Su questo ed altri aspetti attenderemo quali saranno le mosse concrete della società e le giudicheremo di conseguenza. In attesa che queste vengano operate, però, i vari equivoci di questo inizio stagione ci inducono a ritenere che i vertici societari, nell’ottica di un più proficuo rapporto con la tifoseria e la città, farebbero bene ad attuare tempi e forme di comunicazione più incisive rispetto a quelle attuate di recente.